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LETTERA ULTIMA, Al Deserto , li 22 dicembre

Nel documento LETTERE ROMA E NAPOLI. Db I.VOM (pagine 190-199)

Tu

giàmecovisitasti, oErminia,i ve-nerabili avanzi di

Roma

, eleridentipiagge partenopee\e quelli e queste tipresenta-.

rono vivaalpensiero l’immaginedella pri-sca gloriaitaliana,e deliaforzaprepotente deltempoedellasventura.Noi daremo un addio aque’ luoghi, edilpiè volgeremo

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allepartisettentrionali della nostra bella Penisola: seconsiderammo isegni

,

de-gradati e cadenti,dell'anticagrandezza, qui preparati a ritrovare l’impronta terribile dell’intestine discordiecheintempidanoi

meno

lontanidiedero allamiseraItalia

«Dotefunestad’infiniti guai».

I-colli della Toscana grondarono tutti dicittadinosangue; e le sue torri

non

servironoallemilitari fazionicontroi Bar-bario gl’invasori

,

ma

contro i concitta-dinieifratelli. Fatale delirio dellementi italiane,cagioneallapatriacomunedilutto edi servitù!

Priadicominciarea discorrerti della To-scana,iopenso diriposarmialquanto,e inmolleoziospendere questi giorni so-lenni,chesin dall'infanziam’avvezzai a crederedestinati ad una piacevole inope-rosità.Tutto qui m'invitaad

abbandonar-mi!

, ed a fuggire ogniideache lietac ridente nonsia. M’accoglie nellesuecelle ospitaliil mioDeserto;ementrelelegna dipieno ardendo scoppiettano nel mio

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i87 colare, sento1’imperversare dellapioggia al difuori,che mistaaunpo’dineve,ed aggirata dalvento,sferzaaquandoaquando

i cristallidella miastanza

;imontivicini, cheabbraccio colguardo, chinano verso terrale loro foreste agitate dal soffio di borea; e itorrenti,gonfìi perlecontinue pioggie,mescolanoalfischiare del vento ed almonotono cadere dell’acquail cupo e lontanomuggito delleloro onde,chesi precipitanonelle vaili. « Quando sull’ al-ture (sciamaun Giovane poeta) spirail

vento precursore del verno,quandola fo-gliaingiallisce,e cade con larghespire sul-l’orbeappassite: oh quanto mi piace di misurare coll’occhio questi castagni e que-stequercie,rivaligiganteschi delle

mon-tagne vicine,i qualisenza fronde e rive-stiti appenadi scorza innalzanoalcielo le lorobraccia denudate! Quanto mi piace quell’onda, che gentilrionella statee tor-rentenell’autunno, quandoZefiro incan-tava colsuo fremitole valli, mormorava edn lui, c quandole ebbe abbandonate.

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tuonò coll’aquilone!Di qualvoluttàilmio spavento è misto,quandoil tuono scorre romorosamentelevolte delcielo,ola fol-gore co1 suoiguizzidi fuoco spezzai ne-grirami delle foreste, e ne divora le scheggie r>!

Jn mezzoa queste alpi, lo spettacolo dellaNatura, chespogliad’ogniornamento mi simostra nuda nella suagrandiosità

,

mipiace, mi sorprende e m’innalza la mente. Il tepido fiatodiprimavera,i ca-lori dellastate,pareami avessertolta alle miefibre lalorotempra elastica e vigo-rosa: questo soffio gelatohareso ad esse laloro naturaleenergia.

11 fasciovoluminosodelle lettere che in questigiorni tiho scritto, potrà convin-certi, megliodelle mieparole,dell’amore e dellaperseveranza ch’io posi in questa piacevole occupazione; e s’iomipropongo ora diriposarmi alquanto,non è che per gustare meglio, dopoipiaceri d’un’amena corrispondenzaepistolare,quellianchedelle geniali letture

, e della compagnia didue

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i8g amici che quimeco dividono queste soli-tarieorebeate. Amanti son essideirutili discipline.

La

sera ciriunisce accantoal fuoco:raccontal’uno lesue avventure, ela sua giovanefantasiasiriaccende alla

memoria di que1 momenti di pericolo , d’entusiasmoe di disperazione, chenella presente sua tranquillità formano le sue più care reminiscenze; narral’altroisuoi viaggi,o conqualche scherzevole novella ciricreagli animi, echiama ilriso sulle nostre labbra;nonlascio di pagaraneli’io ilmiotributo di gaieparole:e cosìvolano

igiorni invernalial Deserto, i più lieti giorni, Erminia, dellamiavita.

Ma

iom’ avvedo che 1’ozio edilriposo assai poco m’allettano: poiché sul punto d’abbandonarmivi,midilungo,scrivendo; e ripugno adirtiquel vale,che dee per qualche giorno interromperelanostra cor-rispondenza. Eppure è d’uopo di'io lo scriva allafine:potesse egli ispirarti qual-che po’ di rincrescimento equalchepo’ di desiderio! Addio.

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DalViaggio poeticope’CampiFlegreiy graziosa Operetta di Giulio Genoino na-poletanoj trassi letre Odiseguenti

7 le qualisono lieto che quicalzin bene: pe-rocché pelnerboe per la soavità della immagini edellapoesiale giudico degne d’essertipresentate9o Erminia; espero chetiriescirannogradite.

Dal

Colle di PosiLiiro a Pozzuoli

0 d e

J, \

A

Fide.

Sorgi, miaFille:attendono Gl’ impazientiamici,

E

vedertecoanelano DiFiegraicampiaprici.

Al che nasce intessono Argentee nubiunvelo,

Non

vibrerà fervidi Febo isuoi rui dalcielo.

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Àndiam..,

Ve

cottitischerzano Sull’ora mattutina * Ilascivettizefliri Intorno a Mergellitia.

Il martranquilloincrespasi Alventicel chespira

,

E

bacia1’onda limpida

La

sponda,esi ritira.

Qui del CantordiMantova

,

Oh’ ebbechiaratromba, Copronobronchi e ruderi L’ inonorata tomba.

Un

conpiè sacrilego Forseil bifolco ignaro Calpesterà quel cenere Ch*esserdovria caro.

E

di sua gloriavindice Invanfia sorto intanto Il sacroallorspontaneo

A

verdeggiargli accanto...

Ècco laGrotta: un Genio Cavò T enormemasso,

E

’1varco sotterraneo Aprì di

Roma

al passo.

Ma

che! tutremi, e pallida

M

1haitra lebraccia stretto!

Delmuto loco elugubre

Non

sai soffrir Vaspettoi

E

purtra queste tenebre AI suo fedelpastore La Forosetta conscia Vienea parlard’amore.

Ma

già,miabella Fillide ,

Varcato èil sendèi monte.. .

Ve' la Campagna,e Nisida, Cui l’onda è specchio,a fronte.

*

Eccolo scabroOlibano,

Sullacui fronteannosa

Nuda

lespalle,epovera

,

Sterilitàriposa»

Ve’ lecanute e squallide Leucogée montagne,

Che

fan corona ed argine Alleflegrèe campagne,

Dove

piombò terribile

L’invitto Alcide,e dove Estenuino que’ perfidi Che feroguerraa Giove.

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Ividatempo immemore Sopra idestiniarcani Si consultòToracolo DeglievocatiMani.

Iviinnocenti vittime

Da

inganno reotradite Insacrificio offrirono ILestrigoni a Dite, Quando varcando credule

D* Averno ilsentiercieco Morteincontraro e feretro Nell’ insidiato speco. .

Ma

dipiùlieteimmagini

La

fantasiarivesti*

E

diree memorie L’idea nonti funesti.

diquelcolle inospite Mecosulgiogoascendi ,

Ed

agoder, mia Fillidé*

Nuovopiacere attendi.

Volgilo sguardo libero Perqueste piaggeamenej

Qualicangianti e varie Incantatrici scene!

Leti.R.N.

Ve* lavinosaPrpcicfaj Che inaltraetà migliore DiedeaFalerno invidia Colgrato suoliquore.

Ve’ laridente Enaria

,

Dove

alle

membra

inferme

Nel documento LETTERE ROMA E NAPOLI. Db I.VOM (pagine 190-199)