Aspetti sincronici e diacronici del vocativo nelle lingue classiche
3.3. Grammaticalizzazione della costruzione vocativale dal greco omerico al greco classico
3.3.3. La costruzione come dominio della grammaticalizzazione
Negli ultimi anni numerosi studiosi (TRAUGOTT, 2003; BYBEE, 2003; WIEMER-BISANG, 2004; HIMMELMANN, 2004; LEHMANN, 2002b, 2004; DIEWALD, 2006; NOËL, 2007) hanno messo in evidenza come la nozione di “costruzione” sia di fondamentale rilevanza nella teoria della grammaticalizzazione, e come, pertanto, l’integrazione delle acquisizioni teoriche degli approcci costruzionisti al linguaggio con quelle degli studi sulla grammaticalizzazione sia foriera di importanti sviluppi.145 Come nota Traugott (2003: 624 e ss.), già in precedenza, infatti, negli studi sulla grammaticalizzazione esistevano accenni al fatto che il fenomeno non interessa la singola parola o il singolo morfema, bensì intere costruzioni: in altre parole, si è sempre più fatta strada l’idea che «lexemes grammaticalize only in certain highly specifiable morphosyntactic contexts, and under specifiable pragmatic conditions» (TRAUGOTT, 2003: 624).
Secondo questa nuova prospettiva, la comprensione dei fenomeni di grammaticalizzazione necessita dell’analisi diacronica non solo del mutamento semantico dell’elemento lessicale o semi-grammaticale che si grammaticalizza,
145 Attorno al concetto di “costruzione” come unità di base del linguaggio si sono sviluppati
parallelamente, negli ultimi venti anni circa, alcuni modelli teorici, detti appunto “costruzionisti”, in una serie di importanti lavori (tra gli altri KAY-FILLMORE, 1999; LANGACKER, 1987, 2005; GOLDBERG, 2003, 2006; CROFT-CRUSE, 2003; BYBEE, 2006; SIMONE, 2007). In opposizione all’approccio generativista, innatista e basato su più livelli sintattici, i modelli costruzionisti della lingua condividono l’idea che il linguaggio sia un sistema cognitivo di categorizzazione della realtà, ed in particolare che la grammatica consista nell’organizzazione cognitiva dell’esperienza linguistica, con una sintassi che non contempla livelli profondi della struttura o elementi vuoti. Unità di base della conoscenza linguistica è, appunto, la costruzione, concepita, in generale, come qualunque associazione simbolica di forma e significato, indipendentemente dalla struttura. L’ampiezza del concetto di costruzione varia a seconda dei modelli teorici: ad esempio, mentre per Fillmore una costruzione grammaticale è solo un determinato pattern sintattico dotato di significato, nei modelli di Langacker e Goldberg ogni espressione che costituisca un segno linguistico è una costruzione, sia che consista di uno schema astratto che di una struttura lessicalmente specificata, secondo gradi diversi di schematicità (LANGACKER, 2005; SCHÖNEFELD, 2006). Nella definizione di
Goldberg (2003: 219-220), quindi, sono costruzioni i morfemi, le parole, gli idioms, gli schemi parzialmente o completamente specificati. Le costruzioni infatti si dispongono lungo un
continuum bidimensionale, dato dal parametro di complessità strutturale e dal grado di substantiveness, cioè di maggiore o minore riempimento (GOLDBERG, 2003: 220; NOËL, 2007:
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ma, soprattutto, in relazione a come mutano i suoi contesti di applicazione, in particolare dal punto di vista semantico-pragmatico. Seguire un processo di grammaticalizzazione significa, in altre parole, seguire un processo che coinvolge non elementi che mutano isolatamente dal contesto di applicazione, ma elementi che mutano all’interno di strutture composite, cioè costruzioni.146
La formula “grammaticalizzazione = elemento lessicale > elemento grammaticale”147 (element-based view on grammaticization), fino a poco tempo fa utilizzata per descrivere la grammaticalizzazione, è in realtà fuorviante, dal momento che esclude il contesto sintagmatico e semantico-pragmatico in cui il cambiamento avviene: «Strictly speaking, it is never just the grammaticizing element that undergoes grammaticization. Instead, it is the grammaticizing element in its syntagmatic context which is grammaticized. That is, the unit to which grammaticization properly applies are constructions, not isolated lexical items» (HIMMELMANN, 2004: 31; cfr. anche LEHMANN, 2002b: 7; WIEMER- BISANG, 2004; DIEWALD, 2006; NOËL, 2007: 180). Infatti, come spiega Himmelmann, per descrivere lo sviluppo del dimostrativo latino nell’articolo definito romanzo (lat. ille > it. il, fr. le), tipico esempio di grammaticalizzazione, non è sufficiente dire che il dimostrativo si sviluppa nell’articolo: tale processo infatti non avviene in isolamento, ma nelle costruzioni in cui i dimostrativi funzionano come modificatori adnominali. All’interno di altre costruzioni,
146 Occorre precisare la terminologia impiegata nelle due diverse prospettive della
Construction Grammar e della teoria della grammaticalizzazione. Nella Construction Grammar, infatti, le costruzioni sono per definizione unità della grammatica, e pertanto
qualsiasi creazione di nuove costruzioni è considerata una grammaticalizzazione. Al contrario, nella teoria della grammaticalizzazione le costruzioni sono concepite come unità distribuibili lungo un continuum lessico > grammatica (la grammaticalizzazione, in effetti, dimostra l’inesistenza della dicotomia lessico vs grammatica (CROFT, 2007)) e, pertanto, si parla a ragione di grammaticalizzazione solo nel caso in cui il mutamento in questione implichi un passaggio verso il polo grammaticale di tale continuum. Per questo motivo, Noël precisa che, in un approccio diacronico che intenda integrare le due visioni, è necessario tenere distinti i concetti di schematizzazione (o costruzionalizzazione), in cui emerge una nuova costruzione parzialmente riempita (partially substantive), e di grammaticalizzazione, in cui tale costruzione già esistente diventa “più grammaticale”, cioè “più obbligatoria” (NOËL, 2007: 195). In questa
sede utilizzeremo i termini in questa seconda accezione.
147 Il primo a parlare, in questi termini, di “grammaticalizzazione” è Meillet, sebbene siano
esistiti degli anticipatori dell’intuizione che ne sta alla base, per esempio von Humboldt (HOPPER-TRAUGOTT, 1993: 18 e ss.).
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infatti, i dimostrativi possono diventare pronomi, complementatori, ecc., ma non articoli definiti. Per questo motivo, i processi di grammaticalizzazione devono essere definiti nel loro contesto sintagmatico e semantico-pragmatico, cioè all’interno di specifiche costruzioni, anzi si può affermare che la grammaticalizzazione è un mutamento che interessa l’intera costruzione, anche se si focalizza, solitamente, su uno dei suoi elementi.
La grammaticalizzazione, dunque, è un processo diacronico148 in cui un elemento lessicale o semi-grammaticale sviluppa, all’interno di una determinata costruzione, un significato maggiormente grammaticale (generalizzazione del significato o semantic bleaching), per cui tale elemento tende ad estendere il proprio raggio di applicazione a contesti nei quali prima era assente: un elemento che si grammaticalizza sviluppa un significato la cui codifica formale è maggiormente sottoposta alle regole del sistema linguistico, e perde in autonomia, dal momento che i vincoli interni nella costruzione ne risultano rafforzati (LEHMANN, 2003; 2004). Da un punto di vista basato sulla nozione di costruzione, pertanto, la grammaticalizzazione consiste, primariamente, nell’espansione dei contesti semantico-pragmatici di applicazione, che è tipicamente correlata anche all’espansione delle classi di elementi con cui l’elemento che si grammaticalizza entra in costruzione e con l’espansione dei contesti sintattici in cui la costruzione occorre (HIMMELMANN, 2004: 32-34). Un noto esempio è costituito dalla negazione del francese ne… pas, in un primo momento limitata a verbi di movimento ― costruzioni in cui pas “passo” manteneva piena la sua semantica ― e successivamente estesa a tutte le classi di verbi, parallelamente alla riduzione del significato originario di pas e, dunque, all’allargamento del suo raggio di applicazione a contesti semantico-pragmatici che prima non erano contemplati (NOËL, 2007: 183).
Come si è detto, la sede della grammaticalizzazione è la costruzione. Pertanto, precondizione per la grammaticalizzazione è che ci siano elementi
148 Ma esiste come processo diacronico dal momento che esiste anche la variazione
sincronica di grammaticalità: cambiamento diacronico e variazione sincronica sono due lati imprescindibili del medesimo fenomeno linguistico (LEHMANN, 2004).
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lessicali (o semi-grammaticali) che occorrono frequentemente in una data costruzione (DE LANCEY, 1993: 2; NOËL, 2007: 192 e ss.): «This situation, in which a particular construction ― a productive syntactic structure with a specific lexeme in a specific slot ― is a useful and regularly-used locution in the language, is the initial point of grammaticalization» (DE LANCEY, 1993: 2). La frequenza è un fattore fondamentale nella formazione della costruzione, come mostra Bybee (2006: 715): l’alta frequenza di un certo schema favorisce la sua rianalisi come una costruzione, come un blocco unico, soprattutto se tra le diverse attualizzazioni dello schema esistono somiglianze semantiche che possono indurre ad una generalizzazione: «exemplars of words or phrases that are similar on different dimensions are grouped together in cognitive representations. From such a grouping a construction can emerge. For example, an exemplar representation of a partially filled construction would have experienced tokens mapping onto the constant parts of the construction exactly, strengthening these parts, while the open slot would not match exactly. If there are similarities (in particular, semantic similarities) among the items occurring in the open slot, a category for these items would begin to develop.». La grammaticalizzazione è appunto il processo per cui sequenze di parole o morfemi usati frequentemente si automatizzano come singola unità e, pertanto, la frequenza ha un ruolo fondamentale nei meccanismi cognitivi che sottostanno alla grammaticalizzazione stessa (BYBEE, 2002; 2003).
Come spiegano anche Hopper e Traugott (1993: 63 e ss.), infatti, grazie a processi di inferenza metonimica e metaforica legati al contesto del discorso, una locuzione frequente può schematizzarsi, e diventare così una costruzione, e successivamente allargare i suoi contesti di applicazione. L’inferenza metonimica, basata sulla contiguità e dunque sull’asse sintagmatico, è il processo cognitivo per cui, data una locuzione frequente, essa può essere rappresentata come uno schema unitario, anche unitamente alla rianalisi. Tramite l’inferenza metaforica, invece, basata sulla similarità e sull’asse paradigmatico, vengono fatte per analogia associazioni semantiche fra dominî diversi, innescando il processo di estensione dei contesti di applicazione dello schema
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costruzionale in questione.149 La complementarità dei due processi innesca la
grammaticalizzazione dello schema costruzionale: ad esempio, nello sviluppo del cosiddetto futuro intenzionale in inglese, be going [to visit Bill]PURP. CLAUSE >
[be going to]FUT VACTIVITY (creazione della costruzione e rianalisi sintagmatica) >
[be going to]FUT V (estensione analogica di applicazione della costruzione), si
assiste ad un processo di inferenza metonimica, per cui la stringa be going to viene rianalizzata in senso sintagmatico come un unico blocco [be going to]FUT;
tale elemento rianalizzato viene poi, tramite il processo di inferenza metaforica, attivato in contesti semantico-pragmatici dapprima esclusi, sfruttandone le potenzialità di estensione analogica.150
L’inferenza metonimica è correlata con il fenomeno, tipico nella grammaticalizzazione, del rafforzamento dei legami interni tra gli elementi della costruzione (HASPELMATH, 2004: 26) e con l’incremento dell’obbligatorietà dell’elemento in questione, cioè l’aumentare del suo status di segno grammaticale, vincolato ad opzioni obbligatorie (LEHMANN, 2002b: 15; 2004). L’elemento che si grammaticalizza, in altre parole, perde la sua autonomia, e parallelamente la sua motivazione semantico-pragmatica in un determinato contesto. Il processo di indebolimento dei significati lessicali è tipico della grammaticalizzazione. I significati che vengono promossi tendono ad essere astratti e particolarmente rilevanti per l’espressione della temporalità, delle relazioni di ruolo (HOPPER-TRAUGOTT, 1993: 87 e ss.; BYBEE, 2003), cioè
149 Da tener presente che, come spiega Lehmann (2004), la grammaticalizzazione non si
può ridurre semplicemente a rianalisi ed estensione analogica, ma rappresenta un fenomeno che, pur coinvolgendole tipicamente, possiede un suo statuto indipendente. In particolare, infatti, rianalisi ed estensione analogica di per sé non implicano l’incremento di grammaticalità e la perdita di autonomia dell’elemento che si grammaticalizza, che sono tratti caratteristici della grammaticalizzazione. Inoltre, non sempre la grammaticalizzazione coinvolge la rianalisi, come avviene nel caso del futuro intenzionale dell’inglese be going [to visit Bill] > [be going
to]V: ad esempio, nel mutamento dimostrativi > articoli definiti non si ha rianalisi.
150 È interessante sottolineare come i processi cognitivi della metonimia e della metafora
siano realmente pervasivi del linguaggio e della categorizzazione che della realtà viene fatta per mezzo del linguaggio stesso. Come notava Jakobson (1944; 1956), infatti, il carattere del linguaggio è duplice, e si fonda su selezione (polo metaforico) e combinazione (polo metonimico): tale duplicità dell’atto linguistico è evidente al livello di linguaggio poetico nelle figure retoriche, ma anche nei disturbi del linguaggio, ed in particolare nelle afasie. La grammaticalizzazione mostra come metafora e metonimia agiscano anche al livello di processi diacronici del mutamento, e siano uno dei fondamenti cognitivi di tali processi.
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tendono a generalizzarsi in significati astratti che hanno a che fare con la “drammatizzazione dell’enunciato”, vale a dire significati grammaticali concernenti la distribuzione dei ruoli, la struttura e il tempo dell’azione, ecc. (SIMONE, 200112: 283 e ss.).
Parallelamente alla generalizzazione del significato si estendono, com’è ovvio, i contesti di applicazione, per mezzo dell’inferenza metaforica. L’estensione dei contesti di applicazione, appunto, che consta dell’allentamento delle restrizioni semantico-funzionali e dell’allargamento della classe di elementi che può entrare nella costruzione, è il nodo fondamentale dell’approccio costruzionista alla grammaticalizzazione e ne costituisce essenzialmente la diagnostica (HIMMELMANN, 2004: 32; LEHMANN, 2004; NOËL, 2007): originariamente limitato a ricorrere con una certa classe di parole ed in un determinato contesto semantico-pragmatico, l’elemento che si sta grammaticalizzando espande il suo dominio di applicazione a contesti in cui originariamente non sarebbe occorso: «analyzing a given instance of change as an instance of grammaticization presupposes that it is possible to show that the semantic-pragmatic usage context of the construction at hand have been expanded» «[…] grammaticization applies only to the context expansion of constructions which include at least one grammaticizing element» (HIMMELMANN, 2004: 33-34).
Come ha recentemente messo in luce Bybee in più lavori (2002; 2003; 2006), l’aumento di frequenza di occorrenza di uno schema costruzionale, dovuto all’ampliarsi dei suoi contesti di applicazione, è al contempo forza promotrice e risultato della grammaticalizzazione, cioè grammaticalizazione e aumento di frequenza sono fenomeni simultanei e direttamente correlati. Al livello cognitivo, infatti, la frequente ripetizione di uno schema ne favorisce la rappresentazione cognitiva come unità regolare. La frequenza incide sia al livello di types, dal momento che l’allargamento della host class implica l’aumento dei types nella costruzione, sia al livello di tokens dell’elemento che si grammaticalizza, il cui incremento avviene conseguentemente a quello dei types che entrano in costruzione.
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Il processo di grammaticalizzazione di una data costruzione può dirsi completato quando essa è diventata regolare in tutti i possibili contesti di applicazione. Essenziale per la nostra argomentazione è il fatto che la grammaticalizzazione non avviene isolatamente, ma a partire da determinati contesti semantico-pragmatici che vanno a generalizzarsi in uno schema costruzionale, nel quale successivamente uno o più elementi si grammaticalizzano; il riconoscimento di un processo di grammaticalizzazione avviene pertanto tramite l’osservazione nel tempo di una graduale espansione dei possibili contesti di applicazione.