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Quantificazione dei crediti di carbonio e monitoraggio (Addizionalità produttiva)

56 3.1 Principi general

3. Quantificazione dei crediti di carbonio e monitoraggio (Addizionalità produttiva)

Per quantificare l’effettivo beneficio in termini di sottrazione di gas clima- alteranti determinato da un progetto forestale è necessario sottrarre, dalla quantità totale di CO2 fissata da tale progetto, le seguenti voci: la CO2 che sarebbe

stata ugualmente fissata con la gestione ordinaria dell’area (baseline), le eventuali emissioni dovute a perdite causate dal trasferimento di parte delle utilizzazioni legnose della popolazione locale in altre zone (leakage) e quelle causate dall’implementazione del progetto (project emissions).

Baseline: La gestione ordinaria (baseline) è rappresentata dallo scenario ipotetico

e più probabile in cui si potrebbe trovare l’area oggetto del progetto nel caso in cui questo non venisse realizzato, in termini di cambiamenti di stock di carbonio. Lo scenario individuato viene successivamente utilizzato per stabilire la quantità di

CO2 che verrebbe fissata ugualmente nell’area oggetto d’interesse in assenza del

Progetto forestale. Tale quantità, successivamente, dovrà essere sottratta alla quantità totale fissata dal Progetto forestale.

Leakage: I progetti forestali di ampie dimensioni secondo le metodologie di

valutazione considerate dall’UNFCCC e dagli altri Schemi, avendo influenza su vaste superfici possono avere determinare significativi cambiamenti nelle attività della popolazione locale. Alcune delle attività previste possono determinare delle perdite (leakage) indirette o dirette in termini di emissioni di CO2 anche al di fuori

dell’area strettamente interessata dal progetto.

Ad esempio, la messa in protezione di una foresta soggetta a fenomeni di taglio eccessivo di legname o di pascolo non controllato non potrebbe essere considerata un investimento compensativo corretto se fosse accompagnata dal trasferimento delle medesime attività su altre aree forestali limitrofe. La quantificazione di tali emissioni deve essere effettuata, come per le baseline, attraverso rigorose metodologie scientifiche.

Project emissions: La realizzazione del Progetto forestale determina di per se

l’emissione di una certa quantit{ di CO2, dovuta ad esempio all’uso di combustibili

fossili per trasportare materiale e personale, dall’impiego di macchine per la lavorazione del suolo e/o per la piantagione o alle attività necessarie all’amministrazione del progetto.

Tali emissioni vanno prima quantificate e, come indicato nella figura 2, successivamente sottratte alla quantità totale di CO2 fissata grazie al progetto

forestale.

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Quantificazione della CO2 fissata a seguito della realizzazione del progetto:

Esistono due differenti metodologie per la quantificazione della quantità di Anidride Carbonica lorda fissata grazie al Progetto forestale.

La metodologia ex-ante permette di stabilire la quantità di CO2 che verrà

fissata grazie al progetto in un determinato intervallo di tempo (es. 20 anni) attraverso modelli di crescita della vegetazione scientifici e rigorosi.

La metodologia ex-post per la determinazione della quantità di Anidride Carbonica fissata si basa su procedure inventariali al termine di un periodo di riferimento (es. 1 anno). Ne consegue che con la metodologia ex-ante i crediti vengono resi spendibili all’inizio del progetto, in una fase in cui i costi che deve sostenere il promotore sono molto elevati, mentre con la metodologia ex-post i crediti vengono offerti sul mercato quando il progetto ha prodotto un significativo sequestro di CO2 dall’atmosfera.

Alcuni Schemi prendono in considerazione la fissazione ex-ante della CO2, mentre

altri valutano la fissazione ex-post. Secondo Eduard Menger (2008) la maggior differenza tra Mercato regolato e Mercato volontario è che i crediti ex-ante possono essere generati solo in quello volontario. A seconda del tipo di Schema i crediti ex-

ante possono essere rilasciati immediatamente prima o subito dopo la piantagione.

Secondo Matthias Baldus29 (in Merger 2008), dell’Universit{ di Friburgo, a seconda

della quotazione dei crediti, la procedura ex-post incide positivamente sul Saggio di Rendimento Interno per il 2-4%, mentre la procedura ex-ante può raggiungere l’8- 10%. Naturalmente, nel caso dei crediti quantificati ex-ante, sarà necessario un periodico inventario che permetta di correggere, in senso positivo o negativo, le valutazioni fatte con la quantificazione iniziale.

Monitoraggio: Coloro che sviluppano progetti forestali devono periodicamente

(es. ogni 3-5 anni) misurare la quantità di carbonio effettivamente fissata grazie al progetto. I risultati del monitoraggio devono essere raccolti in una relazione chiara e completa che deve essere periodicamente verificata da un soggetto indipendente.

Flussi di carbonio e approccio prudente: La CO2 quantificata come baseline, leakage, emissioni causate dall’implementazione del progetto e capacità di fissazione collegata al progetto possono subire significativi incrementi o decrementi. Per

questo le relative quantificazioni devono essere periodicamente ripetute avendo cura di seguire un approccio prudente. Ciò significa che, per avere la certezza di offrire sul mercato crediti di carbonio che rappresentino una fissazione

29 In Merger, E. (2008) . Forestry carbon standards 2008: A comparison of the leading standards in the voluntary carbon market and the state of climate forestation projects. (Disponibile in www.carbonpositive.net.

effettivamente avvenuta, si devono sovrastimare le quantità in emissione (negative) e sottostimare quelle fissate (positive).

Il principio appena descritto è considerato una buona pratica ed è per questo richiesto che venga seguito in maniera rigorosa da tutti gli Schemi. Per un quadro più dettagliato sulla quantificazione dei crediti di carbonio e sul conseguente monitoraggio dei flussi di CO2, si rimanda al lavoro di Merger (2008) e ai siti

internet dell’UNFCCC e dei singoli Schemi.

In particolare la Charte de la compensation volontaire des émission de gaz à effet de

serre, a proposito della quantificazione dei crediti e del monitoraggio dei flussi di

carbonio, fa riferimento alle metodologie proposte nell’ambito dei progetti A/R CDM dell’UNFCCC.

Il Codice Etico del Comitato Parchi per Kyoto sostiene che “deve essere provato che gli assorbimenti siano stati o saranno effettivamente conseguiti. A tal fine, il Parco o il proprietario dell’area si doter{ di un Progetto di Forestazione in cui verranno definite le modalit{ di realizzazione dell’intervento, nel rispetto della normativa nazionale e dei criteri stabiliti dal PK nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC)”.

4. Permanenza

La permanenza della fissazione della CO2 è uno dei principali problemi dei

progetti forestali, dal momento che questi possono immagazzinare e emettere CO2

e altri gas serra. Ciò dipende dal fatto che i progetti sono soggetti a vari tipi di rischio, legati alla gestione del progetto stesso, alle risorse finanziarie disponibili, all’instabilit{ politica dei Paesi in cui vengono sviluppati o al verificarsi di avversità naturali, come infestazioni di parassiti, incendi o inondazioni.

Alcuni rischi sono riducibili grazie a una buona gestione del progetto e a una buona conduzione delle aree forestali, tuttavia ci sono rischi che non sono prevedibili o controllabili. Per questo, come raccomanda il WWF (2008) nel Green

Carbon Guidebook, gli Schemi adottano strategie a tavolino di riduzione della

quantità di crediti commercializzabili, quale assicurazione per gli acquirenti nei confronti dei rischi che può correre un Progetto forestale. A tal fine il CCBS chiede a chi propone progetti forestali di identificare e mitigare i rischi potenziali insiti nell’area di interesse e in quelle circostanti.

Viene richiesto al proponente di verificare i rischi relativi alla gestione del progetto, al rispetto delle leggi locali, alle gestione dell’area forestale e alla soluzione anticipata di eventuali conflitti con la popolazione locale, alla disponibilità di sufficienti mezzi finanziari, al coinvolgimento dei portatori di interessi (stakeholder). Ciò naturalmente non esclude l’applicazione di una

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riduzione dei crediti effettivamente vendibili per mantenere comunque un margine di sicurezza.

Anche il CFS richiede l’analisi dei rischi e, agli ambiti d’indagine indicati dal CCBS, aggiunge anche quelli inerenti gli incendi e il verificarsi di patologie. Secondo il CFS, il proponente, per ridurre il rischio, può piantare un numero addizionale di alberi o acquistare crediti di carbonio da altri progetti.

In caso di fallimento di un intero Progetto forestale il CFS utilizza il suo “fondo tampone” (buffer fund) che raccoglie il 30% di quanto fissato da tutti i progetti che seguono tale Schema.

Secondo il PVSS tutti gli aderenti a questo Schema, al fine di ridurre il rischio, devono predisporre strategie alternative di fissazione della CO2 che dovranno

avere attenzione prioritaria rispetto ad altre esigenze del progetto. Ciò non esclude l’analisi del rischio che, nel dettaglio, riguarda le stesse categorie indicate dal CFS. Le piante morte dovranno essere risarcite, tuttavia in ogni progetto approvato da PVSS dovrà essere considerato un margine di rischio e quindi una riduzione prudenziale dei crediti vendibili (buffer) pari al 10%.

Il VCS si distingue dagli altri Schemi poiché incentiva finanziariamente alla massima riduzione dei rischi. In pratica il VCS richiede che il proponente stimi i rischi e verifichi tale stima con il supporto di due soggetti indipendenti nel corso della validazione e della successiva verifica del progetto.

Gli aspetti presi in considerazione riguardano la longevità del progetto, il tipo di proprietà, la capacità del gestore, la competenza tecnica, la disponibilità finanziaria, la gestione del suolo, i futuri costi e ricavi del progetto, i costi opportunità futuri e attuali, il livello di approvazione politica. Sulla base di tale analisi il rischio viene classificato in 4 categorie che corrispondono ad altrettanti livelli di riduzione delle quantità di crediti vendibili.

Tabella 10 - Livelli di riduzione delle quantità di crediti vendibili.

Classe di rischio Intervallo di riduzione dei crediti

Basso 10-20%

Medio 20-40%

Alto 40-60%

Inaccettabile 60-100%

I crediti che vengono resi non commercializzabili sono una sorta di assicurazione sul successo del progetto. Le riduzioni di ogni progetto vengono incluse da VCS in un proprio “fondo tampone” che può essere utilizzato per compensare eventuali fissazioni inferiori al previsto o il fallimento di interi progetti. Se la valutazione del rischio portasse a dimostrare che il livello di rischio

è stato ridotto, allora è possibile che una certa percentuale di crediti, precedentemente trattenuti dal VCS, possa essere resa al gestore del progetto per la commercializzazione.

Al contrario i crediti trattenuti possono essere utilizzati anche come caparra nei confronti di gestori poco affidabili. Se ad esempio non viene presentato un rapporto aggiornato sull’andamento di un determinato progetto entro 5 anni dalla sua ultima verifica il VCS cancella dal suo registro il 50% dei crediti di sicurezza accantonati per prevenire il rischio del progetto stesso. Se nei successivi 5 anni non viene presentato nessun aggiornamento viene cancellato il 100% dei crediti di sicurezza. Dopo 15 anni senza aggiornamento del rapporto, se il progetto non è ancora terminato, i crediti di sicurezza vengono sottratti da quelli che possono essere commercializzati.

La Charte de la compensation volontaire des émission de gaz à effet de serre, a proposito della permanenza dei crediti, sostiene che il responsabile del progetto dovrà attuare strategie che garantiscano la permanenza e riducano al minino i rischi. Tale strategia dovr{ essere integrata con l’attivazione di un’assicurazione o con un sistema bilanciato di crediti temporanei e permanenti collegati al progetto.

Il Comitato Parchi per Kyoto nel suo Codice Etico sostiene che “attraverso il Protocollo d’Intesa, il proprietario dell’area si impegna mediante contratto ad assicurare la permanenza della foresta sull’area individuata per un periodo tra i 20 e i 100 anni.

Questo arco temporale sarà stabilito sulla base del ciclo di vita delle specie arboree messe a dimora. Inoltre, il Parco o il proprietario dell’area si impegna a garantire che eventuali perdite di stock di carbonio derivanti da incendi, attacchi di parassiti, atti vandalici o da altra causa siano contabilizzati”.