4. L’attrattività e l’accessibilità dei paesi BRIC
4.2 La nascita del BRIC
Nel 2001 si osservò che Brasile, Russia, India e Cina apparissero sempre più impazienti di salire alla ribalta globale. Qualsiasi cosa fosse successa nel loro passato era ormai storia antica: la globalizzazione era il futuro, e loro volevano farne parte. Internet giocava a loro favore, permettendo alle aziende di esternalizzare sempre più attività in parti del mondo dove queste ultime erano meno costose. C’erano altri peculiari fattori economici che consigliavano di tener d’occhio i paesi BRIC. Gli Indiani, popolo molto numeroso e che parlava la lingua inglese, partivano avvantaggiati nell’uso di internet e nel boom dei servizi di esternalizzazione.
Ecco un altro paese di un miliardo di persone che sembrava deciso a cavalcare la globalizzazione, a immettere nel mercato mondiale la sua forza lavoro e i suoi prodotti. I progressi di Cina, India e Russia erano evidenti, il Brasile invece, era un candidato sempre più promettente, perché, come la Cina durante la crisi asiatica, di recente aveva dato prova di maggior acume e oculatezza economica. Nei soli anni novanta il Brasile ha attraversato tre crisi finanziarie. Per anni i Brasiliani ricchi si affrettavano a portare in Svizzera i loro soldi, prima che smettessero di valere qualcosa. Tutto ciò è cambiato alla fine degli anni novanta, quando una nuova generazione di politici, si è impegnata per riportare sotto controllo l’inflazione e per migliorare lo stato di salute del fisco. È opinione comune che frenare l’inflazione sia essenziale per ogni economia che voglia crescere in modo sostenibile, infatti, nessun politico può parlare seriamente di crescita sostenibile, se non dà alle persone l’idea che i loro guadagni e risparmi avranno un valore.
La fase iniziale del XXI secolo è stata per suddette nazioni una continua crescita sotto il profilo economico, vedendo aumentare vertiginosamente sia il proprio PIL, sia la loro quota del commercio mondiale. Anni dopo la relazione, che avanzava previsioni estremamente ottimistiche e positive, della Goldman Sachs, i Capi di Stato dei quattro Paesi hanno deciso di collaborare tra loro istituendo il primo vertice in cui è stato segnalato il proprio interesse a diventare i principali attori dello scenario economico globale. La prima riunione dei Paesi BRIC si è tenuta martedì 16 giugno 2009 a Ekaterinburg, in Russia ed è stata presieduta dal leader russo Vladimir Putin. Concordanti sono state le idee di questi ultimi per quanto riguarda il Fondo Monetario Internazionale, infatti, le parti sperano di ampliare il numero di monete che costituiscono i Diritti Speciali di Prelievo (DSP) inserendo anche lo yen cinese, il rublo russo, l’oro, il dollaro australiano e quello canadese.
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Avendo un potere di voto abbastanza influente nel Fmi, l’istituzione mondiale ha dichiarato che rivedrà il paniere delle valute DSP nel novembre del 2010. Altro punto che ha più o meno trovato concordi i leader dei Paesi BRIC è stato il silenzio manifestatosi sull’avanzamento di una proposta russa di dipendere meno dal dollaro USA, infatti il loro scopo è quello di discostarsi dalla sudditanza che subiscono dall’economia statunitense per cercare maggior autonomia; secondo quanto afferma al New York Times Roberto Mangabeira Unger, Ministro per gli Affari strategici brasiliano: "L'economia mondiale non dovrebbe restare impigliata, così direttamente e inutilmente, nelle vicissitudini di un unico grande potere ". Proprio questo punto però fa emergere alcuni degli interessi contrastanti che hanno questi Paesi; infatti, la Cina, che possiede un PIL tale da coprire quello degli altri tre Stati messi insieme, dipende in maniera determinante dalle esportazioni verso l’Europa e gli Stati Uniti stessi; quindi il suo principale obiettivo è quello di rimanere in strettissimi rapporti con l’economia statunitense rappresentando quest’ultima la sua maggior fonte di investimento.
Ulteriore elemento discordante, nel poker degli Stati in via di sviluppo, riguarda le differenti risorse di cui dispongono: mentre Cina e India possiedono un bacino di utenze, per quanto riguarda la forza lavoro, molto ampio, Brasile e Russia tendono invece a privilegiare le risorse naturali di cui dispongono, come ad esempio il petrolio, mirando così a mantenere costi elevati di tali fonti, al contrario di ciò che desidererebbero le altre due potenze. Queste ultime considerazioni fatte hanno portato alle sconcertanti parole di Evgenij G. Yasin, direttore della ricerca presso la Scuola Superiore di Economia di Mosca che ha dichiarato al New York Times: "Tra i paesi BRIC, c'è davvero poco in comune; ognuno di loro ha il proprio destino, il proprio carattere speciale, e sarà molto più difficile accordarsi tra di loro che, piuttosto, rapportarsi separatamente con i paesi occidentali". Nonostante le appianabili divergenze che intercorrono tra questi Paesi, però l’intento di collaborazione è molto elevato e possibile per Qin Yaquing, vice presidente della Cina per gli Affari esteri.
4.2.1 I fattori che accomunano i paesi BRIC
Stupisce costantemente quanto il mondo sia cambiato in soli dieci anni, ma sorprende anche la sostanziale stabilità dell’originario quadro concettuale del BRIC. I paesi del BRIC hanno superato più volte le previsioni degli studiosi, che hanno dovuto cambiare la rotta tracciata per il 2050. Da un’analisi approfondita emerge che non si era dato il giusto peso a due fattori semplici ma cruciali, la demografia e la produttività.
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Partiamo del primo elemento, l’acronimo BRIC associa tra loro quattro Paesi non geograficamente vicini tra loro, ma che vanno a configurare una regione economica ben definita, poiché ad unirli sono aspetti socio-demografici molto simili. Il primo aspetto che condividono è il numero di abitanti elevatissimo sul quale possono contare, pensiamo solo agli abitanti di India e Cina che se sommati raggiungono quasi un terzo della popolazione mondiale. Questo è da considerarsi un elemento favorevole in quanto non solo aumenta l’offerta di lavoro, determinando un costo della mano d’opera di gran lunga inferiore a quello dei paesi industrializzati ad esempio, ma cosa più importante sotto il profilo dell’investimento in questa regione, è la presenza e la crescita esponenziale di un’ampia domanda, dovuta al gran numero di consumatori locali, infatti, più persone significa più beni prodotti, e anche più salari e stipendi, che sono alla base dei consumi. L’altro grande motore della crescita è la produttività, più un gruppo di lavoratori riesce a produrre e più rapidamente crescerà la loro economia. Nei paesi in via di sviluppo c’è molto più margine per far crescere la produttività rispetto ai paesi già sviluppati. Per questi due motivi la maggior parte delle strategie d’internazionalizzazione delle imprese degli anni Novanta si sono concentrate su questi Paesi, innanzi tutto per ricercare vantaggi di costo in termini produttivi, e poi insediando in essi delle vere e proprie sedi con lo scopo di conquistare gli utenti della zona.
Determinante importante che ha caratterizzato lo sviluppo di tali Paesi è stata anche la possibilità di sfruttare il loro vastissimo territorio ricco di risorse naturali strategiche per l’abbattimento dei costi di produzione.
Tra le altre variabili in grado di influenzare la produttività, una che ricopre particolare importanza è l’istruzione, legato all’istruzione è l’uso della tecnologia, anch’essa in grado di stimolare l’aumento della produttività. Il governo è un altro fattore di ovvia importanza per un paese che voglia diventare più produttivo, perché è il governo a fornire la struttura, il sostegno e gli incentivi necessari per la crescita. La stabilità, la credibilità, lo stato di diritto e l’assenza di corruzioni sono altri elementi essenziali per la crescita di un’economia. Altrettanto importanti sono i fattori macroeconomici, un livello di inflazione contenuto e stabile, come abbiamo già accennato prima, è cruciale per la produttività, perché le aziende non amano correre rischi o pianificare quando il futuro è incerto. Le economie cui i governi circoscrivono la spesa pubblica a livelli gestibili, e mantengono un debito non eccessivo, appaiono anch’esse in grado di sostenere una produttività più elevata. Il grado in cui ciascun paese partecipa al commercio internazionale è probabilmente un altro fattore rilevante per la crescita.
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Grazie all’apporto dei flussi di capitali internazionali, e soprattutto degli investimenti diretti esteri, i paesi maturano la volontà di cambiare: di adottare o copiare le migliori pratiche, di adeguarsi agli standard più elevati delle nazioni sviluppate. In questo modo, si mettono in condizioni di diventare più produttivi. Gli scambi entro i paesi BRIC hanno subìto una brusca accelerazione, soprattutto perché Brasile e Russia forniscono a Cina e India gran parte delle materie prime di cui necessitano. I paesi BRIC, e soprattutto Cina e Brasile, attirano sempre più gli investimenti esteri. Inoltre hanno accumulato cospicue riserve valutarie. Naturalmente le proiezioni di crescita per ciascuno dei paesi BRIC sono diverse, perché i quattro paesi non hanno situazioni demografiche paragonabili. I numeri complessivi della crescita, ovviamente, sono solo un pezzo del puzzle. Per comprendere appieno come funzionano i paesi BRIC, è necessario esaminarli uno per uno:
- Brasile, Oggi il Brasile è il più ambito dei paesi BRIC per gli investimenti diretti esteri, oggi tutto il mondo ha compreso che il ribaltamento dell'economia brasiliana, da catastrofe iperinflazionaria a superpotenza latinoamericana del ventunesimo secolo, era una possibilità realistica. Come la Cina ha dimostrato la sua maturità durante la crisi finanziaria asiatica del 1997, così il Brasile ha dato prova della sua tempra nella crisi globale del 2008. In passato, il Brasile si sarebbe trovato nell'occhio del ciclone: la valuta, i tassi di interesse è l'inflazione avrebbero subito grandi stravolgimenti. Invece stavolta ha tagliato i tassi, Anziché soccombere alla crisi è riuscito a riprendersi in tempi brevi.
Le misure di stabilità varate nel decennio precedente hanno permesso di implementare politiche espansive in una fase in cui altri paesi erano messi con le spalle al muro. Oggi la paura è quella che il Brasile possa soffrire almeno in parte della cosiddetta "malattia olandese": grazie alla ricchezza di materie prime, e agli alti tassi di interesse, la valuta nazionale potrebbe essere cresciuta troppo e troppo in fretta, il che potrebbe danneggiare il settore manifatturiero. Il vasto territorio e le abbondanti risorse naturali lasciano presagire un grande potenziale economico. Per gran parte del ventunesimo secolo il Brasile è rimasto uno dei paesi in più rapida crescita al mondo e ha attratto milioni di immigrati. Negli anni cinquanta iniziarono ad arrivare gli investimenti esteri, e le multinazionali aprirono le prime consociate in Brasile. Ma nei soldi anni 90, il Brasile ha vissuto tre crisi finanziarie, un gruppo di politici ed economici di spicco, ha identificato nell'iperinflazione il principale problema del Brasile, e ha deciso di combatterla.
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Dopo decenni di indipendenza dai finanziamenti esteri, finalmente il Brasile sì è impegnato nel difficile compito di stabilizzare la sua valuta. Le coraggiose misure varate per tagliare i costi hanno ridotto gli investimenti nelle infrastrutture decurtato di capitali. L'inflazione è stata finalmente portata sotto controllo. Nel 2003 si poteva affermava che il Brasile aveva ancora riforme importanti da implementare: aprirsi al commercio, abbattere il tasso debito/PIL e accogliere il settore privato nei mercati del debito, È aumentare il tasso di investimenti e di risparmio. Senza queste misure, si temeva che il Brasile sarebbe rimasto indietro rispetto agli altri BRIC.
Tutto il resto, in Brasile, era estremamente attraente: la cultura, lo sport, le risorse. È sempre stato un paese facile da amare. Una volta che la sua economia si è risvegliata, il mondo era pronto ad accogliere a braccia aperte. L'ascesa del Brasile come potenza economica si è svolta molto più rapidamente, almeno nei termini del dollaro americano, di quanto si prevedesse nel 2001 e 2003. Ciò è dovuto principalmente alla forte ascesa del real nei confronti del dollaro e di molte altre valute, ma anche conseguenza di un tasso di crescita più stabile e più elevato. Tornando a osservare il quadro generale, i principali dati economici del Brasile sono sorprendenti: è stato il quinto paese più popoloso al mondo, giovane e in crescita. È come si mostrava nelle previsioni per il 2050, il Brasile è un grande potenziale: è in grado di diventare un'economia vicina ai 10.000 miliardi di dollari, ovvero circa il quintuplo di oggi.
Oggi è il secondo BRIC in ordine di grandezza, ma è probabile che venga sopravanzato dall'India nei prossimi 10 anni circa, semplicemente perché l'India ha una popolazione più numerosa. Ma se il Brasile proseguire lungo la strada tracciata negli ultimi 10-15 anni, a buon possibilità di vederlo crescere il suo PIL è di realizzare appieno il proprio potenziale economico.
-Russia, È difficile trovare interlocutori ottimisti sul futuro della Russia. Molti ritengono anzi che dovrebbe essere esclusa dal BRIC.
La difficile situazione demografica della Russia, L'eccessiva dipendenza dall'energia e dalle materie prime, e i problemi di governance è del sistema giudiziario la rendono indegna di esercitare il potere correlato al suo status di paese BRIC. Se è vero che la Russia e in serie difficoltà, è vero anche che il suo PIL pro capite potrebbe diventare più alto degli altri BRIC, è addirittura più alto di tutti gli altri paesi europei.
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Se la Russia riuscirà ad esprimere tutto il suo potenziale, che era per l'Unione Europea è il mondo una serie di questioni sociopolitiche interessanti e complesse, accanto alle più ovvie questioni economiche. Al centro delle attuali difficoltà della Russia c'è la situazione demografica. Si ritiene comunemente che il futuro economico della Russia sia preoccupante, perché la popolazione potrebbe calare bruscamente a causa di un’eccessiva mortalità. Infatti, intervenire sulla demografia è certamente uno degli obiettivi dei leader russi. La popolazione era in calo fin dal crollo dell'unione sovietica, per una molteplicità di cause: emigrazione, aumento della mortalità è decremento della natalità, l'epidemia di HIV. Economisti e sociologi dibattevano sulle cause, alcuni incolpavano l'improvvisa sparizione del sistema di Welfare sovietico, rimpiazzato da un liberismo più anarchico. Quali che fossero le cause, se la Russia non fosse corsa ai ripari e la sua popolazione rischiava di scendere sotto i 100 milioni del 2050. Putin ha proposto una vasta gamma di sussidi e di incentivi economici per aumentare la natalità: per esempio l'aumento degli assegni di maternità, a 53 $ al mese per il primo figlio è circa 107 Per il secondo. Ai genitori di un secondo figlio il governo ha promesso 10.000 $. L'obiettivo era frenare il declino demografico che procedeva al ritmo di 700.000 unità all'anno. Se la Russia riuscirà a compiere questa rivoluzione demografica, le sue prospettive economiche miglioreranno drasticamente. La Russia non ha bisogno di altissimi tassi di crescita, deve solo evitare le crisi. La storia della Russia, fatta di istruzione centralizzata con altissimi standard matematici scientifici, le permetterà facilmente di incrementare l'impiego della tecnologia moderna e le applicazioni innovative. Sarà uno sviluppo positivo non solo per le aziende, ma anche per i governanti delle della nazione. Quindi riassumendo, a livello microeconomico, la Russia mostra la sua forza sul fronte dell'istruzione e delle comunicazioni: telefonia, informatica, Internet.
I suoi punti deboli e, a parte la bassa aspettativa di vita, sono la stabilità politica, lo stato di diritto, la corruzione è l'ingerenza del governo nella vita quotidiana.
-India, L'India è il più grande mistero del BRIC. Il suo andamento demografico è sorprendente, il più positivo al mondo.
Nei prossimi venticinque o trent'anni, la popolazione attiva potrebbe aumentare dello stesso numero di persone che attualmente vivono negli stati uniti, trecento milioni. La forza lavoro indiana diventerebbe quasi pari a quella cinese è statunitense messe insieme. Queste cifre irresistibili bastano a fare dell'India uno dei paesi più influenti a livello internazionale.
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L'India ha inoltre alcuni grandi vantaggi: un sistema giudiziario credibile, vasta porzione della popolazione che parla la lingua inglese è aziende tecnologiche autoctone che si stanno espandendo a livello globale. la rapida crescita della Cina la spronata all'azione, e ora non ha intenzione di restare indietro. In teoria, l'India potrebbe superare il Giappone nei prossimi venti trent’anni anni e diventare la terza economia mondiale, alla luce del suo andamento demografico ha la possibilità di aumentare il PIL reale più velocemente di tutti gli altri paesi BRIC. Entro il 2050 l'India potrebbe essere oltre trenta volte più grande di oggi, in termini economici. La buona notizia sull'India negli ultimi 10 anni è che non ha avuto un grande crisi economica. Non ha fatto nulla di spettacolare, né nel bene né nel male, ancora oggi però, nei comparti più cruciali, resta in ritardo sulla Cina di quindici o vent'anni. È tuttavia necessari precisare che L'India ha alcuni problemi che la Cina non ha, infatti, sue amministrazioni regionali sono molto autonoma, quindi il governo centrale non può dettare le politiche. È una democrazia, con tutto ciò che ne consegue: partiti che bisticciano, un antiquato sistema di caste, molteplici fedi religiose, per non parlare della complessa eredità del colonialismo. Ci sono voci e opinioni in conflitto, non il singolo obiettivo che muove la Cina. Quella dell'India è un'economia molto autosufficiente rispetto agli altri BRIC, ne è la riprova il fatto che negli ultimi dieci anni abbiamo visto l'India sopportare l'onore più gravoso dell'aumento dei prezzi delle materie prime. Se l'è cavata, come il Brasile se l'è cavata nella crisi economica con il crollo dei prezzi delle materie prime. Se paragoniamo i quattro BRIC, ci accorgeremo che era impossibile giudicare la forza della crescita in Russia e Brasile finché non sono calati i prezzi delle materie prime. Al contrario, L'India ha mostrato la sua forza crescendo anche come importatore netto di materie prime in un decennio in cui i prezzi non facevano che aumentare. Le infrastrutture indiane hanno bisogno di investimenti colossali, e di un mercato più evoluto dei bond governativi e aziendali per finanziarle. È necessario inoltre abbattere le barriere alle importazioni agli investimenti diretti esteri. Le importazioni sono in crescita, ma i politici si preoccupano ancora troppo della competizione dall'estero è al taglio delle tariffe.
Per esprimere tutto il suo potenziale, l'India ha bisogno di importare molto: risorse naturali dall'Australia e dall'Indonesia, istruzione dalla Gran Bretagna.
Più l'India riuscirà a semplificare questo processo, più rapidamente potrà crescere. Migliorare le infrastrutture e il sistema sanitario sarà essenziale per stimolare il futuro.
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Gli investitori stranieri sono impazienti di lavorare in India, ma sono frenati dalla paura e normative e rischi legali che rendono difficile acquisire quote consistenti delle aziende indiane. I leader politici indiani comprendono la necessità di investimenti esteri per stimolare la crescita, ma sembrano spaventati dalla reazione dell'opinione pubblica all'ingresso degli stranieri nei loro mercati. L'India dovrà lottare su più fronti per
cambiare a mangiare, perché è una nazione molto complessa da
governare. È illuminante il contrasto con la Cina, due paesi con popolazioni simili, eppure la Cina, che in teoria è ancora un paese comunista, procede a grandi passi, mentre l'India, la più grande democrazia del mondo, spesso si trova ad arrancare. -Cina, quella della Cina è la storia più straordinaria della nostra generazione. È davvero impossibile sopravvalutare l'importanza della Cina per tutti noi, non solo per 1,3 miliardi di cinesi. Il futuro dell'intero pianeta, quasi 7 miliardi di persone, è legato alla al successo della Cina. Come gli altri BRIC, la Cina è ricca di contraddizioni. I primi occidentali a capire l'evoluzione della Cina sono stati gli imprenditori internazionali, i dirigenti delle multinazionali, i grandi marchi della vendita al dettaglio, gli imperi del prodotto e delle comunicazioni. Naturalmente, il segreto della straordinaria crescita della Cina È la sua popolazione. Quando il governo ha deciso di aprirsi alle relazioni con il resto del mondo, all'inizio degli anni 80, hanno preso avvio le trasformazioni economiche che hanno poi subito un'accelerazione negli anni novanta e duemila. Milioni di persone si sono trasferite nelle città, contribuendo alla crescita della Cina come produttore globale e traendone beneficio. Una popolazione attiva numerosa e in grado di incrementare la produttività è la ricetta più efficace per una crescita forte e