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Roma Moderna

Nel documento LETTERE ROMA E NAPOLI. Db I.VOM (pagine 40-51)

*

u Nullav1ha disi bello, scriveinuna u lettera l

1eloquente Autore del Genio

« delCristianesimo, quantole linee

del-«l 1

orizzonte romano

, quantola dolce

in-«clinazione deipiani, ed ilprofilo soave a e fuggevoledeimonti chelo terminano.

« Soventelevalli piglianoformed1arena,

« dicirco, d1ippodromo

; irialzi rassomi-ugliano a terrazzi, quasi la

mano

pos-ti sente de1Romani avesse smossa tutta u questaterra.

Un

vaporparticolare,sparso

«nellelontananze, arrotondagli oggetti ,

« efa sparire ciòchevisarebbeditroppo

« duro e marcatonella loro

conformazio-«ne.

Le

ombre non sonvimai pesantie

« nere;v’haoscurità nelle roccie, o

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« nei fogliami, entro cui non s’insinui

«qualche po’di luce: unatinta singoiar»

u mentearmonica maritailcielo,laterra ,

uleacque. Quando il sole staper tra-umontare,leQinedeimonti deliaSabina u sembranodi lapislazzulied’oro, mentre

«la lorobase è immersa in un

mar

di

« vaporid’unatinta violettaeporporina;

«talvolta appaionobellenubi sotto

appa-« renzadi lievi cocchi, portate con una ugrazia indicibilesull’ ali delvento della

«sera,lequalifanno comprenderele

ap-«parizionidegli abitanti dell’Olimpo in u questocielomitologico;talvoltadirebbesi u che1’antica

Roma

ha stesa nell’ ocei-u dentetuttala porpora de1 suoi Consoli

« e de1 suoi Cesari sotto gli ultimi passi u delDiodel giorno. Questo magnifico a spettacolonon iscompare prestocome n ne’nostriclimi: quando tu crediche i

ucolori sienoperisvauire, tulivedi ria-u nimarsi inaltraparte dell’orizzonte,un u crepuscolo succede ad un crepuscolo,

«ela magica scenasi proluuga ».

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Ma

sela Natura, di cui non v’è di Chateaubriand nè più fedele nè più elo-quentepittore, ha rallegratoil suolodi

Roma

dell’orizzonte cheei ti descrive ,

l’indole dicoloro che l1abitanoè tale di destarenell’animo tuo una penosissima meraviglia.Itratti giganteschi con chela storiacidipingei Quiriti, sicrederebbero favolosi tragli odierni abitatori dei Sette Colli:crescono in mezzo alle rovine, e dalle rovine nulla traggono se non un sentimentodi bassezza e di umiliazione; cangianoi templi in stalle; il Foro in mercatodibestie: non si meraviglian di nulla.

La

loro inerziagiunseatale da la-sciare che si cangiassero in elementi di pestilenzai doni di cui la natura s’era mostrata prodiga versodiloro.

Le

cam-pagne, permancanzadilavoro e di ope-rosità, dicoltivateefeconde, diventarono spaventose pervacuità di spazii intermi-nabili,perlaghetti d’acque putridee sul-furee,per avanzi d’acquidoltie di sepol-cri fatti asilodimalandrini: per maniera

Leti.R. N. 4

ss

che la cittàè cinta tTuno squallidoemal sicurodeserto.

Nell1interno le contrade sono ampie

,

vuote ederbose; rompe ilsilenzio piaee-volmenteil romordell1acque cadentiche

gliacquidosi non cessauodi tributarein.

larga copia, e chela magnificenzad1alcuni Pontefici,eparticolarmentediSistoQuinto, distribuì inmarmoreefontane.

De

1giardini sono frammessi sovente allecase;il fasti-gio de1 tettiè verdeggianteper l

1erbeche

vi crescono; mandre di capre corron le vie guidate da montanari degli Appennini perfornire icittadini di latte: tutto ciò dà all1antica capitale del

mondo

unaspetto assaidiverso da quello delle altre città europee.

Roma

circondatada inculticampi,quasi vuotadi abitatori, condannataa respirar nellastate un1ariamalsana, manticnsi do-viziosaed alteracolle sue rovine, ed il

suo

nome

, che èla più splendida delle rovine.

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LETTERA

VII.

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Il Vaticano.

II Vaticanoè ii principaleornamento di cuiva giustamente superba

Roma

moderna.

Alcuneloggie diquesto palazzopontificio, dette di Raffaello,vennero,da quell’ arte-fice dipinte con tuttala grazia e la leg-giadriadel suo pennello;

ma

egliènelle saledenominate anch’essc dal suo

nome

cheSanzios’alzò amirabile sublimità.

tu titrovi colle

Muse

sul Parnaso, e il

tuo cuore giàcedeall’incantodellapoesia e dell’ artibelle; tu ti siedi trai filo-sofidella scuola d’Atene,e latuamente giàs'aprealle severedottrine di Zenone, e giàil tuoorecchio è blandito daisogni ridentiche escono,comemele, dalle lab-bradel divino Platone; nell’incendio di Trastevere laverità dell’esposizionet’ in-cuteterrore; in S.Pietro visitato nel car-cere dall’Angelo, la celestialevisionet’in*

fonde conforto esoavità.

Le

pareti inani*

4o

mateparlano in quelle sale dei miracoli dell’arteanimatrice; ed èfiamma divita quellache splende suquellemuraeloquenti.

Ma

passiamo adaltresale.

Non

delsolo Urbinate si onoraItalia: di pittori, scul-toriedarchitettieccellenti ella fu

madre

feconda e maestra.

È

questo ilvanto ehe tempera solo Tamarezza del suo decadi-mento.

Come

Ossian, diventato cieco, porgeal

1orecchio con diletto al canto di Malvinaricordatore degliantichisuoi fatti

,

edilsuonodell1arpa calmavailsuo dolore

,

cosìquestaDonnavenerabile, nella rimem-branzadellagloriaprisca e nelcoro delle Muse, si consola di sue sventure: in queste sale siconsola, ov’io ti guido, ed overifulgono i monumenti della sua su-»

periorità nelleartibellesututta Europa.

Questi dipintiservironoun tempo inriva alla Senna ditrofeo, che più labaldanza deivincitori ricordava, che la viltà dei vinti.Ritornarono,dopobreveesigilo,sotto quelcielocuin1eradovuta laispirazione.

Ma

egli è nella Cappella Sistina che

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4«

stailprodigiodellapittura. All1affacciar»

misi dell’immensaparete su cui Miche-langeloraffiguròilgiudiziouniversale,

men

rimasidapprimasbigottito econfuso:Y

ani-ma

diDantehatrasmigrato inBuonarroti;

il pennello dell’uno, la venapoeticadel»

Taltroseguono unamedesima ispirazione:

e scoppiadovunque, suo malgrado, l’ener-gicosentire che tende al sublime. Eccoti in brevelaspasizione delfamosoGiudizio.

Il Redentore è sull’alto circondato dai Coricelesti, e in atto di fulminarla sen-tenza; a’ suoi piedi i Serafini suonanle

trombe: s1apre al tremendo squillo la terra, e rigettalenude ossa cheaccoglie;

le qualisiavvicinano, s’uniscono,eicorpi si formano;idemoniafferranoidannati:

mille gruppi e mille lotte diverse sonvi createdallafantasia di Michelangelo; gli spiriti beati s’affaticano aneli’essi nella ricerca deglieletti: seli portan via nel-l’aria, alzandosi versoil cielo, inseguiti dagli spiritiimpuri, che vorrebbero loro ritogliere latremante preda;altridemoni,

. 4 *

/

«ulbasso, già cominciano a dilaniare ì corpide’reprobi; e qui l1energico pen-nellodelpittore seppe ritrarrela cosa al vivo per

modo

da far rabbrividire. Pec-catodie questo fresco sia stato deturpato dal pennellodel Volterra!(i) Cosìla su-perstizione e rignoranza corrompono le opere delgenio.

Nella biblioteca del Vaticano si con-servano que’codici famosi a cuile gre-chelettere e lelatine debbono in gran parteilloro risorgimento. I tesori

del-P

anticadottrina,chiusiagliocchi de’ pro-fani, vi s’ascondonoin vasti armadii di cedro: unaricchissima collezione di vasi etruschi, bellissimi dipinti, busti, ogni maniera di sontuoso apparato, concorre a rendere questabibliotecalapiu splendida dell’universo.

(i)

Un

Pontefice soverchiamente scru-poloso diede incumbenza a Iacopo

da

Volterra} mediocrepittore, di vestire i

nudi del Giudizio del Buonarroti: ilche venne eseguito in

modo

ridicolo

; econ

isco/tciodi (picicapolavoro.

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43 Nel Musco Piodementino, ove il ma-gnifico Pio Sesto, caldamente assecondato dal suo successore,raccolsee distribuì in salesuperbe lereliquie, disperse in pria

,

dell’anticascultura,il Perseo edi Pugil-lalori di Canovaosano starea confronto dell’Apollo edel Laocoonte.

Diquesti capi d’operaiopenso inter-tenerti;e setiparranno adorniimiei con-cetti,ti confesserò che

me

li prestarono in parteWinckelmann e Dupaty,maestri sapientissimi di belle Bili. Incomincio pertanto dall’Apollo.

— Una

primavera eterna,qual regnane’ beatiElisi,spande sulle virili sue formeipiacevolitrattidella ridentegioventù: non vi sono nervi nè venecheai suo corpo dieno ineguaglian-za,omovimento;pare cheun soffio ce-leste,similea fiume che va placidissimo, tutta n’abbiaformatala superficie; i suoi occhi son pieni di quella dolcezza che mostrar suole allorché lo circondano le Muse, e loaccarezzano; egli hadi Giove la fronte, gravidadellaDeadellasapienza.

rlosopracciglia,cheilvolersupremo.ma-»

nifestan co*cenni; hagli occhi della re-ginadegliDei;lamorbidachioma,simile a teneripampini, scherza, quasiagitatada molle auretta,intorno al divino suo capo.

NelLaocoontescorgesil’

uomo

che cerca d’adunare intorno alcuore tuttala forza possibile controitormenti; eisente

meno

leproprie angoscedi quelle de1figli,che fissanoinUfil’afflitto sguardo, quasichie-.

dendosoccorso:e ilcuor paterno lacerato bensimanifestanegliocelli dolenti,su cui pare stendersi l’affannocome torbida neb-bia.Il grecoscultore s’èquiproposto di scemarel’orrore delfattoprincipalecoll’ in-teresse che destano gliaccessorii. Offrire inispcttacolo duegiovinetti, ed un vec-chio,dilaniatida duedraghi,chiavrebbe tollerato unasimilvistai «Io abbandone-rò (disse l’artefice seco stesso, nell’atto di cominciarel’opra immortale) il corpo del padrealmorso de’ serpenti;

ma

quel corpo sarà perfetto:ed anchesottoilpeso degli anni e dell’angoscia furòbrillarein

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45 essounamaestosabellezza; cercherò che esprimaildolor fisico che prova;

ma

sic-come

questo farebbe inorridire, setutto interoapparisse,ne racchiuderò nell1

ani-ma

unaparte.Iduefigli, limostrerò ac-correnti versoil genitore da opposti lati

; leserpilighermirannopriachesieno giun-ti;un solo, e fia questoilpiù giovane, periràvittimadel loromorso: dell’altro,

solamente allacciato dalle spire dell1 or-rendo rettile, il sacrificio sarà differito, Sforzerommi chequesti due episodii rie-scano più eh1io sapròcommoventi, affine di spegnere nella compassione de1figli l

1orrorechedestalasituazione delpadre;

cercherò in una parola che, in questa scena,lapietàsial

1

affettodominante ».

Cosìparlò trasè stesso l 1

artefice, al cuiscalpello è dovuto il più perfetto la-vorodi chesi vanti la scultura.

Oh

po-tesse

me

pure un soliloquio condurrea tanta eccellenza!

Ma

imiei soliloquisono delirii destinati, non ad aggiungere un

nome

albreve novero degl’immortali,

ma

/

46

adaccrescere Jemie pene, e a ritoccare lesegrete piaghedelcuore.

Nel documento LETTERE ROMA E NAPOLI. Db I.VOM (pagine 40-51)