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La fine della periferia: réhabilitation, renouvellement, rénovation

3. Politiche urbane in Francia

3.1 La fine della periferia: réhabilitation, renouvellement, rénovation

Le tre fasi temporali in cui la storiografia suddivide l’evolversi della «politique de la ville» corrispondono alla messa in atto di tre diverse strategie con cui i poteri decisionali decidono di approcciarsi alla «crise des banlieues» e di intervenire nella risoluzione delle problematiche complesse individuate alla base del suo dispiegarsi.

Ognuna delle fasi della «politique de la ville» coincide con un’interpretazione diversa della ‘banlieue’ da cui consegue l’approccio strategico scelto e cui corrisponde anche un diverso strumento operativo selezionato per incidere sul ‘contesto’ fisico dei quartieri, considerato, all’interno delle strategie d’azione, una variabile importante di intervento.

Al primo periodo corrisponde una strategia di valorizzazione attraverso la presa in considerazione delle risorse interne dei quartieri e individuando negli abitanti gli attori principali per le azioni programmate. L’interpretazione dei quartieri a essa associata è quella dei «quartiers ressources» e la «politique de

la ville» interviene cercando di consolidare le relazioni sociali che si dispiegano al

loro interno oltre a favorire l’espressione delle identità sociali e culturali (Dubedout, 1983).

In questo periodo la «politique de la ville» agisce sul patrimonio immobiliare dell’habitat sociale e sugli spazi collettivi di quartiere attraverso azioni di riqualificazione fisica e cercando anche di diminuire il divario, in termine di dotazione di servizi e infrastrutture, fra questi quartieri e la città.

La réhabilitation, oltre al recupero dei problemi tecnici legati a una prematura obsolescenza del patrimonio immobiliare, è considerata anche uno strumento importante per esplicitare la strategia applicata dalla «politique de la

ville» per lo sviluppo sociale di questi quartieri.

Come nell’esempio già presentato delle «Régies de Quartier», gli abitanti sono chiamati a partecipare direttamente agli interventi di riqualificazione. L’atto

di prendersi cura degli spazi di quartiere da parte degli abitanti diventa, oltre un sostegno economico per le persone partecipanti, uno strumento di partecipazione alla vita collettiva, capace di rinsaldare i legami tra ‘abitante e luogo’ e ‘abitante e comunità’ (Laino, 2012).

Il concetto di riabilitazione su cui si appoggiano le strategie d’intervento degli anni Ottanta sembra tuttavia incapace di invertire la tendenza al deterioramento dei quartieri d’habitat sociale. Le cités HLM sembrano essere colpite da «vices rédhibitoires» che rendono le riabilitazioni spesso vane; l’inefficacia e la ripetizione di queste azioni di riqualificazione fanno parlare di «acharnement thérapeutique» portando la demolizione all’interno del dibattito sulla trasformazione dei grands ensembles (Pinson, 2001).

Contemporanea al «Développement Social des Quartiers», l’esperienza di «Banlieues 89» fa apparire una nuova tendenza, che prediligendo l’approccio urbano al tema delle periferie, inaugura con qualche anticipo il periodo di «renouvellement urbain» dell’habitat sociale.

Il concetto di «renouvellement urbain» è definito dal Comité

Interministériel des Villes del 14 dicembre 199959 che fissa i principi e le

modalità del «Programme national de renouvellement urbain» centrato sulla realizzazione dei «Grands Projets de Ville» e sulla realizzazione di operazioni di dimensioni più modeste, le «Opérations de Renouvellement Urbain». In entrambi i casi si tratta di elaborare un «projet global de développement social

et urbain qui vise à réinsérer un ou plusieurs quartiers dans leur agglomération»60.

Il «renouvellement urbain» si appoggia sullo strumento operativo della riqualificazione e, contemporaneamente, sull’utilizzo della demolizione, che inizia ad affermarsi come mezzo di intervento all’interno dei quartieri di habitat

sociale: la cosidetta «Circulaire démolition»61 introduce la procedura della

demolizione da utilizzare se funzionale alla realizzazione di un progetto urbano coerente.

La strategia messa in campo attraverso l’azione del «renouvellement

urbain» diventa quella di reinserire i quartieri coinvolti nei «Grands Projets de Ville» nelle dinamiche di sviluppo urbano che interessano la città e il territorio

d’appartenenza:

                                                                                                               

59 CIV (1999). Pour des villes renouvelées et solidaires. Comité Interministériel des Villes du 14 décembre 1999.

60 Ibid.

«La spécificité, l’identité du quartier sont négligées; la ville est privilégiée

comme échelle de la cohérence urbaine. L’intervention au niveau du quartier vise, au travers du geste architectural, de l’instillation de l’urbanité, à en faire disparaître le stigmate, à transformer la banlieue en ville. Le raccrochage de la marge à la ville est un processus exogène, du ressort de la ville, dont le mot d’ordre doit être ‘vive la mixité urbaine’»

(Behar, 1995).

In questa direzione la demolizione è utilizzata, da un lato, associata a interventi di riqualificazione, per assicurare una maggiore qualità urbana all’interno dei quartieri; dall’altro lato, la demolizione inizia a essere intesa anche come strumento per promuovere la mixité sociale.

All’interno dei «Grands Projets de Ville» si prevede, infatti, per facilitare il rialloggio degli inquilini di alloggi sociali destinati alla demolizione, la possibilità di includere azioni che permettono di sostenere operazioni di nuova costruzione - o riqualificazione di immobili - anche al di fuori del quartiere, alla scala comunale o dell’agglomerazione di riferimento.

Queste operazioni consentono di intervenire nel riequilibrio della distribuzione dell’habitat sociale all’interno di un ambito territoriale più ampio; ma allo stesso tempo, possono essere interpretate come azioni di dispersione di una percentuale delle famiglie aventi diritto all’alloggio sociale in quanto ritenute parte integrante del problema.

Allo stesso tempo le procedure di cambio d’uso previste per gli immobili di alloggi sociali sono dirette a sostenere la rivalorizzazione del quartiere e il rilancio economico atteso dalle facilitazioni fiscali offerte dal «Pacte de relance

pour la ville», favorendo il reinserimento del quartiere nelle dinamiche di

mercato del territorio (Bonneville, 2004).

Gli strumenti indicati si affiancano all’interno di un progetto urbano che, prendendo in considerazione il quartiere come ambito privilegiato d’intervento con l’obiettivo di metterlo al centro di nuove dinamiche sociali ed economiche, sono pensati per «désenclaver» il quartiere, aprirlo alla città e ridurre ‘le distanze’ tra «zone urbaine sensible» e città tradizionale.

Il passaggio dal renouvellement alla rénovation urbaine si pone apparentemente in una sorta di continuità operativa; ma in realtà il ritorno al concetto di rénovation - già utilizzato negli anni Sessanta per indicare le operazioni di demolizione integrale di aree urbane centrali considerate insalubri

la cui popolazione andrà in parte a occupare i nuovi grands ensembles - suggerisce la volontà, da parte dei promotori, di marcare un distacco dalle precedenti operazioni perseguendo una diversa idea di fondo.

Lo strumento operativo principalmente utilizzato nelle operazioni di

rénovation urbaine è la demolizione-ricostruzione.

La distinzione rispetto alla fase precedente è data dall’ampiezza con cui la demolizione è esercitata nei confronti dell’habitat sociale: all’interno delle operazioni di renouvellement urbain il numero delle demolizioni annuali interessa un millesimo del parco-alloggi sociale, riguardando essenzialmente edifici dall’avanzato stato di degrado fisico; la rénovation urbaine al contrario, fissa già a monte delle operazioni, contestualmente al lancio del programma, un

obiettivo di 200 000 alloggi sociali da demolire in cinque anni62. Il programma di

rinnovo urbano, inoltre, ha come campo d’azione una nuova geografia prioritaria d’intervento che, prendendo a riferimento la categoria delle ZUS, estende notevolmente le aree interessate (Epstein, Kirszbaum, 2010: 57).

La scelta operata adotta implicitamente la visione legata a questa categorizzazione territoriale: insistendo su una lettura dei quartieri in termini deficitari se ne mette in risalto la divergenza rispetto a dei parametri di riferimento che li allontana da ciò che è considerato norma. Inoltre, «le recours

à la catégorie ZUS induit une lecture qui fait la part belle aux mécanismes endogènes de production de la marginalité sociale et urbaine: les processus conduisant à ces situations prendraient naissance au sein même des quartiers, et non plus en dehors d’eux-mêmes»: da questa interpretazione dei quartieri di

habitat sociale implicita alla rénovation urbaine discendono direttamente gli obiettivi che si esprimono in una volontà di «remise à niveau» di tali realtà urbane (Ibid.: 59).

La demolizione, mezzo privilegiato per intervenire al loro interno, è accompagnata da altri strumenti operativi - la résidentialisation, le operazioni di ridefinizione fondiaria, le nuove costruzioni - che sommati agiscono profondamente verso un rinnovamento globale del quartiere.

La strategia messa in campo dalla rénovation urbaine, attraverso operazioni di ricucitura viaria, ricomposizione fondiaria e inserimento di nuove tipologie e forme architettoniche, è tesa non solo al cambiamento d’immagine del quartiere (Kirszbaum, 2004), ma sembra rivolta a dissolvere le forme del

                                                                                                               

62 Il programma che doveva concludersi nel 2008 è stato prorogato fino al 2013 e la demolizione- ricostruzione estesa a 250 000 unità abitative.

grand ensemble all’interno delle forme urbane della città. Si assiste infatti a una

proliferazione delle operazioni di demolizione e degli interventi di nuova costruzione che vanno a densificare il tessuto urbano, dove l’habitat privato si affianca a quello pubblico già esistente o ricostruito e le nuove tipologie edilizie di habitat individuale si accompagnano a quello collettivo.

Allo stesso tempo, la trasformazione delle cités punta nella direzione della

mixité sociale, sia diluendo la concentrazione della popolazione originaria delle

ZUS attraverso operazioni di rialloggio, sia favorendo l’arrivo di una nuova categoria di abitanti - ‘selezionata’ attraverso diversi dispositivi principalmente di tipo economico - destinata ad occupare le diverse tipologie di alloggi inserite nei programmi di ricostruzione. Il rinnovamento fisico è pensato per essere accompagnato da una metamorfosi sociale del quartiere.

Nella strategia della rénovation urbaine, la volontà di désenclaver i grands

ensembles si spinge oltre la semplice apertura del quartiere alla città, operando

una profonda trasformazione urbana e sociale che ne permetta il suo riassorbimento nel contesto urbano. Nella ‘diluizione’ delle forme urbane e delle componenti sociali che marcano questi quartieri come sensibles, difficiles

prioritaires, etc., l’obiettivo finale è di fare di questi quartieri «des quartiers comme les autres» (Piron, 1990). Data questa evidenza, sembra facile

ipotizzare che il programma abbia come oggetto di riforma non le condizioni di degrado dei quartieri ma la loro stessa esistenza, quali specifiche tipologie architettoniche, abitative e sociologiche.