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I PARTE: LE CITTÀ PERSE

3.2 La città-palinsesto

Secondo Heiner Müller, drammaturgo tedesco, il processo del ricordare si avvia in seguito a uno shock (citato secondo: Assmann 2002: 19). Proprio questo succede nel romanzo Oproštajni dar: dopo aver capito che, nel pacchetto ricevuto, si trova un dono imprevisto sotto forma di ceneri di suo fratello, il quale ha abbandonato la famiglia senza nessuna spiegazione diversi anni prima e senza mai dare un segno di sé, il protagonista, un medico-informatico emigrato in Canada, ritrova i ricordi della loro infanzia e giovinezza, strettamente legati allo spazio materiale della citt{ d'origine, ovvero Novi Sad.

Alexander Herzen, scrittore e filosofo russo ottocentesco, esiliato in Inghilterra, ha scritto che per gli emigrati l'orologio si è fermato nel momento dell'esilio (riportato secondo: Boym 2001: 327). Effettivamente, anche per il protagonista di Oproštajni dar è così: la topografia della citt{ che lui descrive dettagliatamente corrisponde alla Novi Sad degli anni settanta e ottanta, quando lui e il fratello seguivano dalla finestra le partite organizzate all’interno dei ‘giochi sportivi dei lavoratori’ (‘radničko-sportske igre’, un fenomeno tipico per

87 il socialismo, sopravvissuto solo nelle rare aziende statali), e la citt{ era così calma la domenica pomeriggio, che oggi è difficile immaginare quella tranquillit{:

Forse oggi è difficile immaginare la pace dei pomeriggi di Novi Sad, le domeniche di giugno alla fine degli anni settanta. Proviamoci. Senza perdere la visione globale, possiamo togliere il profumo del tiglio in fiore, il rumore periodico dei freni degli autobus cittadini, le pallonate smorzate nel cortile, il canticchiare ritmico delle bambine che giocano con l'elastico, il suono di una qualche sveglia alle cinque di pomeriggio, estratti di conversazioni tra i pensionati sulla panchina sotto la finestra (Tasić 2001:.99)xxxvi.

Inoltre, i percorsi descritti, ad esempio:

Per un po' camminai per le strade deserte, lungo il Viale XXIII Ottobre, il Viale Consiglio Antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia; passai vicino alla libreria e al tribunale; uscii sulla spaziosa piazza accanto a “Spens”.xxxvii (Tasić 2001: 32)

sono rintracciabili solo per uno che conosce la citt{ profondamente o ci ha vissuto in quel periodo, visto che i nomi delle strade – Bulevar revolucije, Bulevar AVNOJ, Bulevar 23. oktobar142 – sono stati cambiati con il cambiamento del regime, il quale in questo modo ha sradicato la memoria, sostituendola con la storia (Nora 1989: 8).

In generale, Tasić implicitamente conta su una conoscenza condivisa con il lettore, un’infanzia comune143, come Dubravka Ugrešić nel saggio “La Confisca della memoria”(2003)

definisce questa “riserva culturale”, l'esperienza marcata della vita comune in un certo paese, in una certa cultura, in un certo sistema e in un momento storico particolare. Secondo la scrittrice croata, proprio quello “spazio” è riservato per una futura nostalgia, per la quale il narratore di Oproštajni dar nota che è velenosa come la “babilonia nipponica” (Tasić 2001: 59), un crostaceo che provoca allucinazioni e può portare anche alla morte.

142 Bulevar revolucije oggi si chiama banalmente Futoški put (il nome che indica la sua direzione, dato che si estende in

direzione di Futog, un paese in vicinanza di Novi Sad), Bulevar 23. oktobra è rinominato in Bulevar osloboĊenja (viale della liberazione), anche se il 23 Ottobre è il giorno della liberazione di Novi Sad durante la Seconda guerra mondiale, quindi è quasi come se non avesse cambiato il nome. Il caso di Bulevar AVNOJ (AVNOJ è l'acronimo per il Consiglio antifascista di liberazione popolare jugoslava, ovvero Antifašistiĉko Veće Narodnog OsloboĊenja Jugoslavije) è molto più interessante: oggi si chiama Bulevar Cara Lazara (Viale di Zar Lazar), il nome che rispecchia la predilezione del regime post-comunista per la fondazione dell'identità nazionale nel mito di Kossovo, cancellando l'eredità della Seconda guerra mondiale sulla quale si basava l'identità jugoslava.

143 A un certo punto il protagonista a proposito del termine “smrdaĉa” che ha appena usato, in modo un po‟

provocatorio dice che la spiegazione serva nel caso in cui “qualche lettore fosse cresciuto su Marte” (Tasić 2001: 24). In base a questa frase si può concludere che lui suppone che tra lui e il lettore esista una memoria culturale condivisa.

88 La nostalgia presente in Oproštajni dar corrisponde al fenomeno descritto da Svetlana Boym nel suo influentissimo libro The Future of Nostalgia come la “nostalgia riflessiva”, legata all’irrevocabilit{ del passato e alla finitudine umana, contrapposta alla “nostalgia restauratrice”, gi{ analizzata nel capitolo precedente. La nostalgia riflessiva, scrive Boym, “è incentrata sull’algia, sul desiderio e sulla perdita, sul processo imperfetto del ricordo” (2001: 49), “sul tempo storico ed individuale, sull’irrevocabilit{ del passato e la finitudine umana” (ibid.: 59). Questi temi, relativi al passare del tempo, sono onnipresenti in Oproštajni dar, romanzo segnato dall’inizio alla fine dalla morte di fratello – un evento che necessariamente provoca la riflessione sulla caducit{ umana – mentre le sue ceneri diventano una metafora per il passato indimenticabile, il quale fa male e attira con le sue promesse incompiute (Tasić 2001: 135). Il protagonista e sua moglie vagabondano per la proiezione mentale di Novi Sad alla ricerca delle immagini che istantaneamente li riportano alla vita e ne testimoniano la caducit{ (Tasić 2001: 115). Inoltre, secondo Svetlana Boym, la nostalgia riflessiva “predilige i frammenti del ricordo e temporalizza lo spazio” – il processo che si verifica ogni volta che la moglie del narratore si trova in una spiaggia, dove lo spazio diventa il portatore della riflessione sul tempo:

Abitava vicino alla spiaggia cittadina. Amava l'estate e la spiaggia. Li ama ancora, in un modo che all'inizio mi destabilizzava. Diceva che tutte le spiagge di sabbia le ricordavano la spiaggia cittadina, il Danubio e quindi Novi Sad. [...] In breve, ogni spiaggia, anzi no, ogni luogo, dovunque fosse, a mia moglie ricordava il tempo passato che ora esisteva solo come un souvenir.xxxviii (Tasić 2001: 114).

È noto che il nostalgico possiede “una sorprendente capacit{ di ricordare sensazioni, sapori, suoni, odori, i minimi dettagli e frivolezze del paradiso perduto” (Boym 2001: 3) ed, infatti, questa facolt{ viene dimostrata nel dialogo tra il protagonista e sua moglie:

Sai come si chiama quella stradina che collega Via Šafarik con Via Arso Teodorović? Non so come si chiama, dice dopo averci pensato bene, ma sono sicura che in quella via c'è il graffito: “Jarmusch Jim, figlio di mamma sua”. (Tasić 2001: 116).

Questo piccolo dettaglio, invisibile nella sua insignificanza, rappresenta la presenza della cultura alternativa occidentale a Novi Sad, la citt{ della loro giovinezza. È proprio lo spirito di apertura, la sensazione di vivere in una citt{ che appartiene alla sfera culturale europea, quello che dava allo scrittore la fiducia nell'arte (Tasić 2014: 18) ed al suo protagonista manca più di ogni altra cosa della sua citt{ natale:

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Quando mi chiese cosa mi mancava di più, le parlai del Bronx, la cantina del vecchio palazzo di Mlinpek [un altro topos che non esiste più e dimostra che il tempo si è fermato], in Via degli Operai, dove un tempo lontano si facevano i concerti del gruppo Koprokofjev.xxxix (Tasić 2001: 130).

In questo bar, hanno suonato anche altre band, oltre a “Koprokofjev” del fratello del protagonista, le quali hanno fatto parte della storia del ‘new wave’ e ‘post-punk’ jugoslavo: “La Luna”, “Obojeni program”, “Boye”. Queste band successivamente hanno tenuto concerti all’estero e sono stati presentati persino da MTV. I giovani di quel periodo, quando sembrava che tutti suonassero144, o se non suonavano almeno ballassero, ascoltavano musica, ordinavano i vinili da Londra, dal catalogo della Recommended Records (Tasić 2001: 131), e dopo aprivano i pacchi come se quelli contenessero “qualcosa che poteva cambiare il futuro”xl (ibid.). Loro appartenevano ad una “societ{ multietnica” jugoslava (Debeljak 1993 in: Sznajderman & Modrzejewski 2003), ma anche a quella europea. Lo slogan di quella generazione (nati negli anni sessanta) era che loro avevano di sicuro molte più cose in comune con i ragazzi di Londra che con i loro genitori, come lo ricordava Aleš Debeljak nel saggio “Crepuscolo degli idoli” (1993).

Pierre Nora scrivendo della sostituzione della memoria con la storia nel suo saggio “Between Memory and History: Les lieux de mémoire” nota che la memoria si attacca ai luoghi e la storia agli eventi (Nora 1989: 22). Il fatto che i luoghi riattivino ricordo (Assmann 2002: 22) è ben noto gi{ dall'antichit{. Infatti, la tecnica di memorizzazione romana, di cui il patrono è Cicerone, secondo la leggenda trae origine proprio dal legame tra la memoria e il luogo: il poeta lirico Simonide di Ceo (557-467 a.C.) fu invitato dal pugile Scopa per scrivere un epinicio da recitarsi al banchetto a casa sua. La poesia recitata da Simonide non piacque a Scopa perché, secondo il pugile, era stata dedicata una parte troppo lunga agli dei Castore e Polluce. Per questa ragione il pugile disse al poeta di chiedere la seconda parte della paga agli dei, visto che lui gli avrebbe pagato solo la met{. Subito dopo Simonide fu chiamato fuori, uscendo non trovò nessuno ma proprio in quel momento la casa di Scopa crollò uccidendo tutti i presenti e seppellendoli sotto le macerie. Sinomide, in quanto unico superstite, riuscì a

144 Anche Vladimir Tasić suonava, cioè faceva qualcosa che lui definisce “maltrattamento dei diversi strumenti” nella

band di cui il nome “Grad” (“La città”) come se avesse annunciato con vent‟anni di anticipo il suo interesse per questo tema (Bogunović 2014: 17)..

90 dare un nome ad ognuna delle salme irriconoscibili perché si ricordava l'esatta disposizione degli ospiti (Assmann 2002: 27 e 38). Questa tecnica, che associa i luoghi e le immagini (loci et imagines) ai fatti da ricordare, usata per la prima volta da Simonide, è diventata successivamente la base per la mnemotecnica insegnata a generazioni su generazioni in modo sistematico.

Nel romanzo Oproštajni dar al narratore vengono in mente le immagini dimenticate tanto tempo fa, che in realt{ erano solo nascoste (Tasić 2001: 43), le esperienze vissute con suo fratello, la cui precisione si può attribuire proprio al collegamento con i topos esatti della citt{. Ad esempio, nell'episodio nel quale fratello è rimasto sconvolto dal passero morto, il protagonista dettagliatamente descrive i loro spostamenti sulla mappa di Novi Sad, partendo dal prato sopra il tunnel del ponte dove fumavano la marijuana coltivata nel boschetto al bordo di Kamenički park, passando per Bulevar 23. oktobar, Bulevar AVNOJA e accanto al centro commerciale “SPENS”, per arrivare a casa a Liman seguendo una traiettoria a zigzag (Tasić 2001: 30-31).

La forza evocativa dei luoghi, notata gi{ da Cicerone, fa sì che Buenos Aires secondo la moglie del protagonista assomiglia a Novi Sad ingrandita di venti-trenta volte, nella quale solo per caso si parla catalano, la vista dal grattacielo “Beekman” su New York evoca quella dalla fortezza su Novi Sad, mentre una fila di edifici in forma di cubo costruiti sullo stile dell'architettura socialista, virtualmente trasferisce Satelit, il quartiere residenziale popolare alla periferia di Novi Sad, a Cuba (Tasić 2001: 114).

All'inizio dell'interesse scientifico per la nostalgia, si riteneva che essa “provocasse delle 'rappresentazioni distorte' a causa delle quali coloro che ne soffrivano perdevano il contatto con la realt{” (Boym 2001: 2). Anche il narratore, quando sua moglie, durante il viaggio di nozze, inizia a paragonare Cuba con Satelit, cerca di fermarla:

Quando andammo a Cuba, in luna di miele, ci imbattemmo in una fila di costruzioni di cemento a blocchi nel miglior stile socialista. Era una sera calda e umida. Le strade erano ancora bagnate dal temporale pomeridiano. Tra i palazzi i ragazzini giocavano a baseball. Su una delle terrazze, un cubano scuro di pelle con una maglietta sportiva beveva la sua birra e guardava la partita sul televisore portatile. Accanto a lui una cubana pienotta col vestito colorato, cucinava qualcosa sul fornello elettrico. Il cubano si alzò, maneggiò con l'antenna, regolando l'immagine. Prese un cucchiaio dal tavolo e assaggiò il cibo – possiamo supporre che fosse una pietanza cubana – direttamente dalla pentola a pouah.

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Ripose il cucchiaio, diede una pacca sul culo alla cubana, si sedette e continuò a guardare la partita. Qui è come se fossimo al Satelit, disse mia moglie. Dove? Al Satelit, ripeté. Mi ci volle un po' di tempo per ricordarmi il quartiere di Novi Sad costruito con uno stile effettivamente simile. Mi preoccupava quel paragone. Chi altro paragona la propria luna di miele al Satelit? Pensai che bisognava tagliare questa cosa sul nascere. “Per prima cosa”, dissi, “i palazzi al Satelit sono bianchi o grigi, questi sono azzurri. Secondo, l{ nessuno gioca a baseball. Terzo?” - decisi di andare sul pesante - “al Satelit, da quanto ne so, non ci sono le palme.”xli(Tasić 2001: 114-115).

Invece, quando il quartiere dove si trovano rimane al buio, probabilmente a causa di una restrizione di elettricit{, mentre quelli circostanti restano illuminati, come succedeva spesso a Novi Sad ed in Jugoslavia negli anni ottanta durante la crisi economica, cede anche lui:

In quel momento saltò la luce. L'intero quartiere sprofondò nel buio. Le grida di protesta rimbalzavano sui muri di cemento e si mescolavano con una voce femminile che chiamava insistentemente: Vladimirooo...Vladimiroo... ven a casaa... In lontananza il nostro hotel luccicava come un casinò nel deserto. Mia moglie era trionfante. Vedi, disse, l'altro gruppo ha la luce. Ero stato affondato. Ci avviammo verso l'hotel, lungo la riva. Kerećak, Mačkov sprud, recitava come se evocasse i nomi degli avi defunti, Ribarsko Ostrvo, Kamenjar, Dunavac... Šodroš, continuai io, Oficirac, Celulit-štrand...xlii

(Tasić 2001: 116).

“Il legame vincolante e antico con la storia familiare è ciò che conferisce a determinati luoghi particolare intensit{ mnestica”, afferma Aleida Assmann (2002: 334). Novi Sad di Oproštajni dar è un luogo di questo genere, carico di ricordi dell’infanzia e della giovinezza del protagonista, collegato attraverso il fratello alla più intima storia familiare. Però, la sua nostalgia non è solo un lutto per l’impossibilit{ del ritorno fisico, perché il paese da dove è partito non esiste più, nemmeno la citt{ è quella lasciata145, ma anche per la perdita di un interlocutore spirituale, come era suo fratello146, e per l’impossibilit{ di un ritorno mitico, che sar{ ancora più evidente nel secondo romanzo di Tasić Kiša i hartija.

145 Stefano Petrungaro, studioso padovano, nell‟articolo “Jugoslavia. Ripensamenti al cospetto della Jugoslavia defunta”

nota che il ritorno è assolutamente impossibile perché la Jugoslavia non esiste più (in: Petri 2010).

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