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Sulla base dei risultati ottenuti nell’analisi di LCA dei paragrafi 3.1 e 3.2, è stato creato uno scenario ideale nell’ottica di comprendere quali sono le migliori prestazioni che il sistema in esame può raggiungere nel caso di una ottimizzazione di tutte le operazioni coinvolte nelle diverse fasi di gestione dei rifiuti C&D e di utilizzo degli aggregati riciclati. Per la costruzione di tale scenario, quindi, sono stati assunti i valori ottimali dei principali parametri che influenzano gli impatti complessivi del sistema di gestione al fine di renderlo più sostenibile, sulla base di quanto ottenuto nelle varie analisi di sensitività effettuate. Pertanto, lo scenario ideale si basa sulle seguenti ipotesi:

• rimozione delle operazioni intermedie di stoccaggio del rifiuto;

• eliminazione dello smaltimento diretto in discarica, ovvero conferimento del 100% dei rifiuti prodotti in regione ad impianti di recupero;

• utilizzo di impianti di recupero alimentati unicamente ad energia elettrica; • distanza di conferimento dei rifiuti agli impianti di recupero pari a 20 km; • distanza di vendita degli aggregati riciclati pari a 10 km;

• distanza di vendita degli aggregati naturali pari a 40 km (invariata rispetto allo scenario base);

• presenza di domanda e offerta per la vendita degli aggregati riciclati (M=1);

• produzione del 90% di aggregati riciclati di alta qualità destinati ad applicazioni di alto livello (possibili utilizzi in strati di fondazione, strati accessori e calcestruzzi a bassa resi- stenza), che sostituiscono la produzione di aggregati naturali con rapporto di sostituzione 1:1 in massa;

• produzione del 10% di aggregati riciclati di bassa qualità, costituiti dalla frazione più fine del rifiuto (ipotizzata non eliminabile) e destinati ad essere utilizzati in ripristini ambientali; essi sostituiscono l’estrazione di mistone naturale con rapporto di sostituzione S2=Q*M, dove Q=0,86 per l’applicazione in C4 e M=1 per ipotesi del presente scenario.

Alcune delle ipotesi appena citate rendono questo scenario "ideale", in quanto non sono realmen- te applicabili nel contesto regionale, mentre altre sono potenzialmente realizzabili. Una prima considerazione può essere fatta sulla tipologia di impianti di recupero: ad oggi, in regione gli impianti alimentati a gasolio rappresentano la tecnologia più diffusa, quindi non è possibile pen- sare che in un futuro prossimo si possano avere sul territorio il 100% degli impianti alimentati ad energia elettrica. Anche l’ipotesi per cui il quantitativo maggiore di aggregati riciclati pro- dotti è di alta qualità, lasciando ad applicazioni di più basso livello solo la più piccola frazione del rifiuto in ingresso (10% di aggregati riciclati fini), è solo teorica: infatti, per realizzarsi, il rifiuto in ingresso ad ogni impianto dovrebbe essere il risultato di una preliminare demolizione selettiva e corretta cernita effettuata in cantiere per fare in modo che non contenga impurezze e che il rifiuto in ingresso all’impianto di riciclo sia già selezionato (al fine di rendere minimi

i quantitativi di rifiuti misti CER 170107 e 170904); inoltre, la lavorazione dei rifiuti dovreb- be essere effettuata in modo molto efficiente e direttamente orientata alle richieste di mercato. É dunque indispensabile favorire l’incontro tra l’offerta di aggregati riciclati e la domanda di mercato, attraverso una collaborazione tra i diversi soggetti portatori di interesse (riciclatori da un lato ed imprese stradali e costruttive dall’altro), al fine di raggiungere un mercato solido (M=1) che, a sua volta, porterebbe i gestori degli impianti di riciclo a migliorare e ottimizzare la produzione di aggregati riciclati. Le scelte effettuate in merito alla tipologia di impianti di recupero dei rifiuti e alla qualità della MPS prodotta sono quindi dei valori estremi, che servono per capire fino a quanto i benefici indotti dal recupero possono realmente bilanciare gli impatti del sistema. Le ipotesi sulle distanze di trasporto, sull’eliminazione delle operazioni di stoccaggio e sull’evitato smaltimento diretto in discarica dei rifiuti, invece, potrebbero essere il risultato di una pianificazione territoriale che si ponga come obiettivo l’ottimizzazione di questi aspetti, come ad esempio il posizionamento degli impianti mobili nei pressi dei cantieri di costruzione o demolizione per ridurre le distanze di conferimento, la diminuzione dei passaggi intermedi di gestione oppure l’introduzione di una maggiore tassazione (ecotassa), se non addirittura il divieto, per lo smaltimento in discarica dei rifiuti recuperabili. Per favorire e incentivare il mer- cato degli aggregati riciclati è auspicabile, inoltre, attuare azioni volte a incentivare l’utilizzo degli aggregati riciclati, nelle applicazioni in cui essi dimostrano di avere le stesse prestazioni dei materiali vergini, rendendo effettivamente operativi gli strumenti legislativi ad oggi disponibili (GPP, CAM edilizia). Al tempo stesso, un effetto positivo sul mercato degli aggregati riciclati potrebbe averlo una pianificazione del settore estrattivo più strategica, che preveda sia l’aumen- to della tassazione sui quantitativi cavati di sabbia e ghiaia (risorsa non rinnovabile), sia una gestione del sistema delle autorizzazioni e concessioni più razionale, che tenga conto anche della disponibilità sul territorio degli aggregati riciclati.

In Tabella 3.14 si riportano i valori degli impatti ambientali, dell’impatto energetico e del consu- mo di sabbia e ghiaia dello scenario ideale a confronto con lo scenario base associati alla gestione di 6.999.986 tonnellate di C&D misti. Dai risultati emerge che lo scenario ideale presenta dei benefici netti (valori negativi) per molte categorie d’impatto, a differenza dello scenario attuale: in particolare, i benefici si hanno per le categorie di impatto inerenti il riscaldamento globale, la riduzione dello strato d’ozono, l’assunzione di materiale particolato, la formazione fotochimica d’ozono, l’acidificazione, l’eutrofizzazione terrestre, marina e in acqua dolce, l’impatto energe- tico e il consumo di risorsa naturale. Per la categoria del riscaldamento globale si evidenzia il maggior beneficio complessivo rispetto allo scenario base, in quanto da un impatto di 2,38E+07 kgCO2,eq nello scenario base si passa ad un beneficio netto di 1,25E+07 kgCO2,eq nello scenario ideale, con una differenza del 152%. Anche l’impatto sull’acidificazione, di segno positivo nello scenario base e pari a 1,73E+05 mol H+eq, diventa un saving di 7,32E+04 mol H+eq nello scenario ideale. Combinando insieme i parametri del sistema in modo da ottimizzare tutti i pro- cessi, quindi, i benefici associati al riciclo riescono a bilanciare in larga parte i carichi ambientali indotti dai trasporti.

In Figura 3.13 si possono osservare i contributi percentuali del riciclo (barra rossa) e del tra- sporto dei rifiuti (barra blu) sul sistema ideale: le uniche categorie di impatto in cui il riciclo impatta in modo particolarmente consistente restano la tossicità umana (effetti cancerogeni),

l’ecotossicità dell’acqua dolce e l’impoverimento delle risorse idriche, a causa dello smaltimento degli scarti delle fonderie e della produzione di energia idroelettrica nell’energy mix italiano. In Figura 3.14 sono riportati i confronti tra gli impatti totali associati al sistema ideale e gli impatti dello scenario baseline per tonnellata di rifiuto gestito per le categorie di impatto maggiormen- te rappresentative per il sistema. Con riferimento ai risultati in Figura 3.14, si nota l’ampia variabilità che intercorre tra i due scenari in termini di impatti totali: ad esempio il consumo di sabbia e ghiaia estratta passa da -611,4 kg/t a -1.025,4 kg/t (risparmio del 67,7% di risorsa naturale) e l’impatto energetico da positivo, 65,0 MJ/t, diventa un beneficio pari a -24,1 MJ/t (risparmio del 137% di risorsa energetica).

Esiste quindi un ampio margine di miglioramento per il sistema in esame, all’interno del quale si deve agire mettendo in pratica le idonee strategie e azioni di pianificazione regionale.

Considerando i risultati dello scenario ideale appena analizzato e le analisi di sensitività del pa- ragrafo 3.2 è possibile fare alcune considerazioni riguardo il potenziale miglioramento del sistema di gestione regionale dei rifiuti C&D non pericolosi. A breve termine le azioni maggiormente efficaci da mettere in atto sul territorio dovrebbero essere rivolte in modo prioritario a rag- giungere due obiettivi: potenziare il mercato degli aggregati riciclati prodotti attualmente sul territorio (arrivando quindi ad avere M=1) e contestualmente creare le condizioni per l’intro- duzione nello scenario regionale di aggregati riciclati di maggiore qualità, che possano essere impiegati in applicazioni più nobili e che sostituiscano quindi la produzione di aggregati naturali di sabbia e ghiaia. Il beneficio in termini di impatti ambientali relativo a queste due azioni è emerso chiaramente nelle analisi di sensitività effettuate; infatti, nello scenario SF1Bla presenza

di un mercato solido porta a una riduzione consistente degli impatti rispetto allo scenario base per le categorie di impatto riscaldamento globale (riduzione del 29%), assunzione di materia- le particolato (riduzione del 28%), per il consumo di risorsa energetica (riduzione del 25%) e per il consumo di risorsa naturale non rinnovabile (riduzione del 50%); a riduzione di impatti maggiori rispetto allo scenario base si arriva anche con la produzione di aggregati riciclati di ottima qualità nello scenario SA (riduzione dell’82% per il riscaldamento globale, del 68% per l’acidificazione e del 56% per il consumo di risorsa naturale). Il potenziamento del mercato esistente è quindi il primo obiettivo da raggiungere, in quanto la presenza di una domanda e di un’offerta nel settore delle costruzioni per gli aggregati riciclati che già vengono prodotti oggi (impiego nel corpo del rilevato, sottofondi e ripristini ambientali) permetterebbe ai gestori degli impianti di avere maggiori risorse economiche da investire nella lavorazione dei rifiuti; alcune delle azioni che è necessario mettere in atto a breve termine per rinforzare il settore legato alla produzione di aggregati riciclati ed iniziare ad ottimizzare la gestione dei rifiuti C&D sono ad esempio far conoscere alle imprese di costruzioni le caratteristiche prestazionali dei materiali riciclati, mettere in comunicazione le imprese utilizzatrici con gli impianti di recupero, rendere il prezzo degli aggregati riciclati competitivo rispetto a quello dei materiali vergini e diffondere Capitolati Speciali d’Appalto che non discriminino i materiali da costruzione in base alla lo- ro origine. Un mercato solido può sostenere a sua volta anche il raggiungimento del secondo obiettivo prioritario per avere un effettivo aumento dei benefici sul sistema associato alle azioni di recupero, quello cioè di produrre aggregati riciclati di maggiore qualità (che sostituiscano la produzione di aggregati naturali): oltre ad aumentare l’efficienza di lavorazione dove possibile,

per raggiungere questo obiettivo è necessario ridurre la quantità di rifiuti misti non selezionati in ingresso agli impianti, che spesso contengono frazioni consistenti di materiali indesiderati che riducono la qualità degli aggregati riciclati. Se, come avviene per i metalli ferrosi e non ferrosi, ci fosse un ritorno economico anche per il recupero di quei materiali che ad oggi in cantiere vengono miscelati (mattoni, mattonelle, ceramiche, gesso), le imprese di demolizione sarebbero maggiormente incentivate ad effettuare una demolizione selettiva, inviando in questo modo a re- cupero un rifiuto più pulito. Inoltre, vietare le pratiche di miscelazione tra i flussi di rifiuti negli impianti (attualmente i rifiuti a base gesso e i rifiuti bituminosi vengono in parte miscelati con i rifiuti misti) potrebbe avere un effetto positivo sulla qualità delle MPS prodotte. Il risultato di azioni volte a migliorare la composizione del rifiuto è quello di avere in ingresso agli impianti un rifiuto composto per la maggior parte da cemento e calcestruzzo e con poche impurezze che, dopo il trattamento, può diventare un aggregato riciclato che risponde positivamente ai limiti più restrittivi della Circolare Ministeriale n. 5205/2005 e pertanto utilizzabile per la realizza- zione di strati di fondazione o nel confezionamento di calcestruzzi a bassa resistenza.

Un’azione che può essere messa in atto a breve termine è l’aumento della tassazione per lo smal- timento dei rifiuti in discarica o, addirittura, l’introduzione di un divieto per lo smaltimento delle frazioni recuperabili; questo provvedimento porterebbe ad una riduzione degli impatti positivi in segno sul sistema, ma la riduzione in questo caso sarebbe meno consistente rispetto a quanto si potrebbe fare agendo sul mercato o sulla qualità degli aggregati (solo il 3,3% dei rifiuti C&D prodotti viene smaltito in discarica).

Dalle analisi di sensitività si evince che per diminuire gli impatti ambientali del sistema di gestio- ne dei C&D è necessario agire anche sui trasporti (in particolare sulla distanza di conferimento dei rifiuti), sulla tipologia di impianti di recupero (favorire l’utilizzo di impianti alimentati ad energia elettrica piuttosto che a gasolio) e sui trattamenti intermedi come lo stoccaggio. Otti- mizzare questi aspetti è fattibile tramite una pianificazione territoriale che valuti innanzitutto la capacità di trattamento dei rifiuti C&D nelle varie province, per capire dove sia più strategico posizionare nuovi impianti di recupero; una volta costruita una rete di impianti omogenea su tutto il territorio è importante che le aziende produttrici di rifiuti siano a conoscenza di tutti gli impianti presenti in regione, in modo da poter scegliere la destinazione più vicina; conte- stualmente è necessario favorire o incentivare la realizzazione di impianti alimentati ad energia elettrica piuttosto che a gasolio, in modo da ridurre gli impatti ambientali legati al trattamento.

Tabella 3.14: Confronto degli impatti ambientali, energetici e del consumo di sabbia e ghiaia associati alla gestione di 6.999.986 tonnellate di rifiuto C&D nello scenario ideale e nello scenario base.

Categoria di impatto ambientale (ILCD) Unità di misura Scenario ideale Scenario base Differenza1 Riscaldamento globale kgCO2,eq -1,25E+07 2,38E+07 -152%

Riduzione dello strato d’ozono kgCFC-11eq -0,35 6,5 -105%

Tossicità per l’uomo (effetti non cancerogeni) CTUh 0,7 51,3 -99% Tossicità per l’uomo (effetti cancerogeni) CTUh 32,4 35,0 -7,2% Assunzione di materiale particolato kg PM2.5eq -9,34E+03 2,05E+04 -146%

Formazione fotochimica di ozono kg NMVOCeq -7,06E+04 2,02E+05 -135%

Acidificazione moli H+eq -7,32E+04 1,73E+05 -142%

Eutrofizzazione terrestre moli Neq -2,32E+05 7,24E+05 -132%

Eutrofizzazione (acqua dolce) kg Peq -1,27E+04 -9,64E+03 -32%

Eutrofizzazione (acqua marina) kg Neq -2,16E+04 6,59E+04 -133%

Ecotossicità (acqua dolce) CTUe 4,59E+08 1,58E+09 -71% Impoverimento delle risorse idriche m3

water, eq 9,56E+04 1,44E+05 -34%

Impoverimento delle risorse minerali e fossili kg Sbeq 6,34E+02 1,97E+03 -68%

Impatto energetico (CED) MJ -1,69E+08 4,55E+08 -137% Consumo di risorsa naturale (sabbia e ghiaia) kg -7,18E+09 -4,28E+09 -67,7%

1

Calcolata rispetto allo scenario base.

Figura 3.13: Contributi agli impatti delle diverse fasi della gestione (trasporto rifiuti e riciclo) nello scenario ideale.

(a) Riscaldamento globale (b) Formazione fotochimica di ozono

(c) Assunzione di particolato (d) Tossicità umana (effetti non cancerogeni)

(e) Eutrofizzazione acqua dolce (f) Riduzione dello strato di ozono

(g) Consumo sabbia e ghiaia (h) Impatto energetico

Figura 3.14: Confronto degli impatti associati al sistema di gestione di una tonnellata di rifiuti C&D nello scenario ideale (barra blu) rispetto al baseline (barra rossa).

I risultati dell’analisi di LCA del sistema attuale di gestione dei rifiuti C&D evidenziano come gli impatti sull’ambiente siano maggiori rispetto ai benefici indotti dal riciclo per la maggior parte degli indicatori di impatto, se non si considerano i benefici associati alla possibile discarica evitata; i vantaggi sull’ambiente si evidenziano solo per la categoria di impatto dell’eutrofizza- zione in acqua dolce e per l’indicatore relativo al consumo di risorsa naturale (sabbia e ghiaia), che risultano in segno negativo. Partendo dalle ipotesi dello scenario base e dai risultati emer- si, sono state effettuate alcune simulazioni volte da un lato a valutare l’effetto delle ipotesi e delle incertezze dei dati di input sui risultati finali mediante analisi di sensitività e dall’altro ad individuare i principali parametri del sistema che ne influenzano maggiormente il bilancio ambientale mediante la definizione di scenari alternativi, con l’obiettivo di comprendere dove e come è maggiormente efficace agire per rendere il sistema più sostenibile. Dall’analisi è emerso che per poter migliorare la situazione attuale ed incrementare l’entità dei benefici derivanti dalle operazioni di riciclo è necessario intervenire mettendo in essere le opportune azioni dirette al raggiungimento di tre principali obiettivi: ottimizzare il sistema di gestione dei C&D al fine di ridurre il trasporto dei rifiuti, eliminare gli step intermedi e minimizzare lo smaltimento in discarica; potenziare l’attività di riciclo, favorendo la produzione di aggregati riciclati di mag- giore qualità e incentivandone l’utilizzo nel settore delle costruzioni; promuovere lo sviluppo di un mercato solido delle risorse secondarie, agendo sugli aspetti che ad oggi lo ostacolano, anche attraverso una pianificazione più razionale dell’estrazione delle risorse naturali. Di seguito sono riportati i principali spunti di riflessione emersi durante le diverse fasi dello studio, che possono fornire un supporto alle decisioni per politiche regionali volte ad incentivare il recupero dei C&D e il loro utilizzo nel mercato delle costruzioni.

• Dai risultati è emerso che i trasporti associati al conferimento dei rifiuti agli impianti sono la principale causa degli ingenti impatti ambientali che gravano sul sistema; di conse- guenza, la diminuzione delle distanze di conferimento e dei passaggi intermedi di gestione porterebbero ad un beneficio complessivo. L’obiettivo a livello regionale dovrebbe essere quindi quello di avere impianti di trattamento dei rifiuti posizionati in modo omogeneo su tutto il territorio in modo da minimizzare le operazioni di stoccaggio, in quanto il depo- sito temporaneo dei rifiuti porta ad un incremento dei trasporti per il conferimento ed il successivo invio a riciclo o a smaltimento in discarica e ad un consumo aggiuntivo di com- bustibile per la loro movimentazione all’interno delle piazzole. A tal fine, potrebbe essere utile avere una mappatura completa e aggiornata degli impianti di recupero attualmente operativi sul territorio da mettere a disposizione dei produttori di rifiuti così da rendere

più facile l’individuazione degli impianti nella zona dei cantieri e minimizzare il trasporto dei rifiuti.

• Gli impatti ambientali, energetici e del consumo di risorsa naturale nello scenario base sono dovuti in parte anche allo smaltimento diretto dei rifiuti in discarica (che ad oggi risulta pari al 3,3% dei rifiuti C&D non pericolosi gestiti in regione nel 2014). Eliminando questo flusso di rifiuti, è possibile ridurre gli impatti associati alla costruzione e gestione della discarica, dovuti in particolare al consumo di suolo e alla produzione di percolato, in quanto a smaltimento verrebbero destinati solo gli scarti derivanti dal trattamento in impianti di riciclo, che rappresentano una minima parte del quantitativo inviato a recupero. Per disincentivare lo smaltimento in discarica dei rifiuti C&D, in ragione del loro grande potenziale di recupero, si potrebbe intervenire imponendo una maggiore tassazione, se non addirittura un divieto, per lo smaltimento in discarica delle frazioni valorizzabili.

• La qualità degli aggregati riciclati prodotti dagli impianti di riciclo è molto influenzata dalla composizione e dalle caratteristiche del rifiuto in ingresso; per migliorare la qualità e il mercato degli aggregati riciclati, quindi, a livello regionale bisognerebbe incentivare l’applicazione di operazioni di demolizione selettiva e di cernita in cantiere, in modo da effettuare una prima selezione del rifiuto già in sito ed avere dei flussi più omogenei e puliti in ingresso agli impianti. Il problema riscontrato anche nella presente analisi di LCA è che, in Lombardia, la maggior parte del rifiuto trattato negli impianti è misto e le tecnologie adottate per il trattamento sono piuttosto semplici (gli impianti alimentati a gasolio sono la tipologia prevalente); questo rende più difficile la produzione di materie prime secondarie che possiedono le caratteristiche tecniche adeguate per essere impiegate in applicazioni di più alto livello, come nella costruzione di strati di fondazione stradali, in strati accessori oppure nel confezionamento di calcestruzzi a bassa resistenza (i limiti imposti dagli Allegati C3 e C5 della Circolare Ministeriale n. 5205/2005 e la norma UNI EN 12620 per i calcestruzzi sono infatti più restrittivi). Per questo motivo, il materiale vergine che gli aggregati riciclati misti prodotti attualmente in regione vanno a sostituire è il mistone naturale, ovvero il materiale estratto da giacimenti di sabbia e ghiaia non lavorato; pertanto il beneficio derivante dal riciclo risulta più contenuto e non riesce a compensare gli impatti associati all’intero sistema di gestione. Se il rifiuto in ingresso agli impianti di trattamento fosse più omogeneo, con un minor contenuto di terra, ceramiche, mattoni o mattonelle, gli aggregati riciclati prodotti potrebbero essere impiegati per utilizzi più nobili e sostituire aggregati naturali vergini lavorati (sabbia o ghiaia di varie granulometrie), portando ad un beneficio complessivo netto sul sistema. Un modo per incentivare la diffusione delle buone pratiche di demolizione selettiva è quello di individuare e promuove la creazione di alternative di utilizzo per quei flussi di rifiuti, come le mattonelle, le ceramiche e il gesso, che, ad oggi, vengono miscelati alle macerie non essendoci un mercato disponibile (come al contrario esiste per i metalli ferrosi e non ferrosi, che infatti vengono separati direttamente in cantiere poiché portano ad un guadagno diretto per le imprese).

• Dal confronto tra le tecnologie di impianti di trattamento è emerso che gli impianti ali- mentati ad energia elettrica sono più performanti rispetto a quelli alimentati a gasolio, sia

dal punto di vista ambientale che energetico; inoltre, avendo un layout più articolato, e utilizzando macchinari più avanzati, essi hanno un rendimento associato alla lavorazione maggiore e possono potenzialmente produrre aggregati riciclati di maggiore qualità anche se il rifiuto in ingresso contiene impurezze. Ad oggi la tipologia più diffusa sul territorio regionale è rappresentata da impianti alimentati a gasolio, quindi una possibile azione