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La norma ISO 14001 (1996) e il regolamento EMAS 761/2001.

6. Gli strumenti di attuazione e misurazione della responsabilità sociale delle imprese: gli standards attuali.

6.5. La norma ISO 14001 (1996) e il regolamento EMAS 761/2001.

La tematica della responsabilità sociale comprende anche la questione della sostenibilità ambientale, in quanto la salvaguardia dell’ambiente naturale costituisce un dovere nei confronti delle generazioni future, i cosiddetti stakeholders senza voce attiva.

Le norme fissate in materia ambientale, così come quelle relative alla sicurezza sul lavoro, infatti non possono più essere disattese, in quanto si fanno sempre più realistiche le previsioni di conseguenze negative, in termini sia di costi (legati a incidenti ambientali, incidenti sul lavoro, denunce per malattie professionali, sanzioni) sia in termini di immagine negativa (cattivi rapporti con i dipendenti, ostilità della popolazione locale e così via).

Nella prassi tuttavia, complice anche la maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti della conservazione dell’ecosistema, le iniziative di politica ambientale, tanto a livello nazionale quanto su scala globale, si sono sviluppate indipendentemente dalle tematiche della RSI, dando vita ad apposite normative e certificazioni ambientali, volte a sostenere la sostenibilità dello sviluppo.

I principi cardine su cui si fonda l’approccio della sostenibilità sono la necessità di attribuire un valore all’ambiente, la riduzione di ogni forma di inquinamento e il

perseguimento di obiettivi di equità, in modo da venire incontro ai bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Al riguardo, il ruolo dell’impresa non deve essere passivo bensì motivato dalla ricerca di soluzioni appropriate, sia tecniche che organizzative, al fine di rispettare quantomeno i requisiti di legalità, tenendo conto di un obiettivo fondamentale per l’impresa, quale il controllo e la riduzione al minimo dei costi da sostenere.

Auspicabile sarebbe infatti l’assunzione da parte dell’impresa di un approccio proattivo, volto all’aumento di efficacia e di efficienza nella gestione delle problematiche ambientali, per individuare delle soluzioni strategiche e operative innovative, cosìcchè l’ambiente possa essere vissuto non solo come vincolo ma anche come fonte di opportunità, come un fattore attraverso il quale recuperare competitività e migliorare l’immagine aziendale.

Accanto all’Unione Europea un ruolo importante nel dare impulso alla diffusione di strumenti innovativi per governare la complessa materia del rapporto impresa- ambiente, senza compromettere l’efficienza e la competitività della prima, è stato dato dagli enti di standardizzazione. La prima norma in tal senso è stata la BS 7750, pubblicata dal British Standard Institute (BSI) nel 1992, relativa all’implementazione di un sistema di gestione in grado di ridurre ogni forma di inquinamento dovuta al ciclo di produzione. Sull’esempio del BSI altri enti normativi nazionali hanno redatto norme similari, rendendo necessario l’intervento di un organismo superiore per evitare eccessive sovrapposizioni normative e disomogeneità.

Un ruolo di coordinamento è stato svolto dall’International Organization for

Standardization (ISO), che ha pubblicato la serie delle ISO 14000, norme di carattere

volontario, valide in tutto il mondo e approvate dai singoli Stati (in Italia è stato ratificato nel novembre 1996, da parte dell’Ente di Unificazione Nazionale o UNI) in materia di Sistemi di gestione ambientale (SGA), utili soprattutto ai fini della relativa certificazione dell’attività produttiva.

Oltre a questo vi è il Regolamento Comunitario 761/2001 (che ha sostituito il Regolamento 1836/1993), meglio noto come Regolamento EMAS II (Eco

Management and Audit Scheme), relativo all’adesione volontaria delle imprese del

settore industriale al Sistema comunitario di ecogestione e audit, voluto dall’Unione Europea nell’ambito del V Programma di azione per favorire un rapporto nuovo tra imprese, istituzioni e pubblico basato sulla cooperazione, sul supporto reciproco e sulla trasparenza.

Questi documenti rappresentano oggi i riferimenti più autorevoli per l’implementazione di sistemi di gestione ambientale nelle organizzazioni.

La ISO 14001 specifica i requisiti di un sistema di gestione ambientale che consente all’organizzazione di formulare una politica ambientale e stabilirne gli obiettivi, tenendo conto delle prescrizioni legislative e delle informazioni riguardanti gli impatti ambientali più significativi generati dallo svolgimento della propria attività. Anche il Regolamento EMAS permette alle imprese di istituire volontariamente un sistema di eco-gestione e audit per la valutazione e il miglioramento dell’efficienza ambientale delle attività svolte e per la presentazione al pubblico delle informazioni pertinenti.

Entrambi i sistemi si pongono come obiettivo di incoraggiare un atteggiamento dinamico da parte delle imprese e delle organizzazioni in modo da promuovere la consapevolezza, la trasparenza, il confronto concorrenziale, la gestione sistematica dell’ambiente e il costante miglioramento delle prestazioni.

Le principali differenze tra i due riferimenti in termini di caratteristiche del SGA, di auditor e destinatari della certificazione consistono nel fatto che uno è più prettamente istituzionale (EMAS) e l’altro più legato alle logiche di mercato.

6.6. La Vision 2000.

Le evoluzioni del tema della responsabilità sociale e la riflessione scientifica e non sulle problematiche ad esso connesse hanno permesso ai sistemi di gestione di qualità, tradizionalmente orientati alla soddisfazione del cliente, di aprirsi a un numero più ampio di stakeholders, i quali sono entrati in scena a pieno titolo anche nell’ambito delle norme tecniche che definiscono i sistemi di gestione per la qualità.

Con la Vision 2000 infatti le parti interessate – investitori, dipendenti, fornitori,

partners tecnologici o commerciali, comunità locali, istituzioni pubbliche –

assurgono, al pari dei clienti, a soggetti dei quali devono essere soddisfatti i requisiti e le attese.

L’azienda che intende operare in regime di qualità ha quindi ora l’esigenza di sviluppare canali di comunicazione non solo con i propri clienti, ma anche con il variegato insieme degli stakeholders, al fine di individuare i fattori che influiscono sulla qualità, ai quali si sommano le variabili di interesse ambientale e sociale, il cui ruolo viene ora pienamente riconosciuto.

I requisiti che il sistema aziendale di gestione di qualità deve essere in grado di soddisfare sono dunque divenuti molto più articolati e complessi rispetto a quelli tradizionalmente considerati. Nel caso dei requisiti dei prodotti, ad esempio, non sono in gioco solo gli aspetti tecnici, la capacità di garantire determinate prestazioni in condizioni di impiego e precisamente specificate: un prodotto di qualità oggi è un prodotto che incorpora parte dei valori che la collettività condivide, è un prodotto socialmente e, soprattutto, ecologicamente corretto.

L’evoluzione della tematica si deve tra l’altro allo sviluppo e alla revisione delle norme ISO 9000, formulate da un comitato tecnico ISO/TC 176 Quality management

and quality assurance (Gestione per la qualità ed assicurazione della qualità) e frutto

dei lavori di oltre sessanta paesi attraverso i rispettivi organismi normativi nazionali. Per l’Italia ha partecipato l’Ente Nazionale di Unificazione (UNI) con la sua commissione tecnica Qualità ed affidabilità (CQA). Secondo le norme ISO 9000 (2000) si possono individuare otto principi di gestione per conseguire gli obiettivi per la qualità: 108

- Organizzazione orientata al cliente: le organizzazioni dipendono dai clienti e dovrebbero pertanto capire le loro esigenze presenti e future, rispettare le loro richieste e mirare a superare le loro stesse aspettative, prevenendole;

108

- Leadership: i dirigenti e i capi reparto stabiliscono unità di intenti e indirizzi, e determinano l’ambiente interno dell’organizzazione. Essi favoriscono l’ambiente adatto al pieno coinvolgimento del personale nel perseguimento degli obiettivi organizzativi;

- Coinvolgimento del personale: le persone, a tutti i livelli, costituiscono l’essenza dell’organizzazione e il loro pieno coinvolgimento permette di mettere le loro competenze al servizio dell’organizzazione;

- Approccio per processi: un risultato desiderato è ottenibile in maniera più efficace laddove le attività e le risorse necessarie per il suo raggiungimento sono gestite in ottica di processo;

- Approccio sistemico: identificare, capire e gestire un sistema di processi interconnessi per perseguire determinati obiettivi contribuisce all’efficacia ed efficienza dell’intera organizzazione;

- Miglioramento continuo: il circolo virtuoso del miglioramento continuativo deve costituire un obiettivo permanente per l’organizzazione;

- Approccio a dati reali nel prendere le decisioni: le decisioni efficaci devono basarsi sull’analisi, logica ed intuitiva, di dati e informazioni reali;

- Rapporti di mutuo beneficio con i fornitori: un rapporto di reciproco beneficio fra l’organizzazione e i propri fornitori migliora la capacità di entrambi di creare valore.