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Liceità dell’attività sessuale in minor

ASPETTI ETICI E MEDICO LEGAL

Tavola 11.7 Liceità dell’attività sessuale in minor

Età Rapporto

<14 aa Gli atti sessuali sono illeciti e se il minore ha età meno di 10 anni il reato è più grave)

13 aa compiuti È lecito compiere atti sessuali con altri minori aventi una differenza di età non superiore ai 3 anni, purché entrambi consenzienti

14-16 aa Anche con adulti purché atti volontari, disinteressati e consenzienti, eccetto che gli atti sessuali vengano compiuti dall’ascendente, dal ge- nitore anche adottivo, dal tutore, ovvero da altra persona cui il minore è affidato, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia

16 - 18aa In questa fascia d’età sono puniti l’ascendente, il genitore anche adot- tivo, il tutore, ovvero altra persona cui il minore è affidato, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia che compiano atti sessuali con il minore abusando dei poteri connessi alla loro posizione.

Volendo ulteriormente chiarire, il riferimento è l’art.609-quater della Legge 66/96 che pone una regola generale, una eccezione alla regola e una regola particolare, come segue:

REGOLA GENERALE: è punito CHIUNQUE compia atti sessuali con persona che al momento del fatto non ha compiuto gli ANNI 14, con la precisazione (ultimo comma) che nel minore di anni 10 ogni atto sessuale è reato più grave, con pena aumentata.

ECCEZIONE ALLA REGOLA: non è punito il MINORE che compie atti sessuali con un ALTRO MINORE CHE ABBIA COMPIUTO GLI ANNI 13, se la differenza di età tra i due non è superiore a 3 anni.

REGOLA PARTICOLARE: è punita una serie di PERSONE (l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui il minore è affidato, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia) che compiano atti sessuali con un MINORE CHE NON HA COMPIUTO GLI ANNI 16.

Quanto agli atti sessuali compiuti da un minore con “l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui il minore è affidato, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia”

❱ se il minore è tra i 14 e i 16 anni sono sempre illeciti

❱ se il minore è tra i 16 e i 18 anni sono considerati abusivi se l’ “attore” ha abusato dei poteri connessi alla sua posizione.

Molti ritengono essere i 13 anni il limite minimo per la liceità prescrittiva desu- mendolo dall’art. 5 della legge n. 66/1996 secondo cui “non è punibile il mino- renne che, al di fuori delle ipotesi previste nell’art. 609-bis, compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni 13, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore ai tre anni”, mentre va sempre più affermandosi la tesi che l’età minima per la contraccezione è variabile con l’età minima in grado di concepire facendo prevalere sempre l’art. 2 della legge 194/78. Le riflessioni me- dico-legali di cui sopra se non contraddicono l’affermazione che l’adolescente deve essere sempre assistita, specie nell’urgenza di una richiesta d’intercezione, sottolineano però come anche nell’urgenza sia dovere del sanitario prescrittore approfondire le circostanze, specie nelle età più basse, per escludere una situa-

zione abusiva che ci obbligherebbe al referto. Il caso della dodicenne che chiede la pillola del giorno dopo configura un illecito che ci obbliga alla segnalazione. Anche dal punto di vista etico il Codice di Deontologia Medica (CDM 2017) all’art. 33 afferma che “Il medico garantisce al minore elementi di informazione utili perché comprenda la sua condizione di salute e gli interventi diagnosti- co-terapeutici programmati, al fine di coinvolgerlo nel processo decisionale”. Mentre l’art. 37 sempre del CDM 2017 recita: Il medico, in caso di paziente mi- nore o incapace, acquisisce dal rappresentante legale il consenso o il dissenso informato alle procedure diagnostiche e/o agli interventi terapeutici. Il medi- co segnala all’Autorità competente l’opposizione da parte del minore informa- to e consapevole o di chi ne esercita la potestà genitoriale a un trattamento ritenuto necessario e, in relazione alle condizioni cliniche, procede comunque tempestivamente alle cure ritenute indispensabili e indifferibili”. Pertanto il coin- volgimento del legale rappresentante dovrebbe essere preso in considerazione prima di qualsiasi trattamento medico nel minore, ma nel caso della contracce- zione ci dobbiamo interrogare sull’opportunità di questo coinvolgimento in un ambito dal quale i familiari vengono spesso esclusi dagli adolescenti per ovvie questioni di riservatezza. Si sottolinea perciò anche quanto descritto nell’art. 10 del CDM 2017 sul segreto professionale: “Il medico deve mantenere il segreto su tutto ciò di cui è a conoscenza in ragione della propria attività professionale… La rivelazione è ammessa esclusivamente se motivata da una giusta causa prevista dall’ordinamento o dall’adempimento di un obbligo di legge”.

Ai fini della migliore tutela della salute della minore e tenuto in debita conside- razione il fatto che non esistono norme tassative che escludono i trattamenti sanitari in assenza dei legali rappresentati, compito del medico sarà quello di discutere con la paziente minorenne e prospettare la possibilità di coinvolgere (previo consenso) i genitori, verificandone in ogni caso la maturità raggiunta in quanto tanto minore è la comprensione da parte della paziente, tanto maggiore è la responsabilità che il medico si assume.

Una menzione a parte merita la prescrizione della contraccezione d’emergenza nella minore, particolarmente diffusa in questa fascia d’età. In questa circostanza duplice è il dovere del medico prescrittore, specie se opera nella struttura pubbli- ca: a) salvaguardare la minorenne, nell’urgenza, da una gravidanza indesiderata, b) fornirle le informazioni necessarie per una sessualità più sicura e consapevole. Dal punto di vista medico-legale l’intercezione è equiparata alla contraccezione: valgono le stesse norme riferite per la prescrizione dei contraccettivi: senza limiti

minimi d’età e, soprattutto per le condizioni di urgenza, si può procedere anche senza il coinvolgimento dei legali rappresentanti, purché sia valutata la maturità psichica raggiunta dalla ragazza e le motivazioni che la inducono alla scelta indi- cata, con riferimento all’ art. 12 della legge 194/1978.

Il medico non può sollevare obiezione di coscienza per evitare la prescrizione della “pillola del giorno dopo” in quanto è ammessa solo per l’interruzione di gravidanza e quindi presuppone la certezza della gravidanza. Se non c’è con- cepimento certo né possibilità di datare la gravidanza non si ricade nella Legge 194/1978 e non si può invocare l’obiezione di coscienza prevista da questa nor- mativa. Allo stesso modo, non essendoci un atto di procreazione assistita e non essendo dimostrabile un embrione non è applicabile l’obiezione di coscienza ai sensi della Legge n.40 / 2004. Il medico “obiettore” può semmai invocare la “clausola di coscienza” (nota Comitato Nazionale di Bioetica del 28.5.2004, art. 22 CDM 2017): “Il medico può rifiutare la propria opera professionale quando vengano richieste prestazioni in contrasto con la propria coscienza o con i propri convincimenti tecnico-scientifici, a meno che il rifiuto non sia di grave e imme- diato nocumento per la salute della persona, fornendo comunque ogni utile informazione e chiarimento per consentire la fruizione della prestazione.”) e ri- fiutare la prescrizione, solo se questo comportamento non è di grave danno per la salute della persona assistita. Nel caso della CE garantendo la prescrizione in tempi adeguati da parte di un collega disponibile. Con la recente nota del Comi- tato Nazionale di Bioetica (25.2.2011) anche il farmacista può evocare la” clausola di coscienza” con le stesse limitazioni e doveri del medico.

Di fatto il medico avrebbe l’obbligo di presentare un referto all’Autorità Giudizia- ria quando presta la propria opera o assistenza in casi che possono presentare i caratteri di reato perseguibile d’ufficio. Quando si prescrive la “pillola del gior- no dopo” ad una dodicenne, sappiamo che sulla ragazza è stato commesso il reato di atti sessuali con minori secondo la legge 66/1996, che è perseguibile d’ufficio. Se invece la ragazza è tredicenne, il reato potrebbe non essere per- seguibile d’ufficio se il partner ha una differenza di età inferiore a 3 anni, ma persiste l’obbligo del referto in quanto non spetta al medico la punibilità, ma all’autorità giudiziaria. Se la minore, dodicenne o tredicenne però si presentasse al medico col partner, ritenendo anche quest’ultimo assistito, verrebbe meno l’obbligo di referto in quanto si esporrebbe la persona assistita a procedimento penale (art. 365 c.p.). E se il partner non è presente cosa deve fare il medico? Si potrebbe rifare all’art. 384 del c.p. che prevede la non punibilità di chi omette

la presentazione del referto, per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé stesso da un grave ed inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore, quale potrebbe essere un procedimento penale a carico (perché magari qualcuno lo potrebbe accusare di provocato aborto, anche se difficile da dimostrare, e non di contraccezione). La giurisprudenza in questi casi non è una scienza esatta ed è fatta di interpretazioni: pertanto da un lato bisogna sempre fare attenzione alle prescrizioni frettolose, dall’altro la tutela e la salute della nostra giovane pa- ziente rappresentano comunque il nostro impegno primario, che ci obbliga alla prescrizione mettendo in secondo piano, nell’urgenza, la liceità o meno dell’atto sessuale compiuto.

Su questi temi sarebbe comunque auspicabile una normativa più chiara e mo- derna per ridurre al minimo le interpretazioni soggettive e le possibili conse- guenze negative per le adolescenti.