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68 4.1 Le modalità di contabilizzazione

Grafico 3 Accumulo di C in una nuova piantagione forestale creata per la produzione d

4.1.1 Le linee guida IPCC per il Carbon accounting

Sia l’UNFCCC sia il Protocollo di Kyoto impegnano i Paesi firmatari a sviluppare, aggiornare, pubblicare e riportare al Segretariato dell’UNFCCC gli inventari nazionali delle emissioni di natura antropica e degli assorbimenti dei gas serra non controllati dal Protocollo di Montreal (relativo alle sostanze che riducono lo strato dell’ozono stratosferico), applicando metodologie comparabili e approvate dalla Conferenza delle Parti dell’UNFCCC. I gas in questione sono l’anidride carbonica (CO2), il metano

(CH4), il biossido d’azoto (N2O) e altri tre gruppi di gas di origine industriale:

idroflorocarburi (HFC), perflorocarburi (PFC) e esafloruro di zolfo (SF6).

Nel 1991 l’IPCC ha istituito il National Greenhouse Gas Inventories Programme (IPCC-Nggip), in collaborazione con l’Organisation for Economic Co-operation and

Development (Oecd) e l’International Energy Agency (IEA), proprio con il fine di

sviluppare una metodologia e un relativo software per il calcolo e il reporting periodico delle emissioni e mantenere un data base dei fattori di emissione e altri parametri, con corrispondenti documentazioni e referenze tecnico-scientifiche (http://www.IPCC-nggip.iges.or.jp/EFDB/main.php). Dall’attivit{ dell’IPCC-Nggip sono scaturite le cosiddette Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories, le quali contengono le metodologie che i Paesi e le agenzie deputate devono seguire per la stima e il reporting delle emissioni e degli assorbimenti dei gas serra nei settori dell’energia, dei processi industriali e dell’uso dei prodotti, dei rifiuti, dell’agricoltura e dell’uso del suolo. Nel corso degli anni le linee guida IPCC sono state sottoposte a progressive revisioni, per migliorarne il rispetto dei principi di base, ossia: la

trasparenza delle assunzioni e delle metodologie adottate per la loro redazione; la completezza del territorio interessato, dei gas interessati e di tutte le principali

categorie di emissione e di assorbimento; la congruenza delle metodologie e dei set di dati nel corso degli anni; la comparabilità rispetto alle stime di altre nazioni o di altri progetti; l’accuratezza delle stime, attraverso la rimozione d’ogni genere di errore e imprecisione dalle stime inventariali.

L’attuale edizione delle linee guida, le 2006 IPCC Guidelines, è costituita da cinque volumi. Il Volume 4 fornisce una guida per predisporre gli inventari dei gas serra nel settore AFOLU (Agricoltura, Foreste e Altri Usi della terra). Ovviamente esse si riferiscono agli inventari dei gas serra a scala nazionale. Nondimeno, esse rappresentano l’impostazione concettuale per la stima del carbon stock e del carbon

sink a scala di un qualsivoglia progetto LULUCF, sia esso rivolto al mercato regolato

del Clean Development Mechanism o del Joint Implementation (Brown e Masera, 2003), sia esso rivolto al mercato volontario. Il Volume 4 delle 2006 IPCC Guidelines integra il capitolo 4 (Agriculture) e il capitolo 5 (Land Use, Land-Use Change and

Forestry) delle precedenti Revised 1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories. Esso inoltre assimila il rapporto Good Practice Guidance for Land

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Use, Land-Use Change and Forestry, o GPG-LULUCF (Penman et al., 2003), redatto

dall’IPCC nel 2003.

Rispetto alle Revised 1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas

Inventories, il GPG-LULUCF riconosce che i processi relativi alle emissioni e agli

assorbimenti dei gas serra, così come alle diverse forme degli stock terrestri, possono avere luogo in tutte le categorie d’uso del territorio, che lo stesso GPG-

LULUCF identifica in: Foreste, Suoli agricoli, Prati e pascoli, Zone umide,

Insediamenti antropici, Altro (Milne e Pateh Jallow, 2003).

In secondo luogo, il GPG-LULUCF precisa le metodologie che i Paesi, e le agenzie deputate dai governi, devono seguire per la stima degli stock di C e delle loro variazioni nelle suddette categorie d’uso del suolo presenti su tutto il territorio nazionale (Nabuurs et al., 2003); successivamente il GPG-LULUCF espone le metodologie da seguire per stimare e riportare i bilanci di C nelle sole aree che ricadono nelle attività previste dal PK agli articoli 3.3 e 3.4 (Schlamadinger et al., 2003) e agli articoli 6 e 12 (Brown e Masera, 2003).

Per la compilazione dei bilanci di assorbimenti ed emissioni di gas serra da riportare per l’UNFCCC, il Volume 4 delle 2006 IPCC Guidelines fornisce una struttura generale, valida per tutti i settori emissivi, indicando all’interno di ogni settore tre differenti livelli di stima. Vengono, quindi, individuati tre Livelli gerarchici di Complessità (Tiers), di metodologie cui si può fare riferimento per avere una stima delle emissioni e degli assorbimenti di CO2. Ai Tier corrispondono diversi

livelli di dettaglio, in relazione alla quantità e qualità di dati e informazioni cui ogni stato può accedere:•

Tier 1: Il calcolo si basa su dati statistici di crescita e perdita di biomassa e su

fattori di emissione/rimozione indicati nelle linee guida IPCC e si applica ad un livello globale e sovranazionale;

Tier 2: Comprende stime più complesse e dati statistici di biomassa

dettagliati e specifici per nazione e si applica ad un livello nazionale;

Tier 3: Sia le stime che i fattori derivano da procedure basate su misure di

biomassa dirette, effettuate in condizioni locali e si applica ad un livello locale.

Ciò significa che è concesso a ciascun Paese di usare i dati e le informazioni a sua disposizione (sia relativi alla superficie sia ai parametri dendrometrici ed ecologici), anche stratificando il territorio a scala sub-nazionale. In altre parole, si potranno usare diverse alternative:

(1) semplici equazioni basate sull’uso di dati gi{ posseduti; (2) dati specifici nazionali;

(4) dati derivanti da indagini stazionali specifiche o ricerche ed esperimenti, in grado di integrare due o più dei metodi sopra citati.

Gli Stati, ovviamente, sono incoraggiati a usare quel livello (tier 3) che secondo l’IPCC porta a stime più accurate. È importante sottolineare che per ognuna delle sei categorie d’uso del suolo previste dall’IPCC 2003 (Foresta, Agricolo, Prati e Pascoli, Urbano, Improduttivo, Altro) il GPG-LULUCF e le IPCC Guidelines del 2006 richiedono di trattare in maniera separata le aree che mantengono inalterata la forma d’uso negli ultimi venti anni da quelle che invece hanno subìto delle trasformazioni (transizioni), passando da una categoria d’uso del suolo a un’altra nell’ambito delle sei categorie. Così, per esempio, per tutte le aree forestali dell’anno della stima occorrer{ effettuare le stime degli assorbimenti e delle emissioni di C separatamente per:

le foreste rimaste tali negli ultimi vent’anni (forest remaining forest)

 le foreste divenute tali da meno di vent’anni30, a seguito di trasformazione

d’uso da altre categorie d’uso del suolo (other land converted to forest). Ovviamente, stessa distinzione deve essere fatta per le colture agrarie (cropland

remaining cropland e other land converted to cropland), e così via. Per ognuna di

queste sub-categorie di uso del suolo il Gpg-LULUCF ripartisce il processo di stima delle emissioni e degli assorbimenti di C in quattro sub-sezioni:

1. Variazione dello stock di C nella biomassa viva (biomassa ipogea e biomassa epigea);

2. Variazione dello stock di C nella sostanza organica morta (necromassa legnosa e lettiera);

3. Variazione dello stock di C nel suolo;

4. Emissioni di gas serra non-CO2 dai suoli e dalla combustione della

biomassa, dagli allevamenti zootecnici e dai sistemi di gestione dei residui. In sintesi, le IPCC Guidelines (2006) esaminano i cinque pool di C (biomassa viva ipogea, biomassa viva epigea, necromassa legnosa, lettiera, suolo) di ogni tipo di terra e i trasferimenti di C tra i cinque pool della stessa area.

Nel caso specifico delle foreste, le Guidelines includono le variazione degli stock di C nelle foreste a causa di attività di natura antropica, quali la realizzazione di nuove piantagioni forestali, tagli colturali, prelievi di legna da ardere e da opera, perdite a causa di fattori biotici (parassiti, patogeni, ecc.) e abiotici (incendi, uragani, ecc.).

Per le aree forestali, come per ogni altra categoria di uso del suolo, le variazioni degli stock di C sono stimate per ogni stratum o suddivisone interna della superficie

30 Le linee guida IPCC specificano un valore di default di 20 anni (ma consentono di allungare questo periodo fino a 100 anni, se necessario) per prendere in considerazione le dinamiche di lungo termine del carbonio nella biomassa, nella lettiera e nel suolo.

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forestale (per zona climatica, ecotipo, forma di governo, eccetera). In pratica, le variazioni degli stock di C all’interno di uno stratum sono stimate sommando le variazioni degli stock di C che avvengono in tutti e cinque i pool, secondo l’equazione di sintesi 3.3 delle Guidelines:

ΔCF = ΔCAB + ΔCBB + ΔCNM + ΔCS+ΔCHWP (1)

con:

ΔCF = variazione annuale del C stock, tC a-1

ΔCAB = variazione annuale del C stock nella biomassa viva epigea, tC a-1

ΔCBB = variazione annuale del C stock nella biomassa viva ipogea, tC a-1

ΔCNM = variazione annuale del C stock in necromassa (legno morto e lettiera), tC a-1

ΔCS = variazione annuale del C stock nel suolo, tC a-1

ΔCHWP = variazione annuale del C stock nei prodotti legnosi prelevati, tC a-1

(a=anno).

Sulla base delle metodologie IPCC, diversi autori hanno sviluppato numerosi modelli di simulazione per quantificare stock e flussi di C a scala stazionale, per progetti agricoli e forestali finalizzati alla fissazione di quest’ultimo nella biomassa forestale epigea e ipogea, nella necromassa (lettiera e legno morto) e nella sostanza organica del suolo.