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La citazione in giudizio del Belfast Project

controversia giuridica internazionale

3. La citazione in giudizio del Belfast Project

Ho già precisato sopra che l’accordo intervistatore-intervistato previsto dal Belfast Project contemplava la massima confidenzialità fino alla morte dell’intervistato e «nella misura consentita dalla legge americana»27. Ma,

come vedremo, è proprio questa la clausola che fa entrare il Boston College nel mirino della giustizia nordirlandese, quindi britannica e poi statunitense e che porta quella promessa di segretezza al centro di una disputa giudizia- ria, chiamando in causa contemporaneamente un trattato internazionale, la libertà di ricerca e il primo emendamento della costituzione americana. Nel 2007, muore infatti il primo dei 46 intervistati: il lealista David Ervine, ex Ulster Volunteer Force e leader del Progressive Unionist Party.

24 McMurtrie 2014 («Quello che avevamo in mente allora era la raccolta delle memorie delle due comunità in quel momento. [...] L’obiettivo era quello di preservarle a beneficio delle generazioni future, attraverso uno studio della fenomenologia della violenza settaria. Credo che, al tempo, nessuno di noi facesse neppure finta di seguire un protocollo di storia orale»).

25 Sul contesto di una affermazione come questa, e sulle sdrucciolevoli conseguenze che può avere per i progetti di storia orale e per le istituzioni che le promuovono sulla base di questa miope posizione di partenza, confronta Meeker 2012.

26 Si tratta del contenuto di una mail inviata da Jack Dunn a Ted Palys il 20 gennaio 2012 e citata in Palys – Lowman 2012: 275 («Nel caso del Belfast Project non c’era uno studio sistematico, non c’era una ipotesi di partenza, gli standard di ricerca scientifici non si applicavano a quel caso. Le interviste erano concepite come conversazioni, registrate con l’obiettivo di ottenere una migliore comprensione dei Troubles a futura memoria»). 27 Moloney 2010.

Nel 2008, muore invece Brendan Huges; è stato comandante di brigata dell’IRA a Belfast e un personaggio di spicco di quell’esercito. Nella sua testimonianza, afferma di sentirsi profondamente tradito dalla leadership repubblicana e di non riconoscersi nel processo di pace. E accusa Gerry Adams di essere stato il mandante dell’omicidio di Jean McConville.

Nel 2010, Ed Maloney – responsabile del progetto – pubblica le interviste a David Ervine e a Brendan Huges in un libro: Voices from the Grave28. Il volume

esce per i tipi dal prestigioso editore indipendente inglese Faber & Faber come primo titolo di una collana che si prevede basata sulle trascrizioni del Belfast Project; la prefazione è firmata da Robert K. O’Neill come direttore della John Burns Library, e da Thomas Hachey per il Boston College Center for Irish Programs, il che certamente suona come l’inequivocabile approvazio- ne di una operazione editoriale i cui effetti di pubblicità non avrebbero poi dovuto risultare così sorprendenti. Da Voices from the Grave viene subito trat- to anche un documentario che, con il medesimo titolo e attraverso il montag- gio di immagini di repertorio e di spezzoni audio delle due interviste, andrà in onda sulla rete televisiva irlandese RTE1 il 26 ottobre 201029.

Sono il libro e il documentario, con la cascata di amplificazioni generate sul web, a portare alla conoscenza del vasto pubblico, non solo le testimonianze che sono là contenute, ma soprattutto l’esistenza del complessivo progetto di storia orale su cui si basano, e la loro rilevanza per le indagini sull’omicidio McConville.

Due anni dopo Huges, muore un’altra veterana dell’IRA, Dolours Price, pure intervistata nell’ambito del Belfast Project, la quale aveva a sua volta accu- sato Gerry Adams del delitto McConville. Price gode di una qualche notorie- tà mediatica da quando, appena uscita dal carcere negli anni ottanta, ha sposato l’attore Stephen Rea, anch’egli attivista dello Sinn Féin; nel 2010 (ossia lo stesso anno della pubblicazione di Voices from the Grave) ribadisce pubblicamente l’accusa in un’ulteriore intervista apparsa sullo Irish News. I problemi giudiziari connessi al Belfast Project incominciano nel maggio 201130. Dopo la pubblicazione delle interviste a Huges e Price, la polizia

dell’Irlanda del Nord (PSNI), autorità che dipende dal governo di Londra,

28 Moloney 2010.

29 Voices from the Grave, Kate O’Callaghan e Patrick Farrelly (Irlanda 2010). Il film è stato premiato come Best Documentary alla VIII edizione degli Irish Film and Television Awards che si è tenuta a Dublino il 12 febbraio 2011. Suddiviso in 9 segmenti video, il documentario è ora reperibile all’indirizzo: <https://bostoncollegesub- poena.wordpress.com/supporting-documents/voices-from-the-grave-documentary/#vog>.

30 Per i dettagli vedi Pawlis – Lowman 2012: 284. La legal timeline dell’intera vicenda è ricostruita sulla home page del sito dedicato al Boston College Subpoena.

apre un’indagine su un’intera serie di sequestri di persona perpetrati in Irlan- da del Nord negli anni settanta: sono infatti quasi duemila i casi irrisolti di sparizione legati ai Troubles.

A seguito di questa larga indagine, le autorità britanniche avanzano una formale richiesta al Dipartimento di giustizia americano perché le interviste del Belfast Project siano consegnate come materiale rilevante per l’indagi- ne e quindi de-secretate. Il Boston College riceve una prima citazione in giudizio (subpoena) e così Ed Moloney e Anthony McIntyre. Questa prima citazione implica la produzione delle registrazioni audio originali delle inter- viste a Brendan Huges e Dolours Price, dei relativi documenti scritti tra cui le trascrizioni delle interviste, di ogni appunto eventualmente preso dagli intervistatori o dai ricercatori in merito, di tutti i documenti informatici ad esse connessi.

La battaglia giudiziaria guadagna subito largo spazio sui media più impor- tanti31, per la sua dimensione internazionale, per le possibili ripercussioni sul

processo di pace in Nord Irlanda e per quelle sulla libertà di ricerca. La ri- chiesta britannica fa infatti leva sul Treaty between the US and UK for Mutual

Assistance in Criminal Matters. Un intero ventaglio di Mutual Legal Assi-

stance Treaty (MLAT) sono previsti dal diritto internazionale, ma con questo specifico MLAT, Stati Uniti e Regno Unito si impegnano a scambiarsi assi- stenza giudiziaria, informazioni e documenti in caso di crimini violenti, aven- do in mente soprattutto reati relativi al riciclaggio, a crimini finanziari orga- nizzati e crimini informatici, quindi flussi di denaro e traffico d’armi relativi a organizzazioni terroristiche e ai cartelli della droga32. Siglato nel 1994, è

stato rinforzato in seguito, dopo gli attacchi dell’11 settembre, quando la cooperazione transatlantica su questi temi si stringe33.

Tra le polemiche che si accendono da subito, è certamente aspra quella che in questa controversia vede una battaglia politica e non solo giudizia- ria, e un in particolare un abuso del MLAT a fini di agenda politica. Chris Bray, Ph.D in storia alla UCLA, altra figura a cavallo tra giornalismo e ricer-

31 Il caso è seguito strettamente dal Boston Globe, dal New Yorker, ma anche da BBC e da CNN. Un’articolata e aggiornata rassegna stampa relativamente alla vicenda della citazione in giudizio viene costantemente curata da un sito interamente dedicato a documentare la battaglia legale condotta da Anthony McIntyre contro il subpoena e a difesa del patto di segretezza nella libertà di ricerca: <https://bostoncollegesubpoena.wordpress.com/> (ultima consultazione 15 febbraio 2017). Il sito, che di fatto è ora una sorta di archivio del caso, raccoglie anche un amplissimo materiale documentario reso interamente consultabile, è curato Carrie Twomey, blogger e pub- blicista, moglie di McIntyre, ed è regolarmente aggiornato da Chris Bray. Una sintesi della storia del progetto è offerto anche da un documento: Democratic Progress Institute 2014.

32 Il MLAT tuttavia, proprio nel 2010, è diventato un più ampio trattato multilaterale, tra Stati Uniti e Unione Europea

ca indipendente, firma regolare del giornale di informazione accademica

The Chronicle of Higher Education, ammonisce sulle pagine di quello stes-

so periodico:

«Crime or politics? [...] On paper, Mutual Legal Assistance Treaties draw a boundary between crimes and political offenses. In practice, the line blurs. [...] The boundaries around MLAT’s are a political problem, and they will be shaped by political efforts. Foreign governments have opened a door to confidential research material held on American campuses. That door must be closed and locked»34.

Una nuova citazione giunge però qualche mese dopo, nell’agosto 2011. Se la prima richiamava solo due interviste, ora le seconda richiede che il Boston College consegni qualsiasi registrazione contenga informazioni sul seque-

stro e la morte di Jean McConville. Sembrava che le autorità, non avendo

idea di che cosa esattamente stessero cercando, conducessero una «fi- shing expedition»35 che poteva coinvolgere l’intero archivio del Belfast

Project e non solo le interviste dei due intervistati deceduti. Sempre Chris Bray commenta, polemicamente, sull’Irish Times:

«The police are suddenly interested in a decades-old murder they’ve always ignored, the British government acts like a mindless conduit for paperwork that just happens to target longtime political enemies of the British state, US government officials order up subpoenas for politically explosive material like they’re calling the deli to have san- dwiches delivered for a working lunch. And the research university at the end of that long stream finds that it has no appetite for a sustained fight to protect the research materials it supposedly secreted away in its locked archives»36.

34 Bray 2011 («Criminalità o politica? [...] Sulla carta, il MLAT traccia un confine molto netto tra reati penali e reati politici. Nella pratica, questo confine però si offusca. Lo stesso perimetro di applicazione del MLAT è una questione politica e prende forma a seguito di iniziative politiche. Governi stranieri hanno ora aperto la porta di accesso al materiale di ricerca coperta da riservatezza che viene conservato in atenei americani. Ma quella porta deve rimanere chiusa a chiave»).

35 L’espressione è tratta da Palys – Lowman 2012: 286

36 Bray 2012 («La polizia nord irlandese prende improvviso interesse per un caso di omicidio di diversi decenni fa e che era rimasto ignorato da allora; il governo britannico si comporta come un passacarte, carte che casualmente prendono di mira vecchi nemici del Regno Unito; i funzionari del governo americano chiedono che siano portati in tribunale materiali politici esplosivi con la stessa noncuranza con cui avrebbero ordinato dei panini per il pranzo alla gastronomia di sotto; e l’istituzione universitaria che promuove la ricerca, alla fine di questa lunga filiera, rivela di non avere gusto alcuno per resistere e per proteggere dei documenti che dovreb- bero restare secretati e tenuti al sicuro nei propri archivi»).

E qui matura lo strappo tra il Boston College – che in un eccesso di zelo è a questo punto disposto a consegnare i materiali d’archivio integralmente, in modo che sia il giudice a decidere in camera che cosa è rilevante e cosa no – e i ricercatori del Belfast Project, i quali, intenzionati invece a resistere a oltranza alla citazione, presentano istanza di appello per proprio conto. Quando, nel dicembre 2011, la Federal District Court del Massachusets dichiara la legittimità della citazione agli atti, respinge l’argomento secondo il quale i documenti del Belfast Project potevano essere scudati da un prin- cipio di «reasercher’s privilege».

Moloney e McIntyre a questo punto cavalcano di proposito la torsione poli- tica del caso e organizzano una battaglia mediatica, oltre che legale: facen- do lobbying, cercando e ottenendo l’appoggio di associazioni professionali, società scientifiche, accademici di spicco e uomini politici; diversi membri del Congresso e del Senato, tra cui John Kerry (all’epoca presidente della Commissione Relazioni Internazionali), scrivono ufficialmente all’allora Se- gretario di Stato Hillary Clinton, per esprimere la propria preoccupazione riguardo agli effetti sulla pace in Irlanda di un’eventuale disclosure del Bel- fast Project, richiedendo il ritiro della citazione37: tutto ciò dilata ulteriormen-

te l’attenzione dell’opinione pubblica.

Nel 2013, questa volta è la First Circuit Court of Appeals a stabilire che, se da un lato c’era stato un abuso di discrezionalità da parte della corte distret- tuale nel richiedere anche i materiali non correlati al caso McConville, dall’al- tro le motivazioni per la citazione degli atti continuavano a sussistere; così la corte riduce la richiesta, ma il Boston College deve comunque consegnare undici nastri sugli ottantacinque totali richiesti in precedenza, con le relative trascrizioni.

Moloney e McIntyre presentano istanza di revisione («writ of certiorari») an- che alla Corte Suprema, che la respinge pochi mesi dopo.

Nel 2014 il Boston College ha quindi dovuto concedere accesso a que- sti undici nastri (che sono dedicati solo alle interviste con i membri dell’I- RA), riuscendo, ma in qualche modo suo malgrado, a evitare di aprire l’intero contenuto del Belfast Project alle autorità di polizia dell’Irlanda del Nord.

È a seguito dell’esame di questi undici nastri che Gerry Adams viene arre- stato nella primavera 2014: le due testimonianze di Brendan Huges e Do-

37 La lettera è consultabile on line, sul sito del Boston College Subpoena citato sopra, e la si può leggere qui: <https://bostoncollegesubpoena.wordpress.com/congress/senator-john-kerrys-letter-to-secretary-of- state-hillary-clinton/> (ultima consultazione 15 febbraio 2017).

lours Price (che peraltro non sono «sworn testimonies») lo coinvolgono nell’omicidio di Jean McConville, avvenuto quarant’anni prima.

Vale la pena di aggiungere che Gerry Adams fu rilasciato dopo quattro gior- ni di detenzione e interrogatori, senza che alcuna incriminazione fosse for- mulata nei suoi confronti. Anche nel caso fosse stato riconosciuto colpevo- le dell’efferata morte di Jean McConville, avrebbe comunque potuto essere condannato a un massimo di due anni di prigione: tra gli effetti del Good

Friday Agreement c’è infatti un ulteriore accordo, il quale sancisce che nes-

sun crimine commesso durante il conflitto e prima del 1998 può prevedere una pena maggiore a due anni di carcere. Il caso McConville ha avuto in ogni caso una pesante conseguenza sulla carriera di Gerry Adams – che ha sempre negato ogni ruolo diretto nella lotta armata e la sua stessa adesione all’IRA – e sulla sua credibilità politica.

Il Boston College, sempre nel 2014, realizza di trovarsi comunque in una posizione critica e si rivolge agli intervistati del Belfast Project che volessero tornare in possesso dei nastri originali: il portavoce Jack Dunn dichiara che l’ateneo sarebbe stato disposto a renderli e ribadisce che in nessun caso, da parte del Boston College, ci sarà mai una disclosure sull’identità delle per- sone che hanno partecipato al progetto. Neppure questa tarda garanzia po- teva tuttavia essere ritenuta del tutto plausibile, perché nessuno poteva dav- vero affermare con certezza che l’archivio sarebbe stato nuovamente citato. Attualmente il Belfast Project è chiuso e il suo archivio pure. Ne dà avviso il sito dell’università:

«The Belfast Project records are closed. The term ‹closed› is used when material is unavailable for use for any reason, including but not limited to compliance with laws, contractual agreements, and administrative policy. Other terms for this status are ‹restricted› or ‹sealed›. Library staff is also barred from accessing the files and, therefore, cannot answer questions»38.

Le questioni giudiziarie intorno al Belfast Project sono tuttora irrisolte, così come lo è omicidio di Jean McConville39.

38 («I documenti del Belfast Project sono chiusi. Circa un documento, si utilizza il termine ‘chiuso’ quando per qualsiasi ragione non è disponibile all’uso , per esempio per rispetto delle disposizioni legislative, accordi contrattuali, politiche amministrative. Sinonimi per descrivere il medesimo status possono essere ‘sigillato’ o ‘ad accesso limitato’. Anche il personale della biblioteca è escluso dall’accesso a questi documenti e quindi non è in grado di rispondere ad alcuna domanda in merito»).

39 Per gli ultimi sviluppi del caso si può ancora una volta consultare il sito del Boston College Subpoena: <https://bostoncollegesubpoena.wordpress.com/2016/12/> (ultima consultazione 15 febbraio 2017).

4. Le implicazioni del caso per la