• Non ci sono risultati.

ALBENGA ROMANA E TARDOANTICA: PREMESSE TOPOGRAFICHE PER LA STRUTTURAZIONE ECCLESIASTICA

2.1. Il contesto ambientale

2.2.1. Età tardorepubblicana: i limiti e l’assetto della città nel I secolo a.C 1 Il nucleo urbano

2.2.1.2. La via Iulia Augusta e la viabilità sul territorio

Sullo scorcio del I secolo a.C. l’apertura della via Iulia Augusta (figg. 3; 14) fu uno degli elementi determinanti per il coinvolgimento dell’area ligure, e di Albenga in particolare, nelle vie direttrici dell’impero romano186. Partendo dal fiume Trebbia, nei

pressi di Piacenza, la via Iulia Augusta proseguiva in direzione della Liguria e della Gallia sul tracciato di percorsi stradali più antichi, quali la via Postumia, nel tratto tra Piacenza e Tortona, e la via Aemilia Scauri, tra Tortona e Vado.

184 LAMBOGLIA 1971b; SPADEA NOVIERO 1987, p. 438; MASSABÒ 2004a, p. 33.

185 SPADEA NOVIERO 1987, p. 438; sui livelli archeologici della Cattedrale LAMBOGLIA 1966, pp.

16-17; PAOLI MAINERI 1998, p. 524; GANDOLFI- MASSABÒ 2007, p. 450.

186 Sulla via Iulia Augusta GERVASINI 1981; SALOMONE GAGGERO 1984; MASSABÒ 2004a, p.

50.

71

Attraverso la valle del Bormida la strada giungeva nei pressi Vado da cui proseguiva con percorso quasi interamente litoraneo collegando tra loro tutti i principali centri romani della riviera di Ponente verso il fiume Varo e la Provenza. L’apertura della via Iulia Augusta risale al 13-12 a.C. e costituisce il risultato di una serie di interventi e restauri che rientrarono nel quadro del disegno unitario di potenziamento della viabilità dell’Italia nord-occidentale voluta da Augusto187. Con lo

scopo strategico-militare di ottimizzare i collegamenti con la Gallia, questo processo si sviluppò in parallelo e nel contesto dell’attivazione di una fitta rete di percorsi secondari, la cui esistenza è ugualmente riferibile ad epoche ben precedenti, ma che vennero potenziati e consolidati, come altrove, sotto l’impero (fig. 14)188. In

particolare a godere di maggiore attenzione furono le vie che attraverso le due valli principali, quella del Neva e del Tànaro, permettevano di mettere in comunicazione il ricco entroterra padano ed il Piemonte sud occidentale con la costa189. Questi percorsi, diramandosi dalla via Iulia Augusta, consentivano una distribuzione capillare delle merci ed erano in grado di raggiungere anche le località più remote come sembrerebbero testimoniare i frammenti di ceramica che dall’Italia centrale, dalla Gallia e dalla Spagna, giunse nei siti archeologici montani di Castelvecchio di Roccacarberna e di Caprauna dopo essere stata evidentemente smistata presso il porto di Albenga190. Nessuna traccia visibile di queste strade antiche sembra essersi conservata fino ad oggi, sebbene un valido indizio della loro longevità sia riscontrabile nella cartografia storica e dagli statuti del 1288, nonché nel ricco carteggio d’archivio191.

Nonostante i cospicui apporti del Centa abbiano contribuito ad obliterare le testimonianze archeologiche della viabilità antica nella valle192, si ha già avuto modo

187 GAMBARO 1999, pp. 79-80; La datazione della via Iulia Augusta è stata possibile grazie al

ritrovamento di otto miliari augustei SALOMONE GAGGERO 1984, pp. 21-22; sulla strada romana, il suo percorso, le fasi di vita e i restauri vedere GERVASINI 1981; SALOMONE GAGGERO 1984; GAMBARO 1999, pp. 79-80 con bibliografia; MASSABÒ 2004a, pp. 46-59, in particolare p. 50 con bibliografia; bisogna inoltre pensare che probabilmente l’assetto della città si strutturò in funzione di questo importante asse litoraneo, il che presuppone l’esistenza di questo percorso ben prima della sua rifunzionalizzazione al termine del I secolo a.C.

188 Sulla viabilità ingauna in particolare nell’MASSABÒ 2004a, pp. 46-59.

189 GAMBARO 1999, p. 79 con bibliografia sui percorsi minori e sugli altri assi stradali presenti sul

territorio; vedere anche GERVASINI 1981; MASSABÒ 2004a, pp. 53-54.

190 MASSABÒ 2004a, p. 47 con bibliografia.

191 MASSABÒ 2004a, p. 54 con bibliografia; COSTA RESTAGNO 1979, pp. 202-204. 192 MASSABÒ 2004a, p. 51.

72

di accennare a come le tracce del passaggio della via Iulia Augusta sul territorio sopravvivano in parte nella viabilità moderna di Albenga.

Dal ponte Lungo, presso il quale in età romana scorreva il fiume193, con un percorso rettilineo coincidente al moderno viale Pontelungo, la strada romana si immetteva nel nucleo urbano all’altezza di Porta Molino la cui collocazione, come abbiamo evidenziato, risultava strategica in funzione del punto d’intersezione tra gli orientamenti del percorso extraurbano e di quello urbano194.

In questo punto, i già citati sondaggi geognostici intrapresi nelle immediate adiacenze di Porta Molino hanno consentito di attribuire alla presenza di paludi costiere la divergenza tra gli orientamenti dei due assi stradali195 e di confermare come

la necessità di fondare la strada su terreni stabili abbia probabilmente costituito un elemento determinante nella definizione della viabilità settentrionale esterna ad Albenga196. Un sondaggio archeologico svoltosi nel 1999 durante i lavori di messa in opera della nuova rete fognaria, permise di accertare la continuità storica del percorso (figg. 8.15; 16; 17)197: a circa tre metri al di sotto del manto stradale moderno furono

193 L’identificazione del Ponte Lungo come opera romana rimane controversa e sulla faccenda non si è

ancora indagato compiutamente; sulla questione vedere SPADEA NOVIERO 1987, p. 436; vedere anche PERGOLA 2010a, p. 34.

194 MASSABÒ 2004a, pp. 52-53; nel Medioevo Porta Molendini era il principale ingresso a nord della

città COSTA RESTAGNO 1979, p. 157.

195 MASSABÒ 1997-1998, p. 260; p. 273, nota 1; MASSABÒ 2004a, p. 58, nota 20. 196 MASSABÒ 2004a, p. 58 nota 20.

197 MASSABÒ 1997-1998, pp. 272-274; MASSABÒ 2004a, pp. 51-52.

Fig. 15. Albenga. Il Ponte Lungo (fonte: MASSABÒ 2004a, p. 162, fig. 1).

73

messi in luce i resti del selciato di età romana costituito da grossi ciottoli fluviali legati insieme con malta198. Le dimensioni del camminamento erano di circa 14 piedi (4,20m circa) di larghezza, in linea con quelle canoniche delle vie romane di grande comunicazione199. I risultati delle indagini hanno dimostrato che la massicciata stradale, spessa circa 65cm, si fondava su un limo archeologicamente sterile ed era

costituita da un livello di ghiaia legata con malta, su cui poggiavano i ciottoli del selciato200. Ulteriori valutazioni circa l’originario orientamento del percorso romano sono state rese possibili da alcuni sondaggi, condotti tra il 1994 e il 1998, sul lato ovest della strada romana201.

198 MASSABÒ 2004a, p. 52.

199 MASSABÒ 1997-1998, pp. 272-274; MASSABÒ 2004a, pp. 51-52. 200 MASSABÒ 2004a, pp. 51-52.

201 MASSABÒ 1997-1998; MASSABÒ 2004a, p. 52.

Fig. 16. Albenga. Tratto della via Iulia Augusta venuto alla luce nel 1999 nei pressi di Viale Pontelungo (fonte: MASSABÒ 2004a, p. 53, fig. 8).

74

In quest’area l’allineamento dei monumenti funerari che tra I e II secolo d.C. si moltiplicarono lungo l’asse della via Iulia Augusta connotandone la valenza necropolare, rappresenta un riferimento essenziale negli studi moderni per la ricostruzione della topografia antica (figg. 8.14; 17): oltre a confermare l’andamento della strada antica, le tombe hanno comprovato archeologicamente l’antichità del

tracciato ad esse preesistente, nonché la continuità d’uso della via Iulia Augusta202. È interessante notare come la progressiva sovrapposizione dei piani stradali avvenuta nel corso dei secoli a causa dei sedimenti alluvionali, non abbia influenzato la direzionalità della strada, il cui percorso si è mantenuto inalterato dall’età romana203.

202 Gli scavi delle tombe hanno permesso di confermare una situazione che il Lamboglia era riuscito

soltanto ad ipotizzare tramite osservazioni topografiche.

203 MASSABÒ 2004a, p. 52; per i monumenti funerari della necropoli settentrionale MASSABÒ 1997-

1998; MASSABÒ 2004a, pp. 162-174.

Fig. 17. Albenga. Monumenti funerari della necropoli settentrionale e tratto stradale glareato della via Iulia Augusta (fonte: MASSABÒ 2004a, p. 164, fig. 3).

75

Attraversato il centro urbano in qualità di cardo massimo della città, la via Iulia

Augusta lasciava Albenga in corrispondenza della moderna Porta d’Arroscia204. Anche per il suo tratto extraurbano meridionale, il percorso stradale antico può parzialmente essere ricostruito sulla base della direzionalità dei monumenti funerari che, a partire dalla prima età imperiale, dalle immediate adiacenze alle mura, si accostarono lungo la via Iulia Augusta senza soluzione di continuità fino alle propaggini del Monte per poi proseguire, in direzione di Alassio, lungo i versanti della collina prospicienti il litorale (figg. 3; 8)205.

L’orientamento degli edifici funerari non seguì quello della città, ma si conformò a quello della viabilità suburbana (fig. 18). Per il tratto che separa Albenga da Alassio206

204 MASSABÒ 2004a, p. 53; 205 MASSABÒ 2004a, p. 53.

206 MASSABÒ 1997-1998, pp. 211-212; MASSABÒ 2004 a, p. 53; fino al 1828, anno in cui venne

costruita la carrozzabile tra Albenga ed Alassio, l’attuale “passeggiata archeologica” era la principale Fig. 18. Albenga. Il percorso della via Iulia Augusta sul Monte di San Martino e i monumenti funerari della necropoli meridionale (fonte: MASSABÒ 2004a, p. 122, fig. 6).

76

nessuna traccia sicura del selciato originario è stata rinvenuta probabilmente in ragione dell’alta pendenza che rendeva il terreno soggetto a frane e, conseguentemente, a continui rifacimenti e spostamenti di sede207.