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86 CRACCO RUGGINI 2004; CRACCO RUGGINI 2007 87 PIETRI 1987, pp 354-355.

1.2.3. La Chiesa come autorità civile e sicurezza morale

Avviatosi nel corso del secolo precedente, l’individualistico processo che portò alla disgregazione del regno d’Occidente può dirsi compiuto nel 476, quando i resti dell’imperium occidentale decaddero assieme all’ultimo, effimero rappresentante del potere di Roma che la tradizione storiografica identifica significativamente in Romolo Augustolo. Mentre l’imperatore della Pars Occidentis soccombeva a vantaggio del re degli Eruli Odoacre, segnando l’inizio della dominazione Ostrogota in Italia, Costantinopoli continuava a protrarre il proprio dominio in Oriente, proteggendone i confini dalle minacce levantine di persiani e mongoli. Le due partes dell’Impero stavano rapidamente strutturandosi attorno a quell’assetto che le differenziò profondamente nel corso dei secoli a venire108. In una situazione di così compromessa

107 VITOLO 2007, p. 37; MARCONE 2009, pp. 265-266. 108 VITOLO 2007, pp. 50-64.

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a livello istituzionale e morale, in Occidente la Chiesa finì per ricoprire un ruolo indispensabile per le comunità di cittadini romani, alla ricerca di punti di riferimento sicuri che la frammentarietà amministrativa dello Stato centrale non era più in grado di assicurare. Tantomeno i nuovi popoli con cui i cives di Roma condividevano il suolo abitativo potevano fornire dei modelli infrastrutturali funzionanti e funzionali in una realtà che stentava a riprendersi dai drammatici eventi dell’ultimo secolo. Appunto, l’Istituto ecclesiastico, tramite l’azione proselita e coinvolgente dei suoi principali rappresentanti, i vescovi a trovarsi nella necessità di supplire ai vuoti di potere di proporzioni sempre più ampie, compensando le lacune morali e governative lasciate dallo Stato indebolito. Attraverso l’organizzazione delle comunità ecclesiali, che divennero le uniche strutture pubbliche funzionanti, si solidificò il potere temporale del cristianesimo. Furono di fatto queste circostanze a fare sì che la Chiesa cristiana si trasformasse in un centro quotidiano di vitalità, in un’autorità morale imprescindibile su cui anche le popolazioni barbariche, che ormai convivevano con i romani, facevano affidamento; avvenne, poi, che nel corso del V secolo le gerarchie ecclesiastiche videro aprirsi notevoli spazi di affermazione temporale che le pose, nel processo di formazione della realtà storica, in successione diretta con l’eredità civile di Roma.

In Italia, dove non fu possibile al fragile istituto imperiale improntare la propria politica di governo su di un modello cesaropapista, emersero in maniera significativa le figure di pontefici carismatici, primo fra tutti Leone I (440-461). L’attività legislativa di Valentiniano III e il suo operato subirono spesso i condizionamenti del pontefice e quelli della madre, l’antiariana Galla. Quest’ultima influì non poco sullo sviluppo di talune vicende esterne e certamente condivise le disposizioni emanate dal figlio, ma fomentate dal pontefice, contro nestoriani, manichei e pelagiani. L’autorità spirituale e temporale del papato crebbe in maniera esponenziale durante la missione evangelica di Leone, il quale non solo sollecitò l’emissione dei provvedimenti repressivi contro le manifestazioni pagane e, con ogni probabilità, quelli relativi ai privilegi concessi alla Chiesa stessa, ma intervenne direttamente anche circa i pronunciamenti dell’imperatore a favore del primato del vescovo di Roma, la cui multiforme attività da lui esplicata nella cura pastorale e nella difesa dell’ortodossia emerge dal corpus epistolare rilasciato dalla sua cancelleria. Ricalcando le linee dell’ideologia teologica intrapresa da Ambrogio nel corso del secolo precedente, la

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preminenza spirituale del Papa si tradusse sul piano della politica in un vigoroso atteggiamento di libertà d’azione nei confronti dell’autorità imperiale, la quale lasciò così che la Chiesa di Roma predisponesse le basi del proprio, futuro potere temporale. Il papa agì nella totale consapevolezza del prestigio della propria carica nel momento in cui si diresse verso Attila nel 452. Sebbene le ragioni che indussero il capo degli Unni a ritirarsi fossero presumibilmente ascrivibili a dei fattori esterni, era evidente il binomio autoritario, temporale e religioso, di cui gli abitanti della penisola, tanto romani, quanto barbari, investivano il vescovo di Roma. Tre anni più tardi, Leone fermò il disastroso saccheggio dell’Urbe messo in atto dal capo vandalo Genserico, ponendo le premesse per il duplice ruolo, romano e cristiano, che il papato si apprestava a ricoprire nell’Occidente latino-barbarico.

La graduale trasformazione delle città che si percepisce a partire dal V secolo, risulta una delle lenti privilegiate attraverso cui è possibile leggere le grandi mutazioni fin qui descritte nella composizione del potere, della crisi delle aristocrazie tradizionali e dell’amministrazione cittadina che ad esse faceva capo.

Due elementi in particolare caratterizzarono il profilo dei nuclei urbani nella Tarda Antichità: la ricostruzione delle cinte murarie che in momenti diversi caratterizzò la quasi totalità delle regioni dell’Impero, e l’elevazione di chiese che affermò la progressiva cristianizzazione del paesaggio urbano109. Come abbiamo visto, affiancando prima e poi ponendosi in diretta continuità con un apparato statale in decadimento, l’istituzione ecclesiastica divenne uno degli elementi imprescindibili per garantire la persistenza dei nuclei urbani e la conservazione del loro status, sostituendosi all’amministrazione civile anche nella realizzazione di edifici monumentali e di infrastrutture pubbliche. Ben presto, seguendo lo stesso principio d’integrazione di ruoli che portarono il pontefice a detenere un potere temporale sempre più vasto in ragione del ruolo svolto all’interno della comunità di fedeli, anche la gerarchia ecclesiastica assunse progressivamente delle prerogative che in origine furono appannaggio delle autorità civili. Le chiese e primo fra tutti il complesso episcopale, portarono alla trasformazione dei quartieri costituendo il nuovo polo di

109 CHAVARRIA ARNAU 2016, pp.123-154; sullo spazio urbano cristiano in relazione alle cinte

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riferimento attorno a cui si scandiva, nel tempo e nello spazio della religione, la vita dei cittadini.