6. Gli strumenti di attuazione e misurazione della responsabilità sociale delle imprese: gli standards attuali.
6.4. Sustainability reporting guidelines del GRI (1999-2000-2002)
Il GRI (Global Reporting Initiative) venne fondato nel 1997 per iniziativa del
CERES (Coalition for Environmentally Responsible Economies), in collaborazione
con l’UNEP (United Nations Environment Programme). Vi partecipano attivamente gruppi industriali, organizzazioni non governative, servizi di contabilità, associazioni commerciali, università e altri gruppi di stakeholders.
L’iniziativa del GRI, analogamente a quella che ha condotto alla formulazione dello standard SA 8000, traeva origine dalla constatazione che numerose società nel mondo riportavano volontariamente informazioni sulle loro politiche, prassi e
performances in campo economico, ambientale e sociale, ma tali informazioni erano
ritenute, in genere, incoerenti, incomplete e soprattutto non verificate. Inoltre, i
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metodi di misurazione e di comunicazione variavano ampiamente in base al settore industriale, all’ubicazione dell’azienda, ecc.
Lo scopo del GRI è dunque quello di sviluppare e diffondere linee guida comuni a uso volontario, applicabili a livello internazionale e dirette a migliorare la comparabilità e la credibilità dei risultati ottenuti dalle imprese. In particolare, l’obiettivo fondamentale è quello di fornire un modello di rendicontazione di credibilità pari a quella finanziaria: allo scopo il GRI basa le sue Guidelines sui tre principi cardine di accountability, governance e sustainability, vale a dire sulla base di un approccio generale che non va nella direzione di fornire una descrizione puntuale dei parametri da adottare, bensì mira alla costituzione di un processo dinamico (accountability) che porti a stabilire un percorso di sostenibilità (sustainability) nell’ambito di un miglioramento nella gestione per le imprese che lo adottano (governance).
Il primo documento del GRI (Sustainability Reporting Guidelines on Economic,
environmental and social performance) venne pubblicato in forma di bozza nel
marzo del 1999 a Londra e sottoposto a sperimentazione attraverso una ventina di applicazioni pilota, tutte in imprese multinazionali. Questo periodo di sperimentazione, durante il quale furono raccolti svariati commenti e proposte di integrazione, condusse alla pubblicazione nel giugno del 2000 di una versione riveduta e aggiornata delle Guidelines, a sua volta sottoposta a revisione e miglioramento fino alla stesura della ultima versione delle stesse nel 2002.
Le Guidelines propongono un modello che, sebbene ispirato principalmente alle esigenze delle grandi imprese profit, come dimostra il fatto stesso della sperimentazione nell’ambito delle grandi imprese multinazionali, si rivolgono anche ad organizzazioni pubbliche, non profit e alle piccole e medie imprese.
Una caratteristica peculiare del modello del GRI è quella di affrontare, in un unico documento, problematiche economiche, ambientali e sociali, fornendo al contempo una serie di esempi, per ciascuna delle aree, utili a individuare un grado accettabile di performance. Questo criterio, detto dell’eccellenza (tecnica dei cicli
produttivi rispetto agli standards economici e di sostenibilità sociale e ambientale), è uno dei tre pilastri su cui si fondano le Guidelines.
Con riferimento alle problematiche ambientali, sono indicati una serie di indicatori generici (cioè validi per tutte le organizzazioni) e specifici (risultanti dalle consultazioni con gli stakeholders e relativi a un determinato settore).
Per quanto riguarda la sezione economica, le Guidelines affrontano i temi del profitto, degli investimenti, dei beni intangibili, dei salari, della produttività della manodopera, delle tasse, dello sviluppo della comunità locale, dei rapporti con i fornitori, delle caratteristiche dei prodotti e servizi offerti.
Con riferimento, infine, alle problematiche connesse all’area sociale, i temi trattati sono quelli dei posti di lavoro, della qualità del management, dei salari, delle discriminazione, della formazione, del lavoro minorile, della libertà di associazione, dei diritti umani e della sicurezza.
Oltre a un ambito di applicazione particolarmente ampio, se non onnicomprensivo, e una visione globale delle problematiche normalmente connesse alla attività imprenditoriale, le Guidelines conferiscono particolare importanza alle esigenze di semplificazione e trasparenza nella diffusione delle informazioni, con sistemi che tuttavia non pregiudichino la completezza delle informazioni contenute nei vari documenti di bilancio.
L’inclusività, vale a dire l’apertura al dialogo con gli stakeholders, e la trasparenza dell’informazione costituiscono gli altri due pilastri, oltre a quello
dell’eccellenza, delle Guidelines.
Per ciascuna delle suddette aree, innanzitutto, si invitano le organizzazioni a elaborare sia indicatori sintetici, che cioè mettono in relazione performances dell’organizzazione e condizioni sociali macro, sia indicatori integrati che invece mettono in relazione tra loro performance economica, ambientale e sociale.
L’obiettivo è favorire la redazione di report di sostenibilità in cui vengono trattate in modo integrato la dimensione economica, sociale e ambientale delle attività dell’impresa cercando di ricondurre a una logica unitaria i diversi documenti che finora sono stati elaborati ciascuno con una propria metodologia e un proprio
linguaggio specialistico: bilancio finanziario, bilancio ambientale, bilancio etico e bilancio sociale. Il GRI si orienta verso un unico documento di bilancio, che raccoglie i risultati complessivi (economico-finanziari, ambientali e sociali) conseguiti dall’impresa nel corso dell’esercizio: la triple bottom line. Tutto questo per rispondere all’esigenza di semplificazione e di coerenza che esprimono le imprese e, insieme, per offrire un quadro complessivo capace di soddisfare i diversi
stakeholders, senza rinunciare alla specificità e alla completezza delle singole sezioni
di bilancio.
I vari documenti, in secondo luogo, dovrebbero essere formulati in modo omogeneo, rispondente a determinati principi di redazione, in forma tale da favorire la comprensione da parte del lettore e agevolare il confronto con rapporti simili, così da ridurre la confusione negli approcci, da fornire agli stakeholders informazioni pertinenti, complete e attendibili, favorendo il loro coinvolgimento e stimolando le loro richieste e da far sì che il management possa migliorare i processi decisionali interni.
Le Guidelines si compongono di 4 sezioni:
1) la prima (Introduction and General Guidance), di carattere introduttivo, contiene informazioni sulla utilità e le caratteristiche del GRI, e una guida generale sulla struttura e l’applicabilità delle Guidelines;
2) la seconda (Reporting Principles and Practices) è dedicata all’esposizione dei principi e delle caratteristiche qualitative della rendicontazione e indica concetti e pratiche fondamentali per promuovere la coerenza e la comparabilità del rapporto;
3) la terza (Report Content) indica qual è la struttura di un rapporto GRI, i suoi contenuti specifici, e riporta una guida per compilare le varie parti del rapporto;
4) la quarta sezione (Annexes) contiene 4 allegati e presenta una selezione di iniziative che potrebbero aiutare ad elaborare il rapporto GRI; fornisce inoltre ulteriori indicazioni per l’utilizzo delle Guidelines. Dei quattro allegati finali sono da segnalare due guide che affrontano questioni di grande rilievo per la diffusione e l’affidabilità del bilancio sociale: la prima riguarda l’applicazione incrementale delle
processo di rendicontazione; nella seconda, attinente alla verifica esterna etica e sociale, in cui GRI riconosce la completa mancanza di standards e di linee guida, ma allo stesso tempo detta alcuni requisiti minimi di forma e contenuto per la redazione della relazione del revisore.
Pur essendo molto vantaggiose per la completezza delle problematiche trattate e per la loro generalità, che le rende applicabili in tutti i settori, nonché particolarmente apprezzate (basti pensare che sono state scelte come standard di riferimento dal
Global Compact di Kofi Annan), va notato che le Guidelines, specie se confrontate
con altri standards, scontano il limite dell’assoluta mancanza di strumenti di controllo delle performances dell’organizzazione, lasciati alla discrezione delle organizzazioni interessate.