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PROBLEM BASED LEARNING

2.3 LE BASI TEORICHE DEL PBL

Secondo Savery e Duffy (23) il PBL è in linea con i seguenti principi didattici derivabili dal costruttivismo:

1. Ancorare le attività di apprendimento a un problema o a un compito più vasto 2. Supportare l'allievo in modo che faccia proprio il problema o il compito in generale 3. Progettare un compito autentico

4. Progettare il compito e l'ambiente di apprendimento in modo che essi riflettano la complessità dell'ambiente in cui le persone si troveranno in futuro

5. Fornire all'allievo la padronanza del processo utilizzato per arrivare a una soluzione del problema

6. Progettare l'ambiente di apprendimento per supportare e sollecitare il pensiero dell'allievo

7. Incoraggiare la verifica delle idee rispetto a punti di vista e contesti alternativi 8. Fornire opportunità di riflessione sui contenuti appresi e sul processo di

apprendimento

L'efficacia di tale metodo è anche perfettamente interpretabile da un punto di vista più strettamente cognitivista che ritiene, che l'elaborazione delle informazioni nel momento dell'apprendimento, aumenta la successiva facilità di recupero di tali informazioni; nel PBL i discenti elaborano in vario modo l'informazione, individualmente e in gruppo, in misura molto maggiore dei discenti di un corso tradizionale. Sempre secondo il cognitivismo, l'attivazione della conoscenza precedente facilità l'elaborazione delle nuove informazioni e la discussione iniziale del problema ha esattamente lo scopo di recuperare ed attivare le

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conoscenze già possedute dai partecipanti. In conclusione, sia i costruttivisti che i cognitivisti sono d'accordo sull'efficacia del PBL, anche se per motivi diversi.

Le tematiche più soggette a discussione nelle prime fasi dello sviluppo del PBL sono relative agli stili di apprendimento degli allievi e allo stile di facilitazione dei docenti.

L’entità del coinvolgimento del facilitatore, il suo grado di conoscenza della materia, il materiale utilizzato per stimolare l’apprendimento e le risorse disponibili influiscono anche sul metodo di attuazione dando origine a diversi “modelli”:

PBL “puro” e PBL “ibrido”. Il PBL puro segue le linee guida sviluppate da Barrows in cui gli allievi lavorano in gruppi di circa cinque unità con un facilitatore. Il gruppo esamina un problema ambientato in uno scenario probabile, nella pratica. Dopo una discussione in cui gli allievi hanno identificato alcuni temi, i membri del gruppo passano alla ricerca di informazioni. Nell’incontro successivo le informazioni ottenute sono condivise e la discussione prosegue con lo scopo di trovare la soluzione al problema originale. Non ci sono lezioni formali o tutoriali ma gli allievi possono porre quesiti ai docenti specialisti.

Nei modelli di PBL considerati ibridi, interventi strutturati, come attività di laboratorio e attività cliniche specifiche vengono aggiunte per facilitare l’apprendimento, con la possibilità che gli argomenti vengano presentati e trattati attraverso lezioni cattedratiche e attività tutoriali. Gli allievi comprendono subito che lo studio autogestito avrà scarsa o nulla importanza, perché, infine il docente offrirà le risposte.

PBL a filone singolo e multidimensionale. Il PBL può essere utilizzato uniformemente attraverso tutto un corso o in alternativa può essere utilizzato in un modulo unico,

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può essere utilizzato in un anno, da un dipartimento o in relazione ad un tema. L’attuazione uniforme ha il vantaggio di far abituare gli allievi al PBL con una crescita dei benefici e una riduzione della dissonanza che si potrebbe evidenziare quando si passa dall’apprendimento tradizionale al PBL. Dove il PBL è offerto in un solo modulo di studio, gli allievi possono considerare la tematica coinvolta un’opzione di poco conto e di minor valore rispetto alle materie insegnate col metodo tradizionale.

PBL omogeneo e a binari paralleli. I corsi omogenei PBL sono quelli nei quali tutti gli allievi del programma sono coinvolti nel metodo, che è la metodologia tipica dell’area sanitaria. Quando tutti gli allievi sono coinvolti nel PBL il carico imposto ai facilitatori e alle risorse disponibili è molto elevato. Un esame dei diversi stili di apprendimento degli adulti, suggerisce che il PBL non sembra sempre il metodo adatto a tutti gli allievi, particolarmente quando il corso tende al PBL “puro”. Una parte degli allievi potrebbe non apprezzare l’apprendimento in gruppo, preferendo lavorare da soli, altri possono ritenere che il metodo migliore per apprendere sia svolgere attività pratiche. Nel tentativo di soddisfare i diversi stili di apprendimento degli allievi e così riducendo il volume di risorse richieste per il PBL, diverse istituzioni hanno messo in atto “percorsi paralleli” di PBL; offrendo sia corsi PBL sia corsi tradizionali che consentono di ottenere lo stesso titolo.

PBL svolto all’interno e all’esterno della scuola. Il PBL nel formato consueto della presentazione di problemi contestualizzati, è utilizzato durante il periodo teorico. Quando la professione interessata richiede che gli allievi apprendano le capacità psicomotorie essenziali in aggiunta alle capacità cognitive, queste sono spesso insegnate in laboratorio o in centri clinici, prima che l’allievo si trovi esposto alla

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situazione reale. Durante il periodo clinico gli allievi rientrano a scuola per periodi di riflessione. Gli allievi descrivono le situazioni della pratica rispetto alle quali sentono di avere bisogno di maggiore apprendimento. Il gruppo PBL decide quali situazioni esaminare più a fondo e procede a identificare i bisogni di apprendimento. Il problema presentato deve avere una soluzione possibile. Questo non implica che lo scenario abbia sempre una semplice, chiara e unica “risposta esatta”, infatti molte situazioni incontrate nella professione infermieristica, considerate “problemi complessi”, possono non essere affrontate correttamente in un solo modo. Questi tipi di problemi sono ideali per il PBL poiché offrono la possibilità agli allievi di discutere il tema in oggetto. La natura a risposta aperta della soluzione porta gli allievi a ragionare e a discutere dei casi, più che a selezionare un tema da presentare (24).