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3 LAVORO IN SICUREZZA

3.1 La sicurezza del lavoro nella società di oggi

Negli ultimi decenni è aumentata progressivamente l’attenzione rivolta verso le aree della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. L’attuale punto di vista della gestione della sicurezza ha un carattere decisamente più globale rispetto a prima, quando la sicurezza e la salute lavorativa erano sinonimo di indennizzo e si limitavano al semplice concetto di inesistenza di una condizione di rischio per il lavoratore. Oggi invece si cerca di riflettere sull’insieme delle cause che hanno portato ad un infortunio o ad un malattia professionale. La sicurezza viene considerata come un’assenza di situazioni derivanti da interazioni tra persone, macchine, materiali e ambiente che possano causare danni a persone o al sistema, perdita di tempo o qualunque deviazione dagli obiettivi dell’impresa. Le attività aziendali vengono analizzate nel dettaglio per identificare le cause di un incidente. Un’impresa viene considerata come un sistema costituito da elementi materiali (reparti, macchine, attrezzature, materie prime) e immateriali (processo produttivo, organizzazione, energia) che deve essere scomposto in sotto sistemi secondo una sistematica sequenza operativa. Un incidente sul lavoro viene visto come la conseguenza di un rapporto sbagliato tra l’uomo, la macchina e l’ambiente. E a seguito di un infortunio l’impresa non soffre solo di conseguenze dirette ma anche di danni collaterali importanti, che vanno a pesare sulla produttività dell’azienda. Inoltre l’attuale orientamento porta verso la prevenzione, piuttosto che ad una gestione di tipo reattivo, nella quale assumono sempre più importanza i metodi di valutazione a priori del rischio. Si preferisce prevenire gli infortuni, le malattie professionali ed ogni genere di incidente, cioè evitare a priori o almeno limitare la probabilità che essi si verifichino, piuttosto che mitigarne le conseguenze con misure di protezione.

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La lotta più efficace parte a monte quando in fase di progettazione di una macchina o di un’attrezzatura si eliminano o si limitano le condizioni che potrebbero dar luogo ad episodi di danno all’operatore. La valutazione del

rischio richiede uno sforzo per riflettere su quali eventi o quali scenari incidentali potrebbero verificarsi, non solo per quantificare il rischio ma anche per prevenirlo. L’incidente, ed in particolare l’infortunio, è un episodio legato ad una sequenza di eventi e fattori a volte numerosi e concatenati in maniera più o meno complessa. Tra le cause di in infortunio ce ne sono alcune più evidenti come:

- non utilizzo o mancanza dei dispositivi di sicurezza; - impiego di attrezzi usurati o guasti;

- metodo di lavoro inadatto;

- inosservanza delle procedure operative sicure;

- imperizia e disattenzione nello svolgimento del lavoro; - condizioni operative stressanti o ripetitive;

e altre più nascoste, ma non per questo meno importanti: - mancanza di formazione e addestramento;

- mancanza di attitudine mentale alla sicurezza; - cause di stress derivanti da cause extralavorative.

E’ importante inoltre sottolineare che lo scopo primario della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori è quello di evitare o almeno limitare gli infortuni e le malattie professionali. In realtà non ci si ferma a considerare esclusivamente lo stato fisico delle persone, ma il campo di azione si estende al mantenimento di una condizione di benessere psichico, fisico e sociale della persona (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1946). In questi anni si è cercato di intervenire nel fenomeno infortunistico in maniera forte e decisa, tanto che gli infortuni registrati sul lavoro sono in diminuzione. Se è vero che la tendenza infortunistica si è ridotta, non bisogna dimenticare anche il forte calo occupazionale dovuto alla crisi economica. Infatti da una lettura più attenta dei dati statistici emergono incongruenze che lasciano presupporre un fenomeno di sotto denuncia delle incidenze infortunistiche meno gravi e un’adozione non omogenea dei sistemi di tutela e

prevenzione. Inoltre non bisogna scordare che sull’andamento infortunistico incide pesantemente il fenomeno del lavoro sommerso. Mentre per quanto riguarda le malattie professionali non si è verificata un’analoga tendenza, nonostante che le conseguenze invalidanti della malattie professionali siano mediamente più gravi di quelle derivanti dagli infortuni.

Dal punto di vista aziendale la prevenzione nella tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori è ormai considerata un’attività gestionale affrontata in modo sistematico ed integrato nelle varie attività. Infatti i nuovi provvedimenti legislativi sono chiaramente orientati a richiedere un impegno concreto ed applicativo al vertice dell’impresa. E’ dall’alto che parte un coinvolgimento di tutta l’azienda per promuovere una politica di prevenzione, che richiede la sinergia di più competenze tecniche e funzionali. La prevenzione è un materia che deve essere volta a valorizzare le risorse umane, motivandole nella ricerca di nuove soluzioni in sicurezza.

Ad oggi anche l’aspetto economico non va sottovalutato, riconoscendo alla prevenzione degli infortuni un’incidenza diretta sulla produttività. Una gestione non corretta della sicurezza può comportare non solo un caduta d’immagine per un’impresa, ma anche un aumento incontrollato dei costi. Si stima infatti che il costo medio di una giornata lavorativa persa per un infortunio sia circa 5 volte quello di una giornata lavorativa retribuita; il costo complessivo di infortuni e malattie da lavoro potrebbe essere valutato quindi tra il 2,6% e il 3,8% del PIL. Tali costi ricadono sia sulla singola impresa che sull’economia nazionale. Purtroppo però la quota dei costi indiretti, che include tutti i costi più o meno espliciti sostenuti dalle imprese in relazione al verificarsi di un infortunio, non sono sempre tenuti nella dovuta considerazione. Alcuni esempi di questi costi sono il primo soccorso, la sostituzione degli infortunati, il ripristino dei mezzi di produzione, la perdita di produzione e quindi di profitto, soprattutto nelle piccole e medie imprese e nei settori a basso contenuto tecnologico dove le carenze culturali e le difficoltà finanziare

ostacolano nella pratica un’analisi dei costi indiretti. Nonostante rappresentino una quota rilevante dei costi totali, infatti si stima che i costi indiretti rappresentino i 4/5 dei costi totali contro solo 1/5 dei costi diretti. Come un iceberg, che si trovi a galleggiare sul mare: la parte più visibile, la piccola punta emersa dall’acqua rappresenta i costi diretti, come l’ammontare delle indennità corrisposte dalle compagnie di assicurazione, mentre la montagna di ghiaccio che sta sotto la superficie del mare indica il cumulo di costi indiretti, che magari non si vedono, almeno non nell’immediato, ma che comunque ci sono. (Teoria dell’iceberg di Heinrich)