6. La ripresa dei flussi nel 2013: tragedie e risposte
6.1. Le risposte delle istituzioni
La tragedia di Lampedusa ha suscitato sin da subito un forte clamore mediatico. L’opinione pubblica è rimasta sconvolta dall’episodio; non meno le autorità nazionali e le istituzioni europee, le quali hanno sin da subito espresso il proprio cordoglio per quanto avvenuto nelle acque italiane e hanno rilasciato numerose dichiarazioni la cui veridicità o meno sarebbe potuta essere constatata solo mesi dopo. Inoltre queste ultime hanno più volte manifestato la propria riconoscenza ai lampedusani sia per le azioni da essi intraprese nei confronti dei sopravvissuti sia per l’impegno profuso nelle operazioni di recupero dei cadaveri e di sepoltura degli stessi.
L’allora Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso e il Commissario per gli Affari Interni Cecilia Malström si sono recati nei giorni immediatamente successivi alla tragedia in visita a Lampedusa. Accompagnati dall’allora primo ministro italiano, Enrico Letta, e dal suo vice, Angelino Alfano, si sono recati personalmente presso il centro di accoglienza dell’isola, il quale ospitava i superstiti del naufragio del 3 ottobre. Si è trattato di una tappa non prevista, in quanto la visita al centro è avvenuta contravvenendo al programma già stabilito per la giornata, in seguito a un invito del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. Quel giorno, il 9 ottobre 2013, le quattro autorità hanno rilasciato una conferenza stampa. Il presidente Barroso ha svolto un intervento particolarmente
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incisivo, elencando tutte le azioni che l’Unione Europea intendeva intraprendere a breve per far sì che tragedie come quella avvenuta qualche giorno prima non si ripetessero mai più. Tra le sue frasi iniziali, un’implicita ammissione di colpa a livello europeo: “Il problema di uno dei nostri paesi come l’Italia deve essere percepito come un problema di tutti noi in Europa”137
. In seguito, il Presidente ha comunque riconosciuto che l’UE non ha iniziato a porre la questione dell’immigrazione al centro dei suoi interessi solo in seguito al naufragio di Lampedusa, ma ben prima. Ha nominato infatti proprio l’Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, la quale però, ha aggiunto il Presidente, evidentemente necessitava di un rafforzamento; non disponendo essa di mezzi propri, ma facendo suoi gli strumenti messi a disposizione dagli Stati membri, ulteriori sforzi dovevano essere compiuti nella coordinazione di tali risorse. Ha inoltre menzionato il nuovo programma di sorveglianza elettronica alle frontiere esterne, EUROSUR, il quale nell’ottobre 2013 si trovava ancora in fase di votazione, invitando le istituzioni a procedere verso una sua approvazione e premendo affinché esso divenisse operativo entro la data massima del 2 dicembre. Barroso sottolineava, inoltre, in quell’occasione, la necessità per l’Unione Europea di istituire dei partenariati con i paesi di origine dei flussi migratori, volti a migliorare le condizioni di vita degli abitanti di tali paesi, e quindi alla riduzione del numero dei migranti. A tal proposito, puntava implicitamente il dito contro i contrabbandieri che si approfittano della disperazione della gente per lucrare sui viaggi in mare. Infine, il Presidente ha annunciato un grande intervento che sarebbe stato svolto nell’immediato futuro in sostegno all’Italia e al lavoro che essa svolge nel Mediterraneo: lo stanziamento di un fondo speciale consistente in 30 milioni di euro da destinare alla gestione del problema dei rifugiati nel nostro paese.
Nonostante la profusione di interesse dimostrata dalle istituzioni nel caso della tragedia di Lampedusa, come già ricordato, appena qualche giorno dopo un altro naufragio si verificava al largo di Malta. Questa volta è stato il Commissario
137 Il video della conferenza in questione è disponibile al seguente link:
http://video.sky.it/news/cronaca/lampedusaconferenza_stampa_di_enrico_letta_e_barroso_pt1/v17 3892.vid
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Malmström a prendere la parola, rilasciando una dichiarazione che affermava, tra le altre cose:
“These new horrible events are happening while we still have the shocking images of the tragedy in Lampedusa in our minds and stress even more strongly the urgency of a wide Frontex search and rescue operation in the Mediterranean, from Cyprus to Spain, to better detect and assist boats in distress. I reiterate my call to all EU Member States to quickly make available the necessary resources to allow Frontex to define the details of such an operation. […] I also call on North African countries, in particular Libya, to fight more effectively the criminals who put these people in unseaworthy vessels and organise these journeys of death”138
.
Si reiterava dunque la duplice linea d’azione già delineata dal presidente Barroso a Lampedusa: da un lato un’implicita ammissione di colpe, esortando gli Stati membri ad utilizzare i mezzi già disponibili, come l’Agenzia per la gestione delle frontiere esterne; dall’altro lato un richiamo alle autorità nordafricane e alla collaborazione reciproca onde evitarsi il ripetersi di simili tragedie.
Ulteriori riferimenti riguardo alla tragedia di Lampedusa e al successivo naufragio di qualche giorno posteriore possono essere identificati nelle Conclusioni del Consiglio Europeo tenutosi a Bruxelles il 24 e 25 ottobre 2013. Già in occasione della conferenza stampa del 9 ottobre l’allora presidente del Consiglio italiano Letta aveva chiesto che tale Consiglio aggiungesse ai punti all’ordine del giorno la questione relativa alla gestione dell’immigrazione nel Canale di Sicilia, ed effettivamente la sua richiesta è stata accolta dai capi di governo. Nelle ultime pagine delle conclusioni del summit si possono leggere le intenzioni dei rappresentanti degli Stati europei per quel che concerne le politiche europee da attuare nell’immediato futuro in relazione ai flussi migratori irregolari. Riprendendo le parole della Malström, si esortano sia gli Stati membri dell’Unione, sia le autorità dei paesi d’origine di tali flussi ad intraprendere le misure necessarie ad un rafforzamento dei controlli alle proprie frontiere marittime. Nel primo caso in particolare, si fa riferimento a FRONTEX e al nuovo sistema di sorveglianza elettronica delle frontiere meridionali, EUROSUR. Questo
138 Statement by EU Commissioner for Home Affairs, Cecilia Malmström, on the boat capsized in
the channel of Sicily, 11 ottobre 2013, http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-13- 883_en.htm.
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dimostra chiaramente come tale sistema fosse già in fase di implementazione nel momento in cui è avvenuta la tragedia di Lampedusa; sono scorrette dunque le affermazioni avanzate da taluni autori secondo le quali tale sistema sarebbe da considerarsi una risposta immediata agli eventi dell’ottobre 2013. Il Consiglio si riservava in ogni caso di tornare sulla questione immigrazione nel giugno 2014, quando sarebbero stati definiti ulteriori orientamenti strategici in tale settore. In realtà, già nell’aprile 2014 il Parlamento Europeo, sulla base della procedura di co-decisione, ha approvato in prima lettura una riforma del Regolamento istitutivo di FRONTEX. Il nuovo testo prevede degli emendamenti che comportano dei cambiamenti fondamentali nell’azione dell’Agenzia. Essi stabiliscono innanzitutto delle regole chiare e precise per quanto riguarda le attività di ricerca e soccorso, seppur specificando che tali indicazioni si attuerebbero solo nel caso delle operazioni condotte da FRONTEX e quindi non avrebbero validità a livello internazionale. In secondo luogo si afferma l’obbligo, fino ad allora mai propriamente sancito dal Regolamento istitutivo, di effettuare le interviste a tutti i migranti soccorsi, al fine di verificare quanti di essi posseggano i requisiti per presentare richiesta d’asilo. Quest’azione si colloca nel quadro generale di una rinnovata attenzione nei confronti dei diritti umani, attenzione già esemplificata dalle modifiche apportate al Regolamento istitutivo dell’Agenzia nel 2011. Nell’effettuare le indagini sui richiedenti asilo, infatti, bisogna dedicare delle attenzioni particolari alle vittime dei trafficanti, ai minori non accompagnati e alle restanti persone particolarmente bisognose di aiuto. Inoltre, il Regolamento emendato dovrà stabilire a chiare lettere le procedure che gli ufficiali di FRONTEX dovranno eseguire nelle operazioni di rimpatrio dei migranti; bisognerà infatti accertarsi che queste siano svolte nel totale rispetto dei diritti umani, tramite uno standard di passaggi ben definiti. Un apporto fondamentale consiste nella clausola, voluta dai parlamentari europei, secondo la quale le imbarcazioni che avvistino barconi di migranti in difficoltà e scelgano di scortarle fino al porto o si occupino di effettuare vere e proprie operazioni di soccorso non possano essere soggette a sanzioni. In questo modo si eviterebbero tragedie come quelle del 3 e 11 ottobre 2013. Infine, la nuova proposta di emendamento affronta anche il problema dei respingimenti in alto mare. Questi sono severamente
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proibiti; le navi di FRONTEX potranno solo lanciare degli avvertimenti ai barconi di migranti intercettati nel corso delle operazioni congiunte ed eventualmente ordinare loro di non entrare nelle acque territoriali del paese verso il quale essi si dirigono.
Come si evince dagli emendamenti proposti e già approvati in prima lettura, il progetto di riforma dell’Agenzia per la gestione della cooperazione alle frontiere esterne mira a risolvere quelle importanti lacune che hanno fatto sì che tragedie come quella di Lampedusa potessero avere luogo, seppure FRONTEX non possa essere considerata direttamente responsabile per i fatti avvenuti nell’ottobre 2013. Le autorità europee sembrano comunque determinate a incrementare ulteriormente l’efficacia dell’Agenzia e a fornire quanto più sostegno possibile agli Stati membri nella gestione dei flussi migratori irregolari e, se da un lato questo si è tradotto in un’azione generale di riforma del Regolamento istitutivo dell’Agenzia, dall’altro lato FRONTEX è intervenuta anche nel caso specifico dell’Italia, con una nuova operazione congiunta nel mar Mediterraneo. Di essa tratterò nel prossimo paragrafo.