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LETTERA XIX,

Nel documento LETTERE ROMA E NAPOLI. Db I.VOM (pagine 104-140)

Agnato.

Dopo

avervisitatoinNapolituttoquanta vi si racchiudedi rimarchevole, cominciai a percorrernei diutorni;e diedi principio a quellagioconda peregrinazione visitando Posilippo, amena alturaal cuipiè sorge latombadi Virgilio, ovegià ti condussi, e-'Celebre,.penda suagrotta,cheforailcolle

/

péVtratto,di cinquecento tese, e lacut 1'*'i

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ampiezza permetteadue carrozze difronte dipercorrerla senzapericolo. Opera assai grandiosaeli’è questa; il volgo l

1

attri-buisceallestreghe; egliantiquarii, che sonocontentid’ignoraretutto quanto ac-cade oggidìnell’universo,purchésicreda chenullaè ad essiocculto di ciò che av- -venne molti secoli addietro, sforzaronsi inutilmentedisquarciare ilvelo misterioso inches’avvolge1’origine diquel sotter-raneo.Al primo entrarvi, il rapido pas-saggio dalla luce alle tenebre accieca e confonde; dapprincipio tuttoappare nero e lugubre: è scomparsala ridentescena cherallegrava lo sguardo, per dar luogo adun’ oscuritàsepolcrale, rotta solamente dall’incerto chiaror delle lampade;

ma

len-tamente, coll’avanzarsi,l’occhios’avvezza a quelle tenebre,ecominciaadiscernere la vòltaaltaed annerita

,dallecui fessure sbucan fuori serpeggianti 1’ erbe para-site.

A

mezzoil sotterraneopenetra per un foro praticatonella vòlta un raggio diurno cheferiscela ferriata cfuna

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IOI pelletta scavata nel vivo sasso, e dinanzi la quale i passeggeri non tralasciano di chinareriverenti ilcapo, espesso anche le ginocchia. Giungesidopoalcuni minuti, che paion ore,all’altraestremità,ove si ritrova con gioia la luce del sole. Se-guitaila strada fradue colline vestite di piante, e discesiin unavalle deliziosa, fatta lietadal laghetto d1Agnano.

La

ro-tonda suafiguraindica, a prima giunta, di’esso fu un tempoilcratered’un vul-cano: son limpide le sue acque, popolate di uccelliacquatici lesue rive

; ed uber-tosecolline alzantesiingiro aforma d’an-fiteatro, dannogliun aspetto gentilmente romanzesco.

Le

stufe di San-Germano,

ri-nomatepe’ bagniavapore, sorgonglisulle sponde; nella grotta del Cane osai io stesso sdraiarmia terra,erespirare1’aria mefiticache neesala,e che inpochi mi-nuti fececadereasfissiato quelpovero ani-male cheha datoil

nome

al sito, sucui la nostra guida vollerinnovare mio mal-gradoilcrudele esperimento. Sicontorceva

9

102

la povera bestiola, sorpresa da palpito mortale;edun istantedopo ogni suo

mo-vimento cessò: riportataalTaerpuro, len-tamentefe ritorno allavita,dando segni energicidi gioia. Anche pergli esseri i

piùinfelici lavitaha una possente attrat-tiva. Essa, per quanto sia affannosa, è esistere; la morte è non esistere:

un

abisso dividequeste duevoci, edè a var-carlo che1’

uomo

tremae rifugge, «So-*

yente (diceva1’infelice Chénicr),stanco d’ essere schiavo,e di bere la fecciadi quelcaliceamarochevitas’appella; stanco del disprezzo degli stolti che tien dietro alla povertà, io guardolatomba, che

m’ò

asilo desiderato:sorrido allamorte vicina evolontaria,elaprego piangendo d’osare rompere lemie catene.

Ma

poi il mio cuore s’ascolta,e s’apre alla debolezzaj imieiparenti, imieiamici, ilfuturo,la

miagiovineetà, imiei lavoriimperfetti; imperciocchél’

uomo

sa coprirsi a’suoi propriocelli d1unvelo specioso,e quan-tunque sia disgraziatala sortechedomina

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io3

lasua esistenza, vi si attaccanuliamcno con uno sforzoinvincibile; e cercalungo dasè,anzi che morire, qualche favorevole pretestopervivere eper penare. Soffrì; soffre;ciecodi speranza, si trascina alla

tombaditormento intomiento;equando

gli si affaccialamorte, cheè ilfine dei guai, eilacrede unanuovasventura,e la peggioreditutte(i) ».

(i)Soiwentjlasd’étreesclavc }etdeboire la He

De

cecaliceamerque Von

nomme

lavie j

has duméprisdessots,qui suitlapauvreté

,

Je regarae latombe; asilesouhaité:

Je souris àlamort'volontaire etprochaine

f

Je

me

prieen pleurant ddoserrompre

ma

cbaine.

Puis

mon

ctìeurs?écoute

} etsdouvre à la

Mes

écritsimparfaits: caràsespropres

yeux

Vhomme

sait secouvrird;unvoilespecieuxj

A

quelque noiedestitiqideilesoitasservief Dolineetreintc invincibleilembrassela vie

;

io4

Queste immagini poetiche ecommoventi

t’avranno riempita fanimadidolce

ma-linconia: aprilaallapietà, ora che udrai una tragica avventura che mi funarrata dalla guidasullerive dellaghetto d’

A

gua-no,e cheebbe

, pochi anniprima eh1io le visitassi, per teatro quelle colline e quell’acque.

Una

famigliadiagiati mercatanti, caduta nellapovertà, siricovrò in questiluoghiper lavorarviunpezzoditerra,ultimo avanzo disua fortuna. Carolina,giovane ed unica lorofiglia

,desiderosa di alleviarele stret-tezze de’suoi genitori, s’abituò sin da fanciullaa spiare attentailgiugnere degli

Etcherchebien loia} pluslótquede mourir, Quelqueprétexteami pour vivreetpour

soujfrir.

Ilasouffert}ilsouffre:aveugle d’espérance Ilsetraineau tombeau.desouffrancc en

souffrance

}

Etlarnort)de nosmauxle remèdesidou.r Luisembleun nouveau mal ?

}lepluscruelde tous.

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io5 stranieri,e adoffrirsi loroper guida alle prossime rovine, dicui avca imparato a gentilmenteintessere la descrizione e la storia;e quando ricevevainpremio della cortese opera suaqualchemoneta,correva lietissima acasa, per consegnarlaalla ma-dre. Elia crebbecogli anni avvenente e modesta;lasua educazioneera superiore

all’umil sua sortet e sotto rozza veste ella nascondeva un ingegno colto, e modi seducenti.Si sparse sino aNapoliil

grido dellagentileindicatrice del lago di Agnano.

Un

giovin signore,bellissimo della persona,

ma

guasto nel cuore,fra gli al-tri v1accorse,e con doni generosi, di cui l’innocentefanciullanonindovinavailfine vilissimo,econ parole d’affetto, che dolci suonano perlaprimavoltaalnostro orecchio,e convisiteripetute, riuscì ad aprire all’amoreil cuoredella giovinetta.

Sicuro d’essere corrisposto, eglicredeva chedovesseellapiegarsispontaneaallesue brame.

Ma

trovando inveceunostacolo in-sormojitabilenell’onestàdellafanciulla,

de-io6

liberòdiricorrereallaviolenza; e collocati pressolerovinealcuni servi,lafecerapire, etrascinareaNapolinellasuacasa.I pianti eladisperazione della fanciullanonla sal-varonodaldisonore;e dopoqualchetempo ella cominciòa darsipace,e acederealle voci possenti dell’amore. Eli’erastata as-sicuratacheisuoi parentiignoravano l\av-venuto, e che si provvederebbe a’ loro bisogni. Yisse Carolina seimesi ne’ de-lirii dellasua colpevole passione,quando

s’avvide con ispavento che il suo sedut-tore giàpiù non1’amava, eche ad altra donnaavearivolti isuoi affettiincostanti.

S’aggiunse a precipitarla inun abisso di affanno lanovellache lefu data in una lettera cieca,che suamadre stava moren-do, e cheil suo disonore era pubblico.

Ellafuggì allorada quellacasache leera stata così funesta; e n’ebbeappena var-catoil limitare,che 1’assalì una crudele perplessità. «Chefar?ella pensava.

Dove

rivolgeròimieipassi? Turberòio gli estre-mi momenti dellamiabuona madre,

ricn-DigitizedbyGoogle

lo^

tfandonellacasapaterna? Alisi!nel

mo-mento di ricongiungersi all’Eterno, essa nonrespingeràlafiglia sedotta e misera-bile;avràpietà di Carolina,cheleera un giornosicara ».

Con

questi pensieriella s1avviava adAgnano: tremòtuttaquando scórse da lungoleacquedel lago; equando

si trovòdifronte alla portadellacapanna patema,improvvisoristette;c indicavailsuo Voltoleaffannose agitazioni dell’animosuo»

Passava perviaun contadino, che la

ri-conobbe amalgrado del suo pallore: lo richiedeaansiosa lafanciullade’ suoi pa-renti.

-Giugneste troppotardi (rispondeale

r

altro); erameglio pervoirimanervi in città.

Ohimè,die avvenne? (sciamava Ca-rolina); ditelo,perpietà

;c sibuttava

•piangendoalleginocchiadilui.Larialzò il

contadino; emal celandolasua commozio-ne;

Voi micostringete (disse)aun o£*

lìciodoloroso.Vostramadre, nonèmolto, morì;e vostro padre, nonpotendo soste-nerelavistadi questi luoghi, partid im-provviso, e s’ignora perdove

.

L’iin-ioB

mensoaffannorendeva immobile Carolinaì ella s1immaginava di vederilsuo genitore erranteinlontanipaesi caricod'anni edi angosce;ladebolesuamente nonpotè re-sistere amoti violenti: ella corse a quellerovine chele eranostaleneltempo di sua innocenza cagione di pure sod-disfazioni

; di siprecipitò nell’onde,e perì.

LETTERA XX.

Baiae

V

Avernò.

Proseguendo ilpasseggiooltreillaghetto d’Agnano,giunsi in rivaal mare a Poz-zuoli.Era questaun tempo, comene fanno fedele numeroserovine dicuiè ingom-bro quel suolo. Una popolosa e fiorente città. Alcunitronchidicolonne,ancorain piè sull’anticopavimentod’untempio de-dicato a Serapide, offrono alla curiosità de’naturalistiun fenomenosingolare: sono rosiadaltezzad’uomoda marini insetti;

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ìog ondeè d'uopo supporre che sin sieno state sepolte, e che «al disopra il unire abbia fatto lunga dimora.: le grandi rivo-luzioni, a cui laNatura andò.soggetta in questiluoghi

,possonosolediminuire d'al-quanto la profonda meraviglia clic desta quellaosservazione; Scorgonsipoco lungo, inmezzo ad Una vigna, gli avanzi d’un anfiteatro: dappertutto que' barbari spetta-colieh’ivi rappresentavansi, faceano la delizia dei popoli,e la voce dell’uma-nità taceva, o non era ascoltata. Salii in unab.irchettapertraghettareil braccio di mare che da Baia mi divideva. Gli archi del ponte che Caligola aveva in-cominciato^ s’alzavano di distanzaih di-st.inza sovra il livello dell’acque: opera immensaeraquella,

ma

nonfumai com-pita, benché già si fossero superati gli ostacoli maggiori. Sull’onde che la mia barchetta fendevaebbe luogo,diciotto se-coliaddietro

, il celebrecongresso d’ Ot-tavio, d’Antonio e diSesto

Pompeo:

fu diviso l’impero delmondo; e un

con-Lett.R. N. io

1IO

•vitodovea tenerdietroallo spartimcfltoeli quellaspoglia opima.Si tirò asortequale dei tre dovesse banchettare i compagni:

toccòaPompeo: - Amici(eidisse), brame-rei degnamenteaccogliervinella miacasa;

ma

casapiùnon mirimane fuordiquella nave(e mostrava la sua capitana) ;e

V1invito Accettarono glialtri,e salirono a bordo: le coppesivuotavano frequenti

,

e il falernogià cominciavaa riscaldare le menti, quando ilcorsale Menas, avvicina-tosia Sesto, gli susurrùall

1orecchio que-ste parole: -

Debb

1io, tagliando subita-mente legomene,renderti arbitrodi co-storo,epadrone dell’Impero -? Sbigottì

Pompeo

aquellaproposta; e percuoten-dosilafronte:-

Tu

farlodovevi,DMenas (rispose),senza chiedermiconsiglio;

ma

poi-ché melchiedesti, sappi ch’iovoglio man-tenermifedele algiuramento

Duravaancorala mia breve navigazione, che il barcaruolo

m

1indicava col dito il

Monte Nuovo, chedominal 1

estremità del seno eh1io traversava. Ilnavigatore

atto-DigìtizedbyGoogle

nito Io scopri surto la mattina dove,

laseraprecedente, non avea mirato che unamonotona pianura: unatremenda eru-zione verso la metà del secolo

XVI

lo creò inpoche ore.

Io giunsiallafinesul lidodesideratodi Baia. Siila, Cesare,

Pompeo

, Ortensio rOratore, e cento altri illustriRomani

,

v’aveano delle ville magnifiche: i bagni solforosi ele sorgentiminerali diche ab-bondaquel suolo, velichiamavanoinfolla;

eranvi teatri,ove accorreanoi piùcelebri mimi eimiglioriciteredi d’Italia; le dan-ze,le corse ne’ dintorni

, ibanchetti,ed ogn’altramanieradisplendidadissipazione, oveanvi postalorsede

5 ilclima e la na-turalepiacevolezza del sito, il soffio dei zefiri, l’ombre de’boschetti, lafragranza de’ fiori,lavacuità dellecure,tutto ban-divadi iseveripensamenti,e v’apriva

ilcuoreallavoluttà. Ilmare,coperto sem-pre di gondole decoratedivele diporpora, einghirlandate dirose,portava sul’azzurro può sepo continuamente dall’uno all’altro

113

lido, dall’unaall’altra villa i giovani più vivaci elepiùbelledonnedi

Roma

; icanti voluttuosi edilsuonodell1arpee de*liuti si mescolavaall’alternatomovimentode"remi, edeccheggiava sulla spondavicina, dove sorgevailtempio dedicato alla Madre de-gli Amori: celebravansi inquestocongran

pompa d^

riti, che rinnovando ai pen-siero ed agli occhi, con danze lascive, quanto intornoalla Dea favoleggiò la ri-dente Mitologia,educavano glianimidegli spettatori alla spensieratezzaedalpiacere;

inainon giungea su quel lido lo squillo delibitromba guerriera, che romoreggiava ai confini dell1Impero sfidandoa battaglia 10Scita e il Parto, ilBatavo ed il Bri-tano; i Generali coronati d’alloro cre-deano premio delle cure penose dell1armi

11 vivervi alcunigiornifelici, in seno alla mollezzaed all’ozio;e mentrei Cesarivi si riposavano in mezzo ai piaceri, ra-?

sciugavanoipopolilelorolagrime,erespi-r ravala terra oppressasotto un giogo di ferro. Properziononebbe appena visitato

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Baia,che credettela sua Cinzia infedele; chiamolla Orazio il più ameno sito del

mondo

; narra Marziale inun epigramma cheLevina, rinomata perla sua bellezza e perlaseverità de’ suoicostumi,vigiunse Penelope

,Elenapartì.

Fu

rimproverata a Cicerone lasua Accademia, nonlungo di là situata; e Seneca affermava che non

gli sosterrebbe l’animodidormireunasola notte fraquell’aurecorrompitrici.

Il terrestre paradiso eh’io ti descrissi

,

funesto allavirtù, e simile a quello che Maometto promette a’ suoi credenti, oh quanto non ha mutatoaspetto col tempo!

Ivolcani hannoscossa tutta quella terra;

l’hanno agitata e squarciata i tremuoti:

delleantichesue amenità nonrimanleche

1’orizzonte,ladolce inclinazionedei piani e laferacitàdel terreno. Eppure, benché Baia sia desertae ingombradi rovine, le sue aure conservano ancora qualche cosa che ammollisce» unaVoluttuosaspossatezza

s’eraimpadronitadi

me

;edanziché pro-seguirerinteressanteescursione, avreiamato

n4

meglio riposarmiall’ombra d’una pianta, eaddormentarmi sullamolle erbetta.

Lasciata Baia,mivolsi alvicino lago di Averno. L’idead’unsilodescrittoda Vir-gilio, e celebratissimosinodalla più re-motaantichità, avea vivamente risvegliata la miaattenzione.L’Àvernocircondato di altissimi colliboscalimi parveun bell’or-rido:lo sguardo edi pensierinon trova-vano uscita di là, e vi siconcentravano, pascendosi delleantiche reminiscenze mi-tologiche c poetiche.

La

bocca del sot-terraneoove s’ascondeala Sibilla, in cui Eneaosò penetrare,nonispaveulòine colle sue tenebre, che la guida con mia fiac-cola diradava precedendomi; discesi nota-bilmente, ed entrai in ima stanza nella quale l’acquami giungeafinoalginocchio.

Eraveramentepoetica inquel

momento

la miasituazione: mitrovava inunprofondo sotterraneo, consacrato dall’antica super-stizione,fatto asilo ne’tempiposteriori di ladric d’assassini,incompagniad’un

uo-mo

che, situilenel volto aCaronte,teneva

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115 in

mano

unafiaccola funerea, e alla cui rauca voce rintronavaluvolta;mezzo im-merso nell’acque, entro le quali moven-domicagionava un’ondulazione ed un ro-moreparticolare. M’incresceva quel sito;

sembravamidi sentir,

come

Enea, l’aria grave e pesante cheesaladallebocche del Tartaro;equando iorividi la desiderata lucedel sole, miparve

meno

tristol’A ver-no, eil cielomi sembrò più ridente. Io meravigliava comequelle vòlteabbiano re-sistitoagiisconvolgimentia cuiandò sog-gettoquesto paese; enonignorava l’opi-nione di molti, i quali credono eh’esse comunichino collegrotte di

Cuma,

e spie-gano pertal

modo

l'improvviso apparire dellaSibillain un luogo e nell’altro.

È

certo che formavano un laberinto tene-broso, che fu poi chiuso ed intercetto:

quelle spelonche,abitate dal delitto, do-veano essere veramente un soggiorno in-fernale. Così il caso, nella stessa guisa che ha posto il dolore allato alla gioia

,

voile che uouliu'.gedal tristo

A

vento, o

u6

dallasinistra oscurità della grottadella Si-billaavessero sedele deliziediBaia.

LETTERA XXI.

La

morte d1Agrippina.

Abbandonato 1*Averno, rimontai nel battello,e visitaique’ luoghi che la imina-nitàdi Nerone hanno funestati. Dapprima smontai ai bagni, che volgarmente son delti sudatoidi Tritola: per un oscuro cdantico corridoio,dacui esce continua-mente un1ariacosì zeppa divapori e di zolfo,che toglie quasiil respiro, discesi alcelebre fonted’acquabollente, checon tale forza s’agita e gorgoglia, da far rimbombarelabassavoltadelsotterraneo

,

espander intorno,oltrealladensa nebbia, anche degli spruzzi che scottano e fe-riscono. Risalii nella barchetta; e poco lungedi mi fumostrataunarovina che è creduta il sepolcro d’Agrippina.

Ipho inanimo di farli una tremenda

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i>7 narrativa: ini suonannell'animaleparole di Tacito; leripeterò, facendo perderead psse il

meno

che mifiapossibile dell* ori-ginale loro energia; ead ogni

modo

iomi lusingoche sufficienti riusciranno a farti conoscere quanto esserdovesse profonda Fimpressione che in

me

fecero le

memo-rie diquelsito e lavistadiquellatomba.

u Nerone ad ultimo più non sapendo

« sostener vivala madre, stabilidi farla

« morire,dubbiosose con veleno, ferro,

u odaltro spediente.Piacquegli dapprima

«ilveleno;

ma

nonparveopportuno,

poi-«chè lesi avrebbedovutoministrarlone1 wbanchettidel Principe,come s’erafatto et a Britannico; eardua cosa pareva il

«tentar lafedede’ suoi,essendoella

fcm-«minaavvezza ai delitti, attenta alle

in-« sidie, epremunita d’antidoti. D’ occul-utare l’uccisionecol ferro, niuno sapea

« trovar mezzo: temendosi inoltre che u chi venisse scelto per1’attentato, non

« obbedisse; suggerillo Aniceto liberto ,

« prefetto del|a dotta a Miseno; prepeU

« ture dell1infanzia diNerone,ed inviso

«adAgrippina perodii reciproci. Asserì upertanto cheuna nave potevacostruirsi

,

« unapartedellaquale,aprendosiadarte, u lascierebbecader d’improvvisola

Prin-« cipessanell’onde: nonessendoal

mondo

u cosa piùdelmareatta aprodurre for-utuitiavvenimenti; e s1ellaperisse, chi

«sana baldanzoso abbastanzad’ attribuire ua delitto ciòdichepoteano accagionarsi

«iventiel

1apque? Edificherebbe Nerone ualla defunta templi,are;edaltresimili n dimostrazioni farebbe, che ostentassero

«la sua filiale pietà. Piacque il sagace

« avviso,favorito anchedallasolennitàdei u

Qnque

Dì, stazionedi dimora aBaia.

«

egli invitò lamadre; e andava di-u cendo,che lecontese traiparenti

do-ti veano perdonarsi, eh1era d’uopo che

«gli animi si placassero: il qualromore

« diriconciliazione avesse adessere poi

« da Agrippina, chealiete festeveniva, u ac.colto colla facile credulità femminile.

*Lò sifecequindi incpntro sullido, lg

Digilizedby

/

u pigliòpermano;edabbracciatala,lacon*

*dusse aBauli: è questo il

nome

d1un

« borgo, che è bagnato dal mare, nel userio che sta trail lago di Baia e il u Promontorio Miseno. V’aveafra

« borgo, che è bagnato dal mare, nel userio che sta trail lago di Baia e il u Promontorio Miseno. V’aveafra

Nel documento LETTERE ROMA E NAPOLI. Db I.VOM (pagine 104-140)