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La corrente ortodossa nella transizione post-sabiniana

PRESIDENZA DI LUIS ARANA GOIR

2. La corrente ortodossa nella transizione post-sabiniana

La morte di Sabino Arana rappresenta soprattutto la fine di una leadership carismatica, contribuendo indirettamente a chiarire, sul piano teorico e metodologico, le questioni aperte tra possibilisti e radicali: la questione españolista e il ruolo del BBB (il consiglio segreto del nazionalismo).

La corrente vicina al settimanale “Euskalduna”, principalmente attraverso i contributi di Francisco de Ulacia, Nicolas de Viar e Felipe de Zabala, proponeva un'impostazione autonomista, favorevole al regionalismo catalano, e un'organizzazione legale del partito, incompatibile con il precedente settarismo del BBB. Nella corrente ortodossa invece, che nel 1903 prevalse nella redazione della “Patria” (periodico ufficiale del PNV), si esigeva un ritorno all'impostazione etno-religiosa del primo nazionalismo, contando sull'appoggio del Delegato del Partito Ángel Zabala (su cui gravava in mancanza di convocazioni tutta la responsabilità del BBB), di Luis Arana, di Miguel Cortés e di José de Arrandiaga (Joala) sul piano giornalistico.

Nel novembre del 1903, quando le condizioni fisiche di Sabino erano considerate gravi ma non letali, Luis Arana, sostenuto da Cortés e Torrontegui, cercò di convincere Zabala ad appoggiare “ufficialmente” il programma radicale in funzione anti-Euskalduna. Il testo, presentato con il titolo di Ante-proyecto para la organización electoral del partido nacionalista en el distrito de Bilbao, riguardava l'organizzazione

della commissione elettorale, le sue modalità elettive, i suoi doveri e le giunte locali. Nel documento, stilato personalmente da Luis Arana, prevalse una logica nettamente gerarchica, che vincolava la sua riforma all'autorità del Delegato (Ángel Zabala) e che riconosceva a quest'ultimo il diritto di nominare i candidati elettorali «según crea conveniente» e «según lo que crea oportuno»29. Il verticismo del progetto faceva dipendere la Direzione generale della commissione direttamente dal Delegato del Partito. In linea discendente la Direzione generale controllava e nominava il Direttore del distretto, che gestiva nella pratica i lavori elettorali.

La corrente radicale, i cui membri provenivano dall'originaria esperienza di EB, avrebbe controllato il vertice del Partito (rappresentato unicamente dal Delegato) e la commissione elettorale attraverso i seguenti incarichi:

Direttore Generale: Luis de Arana-Goiri (in forma provvisoria), Juan C. de Achaerandio

Vicedirettore Generale: Eustasio de Zarroa

Segretario Generale: José M.ª de Goya y Tellachea Vicesegretario Generale: Miguel Cortés

Tesoriere Generale: Laureano de Aristegui Vicetesoriere Generale: Elías de Lekue

La parte finale del documento, redatta da Ángel Zabala il 21 novembre 1903, autorizzava «a D. Luis de Arana-Goiri, para que, convocando a los arriba nombrados, proceda desde luego a la constitución de la Dirección electoral del Distrito de Bilbao»30.

In un documento del 12 novembre, Anteproyecto de un programa para la celebración en Bilbao de un banquete, etc. con motivo de la victoria especial del partido nacionalista en las ultimas elecciones para concejales, si segnalavano tre obiettivi degni di celebrazione: l'autonomia del partito, «la enunciación oficial por la Autoridad Superior del partido del procedimiento que ha seguirse para siempre en

29. Ante-proyecto para la organización electoral del partido nacionalista en el distrito de Bilbao,in J.Corcuera Atienza, Y. Oribe (Eds.), Historia del nacionalismo vasco en sus documentos, Bilbao, Eguzki, 1991, V.. 3, p. 581.

adelante de ir solos a luchar en todas las elecciones»31, e l'impegno dei candidati vittoriosi e sconfitti. Il documento riportava le firme dei nazionalisti Luis Arana, Salustiano de Zaracondegui, Elías de Lecue, Miguel Cortés ed Eustasio de Zarraoa.

Rispetto all'organizzazione elettorale proposta, con molta preoccupazione, “Euskalduna” rilevava come «algunos suscriptores se nos han acercado pidiendo detalles con respecto á la constitución en esta villa de una titulada Dirección general para las elecciones de Bilbao, así como de la organización del Partido Nacionalista en tan grave asunto, la cual, según el semanario Patria, ha sido ya aprobada con carácter definitivo»32.

I moderati del partito non erano comunque disposti a cedere facilmente l'egemonia elettorale, che costituiva il loro punto di forza e che conservavano dagli accordi del 1898 tra Sabino Arana e Ramón de la Sota. In questo senso riconoscevano nella mossa dei radicali una vera e propria offensiva politica, che frustrava la tentata cooptazione di Zabala nella corrente moderata e che rischiava di sostituire la dirigenza anti-democratica del BBB, con un altro organo partitico fuori dal loro controllo. Agli iscritti nazionalisti, “Euskalduna” propose pertanto un chiarimento sulla base di sei domande:

1.ª ¿Cuál es el carácter y atribuciones de esa Dirección general? 2.ª ¿Quién ó quienes les ha definido, y á virtud de qué representación? 3.ª ¿A quién o quienes las han definido, y á virtud de qué representación?

4.ª Puntos á que se refiere la nueva organización electoral del Partido Nacionalista vizcaino. Diferencias entre ella y la que regía anteriormente.

5.ª ¿Tienen derecho los vascos á hacer observaciones al proyecto aprobado, ó hay motivos, por el contrario, que aconsejen la limitación de tal facultad?

6.ª ¿Cuándo, dónde y cómo se ha llevado á cabo el estudio y formalización del proyecto?33

Si metteva in dubbio, in particolare, la legittimità della proposta di Luis Arana e il metodo usato per riformare il partito e la sua organizzazione elettorale. Controllare la

31. Anteproyecto de un programa para la celebración en Bilbao de un banquete, etc. con motivo de la

victoria especial del partido nacionalista en las ultimas elecciones para concejales, Ivi, p. 586.

32. ¿Se puede saber?, in “Euskalduna”, n. 312, 15 novembre 1903. 33. Ibidem.

commissione elettorale equivaleva in effetti a nominare i candidati e tale punto era in grado di condizionare i rapporti di forza tra le correnti.

All'inizio di dicembre, il nazionalista radicale Joala ribadì la propria opinione circa l'evoluzione sabiniana, intesa come puro escamotage strategico. In questo senso, non si condividevano i dubbi, a suo tempo espressi da Luis Arana, circa la salute mentale del fratello; «esto me ha dolido, porque se ve que Luis cree, y así lo dijo ayer, que en donde nació la idea fue en la cárcel cediendo a tales o cuales circunstancias»34.

Il proposito españolista di Sabino, per Joala, precedeva di sei mesi la detenzione di Larrinaga e fu concepita al seguito di una meditata riflessione politica. A questo proposito, Joala ricordava che:

en diciembre, o sea cuatro o seis meses antes de encarcelación, me dijo que, dentro de poco tiempo, íbamos a convertirnos en españolistas, y que, para ello, iba a dar a luz un Programa, el cual, según él creía, haría mucho ruido entre gallegos, asturianos, etc. y sería por ellos aceptados con mil amores; esto aparte de que en el País vasco haría el efecto de convertir en nacionalistas a todos, que era

lo principal35.

Per Joala, la strategia sabiniana avrebbe favorito il proselitismo, dal momento che «al paso que vamos, se habrían menester treinta, cuarenta, cien o más años para lograr que, así como la mayoría del País llegó en un tiempo a ser carlista, llegase a ser nacionalista»36. Ai livelli raggiunti dal flusso migratorio Joala si chiedeva per quanto tempo ancora Euskadi sarebbe stata abitata dalla razza basca, «prueba de ello Bilbao que de ochenta o más miles de almas, pasan de la mitad de no vascos»37.

Il proselitismo basco era condizione necessaria per la formazione di un esercito nazionalista, non inferiore alle trentamila o quarantamila unità: «pues no menos serían menester para contrarrestar el empuje de doscientos o trescientos mil que se nos vendrían encima, provistos de los más perfectos artefactos»38. Per vincere era comunque

34. Lettera di Joala ad Engracio Aranzadi, 7 dicembre 1903, F.S.A., Pnv_Nac_Ebb, K. 00250, C.13. 35. Ibidem.

36. Ibidem. 37. Ibidem. 38. Ibidem.

necessario dividere il nemico, «dándole un plan político a España que lo divida en trozos mil haciéndole perder la cohesión que entre sus regiones existe»39.

Si trattava pertanto di creare rivalità politiche ed economiche e quindi attuare un separatismo di natura pratica.

Empecemos, nosotros, a ser regionalistas, y al ver nuestro hermoso Programa (porque, de que será hermoso no hay duda) ha de cundir, también entre ellos, el mismo espíritu, y de ese modo ha de conseguirse la debilitación del conjunto hispano y se nos ofrecerán coyunturas para ir intensificando más y más nuestro regionalismo hasta llegar a renegar de toda unión con las DEMAS (no se ría V.) regiones españolas; y el poder que hoy nos opone y que hace imposible nuestra independencia, se vendría por los suelos40.

Tale speranza, rinforzata dal catalanismo, si appoggiava sulla prevista diffusione del regionalismo in ogni parte di Spagna.

La missiva di Joala ebbe anche l'imprevisto effetto di generare una frattura nel mondo nazionalista ortodosso, rendendo più conflittuali le relazioni tra lo stesso Joala, Fabián Ispizua e Luis Arana. Nella lettera ad Aranzadi, Joala aveva riportato la confidenza fattagli da Ispizua sull'opinione di Luis Arana «si Sabino se hallaba loco o no»41. Il 15 dicembre 1903 Joala scrisse a Luis Arana sostenendo che la frase, laddove veritiera, non andava interpretata come quella di un fratello rancoroso, ma di «un nacionalista a su jefe [...] Ispizua cumplió su deber al habérmelo dicho a mí, que, por otra parte, soy el único a quien se lo ha dicho»42. Joala considerava peraltro il suo intervento fondamentale e chiarificatorio perché, non avendo comunicato Sabino i propri propositi al fratello: «yo soy el único que sabe que D. Sabino pensaba en la evolución 4 ó 6 meses antes de su encarcelación; luego todo el mundo cree que claudicó, que fue débil, que propuso el interés del nacionalismo al deseo de salir de la cárcel y vivir tranquilo en adelante»43. Tale opinione diffusa, che Joala estendeva allo stesso Luis, era dettata dall'ignoranza.

39. Ibidem.

40. Ibidem. 41. Ibidem.

42. Lettera di Joala a Luis Arana, 15 dicembre 1903, in J. Corcuera Atienza, Y. Oribe (Eds.), in op., cit., p. 350.

43

Per quanto rispetta Ispizua, evidentemente imbarazzato dalla vicenda, è nota una lettera del 16 dicembre a Luis Arana, nella quale comunica di aver rotto ogni relazione politica con Joala. Nella lettera, che ci conferma l'intransigente avversione di Luis all'evoluzione sabiniana, Ispizua rileva che «mi enorme ligereza ha sido creer que hablaba con un nacionalista de confianza cuando no pasaba de ser un loco»44. L'episodio influirà sui rapporti tra Joala e il gruppo ortodosso di Euskeldun Batzokija, di cui Joala non fece mai parte.

Il carattere polemico di Joala e la sua estraneità ai veterani di EB ne limitò in effetti la carriera politica. La sua notorietà fu soprattutto legata alle polemiche giornalistiche, dentro e fuori dal partito.

In questo senso, rivolgendosi agli operai baschi, ironizzava sulla vocazione riformista del socialismo tedesco stigmatizzandone il persistente odio di classe. Il socialismo nato nella civile Inghilterra si trasferì presto in paesi «menos inteligentes, menos reflexivos, menos razonables, menos meditadores: Italia, Francia y España»45. In particolare, «en España y sus dominios, sencillos obreros, no hay ni Reformismo, ni Socialismo, ni nada [...] solo hay una cosa, que es como no haberla, y es esta: rabia al capitalista»46. La razza latina, ingenua e moralmente corrotta, interpretava in forma letterale gli errori del liberalismo e del socialismo. Dal punto di vista nazionalista, Joala respingeva la fallacia dell'internazionalismo proletario, considerandolo irrealizabile e puerile. I nazionalisti cercavano di limitare l'“epidemia” socialista tra i lavoratori baschi, in particolare attaccando il periodico socialista La Lucha de Clase, accusato di voler estirpare le peculiarità razziali e religiose di Euskadi.

Nelle polemiche giornalistiche della “Patria”, accanto a Joala e Santiago Meabe, troviamo anche Miguel Cortés, che fu tra i principali teorici della corrente ortodossa. Cortés fece parte del ristretto circolo dei fratelli Arana dagli albori del movimento; precisamente, come ebbe modo di ricordare Luis Arana, dalle manifestazioni organizzate in Navarra nel 1894. Successivamente, il 9 marzo del 1895, venne ammesso nello storico Batzoki Euskeldun Batzokija e partecipò a quasi tutte le esperienze politiche ed editoriali del nazionalismo. I suoi articoli contribuirono a modellare

44. Lettera di Fabián Ispizua a Luis Arana, 16 dicembre 1903, Ibidem. 45. Joala, A los obreros, in “Patria”, n. 2, 12 luglio 1903.

l'ideologia del nazionalismo radicale e fece parte del cosiddetto gruppo dei “katipunan” (la “guardia nera” di Zabala) così chiamato dai moderati. Fedele seguace di Luis Arana, Cortés, come rileva Corcuera, «nunca quiso desempeñar cargos públicos: permaneció siempre en un discreto segundo plano, sin embargo su prestigio y el peso de sus opiniones, fueron excepcionales en el nacionalismo vasco»47. In un secondo tempo si dedicò anche all'attività teatrale, con opere di carattere nazionalista, rimanendo vicino alle posizioni di Luis Arana sino alla morte, sopraggiunta il primo maggio del 1936.

Nell'articolo Que es el nacionalismo?, Cortés (con lo pseudonimo di Garritz) spiega come il nazionalismo basco cerchi di recuperare «todos los derechos que tenía antes del 25 de octubre de 1839»48. Per Cortés il nazionalismo differiva dal separatismo, giudicato improprio della condizione umana, dal momento che si basava sull'amore patrio. Cortés richiamava pertanto le antiche libertà forali dei Paesi Baschi, chiedendo un semplice ritorno alla tradizione.

In effetti, la sua posizione dovette sembrare ad alcuni nazionalisti (con gran disappunto dell'autore), basata su una visione autonomista, dando avvio all'interpretazione fuerista moderata di “Euskalduna”. Spiegando il significato dell'articolo a Luis Arana, Cortés rilevò come «por culpa de propios y extraños casi se desconoce nuestra politica; los propios, hemos exagerado el odio al extraño, en vez de exagerar el amor al hermano»49. In questo senso «el nacionalismo es contrario y opuesto esencialmente al separatismo, pues aquél se funda en el amor a la madre, y este en el odio»50. Naturalmente, per Cortés, «el separatista, al renegar de España la reconoce, ipso facto, como madre»51. Successivamente alla pubblicazione dell'articolo, in una missiva a Luis del 4 gennaio 1904, riconobbe di aver involontariamente «armado un cisco de todos los diablos»52. In questo senso, “El Liberal”, non capendo probabilmente le ragioni di Cortés, riprodusse integralmente l'articolo, con il desiderio di stringere la mano al suo autore (che credeva essere Ángel Zabala).

47. J.Corcuera Atienza, Y. Oribe (Eds.), Ivi, p. 646.

48. Garritz, Que es Nacionalismo?, in “Patria”, n. 26, 3 gennaio 1904.

49. Lettera di Miguel Cortés a Luis Arana, 28 dicembre 1903, F.S.A., Pnv_Nac_Ebb, K. 00221, C. 21. 50. Ibidem.

51. Ibidem.

Cortés tenne costantemente informato Luis sulla questione organizzativa, riportandogli le nomine nella Giunta del Centro Vasco: Alipio Larrauri come Presidente e Antonio Echevarria come Contador (come vocales furono nominati Jose Cruz Viguera, Eduardo Arriaga e Mauricio Delclaux). Per quanto riguarda i direttori di distretto, la Giunta elettorale aveva nominato Goenechea (per la Gran Vía), Landaburu (per Albia), Acha (per la Estación) e Dámaso Arana (per Santiago)53.

Cortés rilevava come «los concejales llamados impropiamente nacionalistas, han celebrado reuniones, con bastante secreto, para tratar de la evolución»54. In questo senso, si osservava come i consiglieri nazionalisti si riconoscessero nelle posizioni evoluzioniste di “Euskalduna”, con l'eccezione di Sarasola ed Elguezabal. Per Cortés, i consiglieri dissidenti si preparavano a pubblicare un manifesto nel mese di gennaio; fatto di un'estrema gravità e che imponeva un'urgente risposta «respeto a nuestra conducta diferente de esos vainas»55.

Nel frattempo aveva cominciato a «comunicar en el Centro, a gritos, a todo conocido que veía a alguna distancia, la noticia, con objeto de poner en ridículo a esos indecentes [...] la Patria va a dar la noticia también, extrañándose de ello y diciendo que no lo cree»56.

In un documento senza data, scritto probabilmente poco dopo la morte di Sabino, Cortés chiarì la sua posizione rispetto all'organizzazione del partito, schierandosi nettamente su una linea continuista, fondata su un BBB segreto composto da 5 membri. In questo senso, sopravviveva la vocazione settaria e “carbonara” del primo nazionalismo, che chiedeva ai suoi dirigenti «que en el caso de que alguno o algunos de ellos caigan en poder de la justicia, estén dispuestos a perder lo que poseen, incluso la misma vida, antes que denunciar a uno o más de sus compañeros»57. Per una maggiore libertà operativa, Cortés proponeva che i consiglieri fossero indipendenti sul piano economico e quindi non ricattabili da eventuali datori di lavoro. Il Delegato del partito avrebbe tessuto i rapporti tra il BBB e i consiglieri (o i militanti), secondo una

53. Lettera di Miguel Cortés a Luis Arana, 22 dicembre 1903, F.S.A., Pnv_Nac_Ebb, K. 00221, C. 21. 54. Lettera di Miguel Cortés a Luis Arana, 28 dicembre 1903, F.S.A., Pnv_Nac_Ebb, K. 00221, C. 21. 55. Ibidem.

56. Ibidem.

linea verticista direttamente ispirata alla Compagnia di Gesù. Una linea d'azione che influenzò grandemente l'operato di Luis Arana, poco incline ad accettare il destino legalitario e democratico della dirigenza nazionalista.

Cortés chiarì ulteriormente il suo pensiero nell'articolo Procedimientos nacionalistas, ribadendo le differenze tra le impostazioni nazionalista e separatista; questa volta con l'intenzione di definire il carattere indipendentista del fuerismo storico (progenitore del nazionalismo). Conformemente con le posizioni assunte da Luis Arana, Cortés ricordava la preminenza teorica del Delegato del partito, «sea quien fuere, con atribuciones para ordenar los procedimientos que, en cada ocasión, hayan de emplearse»58. In questo senso, precisando che il suo intervento non aveva nessun carattere ufficiale (l'ufficialità spettava solo a Zabala), si ricordava il carattere legalitario e anti-rivoluzionario del partito nazionalista.

El nacionalismo no arma huelgas, ni promueve tumultos, ni organiza revoluciones; tiene periódicos, publica libros y acude á las elecciones: usa, pues única y exclusivamente de procedimientos legales; y dentro de estos procedimientos está el no unirse con partido político alguno para políticos fines; ni admitir nada que, en su fondo ó en su forma, sea opuestos á los principios fundamentales de la idea59.

In particolare, spiegava Cortés, il nazionalismo non doveva confondersi con i partiti corrotti del sistema spagnolo, proponendosi come partito d'ordine del popolo basco; rivendicando nel suo programma il diritto storico alla libertà forale (nel pieno rispetto delle leggi spagnole).

Rispetto a Zabala, la cui autorità veniva ribadita dagli ortodossi aranisti, bisogna osservarne l'incertezza decisionale, soprattutto nell'atto di mediare tra le due correnti nazionaliste. Sebbene riluttante, Zabala accettò di essere il Delegato del partito, e di esserlo in rappresentanza del settore ortodosso; interpretando in senso anti-evoluzionista il criptico messaggio lasciato da Sabino nella sua ultima lettera60.

Durante la sua direzione, nella definizione dell'assetto organizzativo del partito, Zabala fu obbligato ad appoggiarsi sull'autorità morale di Luis Arana. In una lettera del

58. Procedimientos nacionalistas, in “Patria”, n. 27, 10 gennaio 1904. 59. Ibidem.

24 aprile 1904 gli comunica come «nos proponen una organización tomada de la bizkaina tradicional: en los pueblos unos Ayuntamientos de 3, 5, ó 7, y en Bizkaya una Diputación y un Regimiento General, renovable de 4 en 4 años y estableciendo la reelegibilidad, y a la que se llamará Junta Suprema»61. A questo proposito, gli incarichi quadriennali, si sarebbero divisi, secondo la tradizione forale, nei bandi di Oñazino e Gamboino.

Presidentes Generales:

Oñazino: Ángel de Zabala

Gamboino: José Maria Gorostiza

Presidentes Suplentes:

Oñazino: Miguel Cortés

Gamboino: Teodoro de Aguirre

Vocales:

Por Villas y ciudades:

Pedro Chalbaud Juan Manuel de Ispizua (en blanco)

Por Encartaciones:

Ramón de la Sota Tomás de Salcedo

Por la Merindad de Uribe:

Aureliano de Galarza Alipio de Larrauri

Busturia y Markina:

José de Arrandiaga Julián de Mendazona

A'ratia, Bedia, Zornoza, y Orozko:

Juan Carlos de Gortzar Bernardino de Ibiñaga Durango: (en blanco) Secretario: Luis de Urrengoetxea Consultores: Daniel de Irujo Pedro de Anitua62.

Come ricordava Zabala, «los proponentes son (ó se hacen a su nombre) Azilona, Urkijo, P. Palacio, Sota y otros […] el programa, eminentemente nacionalista, sin más que decir, dentro de la legalidad»63. La proposta dei sotisti era piuttosto moderata e favorevole ai radicali, che conservavano una certa preminenza nel partito, sebbene si richiedesse l'acquisizione di “La Gaceta del Norte”; forse per bilanciare il ruolo editoriale della “Patria”. Prima di decidere, Zabala voleva accertarsi della posizione di Luis Arana , di Engracio Aranzadi, Cortés e Urrengoetxea; ricordando che «si por

62. Ibidem. 63. Ibidem.

vosotros se acepta, reuniré entonces á otra veintena […] pero si por vosotros no se acepta, seguiremos solos»64.

La risposta di Luis fu piuttosto scettica e contrariata dalla mancanza di autorità dimostrata dall'amico, che aveva lasciato l'iniziativa politica al settore moderato di “Euskalduna”.

La materia es delicada, delicadísima, como no se ha presentado otra desde el comienzo del Partido. Grave, muy grave la determinación a tomar. Desde que me anunciaste la noticia no he dejado de