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5. Nel ventre della balena

5.4 Il libro di Giona

Senza addentrarci ulteriormente nel problema della dipendenza del titolo dell’opera di Luciano da quella di Celso e/o viceversa218, è interessante notare che proprio all’interno dell’Ἀληθὲς Λόγος Celso sostiene che i cristiani abbiano posto τὸν δὲ βίῳ µὲν ἐπιρρητοτάτῳ θανάτῳ δὲ οἰκίστῳ χρησάµενον θεὸν [τίθεσθε]219, aggiungendo poi: πόσῳ τοῦδε ἐπιτηδειότερος ἦν ὑµῖν Ἰωνᾶς ‘ἐπὶ τῇ κολοκύντῃ’ (Ion., IV, 6) ἢ Δανιὴλ ὁ ἐκ τῶν θηρίων ἢ οἱ τῶνδε ἔτι τερατωδέστεροι;220.

La figura di Giona era molto importante per i Cristiani quale simbolo della Risurrezione di Cristo: come Giona dopo tre giorni di permanenza all’interno del ventre della balena era uscito, così il Cristo, dopo tre giorni, risusciterà da morte; ancor più importante, il paragone deriva direttamente dal Vangelo di Matteo221.

Il tema del libro di Giona, cioè della tempesta scatenata dalla divinità e, ancor più, dell’attacco di un mostro marino pilotato dalla divinità nei confronti di un eroe protagonista, solo, è topico nelle letterature del Vicino Oriente Antico e ad esso si possono ricondurre anche quei passi dell’Odissea dove Odisseo si trova nel mare aperto, colpito da una tempesta mandata da Poseidone o da Zeus o quando deve superare le insidie dei

217 Si veda Luc., VH, I, 4: ἓν γὰρ δὴ τοῦτο ἀληθεύσω λέγων ὅτι ψεύδοµαι.

218 Si veda la possibilità che il titolo dell’opera di Luciano derivi da quello dell’opera di Celso, datata

al 178 d. C. in CATAUDELLA 1990, pp. 29-32.

219 Cels., in Orig., Contra Celsum., VIII, 53: “come dio uno che ha trascorso una vita da vero miserabile

ed è morto da vero infame”.

220 Cels., in Orig., Contra Celsum., VIII, 53: “Quanto sarebbe stato per voi più adeguato di costui Giona

‘sotto l’edera’ o Daniele, scampato alle belve, o altri ancora più incredibili di costoro”. Tra virgolette una citazione esatta di Ion., IV, 6 della LXX.

221 Ev. Matt., XII, 40: ὥσπερ γὰρ ἦν Ἰωνᾶς ἐν τῇ κοιλίᾳ τοῦ κήτους τρεῖς ἡµέρας καὶ τρεῖς νύκτας,

οὕτως ἔσται ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἐν τῇ καρδίᾳ τῆς γῆς τρεῖς ἡµέρας καὶ τρεῖς νύκτας; “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. (Traduzione CEI 2008). Si veda anche Ev. Luc., XI, 29-32.

mostri marini, come Scilla e Cariddi222. Ancor più, nel libro V, durante la grande tempesta dopo la partenza sulla zattera dall’isola di Ogigia, Odisseo è sballottato nel mare e si trova non troppo lontano dalla costa che, a suo malgrado, non gli permette si uscire dal mare e teme che una grande onda lo sbatta sugli scogli; d’altro canto teme che il mare lo riporti al largo e che ἠέ τί µοι καὶ κῆτος ἐπισσεύῃ µέγα δαίµων | ἐξ ἁλός223. Da notare che questo verso omerico è praticamente identico al primo versetto di Ion., II, in capitolo in cui – molto brevemente – si narra dell’ingresso di Giona nel ventre della balena: καὶ προσέταξεν κύριος κήτει µεγάλῳ καταπιεῖν τὸν Ιωναν224. In entrambi i testi si nota una divinità (detta δαίµων nell’Odissea e κύριος nel libro di Giona) che ha la facoltà di ordinare ad un µέγα κῆτος di inghiottire l’eroe: se in Iona l’azione avviene realmente, nell’Odissea si ha il timore che la stessa azione pilotata della divinità avvenga. Stupisce ancor più che le parole usate per definire il mostro ed evidenziarne la grandezza siano le medesime ed essa non è solo una caratteristica del testo della LXX – che come noto si distacca dal testo ebraico in diversi punti, a volte anche omettendo o aggiungendo porzioni estese di testo: il testo masoretico presenta esattamente lo stesso schema225.

Inoltre, secondo quanto Circe rivela ad Odisseo prima della sua partenza dall’isola

della maga, Scilla si ciba di δελφῖνάς τε κύνας τε καὶ εἴ ποθι µεῖζον ἕλῃσι | κῆτος226. In questo modo, attraverso i dati messi in evidenza supra, che la balena di Luciano sia legata con la vicenda di Giona non appare più assurdo, cosa che molti commentatori sostengono227. Luciano, nel rappresentare il suo personaggio inghiottito con i compagni dalla balena, compie un’operazione di fusione di due storie che, in origine, nascono come due sviluppi di un tema mitologico topico. Se la balena e la tempesta di Giona a livello macrotematico richiamano passi dell’Odissea, a livello microtematico non combaciano esattamente, ma è proprio questa somiglianza generale a permettere a Luciano di passare

222 Si veda LOUDEN 2011, pp. 164-179.

223 Si veda Od., V, 421-422a: “contro di me un dio inciti un grande mostro del mare”.

224 Ion., II, 1: “Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona”. (Traduzione CEI 2008). 225 In particolare, la LXX traduce con µέγα κῆτος quello che nel TM è לוֹ ֔דָגּ ג ָ֣דּ (dag gadol), che signifca

“grande pesce”.

226 Si veda Od., XII, 96-97a: “delfini, cani del mare e se capita un mostro più grosso”.

227 Si veda VON MÖLLENDORFF 2000, n. 3. p. 234. Radermacher, Stengel e Ollier rifiutano - a suo avviso

wohl zu Recht - di legare in qualsiasi modo l’episodio biblico al testo lucianeo. Più aperto alla questione si mostra WEINRICH 1971, pp. 35-40, già solo per il fatto di trattare la storia di Luciano nella balena in un

5. NEL VENTRE DELLA BALENA

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da un’ambientazione odissiaca ad un’altra, in questo caso biblica, ma molto simile. In altri termini, si permette di far vivere al suo personaggio alter ego di Odisseo un’avventura che Omero non gli ha fatto vivere direttamente, ma, grazie alla sua somiglianza con un personaggio che è, sì, di un’altra cultura ma che ha dei tratti comuni con l’eroe greco, riscontrabili nei minimi comuni denominatori delle loro vicende, la distanza tra le ambientazioni delle vicende è assai ridotta e permette di parlare dell’una sfruttando il luogo dell’altra.

L’esegesi odissiaca legata ad un’interpretazione mistica del viaggio per mare di Odisseo, culminante nel De Antro Nympharum, ma cominciata almeno da Numenio, in cui la caverna di Itaca diventa il luogo dove il cielo e la terra, il mondo sensibile e l’Iperuranio si toccano e permettono alle anime di incarnarsi o di ritornare alla divinità, è quanto Luciano tenta di ridicolizzare nella vicenda della balena, mostro che vive nel mare, simbolo della materia.