MISURARE L’IMPATTO
2.2 Lo stato dell’arte nella valutazione dell’impatto
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Da quanto emerge nei report Cinali della SIIT (2014a,b), la misurazione dell’impatto si trova ancora nella sua fase iniziale di sviluppo. Una sicuramente delle pratiche più sviluppate, anche nel panorama italiano, è quella della rendicontazione sociale basata su linee guida, standard e principi generali sviluppati a livello nazionale oppure internazionale. Sebbene tale pratica, che può assumere diverse connotazioni (bilancio sociale, di sostenibilità, etico, report integrato ecc.) sia sicuramente una prova dell’impegno verso il monitoraggio degli impatti sociali e ambientali, tuttavia vi sono ancora difCicoltà riguardanti, da un lato, la diffusione degli standard e, dall’altro, l’implementazioni di tali pratiche di reporting da parte delle organizzazioni (cfr. capitolo terzo).
Secondo uno studio condotto da KPMG (2014) sugli approcci correnti riguardo l’investimento di impatto (condotto sulle cento più grandi organizzazioni al mondo e le loro fondazioni Cilantropiche), il reporting sugli outcome e sugli impatti è, infatti, ancora debole: solo un terzo delle organizzazioni ne discute in termini anche generali, una su cinque tenta la quantiCicazione di qualche outcome, mentre nessuna quantiCica gli impatti sul lungo termine.
Tuttavia, da più fronti, si sono avanzate notevoli proposte al Cine di costruire un impact
accounting system per le organizzazioni e qualche progresso è stato fatto in materia di
deCinizione di standard e best practice. A tal proposito, nel proseguo, si descriveranno alcuni importanti sistemi di misurazione e framework di riferimento che sono stati elaborati a livello internazionale e, a chiusura del capitolo, si riporteranno le considerazioni circa la misurazione vera e propria dell’outcome.
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2.2.1 I sistemi di misurazione e framework di riferimento
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Secondo la distinzione che ne fa Martin (2013), i sitemi di misurazione di riferimento si possono suddividere tra quelli concepiti direttamente per sostenere l’impact industry da quelli che, invece, hanno indirettamente Cinito per contribuire ad essa. Tra i primi, l’autore identiCica l’Impact Reporting & Investment Standard (IRIS) e il Global Impact
Investing Rating System (GIIRS), mentre tra i secondi colloca gli standard ESG, il GRI
Principle for Responsible Investment (UN PRI). Nelle pagine seguenti, quindi, come già
anticipato, seguirà la trattazione di tali standard a cui si aggiungono, per completezza ed importanza, le disamine dell’International Integrated Reporting (IR) Framework e della certiCicazione SA8000.
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2.2.1.1 L’Impact Reporting & Investment Standard (IRIS)
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L’Impact Reporting & Investment Standard (IRIS) è uno tra gli standard a cui si fa più riferimento in ambito di impact investing. Esso consiste in un catalogo di metriche di performance che hanno lo scopo di <<leading impact investors use to measure social,
environmental, and Jinancial success, evaluate deals, and grow the credibility of the impact investing industry>> (iris.thegiin.org). L’IRIS è gestito dal Global Impact Investing
Network (GIIN), di cui si è parlato in precedenza, che ne da libera accessibilità allo scopo di rendere più trasparenti e afCidabili le pratiche di reporting.
Le metriche di questo standard si propongono di misurare la performance sociale ed ambientale di un’organizzazione e, pur non offrendo alcun tipo di certiCicazione, offrono, secondo il GIIN, le basi per la misurazione dell’impatto. Come è possibile leggere dal sito ufCiciale, sono ormai più di 5.000 le organizzazioni che usano tale standard per comunicare, gestire e valutare la propria performance sociale ed ambientale. Tale catalogo, inCine, è costruito in riferimento a metriche listate da ben più di quaranta standard speciCici di settore.
Tuttavia, molte sono le critiche rivolte all’IRIS dagli studiosi e dagli addetti ai lavori, che ne sottolineano importanti limitazioni. A proposito, è stato evidenziato come <<tassonomie del tipo degli IRIS (con 400 indicatori diversi, non uno dei quali misura un
outcome, ovvero un cambiamento nella vita dei beneCiciari) non aiutino i confronti tra
progetti diversi e supportino più la rendicontazione sociale […] che non la misura d’impatto vera e propria>> (Bengo and Ratti, 2014, p. 52). Ancora, diverse fondazioni presentano un certo scetticismo riguardo ad alcuni parametri che tale standard ricomprende in indicatori comuni e ciò, sia per quanto concerne la loro applicabilità, sia per quanto riguarda la loro effettiva efCicacia nel misurare l’impatto sociale (Martin, 2013).
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2.2.1.2 Il Global Impact Investing Rating System (GIIRS)
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Per facilitare la comparabilità, di per sé difCicile con le metriche dell’IRIS, il Global Impact Investing Network ha favorito lo sviluppo del Global Impact Investing Rating System (GIIRS), uno strumento di rating che assegna valori alle organizzazioni e ai fondi in termini di impatto, con un approccio analogo a quello dei rating di Morningstar. Il GIIRS è stato creato da B Lab una non proJit indipendente che ha sviluppato una piattaforma personalizzabile, la B Analytics, per la misurazione, la costruzione di benchmark e il
reporting degli impatti. Tutte le organizzazioni e i fondi che si avvalgono di tale
piattaforma possono scegliere di avvalersi della certiCicazione di B Corporation oppure essere valutate sulla base del GIIRS.
L’impiego del GIIRS è stato designato per organizzazioni for-‐proJit anche se alcune fondazioni lo hanno utilizzato per valutare i loro PRI (program related investment). Gli aspetti che vengono considerati riguardano gli impatti sociali e ambientali e non la performance Cinanziaria. Tuttavia, il punteggio viene assegnato <<sulla base di governance, trattamento dei lavoratori, impatto sull’ambiente e ruolo nella comunità […] elementi [che, nonostante la loro intrinseca importanza,] sono ben al di sotto delle necessità minime di misura di impatto sociale e al massimo possono aiutare lo SRI su società quotate>>(Bengo and Ratti, 2014, p. 52). A tal proposito, Salamon (2014) sottolinea che i limiti degli attuali a sistemi di misurazione, quali l’IRIS e il GIIRS, risiederebbero proprio sul loro orientamento: anziché essere centrati sui beneCiciari degli impatti sono pensati sull’investitore e <<this leaves the Jield of social-‐impact
investing vulnerable to false claims of social impact and the potential for signiJicant mission creep as standard Jinancial performance measures come to trump more uncertain and costly nonJinancial ones>> (Salamon, 2014, p. 63).
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2.2.1.3 Lo standard ESG
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L’acronimo ESG sta per “Environmental, Social and Governance” ed è un termine generico che, apparso negli United Nation-‐supported Principles of Responsible Investment, viene impiegato generalmente nei mercati di capitali da parte di organizzazioni di consulenza e investitori per valutare il comportamento di un’impresa sulla base degli aspetti che riguardano la sostenibilità, l’etica e la governance. Entrato nel gergo comune del mondo
degli investimenti, lo standard ESG è diventato signiCicativamente importante nella valutazione dei business e delle opportunità di investimento soprattutto quando si fa riferimento a performance di lungo periodo e alla valutazione dei rischi (Bassen and Kovács, 2008).
In generale, i fattori ESG consistono in una serie di indicatori di natura non Cinanziaria, non statici ma rispondenti ai trend e alle problematica di natura sociale o ambientale del momento. In particolare, gli indicatori ambientali riguardano la performance dell’organizzazione in riferimento all’ambiente naturale circostante o all’ambiente che, più in generale, viene inCluenzato dalle azioni o dalle decisioni aziendali. Esempi di tali misure possono essere le emissioni di gas serra (es. carbon footprint), l’efCicienza energetica o la gestione dei riCiuti. Invece, gli indicatori che fanno riferimento alla sfera sociale riguardano la capacità di un’organizzazione di relazionarsi con i propri
stakeholder, quali: i clienti, il personale, i fornitori e la comunità locale. Esempi di
indicatori in questo ambito possono essere la qualità dell’ambiente interno di lavoro, la sicurezza dei lavoratori, i tassi di turnover del personale, la qualità dei fornitori in riferimento ai principi etici ed ambientali dell’organizzazione o gli interventi a supporto della comunità locale. InCine, i criteri di valutazione ESG tengono conto della componente governance che tratta degli aspetti legati alla leadership, agli audit e ai controlli interni e, inCine, ai diritti degli shareholder. Fondamentalmente, quando gli investitori valutano un’organizzazione sulla base degli aspetti di governance ricercano informazioni riguardo l’uso di metodi di reporting trasparenti e accurati, il coinvolgimento degli azionisti comuni sulle decisioni importanti o, ancora, il coinvolgimento dell’organizzazione in eventuali comportamenti illegali oppure opportunistici come possono essere i Cinanziamenti delle campagne politiche elargiti in cambio di trattamenti di favore.
Sebbene lo standard ESG offra una sorta di benchmark per gli investitori che vogliono valutare la performance delle organizzazioni e i loro processi di gestione del rischio ambientale e sociale, tuttavia, esso presenta non pochi limiti sul fronte della misurazione dell’impatto in senso lato. Innanzitutto, gli indicatori ESG, proprio a causa della loro natura extra-‐Cinanziaria, presentano i limiti intrinsechi e tipici delle misure non-‐Jinancial e, in secondo luogo, il loro uso prevalentemente ristretto al giudizio sull’opportunità di investimento che l’organizzazione oggetto d’esame rappresenta, ne mette in luce (come si è visto per il GIIRS) il loro essere esclusivamente investor-‐centered. Su questo secondo
aspetto, inoltre, Bassen e Kovács (2008) precisano che, soprattutto quando i destinatari dell’output di reportistica sono i professionisti del settore degli investimenti, l’uso dei su richiamati criteri, nella pratica di reporting, oltre che risultare cospicuo, spesso si traduce in comunicazioni limitate, dal contenuto povero nello stile (per lo più prosaico) nonché nella presenza di dati di scarsa qualità accompagnati da pubblicazioni irregolari e spesso fruibili su supporti di volta in volta differenti (on-‐line o sotto forma di paper cartacei).
Da quanto detto, è evidente come lo standard ESG, sebbene abbia dei pregi in un contesto di responsabilità sociale di impresa, non possa però assolvere al ruolo di strumento per la misurazione vera e propria dell’impatto, ambientale o sociale, di qualsivoglia attività aziendale.
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2.2.1.4 Il GRI (Global Reporting Initiative)
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Il GRI (Global Reporting Initiative) è una organizzazione non proJit, strutturata a network, leader in campo della sostenibilità, il cui scopo è promuovere presso le imprese il sustainability reporting. L’obiettivo è quello di rendere tale forma di reporting lo strumento chiave, nonché la pratica standard, per il miglioramento della sostenibilità aziendale e lo sviluppo economico sostenibile.
Il GRI ha quindi predisposto un framework consistente in metodi e metriche utili a misurare e quantiCicare la performance delle attività organizzative in ambiti legati alla sostenibilità. Il cuore del framework è costituto dalle linee guida, di cui è stata rilasciata nel maggio 2013 l’ultima versione corrispondente alla quarta generazione di pubblicazioni. Precisamente, si fa rifermento alle G4 Sustainability Reporting Guidelines, suddivise in parte prima Reporting Principles and Standard Disclosures e seconda
Implementation Manual.
Come riporta il primo documento (GRI, 2013a), questa quarta versione delle linee guida vuole fornire un approccio più user-‐friendly, al Cine di rendere anche il processo del
reporting di sostenibilità più semplice in modo che si possa affermare come pratica
comune e diffusa. Per questo motivo, il focus è incentrato sul principio di materialità, ovvero sull’individuazione di quegli aspetti di maggior rilevanza per la performance organizzativa. Questo signiCica, per un organizzazione, concentrarsi sugli aspetti materiali che riClettono i suoi più signiCicativi impatti economici, sociali e ambientali,
oppure sugli aspetti che inCluenzano in modo sostanziale il giudizio e le decisioni degli
stakeholder. Lo scopo è quindi quello di concentrarsi sugli elementi critici che
permettono a un’organizzazione di raggiungere i propri obiettivi gestendo, al contempo, il proprio impatto sociale (GRI, 2013a).
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Le linee guida, pertanto, sono universalmente applicabili a tutti i settori e designate per tutti i tipi di impresa. Le organizzazioni, una volta deCiniti gli aspetti materiali e i conCini sui quali ricadono gli effetti di questi, saranno in grado, secondo le G4, di fornire una panoramica degli impatti economici, sociali ed ambientali, interni e/o esterni, delle loro attività. Guardando ai contenuti quindi, le G4 forniscono (GRI, 2013a): i principi per un corretto reporting; delle standard disclosure generali e delle standard disclosure speciCiche.
Per quanto riguarda il primo aspetto, i principi di reporting sono divisi in due gruppi: principi per deCinire il contenuto del report di sostenibilità e principi atti a deCinirne la qualità, come è illustrato dallo schema che segue (Schema 2.1).
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PRINCIPI PER IL CONTENUTO
1. Stakeholder Inclusiveness
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l’organizzazione dovrebbe identiCicare i suoi stakeholder e
spiegare come ha risposto alle loro legittime aspettative e ai
loro interessi
2. Sustainability Context
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il report dovrebbe presentare la performance
dell’organizzazione all’interno del più ampio contesto di
sostenibilità
3. Materiality
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il report dovrebbe comprendere gli aspetti cosiddetti materiali per un’organizzazione, ovvero
quelli che:
• riClettono i signiCicativi impatti economici, sociali e ambientali
dell’organizzazione; • inCluenzano signiCicativamente i giudizi le
decisioni degli stakeholder
4. Completeness
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il report dovrebbe coprire tutti gli aspetti materiali e i conCini nei quali ricadono in modo tale da poter riClettere gli impatti economici, sociali e ambientali signiCicativi dell’organizzazione e consentire così agli stakeholder di poter giudicare la performance di questa nel periodo considerato
Schema 2.1 -‐ Principi di reporting secondo la Global Reporting Initiative, G4. (Fonte: GRI,
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Come è possibile evincere dallo schema, i principi sono fondamentali per ottenere un report di sostenibilità che dia informazioni in modo trasparente, consistente e accessibile. Tali principi, come si è detto, sono applicabili da tutte le organizzazioni. Per ciò che concerne invece le disclosure, le linee guida separano le sette disclosure generali da quelle speciCiche che sono organizzate in tre categorie: categoria economica, ambientale e sociale. Rimandando alle G4 Sustainability Reporting Guidelines: Reporting
Principles and Standard Disclosures (2013a) per i dettagli sui contenuti, di seguito se ne
riporta un breve riepilogo (Schemi 2.2 e 2.3).
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PRINCIPI PER LA QUALITÀ
1. Balance
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il report dovrebbe riClettere gli aspetti positivi e negativi della
performance dell’organizzazione in modo tale da permettere un giudizio sulla performance complessiva
2. Comparability
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l’organizzazione dovrebbe costantemente selezionare,
compilare e riportare informazioni. Queste devono essere presentate in modo tale
da facilitare gli stakeholder nell’analisi dei cambiamenti
incorsi nella propria performance e permettere inoltre la comparabilità con
altre organizzazioni
3. Accuracy
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le informazioni riportate dovrebbero essere sufCicientemente accurate e dettagliate per gli stakeholder in
modo tale che possano giudicare al meglio la
performance dell’organizzazione
4. Timeliness
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il reporting dell’organizzazione dovrebbe avvenire secondo un piano regolare in modo tale che
l’informazione arrivi agli
stakeholder in tempo afCinché
questi possano prendere decisioni consapevoli
5. Clarity
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le informazioni che l’organizzazione mette a disposizione dovrebbero essere
comprensibili e facilmente accessibili agli stakeholder che
fanno uso del report
6. Reliability
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l’organizzazione dovrebbe raccogliere, registrare, compilare, analizzare e divulgare informazioni e
processi utilizzati nella preparazione del report in modo che essi possano essere soggetti ad esame e che questo
possa stabilirne qualità e materialità.
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General Standard Disclosures
1. Strategy and Analysis Disclosures
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forniscono una visione strategica della sostenibilità dell’organizzazione, lo scopo è
quello di trattare gli argomenti strategici evitando una sintesi dei contenuti del report
2. Organizational ProJile Disclosures
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forniscono una panoramica delle caratteristiche dell’organizzazione
3. IdentiJied Material Aspects and Boundaries Disclosures
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forniscono una panoramica del processo che l’organizzazione ha seguito per deCinire il contenuto del report di sostenibilità e gli aspetti
materiali con i loro conCini e riaffermazioni
4. Stakeholders Engagement Disclosures
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forniscono una panoramica del coinvolgimento degli stakeholder durante il periodo di reporting
5. Report ProJile Disclosures
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forniscono: una panoramica sulle informazioni base del report, il GRI Content Index e l’approccio
utilizzato per ottenere l’assurance esterna
6. Governance Disclosures
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forniscono una panoramica: -‐ della struttura della governance e alla sua
composizione;
-‐ del ruolo del più alto organo di governo nello stabilire lo scopo, i valori, la strategia; -‐ della performance e delle competenze del più
alto organo di governo e il suo ruolo rispettivamente nella gestione del rischio, nel
reporting di sostenibilità e nella valutazione della
performance economica, sociale e ambientale; -‐ della remunerazione e degli incentivi 7. Ethics and Integrity
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forniscono una panoramica:
-‐ dei principi, valori, standard e regole dell’organizzazione;
-‐ dei meccanismi interni ed esterni utilizzati per ricercare consigli sui comportamenti etici e rispettosi della legge;
-‐ dei meccanismi interni ed esterni utilizzati per riportare i problemi riguardanti comportamenti non etici e illegali e le questioni di integrità
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Per le disclosure speciCiche riassunte nello schema 3.3, si precisa che esse vengono strutturate, nelle linee guida, in due parti: la prima, segue il cosiddetto Management
Approach che fornisce all’organizzazione la possibilità di spiegare come vengono gestiti
gli aspetti materiali di sostenibilità rispettivamente per l’ambito economico, ambientale e sociale; la seconda, consiste in tutta quella serie di indicatori che forniscono informazioni comparabili sugli impatti e sulla performance generale dell’organizzazione nei suddetti tre ambiti. Per i singoli material aspect e i loro speciCici indicatori si rimanda alle linee guida G4 (GRI, 2013a).
SpeciJic Standard Disclosures
1. Economic 2. Environmental
la dimensione economica della sostenibilità riguarda l’impatto sulla dimensione economica
degli stakeholder dell’organizzazione, e sul sistema economico a livello locale, nazionale e
globale. Questa categoria mostra il Clusso di capitale fra gli stakeholder e i maggiori impatti economici dell’organizzazione in ogni parte della
società
la dimensione ambientale della sostenibilità riguarda l’impatto dell’organizzazione sui sistemi
naturali viventi e non, inclusi la terra, l’aria e l’acqua. Questa categoria copre: gli impatti relativi agli input (come l’energia e l’acqua), agli
output (come le emissioni, gli efCluenti e i riCiuti)
e gli impatti legati alla biodiversità, al trasporto e ai prodotti e servizi; inCine riguarda la
compliance e le spese ambientali 3. Social
la dimensione sociale della sostenibilità riguarda gli impatti che l’organizzazioni ha sul sistema sociale all’interno del quale opera. Questa categoria si suddivide a sua volta nelle seguenti quattro sotto-‐categorie basate su standard universali riconosciuti a livello internazionale o su altre rilevanti
fonti internazionali:
a. Labor Practices and Decent Work
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gli aspetti materiali di questa categoria fanno riferimento a standard
universali internazionalmente
riconosciuti (ad esempio: salute e
sicurezza occupazionale, diversità e pari opportunità, ecc.)
b. Human Rights
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copre il punto Cino a cui sono stati implementati i processi, gli eventi relativi a violazioni di
diritti umani e i cambiamenti nella
possibilità degli
stakeholder di godere
ed esercitare i propri diritti fondamentali
c. Society
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riguarda gli impatti che l’organizzazione ha sulla società e sulle
comunità locali
d. Product Responsibility
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riguarda i prodotti e i servizi che direttamente interessano gli
stakeholder, in
particolare la categoria dei consumatori
2.2.1.5 Lo United Nations (UN) Global Compact
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Lo UN Global Compact è un’iniziativa delle Nazioni Unite volta a promuovere la sostenibilità nelle organizzazioni. Lanciata nel 2000, ad oggi conta conta più di 12.000 organizzazioni partecipanti e altri stakeholder provenienti da 145 Paesi diversi che la rendono la più grande iniziativa volontaria sulla corporate responsibility al mondo. Essa rappresenta un pratico framework per lo sviluppo e l‘implementazione delle politiche e delle pratiche di sostenibilità nelle organizzazioni. A tal scopo, tutti i partecipanti al Global Compact devono abbracciare e rappresentare, nelle loro azioni, dieci principi che riguardano i campi dei diritti umani, del lavoro, dell’ambiente e dell’anti-‐corruzione. Questi principi derivano dalle leggi e dagli standard universali internazionalmente riconosciuti e sono i seguenti (www.unglobalcompact.org):
Human Rights
Principle 1: Businesses should support and respect the protection of internationally proclaimed human rights;
Principle 2: make sure that they are not complicit in human rights abuses.
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Labour
Principle 3: Businesses should uphold the freedom of association and the effective recognition of the right to collective bargaining;
Principle 4: the elimination of all forms of forced and compulsory labour; Principle 5: the effective abolition of child labour;
Principle 6: the elimination of discrimination in respect of employment and occupation.
Environment
Principle 7: Businesses should support a precautionary approach to environmental challenges;
Principle 8: undertake initiatives to promote greater environmental responsibility; Principle 9: encourage the development and diffusion of environmentally friendly technologies.
Anti-‐Corruption
Principle 10: Businesses should work against corruption in all its forms, including extortion and bribery.
Oltre a sottostare e onorare i dieci principi nelle pratiche di tutti i giorni, secondo lo UN Global Compact, i partecipanti devono anche essere impegnati a stilare una comunicazione annuale per gli stakeholder, la Communication on Progress (COP), sui progressi fatti nell’implementazione dei suddetti principi e nel supporto ai più ampi obietti di sviluppo delle Nazioni Unite. La COP di ogni organizzazione è pubblica e viene riportata nel sito dell’iniziativa per essere largamente condivisa tra gli stakeholder. Gli scopi alla base di tale forma di comunicazione sono molteplici e consistono: nel progredire nella trasparenza e nella pratica di accountability; nel guidare continui miglioramenti in materia di performance; nel salvaguardare l’identità stessa del UN Global Compact e delle Nazioni Unite e nell’aiutare a costruire un repertorio di buone pratiche che promuova dialogo e apprendimento.
Guardando all’aspetto tecnico, l’iniziativa lascia scegliere ai propri partecipanti la forma che più preferiscono per effettuare la COP annuale. Ben graditi sono gli standard GRI