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La perpetuazione della “cultura della segretezza”

5. Una prima valutazione critica su FRONTEX

5.4. La perpetuazione della “cultura della segretezza”

Come già evidenziato nello scorso capitolo, trovare delle fonti valide alle quali attenersi per ottenere delle informazioni attendibili su FRONTEX è un’operazione molto complicata. Se da un lato, infatti, è facile imbattersi in articoli giornalistici che riportano sprazzi di verità alternati a righe su righe di supposizioni se non addirittura notizie infondate, dall’altro lato risulta anche difficile trovare dei documenti ufficiali prodotti dalla stessa Agenzia che informino sull’andamento delle attività da essa condotte. Un esempio su tutti, che concerne in particolare il mio lavoro di ricerca: FRONTEX non pubblica regolarmente i report relativi alle operazioni congiunte effettuate alle frontiere esterne. Nel reperimento dei dati relativi a queste ultime, è necessario attenersi alle informazioni inserite nei documenti relativi alle analisi dei rischi, pubblicati su base annuale, o nelle relazioni annuali sull’operato generale dell’Agenzia; relativamente alle prime, dal 2010 sono reperibili sullo stesso sito di FRONTEX i documenti relativi all’Analisi dei Rischi Annuale (ARA), all’Analisi dei Rischi Annuale relativa alle frontiere orientali dell’Unione (EB ARA), all’Analisi dei Rischi Annuale relativa ai Balcani occidentali (WB ARA) e i rapporti redatti dall’Unità per l’Analisi dei Rischi (FRAN). Un ulteriore aiuto proviene dai comunicati stampa che l’Agenzia pubblica nella sezione “news” del suo sito web, ma si tratta di informazioni pubblicate senza una vera e propria periodicità e talvolta palesemente in contrasto con i dati inseriti nei documenti sopra citati. Se dunque da un lato la quantità di notizie attendibili relative all’Agenzia risulta scarsa, dall’altro lato lo stesso si può dire per quanto riguarda la loro qualità. Marin afferma:

“If Frontex (scarce and well-controlled) reports depict operational missions delivering nothing but outputs technically measurable (number of persons intercepted, facilitators arrested, persons saved, etc.), the same reports do not tell or explain what has happened in reality to migrants and how”131

.

La questione della trasparenza risulta di fondamentale importanza per l’ambito di lavoro dell’Agenzia per le frontiere esterne in quanto essa va ad intersecarsi con

131 Marin Luisa, Policing the EU's External Borders: A Challenge for the Rule of Law and

Fundamental Rights in the Area of Freedom, Security and Justice? An Analysis of Frontex Joint Operations at the Southern Maritime Border, in “Journal of Contemporary European Research”, vol. 7 (4), pp. 468-487, http://www.jcer.net/ojs/index.php/jcer/article/view/379/305.

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un’altra questione molto importante: quella dell’accountability. In particolare, la mancanza di informazioni certe riguardanti l’attività svolta dall’Agenzia lede la

social accountability di quest’ultima; essa fa sì che venga meno la fiducia nei suoi

confronti da parte dell’opinione pubblica, in quanto i cittadini non dispongono di nessuna fonte di informazione certa riguardo i risultati raggiunti grazie alla cooperazione tra gli Stati membri alle frontiere esterne132. Pollack e Slominski arrivano addirittura ad affermare che FRONTEX ha perpetuato la “cultura della segretezza”133, da cui il titolo del presente paragrafo. La “segretezza” alla quale si

riferiscono i due autori era già presente in SCIFA+/PCU; FRONTEX avrebbe dovuto configurarsi come strumento risolutivo delle problematiche di tale gruppo di lavoro ma così non è stato. L’unico meccanismo di trasparenza garantito dall’Agenzia consiste attualmente nel Regolamento 1049/2001, il quale autorizza tutti i cittadini degli Stati membri, sia persone fisiche sia giuridiche, a richiedere l’accesso ai documenti delle istituzioni, seppur con le dovute riserve.

Il problema della mancanza di trasparenza è doppiamente grave rispetto alle altre problematiche che possono affliggere l’Agenzia, per due motivi: innanzitutto, come già sottolineato nell’introduzione al capitolo, il fatto che l’Agenzia non dia sue notizie al pubblico e soprattutto ai media contribuisce a creare intorno ad essa un alone di mistero, destinato a divenire sempre più fitto nel tempo; in secondo luogo, si tratta di un argomento particolarmente importante poiché era già stato evidenziato nel gruppo di lavoro SCIFA+/PCU, il quale avrebbe dovuto essere migliorato o definitivamente annullato dalla creazione dell’Agenzia, sebbene così non sia stato. Già nel 2009 Pollak e Slominski, identificavano delle soluzioni alle problematiche individuate nel corso delle loro analisi su FRONTEX:

“there is no doubt that Frontex can do better in this respect by improving its reporting activity, providing detailed statistics about its operations and give reasons for its decisions as well as the decision-making process in which they were generated. One can also think about including representatives of NGOs specialising in Human Rights in the

132

Pollak Johannes and Slominski Peter, Experimentalist but not Accountable Governance? The Role of Frontex in Managing the EU's External Borders, in “West European Politics”, vol. 32 (5),

pp. 904-924, settembre 2009,

http://studium.unict.it/dokeos/2012/courses/1001283C1/document/pollak_slominski_2009.pdf.

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Management Board which enjoys comprehensive rights of information, participation and consultation. The inclusion of NGOs during the preparation of the annual work programme would also increase Frontex’s social accountability”134.

Per quanto riguarda l’inclusione delle Organizzazioni Non Governative nei processi decisionali dell’Agenzia, abbiamo già visto come in seguito alla riforma del Regolamento 2004/2007 effettuata nel 2011 siano stati fatti dei progressi in tal senso. La problematica relativa alla trasparenza resta invece ancora una questione aperta, poiché nessuno sforzo è stato ancora compiuto dagli Stati membri in tal senso.

134 Ibidem.

118 CAPITOLO VI