Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M.
270/2004)
in Economia e Gestione delle Aziende
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Tesi di Laurea
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La Misurazione dell’Outcome
nell’Impact Investment
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Relatore
Ch.ma Prof.ssa Chiara Mio
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Laureando
Aurora Zabotto
Matricola 845325
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Anno Accademico
2014 / 2015
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Not everything that can be counted counts, and not everything that counts can be counted. William Bruce Cameron
INDICE
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INTRODUZIONE
V
CAPITOLO I:
L’IMPACT FINANCE
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1.1 Introduzione alla Ainanza di impatto 1 1.2 Il mercato dell’impact investment 4 1.2.1 Le key barrier all’impact industry 4 1.2.2 L’impact investment ecosystem 7 1.2.2.1 Le fondazioni 10 1.2.2.2 I governi 13 1.2.2.3 Impact-‐driven organization 15 1.2.2.4 Istituzioni Cinanziarie e altre fonti di impact capital 18 1.2.3 Gli strumenti dell’ impact investment 19 1.2.3.1 Credito tradizionale e mutualistico 20 1.2.3.2 Il microcredito 21 1.2.3.3 Il crowdfunding 22 1.2.3.4 Il social bond grant/loan based 24 1.2.3.5 La venture philanthropy 24 1.2.3.6 Il Social Impact Bond 25 1.3 Prospettive dell’impact investing: superare le key barrier 28
CAPITOLO II:
MISURARE L’IMPATTO
31
2.2 Lo stato dell’arte nella valutazione dell’impatto 35 2.2.1 I sistemi di misurazione e framework di riferimento 35 2.2.1.1 L’Impact Reporting & Investment Standard (IRIS) 36 2.2.1.2 Il Global Impact Investing Rating System (GIIRS) 37 2.2.1.3 Lo standard ESG 37 2.2.1.4 Il GRI (Global Reporting Initiative) 39 2.2.1.5 Lo United Nations (UN) Global Compact 44 2.2.1.6 Lo United Nations-‐supported Principle for Responsible Investment (UN PRI) 45 2.2.1.7 L’International Integrated Reporting (IR) Framework 46 2.2.1.8 La SA8000 51 2.2.2 Una lettura trasversale dei modelli e degli standard di riferimento 52 2.2.2.1 La CSR e le tematiche ESG 52 2.2.2.2 Lo stakeholder engagement 53 2.2.2.3 Il principio di materialità 57 2.2.3 Misurare l’outcome 61
CAPITOLO III:
IL BILANCIO INTEGRATO COME STRUMENTO
CUTTING-‐EDGE PER LO SVILUPPO DELL’IMPACT INDUSTRY
69
3.1 L’integrazione dell’impact reporting nelle pratiche aziendali 69 3.2 L’impatto del bilancio integrato. 79 3.3 Il bilancio integrato e l’impact industry 85
CAPITOLO IV:
ESEMPI DI BEST PRACTICE
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4.1.1 Etica Sgr: obiettivi, strategia e risultati della gestione 93 4.1.2 Dalla responsabilità sociale d’impresa al report integrato 98 4.1.3 Il rapporto con gli stakeholder 101 4.1.4 La materialità 108 4.1.5 Attività caratteristica e misurazione dell’impatto 111 4.1.5.1 Impatti diretti 112 4.1.5.2 Impatti indiretti 116 4.1.6 Quando il benchmark si fa etico 120 4.2 Una prospettiva sul mercato di impatto italiano 127 4.2.1Il SIB di Peterborough 127 4.2.2 Un SIB pilota italiano 136
CONCLUSIONI
IX
NOTA METODOLOGICA
XI
BIBLIOGRAFIA
XV
SITOGRAFIA
XX
RINGRAZIAMENTI
XXIII
INTRODUZIONE
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La crisi Cinanziaria del 2008 ha nuovamente portato a galla numerose criticità del sistema economico capitalistico e di quella Cinanza che noi oggi diremmo “tradizionale”. Emblematico, quasi lapidario, a proposito, l’incipit del discorso tenuto alla Mansion House di Londra il 23 gennaio 2014 da Sir Ronald Cohen, presidente della Taskforce sugli Investimenti a Impatto Sociale, durante il quale ha affermato: <<The City is well
acquainted with “The Wealth of Nations” and the “invisible hand” of markets. It is less well versed in Adam Smith’s other major work, “The Theory of Moral Sentiments” and what we might call the “invisible heart” of markets>> (www.ronaldcohen.org). Ed è proprio su
questo tema che si stanno facendo strada nel mondo Cinanziario e nell’economia sociale importanti cambiamenti. In altre parole, echeggiano l’augurio e la presa di responsabilità nel portare Cinalmente, come dice Sir Cohen, il “cuore invisibile” dei mercati in aiuto di tutti coloro che sono stati lasciati indietro dalla “mano invisibile”. Al giorno d’oggi, è infatti quanto mai necessario prendere una posizione forte e combattere un’economia che esclude ed abbandona. Negli ultimi tempi si sta assistendo, quindi, all’emergere di importanti novità nei mercati dei capitali, novità che interessano i soggetti, gli strumenti e il contesto generale di riferimento e che trovano un comune denominatore nel riconoscimento di una terza dimensione: l’impatto. Non più, quindi, solo il rischio e il rendimento come criteri con i quali valutare gli investimenti, bensì, oggi, risulta necessaria anche una presa di responsabilità più forte sul piano degli effetti derivanti dalle scelte di investimento. In questo panorama, la ricerca di un impatto positivo, ambientale e sociale, diventa conditio sine qua non afCinché possa instaurarsi un nuovo paradigma economico che abbracci i temi della sostenibilità e dell’inclusività sociale. Questo elaborato, pertanto, intende affrontare il tema dell’impact investing che si propone come un nuovo modo di investire risorse economiche, più equo e inclusivo, improntato al miglioramento permanente dei problemi e delle sCide della società, senza che tutto ciò escluda comunque una corretta remunerazione. Con tale strumento si assiste quindi al legarsi indissolubile del rendimento economico al raggiungimento degli obiettivi sociali. È chiaro, tuttavia, che la remunerazione del capitale investito, stanti gli scopi che animano l’impact investment, può avvenire soltanto quando gli obiettivi di impatto vengono raggiunti. Dal momento, quindi, che il riconoscimento della
summenzionata terza dimensione non sarebbe possibile in assenza di strumenti atti a misurare il valore sociale creato, da qui emerge quella che è possibile deCinire come la chiave di volta di ogni impact investment: la misurazione dell’outcome generato.
Nel corso del presente lavoro, verranno quindi affrontati i temi caratteristici dell’emergente impact industry e le tematiche che costituiscono lo stato dell’arte dei processi di misurazione dell’impatto e del reporting. Si è tentato altresì, di ricercare un legame tra le più recenti innovazioni avvenute nell’ambito della corporate disclosure e il contesto generale del mercato di impatto. L’intento è quello di mostrare come il bilancio integrato possa essere interpretato come uno strumento cutting-‐edge per l’evoluzione dell’impact industry.
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Ciò premesso, nel primo capitolo verrà pertanto fornita una panoramica dell’impact
Jinance e di quello che si sta delineando come l’attuale mercato d’impatto con i suoi
attori principali, i suoi strumenti, le proprie key barrier e le proprie prospettive.
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Seguirà il secondo capitolo che entrerà nel vivo del tema della misurazione dell’impatto. In particolare, verrà analizzato lo stato dell’arte degli standard e dei modelli di misurazione proposti a livello internazionale. Quindi, verranno descritte alcune chiavi di lettura trasversali riguardanti i temi più importanti e ricorrenti nei framework proposti, al Cine di poter meglio comprendere i punti in comune tra le diverse pratiche e dare, a riguardo, alcune conclusioni sullo status quo dell’impact reporting. A conclusione del capitolo, invece, verranno presi in considerazione i metodi di misurazione dell’outcome.
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Il terzo capitolo, quindi, si propone come trait d’union tra i due temi principali dell’elaborato: da un lato l’impact industry e, dall’altro, l’impact measurement. In particolare, verrà prima presentata l’evoluzione delle pratiche di reporting d’impatto nelle organizzazioni e gli effetti dell’implementazione della reportistica integrata con l’intendo di mostrare, poi, come il bilancio integrato possa essere considerato lo strumento cutting-‐edge per lo sviluppo dell’impact industry.
InCine, il quarto capitolo è dedicato agli esempi di best practice. Nello speciCico, per quanto riguarda l’adozione del bilancio integrato e l’impatto derivante dalla sua implementazione, si discuterà il caso Etica Sgr che permetterà altresì di dare uno sguardo a quello che è il settore degli investimenti socialmente responsabili.
In seguito, riprendendo il tema dell’impact investment, si parlerà di social impact bond (SIB) ossia il Ciore ad occhiello degli strumenti ad impatto sociale. Precisamente, verrà esposto il caso del Peterborough Social Bond, primo SIB ad esser stato concepito e riguardante la riduzione del tasso di recidiva dei detenuti per reati minori del carcere di Peterborough, nel Cambridgeshire (UK). In particolare, la scelta di tale caso è stata dettata, oltre che dalle caratteristiche dello strumento (che si può dire lo rendano già una best practice nel campo dei SIB), anche dai recenti sviluppi che stanno interessando il panorama d’impatto italiano.
CAPITOLO I:
L’IMPACT FINANCE
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1.1 Introduzione alla Ainanza di impatto
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Riprendendo quanto anticipato nell’introduzione a questo elaborato, la crisi della Cinanza tradizionale, che negli ultimi 25-‐30 anni ha enfatizzato la corsa disperata al ritorno Cinanziario di breve termine, incurante delle conseguenze e dell’insostenibilità economica e sociale dei propri strumenti, rappresenta uno dei fattori più rilevanti che 1
sta spingendo al cambiamento. Infatti, essa ha aggravato le ben note sCide globali quali lo sviluppo dei Paesi Bottom of the Pyramid (BOP) , la questione del Climate Change e della 2
sostenibilità energetica nonché le più attuali sCide di welfare (come, ad esempio, la domanda di servizi da parte delle fasce più svantaggiate della società, l’invecchiamento e accrescimento della popolazione, il sostentamento dei sistemi sanitario, previdenziale, della pubblica istruzione e della giustizia criminale).
Tali criticità hanno portato l’emergere di importanti novità sul fronte economico e Cinanziario del nuovo millennio, novità che interessano i soggetti, gli strumenti e il contesto di riferimento e trovano un comune denominatore nel riconoscimento di una terza dimensione: l’impatto. Non più solo il rischio e il rendimento, quindi, come criteri sui quali basare decisioni di investimento nei mercati di capitali bensì, oggi, è quanto mai urgente che vi sia una presa di responsabilità più ampia sul piano degli effetti, in cui la ricerca di un impatto positivo, sociale e ambientale, sia conditio sine qua non per un nuovo paradigma economico.
Come scrive Maximilian Martin in Making impact investible (2013, p.3) <<impact
investing is perhaps the biggest idea to renew the relevance of Jinance for the real economy and social progress>>.
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(cfr. Harji and Jackson, 2012)
1
<<The term “Bottom of the Pyramid” (BoP; often used interchangeable with “Base of Pyramid”) was Jirst
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coined in the 1930s. It has since evolved to describe the 4 billion people from mostly developing countries living on less than USD 2 per day>>. (Martin, 2013, p.11)
Il termine “impact investment” venne coniato per la prima volta nel 2007 nell’ambito di un meeting tenutosi alla Rockefeller Foundation in cui si riunirono un piccolo gruppo di investitori per discutere della necessità di creare un settore emergente per l’investimento d’impatto. Sempre in quest’ambito, è stato concepito il Global Impact Investing Network (GIIN), costituitosi formalmente un anno più tardi come organizzazione indipendente. Secondo la deCinizione che ne dà il GIIN gli impact
investment sono investimenti <<made into companies, organizations, and funds with the
intention to generate social and environmental impact alongside a Jinancial return>> . 3
Secondo l’organizzazione, e l’ormai comune opinione degli addetti ai lavori, l’impact
investing ha il potenziale di veicolare signiCicative somme di capitale privato che vanno a
complemento delle risorse pubbliche e di quelle di fondazioni Cilantropiche impegnate nelle summenzionate sCide globali.
L’importanza del tema e l’urgenza di creare un mercato per questo particolare tipo di investimento ha chiamato in causa i vertici della politica mondiale che hanno formalizzato il proprio impegno attraverso l’adesione ad una speciale Taskforce sugli Investimenti ad Impatto Sociale (Social Impact Investment Taskforce, SIIT), lanciata nel giugno 2013 in ambito G8 dal primo ministro inglese David Cameron.
Questa è stata anche l’occasione per delineare il concetto di Cinanza ad impatto sociale in un’accezione che possa comprendere i futuri multiformi modelli di business. Pertanto, si è deCinita impact Jinance quella forma di Cinanza che può essere declinata in vario modo a seconda dei diversi gradi equilibrio che possono assumere le sue tre componenti fondamentali: l’impatto sociale, il livello di rendimento e il rischio che grava sull’investitore (SIIT, 2014b).
Tornando all’impact investment, come si legge nei report pubblicati dalla Taskforce, esso 4
si colloca in un continuum tra Cilantropia e investire sostenibile, ovvero tra organizzazioni Cilantropiche e investitori attenti agli aspetti sociali, ambientali e di
governance dei business nei quali investono. L’impact investment, pertanto, si qualiCica 5
www.thegiin.org
3
In particolare: (SIIT, 2014a) e (Asset Allocation Working Group, 2014).
4
Tali aspetti sono meglio noti con il loro acronimo inglese ESG (Environmental, Social and Governance),
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termine ampiamente usato nei mercati di capitali per valutare il comportamento di un impresa sulla base degli aspetti che riguardano la sostenibilità, l’etica e la governance (vedasi par. 2.2.1.3 del presente elaborato).
come categoria a sé stante, in cui il perseguimento del rendimento si lega in maniera indissolubile con l’ottenimento dell’obiettivo sociale.
In altre parole, ci si trova di fronte a un’evoluzione della Cilantropia tradizionale rea, si fa per dire, di essersi concentrata esclusivamente sul fare beneCicenza tout court piuttosto che sull’ottenimento di un impatto sociale sostenibile e autogenerativo.
La sCida che lancia l’impact investment è proprio, in primo luogo, la rivisitazione del rapporto tra Cinanza e Cilantropia. A seconda della prospettiva che si assume, sia essa Cinanziaria o del terzo settore, non si può fare a meno di notare come il contesto dell’impact investing stia originando un nuovo modo di investire risorse economiche, più equo e inclusivo, improntato al miglioramento permanente dei problemi sociali senza che questo escluda una corretta remunerazione.
Ci si trova pure su un piano diverso rispetto al ben conosciuto socially responsible
investment (SRI). L’investimento socialmente responsabile, infatti, si sostanzia su
meccanismi di “scrematura” capaci di evitare che gli investimenti siano collocati presso organizzazioni con impatti ESG insufCicienti se non negativi. Tuttavia, il SRI va a beneCicio comunque di imprese con un core business “tradizionale” e, di conseguenza, si colloca su un piano del tutto differente rispetto agli scopi che animano l’impact
investment. Come si è detto, con questo strumento si assiste al legarsi indissolubile del
rendimento economico al raggiungimento di obiettivi sociali e ambientali. È chiaro, pertanto, che la remunerazione del capitale investito può avvenire solo quando gli obiettivi di impatto vengono raggiunti e ciò, inevitabilmente, conduce ai due temi fondamentali attorno ai quali ruota il successo di ogni impact investment: la costruzione di modelli di misurazione dell’impatto e la diffusione di un approccio outcome-‐oriented 6
all’investimento.
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In deCinitiva, è possibile affermare come l’impact investment introduca importanti novità e cambiamenti che rendono complesso il contesto nel quale si sviluppa. Nel proseguo, quindi, verrà effettuata una prima disamina dello stato dell’arte del mercato (par. 1.2) e delle strutture di domanda e d’offerta di investimenti d’impatto (par. 1.2.2), quindi, verranno esaminati gli strumenti che attualmente entrano nel novero dell’impact Jinance
<<L’approccio outcome-oriented privilegia l’impatto sociale che effettivamente viene generato da un
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intervento. In base a questo modello, l’obiettivo di un’azione è quello di generare un cambiamento positivo, a differenza della più tradizionale impostazione basata sugli output. Se, per quest’ultimo il successo si misura sulla quantità di prestazioni erogate, l’approccio outcome-oriented privilegia invece il cambiamento effettivamente vissuto dai beneCiciari>> (SIIT, 2014b, p. 17).
(par. 1.2.3) al Cine di poter concentrare l’analisi sull’elemento fondamentale per l’effettiva riuscita di un impact investment: la misurazione dell’outcome generato (capitolo 2).
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1.2 Il mercato dell’impact investment
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Attualmente, gli impact investment fanno parte di un’asset class emergente e, nel complesso, rappresentano ancora un fenomeno di nicchia. Tuttavia, vi sono dati incoraggianti a sostegno del potenziale di sviluppo di tale mercato che fanno presagire una concreta possibilità di evoluzione del settore. A tal proposito, secondo uno studio condotto da J.P. Morgan e GIIN (2010), su cinque sub-‐settori – housing, erogazione di acqua in zone rurali, salute materna, educazione primaria e servizi Cinanziari – per la porzione di popolazione globale che guadagna meno di 3.000 dollari all’anno, è emerso che la stima di crescita del mercato si aggira potenzialmente, in termini di capitale investito, dai 400 sino ai 1.000 miliardi di dollari statunitensi, con un range di proCitto dai 183 ai 667 miliardi. Mentre, in un’indagine pubblicata lo scorso anno, su 125 investitori che gestiscono un totale di $46 miliardi di impact investment, J.P. Morgan e GIIN (2014) affermano che la maggior parte degli intervistati ha registrato nei propri portafogli una performance Cinanziaria e d’impatto in linea con le aspettative e con persino alcuni casi di outperformance, stesso trend peraltro registrato nell’ultima indagine (J.P. Morgan and The GIIN, 2015) . In altri termini, si può affermare che lo 7
sviluppo del mercato sia supportato da buoni segnali e riCletta la tipica transizione da una fase concettuale a una di crescita. Tuttavia, sebbene i dati siano incoraggianti, notevoli sono ancora gli ostacoli che devono essere affrontati.
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1.2.1 Le key barrier all’impact industry
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Secondo i dati di J.P. Morgan e del GIIN riguardanti l’ultimo sondaggio sugli investitori di impatto (J.P. Morgan and The GIIN, 2015, p. 8):
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<<This survey captures data and market perspectives from 146 impact investors. As in previous years, we
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focused on investing organizations from foundations to Jinancial institutions and did not include individual investors>> (J.P. Morgan and The GIIN, 2015, p. 3).
Respondents indicated progress across the board on several key indicators of market growth, including: collaboration among investors, availability of investment opportunities, usage of impact measurement standards, and number of intermediaries with signiJicant track record. Compared to 2013, respondents seemed to see more progress in 2014 on the availability of investment opportunities at the company level.
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Tuttavia, per gli investitori permangono due principali sCide: la mancanza di capitale appropriato lungo tutto lo spettro rischio/rendimento che, rispetto al sondaggio precedente (J.P. Morgan and The GIIN, 2014), sale al primo posto tra i maggiori ostacoli alla crescita dell’impact industry e, secondo in ordine di importanza, il problema della mancanza di opportunità di investimenti di successo accompagnati da un adeguato track
record. Risulta necessario, pertanto, lavorare ancora sulla trasparenza deCinendo meglio i
contorni di rischio e di successo dell’investimento, quindi, continuare a migliorare gli standard di misurazione dell’impatto e la collaborazione tra gli operatori del settore. In generale, come riportato nel rapporto dell’Asset Allocation Working Group della SIIT (2014), le barriere cosiddette “chiave” per una maggiore allocazione di capitale, possono essere raggruppate in tre distinte categorie. La prima, è rappresentata dal “conJlict of
duty” comprendente i seguenti due issue:
-‐
la percezione che non sia possibile fornire appropriati rendimenti Cinanziari ponderati per la componente rischio;-‐
la situazione di conClitto normativo presente.Sotto quest’ultimo aspetto, il gap normativo favorisce certamente il mancato riconoscimento, da parte della comunità operativa, di una deCinizione condivisa di
impact market. In quest’ambito, il ruolo del soggetto pubblico diventa fondamentale sia
per la costruzione del concept di mercato sia per il suo successivo sviluppo e l’annesso aumento di capitale necessario. I governi, ferme restando le peculiarità di ogni contesto nazionale, dovranno prodigarsi quanto prima nella deCinizione di leggi quadro che: potenzino il lato della domanda e quello dell’offerta; facilitino l’incontro di queste con gli intermediari; favoriscano, inCine, il dialogo tra mercati di impatto a livello globale.
Nel caso dell’Italia, per esempio, come sostenuto nel Rapporto Italiano della SIIT (2014b), risulta innanzitutto necessario rivedere l’attuale legislazione in materia di statuto giuridico dell’impresa sociale, deCinita dalla legge n.155 del 2006. In particolare, i limiti dell’attuale impianto normativo risiedono (SIIT, 2014b, p. 35):
(a) nella deCinizione stessa di impresa sociale, ovvero in un’eccessiva limitazione dei settori nei quali può attuarsi l’attività imprenditoriale; (b) nel divieto assoluto di distribuzione di utili ai soci, (c) nella struttura giuridica che non consente di attrarre capitali di investitori esterni; (d) nel regime di governance che esclude l’apporto al management dei soci proJit-‐oriented; (e) nell’assenza di beneCici Ciscali.
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Il Governo Italiano, pertanto, si è messo al lavoro sul disegno di legge "Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale" . I principi su cui si basa tale riforma sarebbero coerenti con le attuali 8
esigenze in materia di asset lock e qualiCicazione delle imprese sociali. La riforma è 9
infatti animata da un nuovo riconoscimento dell’impresa sociale come “agente di innovazione e creazione di posti di lavoro”, valutabile in base all’effettivo conseguimento di outcome sociali positivi, alla quale si intende sottrarre il vincolo di non distribuzione degli utili aprendo, in questo modo, la strada al capitale privato. Se le raccomandazioni della Taskforce verranno concepite in sede di tale disegno, nuove possibilità possono aprirsi per uno strumento che sinora non ha avuto molto successo e che potrebbe 10
invece sostenere il mercato di impatto italiano.
Tornando alle cosiddette key barrier dell’impact industry, la seconda categoria è invece legata allo stadio di sviluppo del mercato. Di conseguenza, come detto poc’anzi, si registra nel ramo dell’impact investment una generale scarsità di opportunità di investimento accompagnate da un livello insufCiciente di specializzazione che non favorisce l’integrazione di nuove strategie nelle strutture tradizionali di asset allocation. Difatti, <<the lack of skills and expertise is another barrier that is inhibiting the growth of
the impact investment industry, because it holds back possible investments, raises cost, and lowers liquidity>> (Martin, 2013, p. 22).
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www.camera.it
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Per asset lock si intende <<a combined restriction that (i) during the life of a company its assets will not be
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disposed of for less than their value except in furtherance of the social impact purposes of the company, and (ii) upon winding up, the assets of the company remaining after all debts have been settled will be transferred to a company with an asset lock and similar social impact purposes. An asset lock does not apply to proJits when initially earned by a company, but will apply to any proJits reinvested in the company in lieu of distribution to the owners>> (Mission Alignment Working Group, 2014, p. 3).
(cfr. SIIT, 2014b)
InCine, la terza categoria di key barrier riguarda i fattori di rischio che caratterizzano gli investimenti d’impatto. In quest’ambito rilevano:
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a. la mancanza di track record, spesso dovuta all’incapacità di quantiCicare con precisione il rischio dal momento che spesso il proCilo di investimento non è ben conosciuto (unquantiJiable risk);
b. il capital risk, presente ogni qualvolta l’investitore può perdere tutto o parte dell’ammontare dell’investimento originario, sia in termini reali che in termini nominali facendo sorgere la necessità di dimostrare la protezione del capitale;
c. il transaction cost risk, dovuto alla possibilità che i costi di transazione siano sproporzionati rispetto ai ritorni Cinanziari potenziali;
d. l’exit risk, presente quando gli investimenti non sono sufCicientemente liquidi o non vi è percezione di liquidità nel mercato. In questi casi, infatti, gli investitori possono risultare restii ad investire proprio per la difCicoltà di trasferimento degli asset tanto più se le forme di impact investment sono di natura equity-‐based o presentano strutture di debito;
e. l’impact risk, dovuto al fatto che le prove sul raggiungimento dell’impatto desiderato spesso non sono sufCicientemente robuste per giustiCicare la scelta di questo tipo di investimenti piuttosto che altri approcci alternativi, comunque destinati al raggiungimento dello stesso outcome sociale. In altri casi, quando si parla di impact
risk rileva anche un’altra causa legata invece al cosiddetto rischio reputazionale 11
(Barby and Gan, 2014), ossia l’incertezza che i cambiamenti generati a livello sociale possano essere positivi per determinati stakeholder ma, al contempo, risultare negativi per altri, diminuendo così la portata dell’impatto generato.
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1.2.2 L’impact investment ecosystem
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<<Impact investment, like any market, is a combination of demand (for capital to Jinance
impact-‐driven organizations), supply (of impact capital) and intermediaries (helping to connect supply and demand)>> (SIIT, 2014a, p. 5).
<<Reputational risk can be deJined as the risk arising from negative perception. […] Reputational risk is
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Tuttavia, costruire un mercato per l’impact investment, come si è visto, è complesso e vi sono ancora notevoli ostacoli alla sua crescita, barriere che i governi stanno attualmente prendendo in considerazione. Ancora, sviluppare l’impact industry signiCica stabilire un nuovo paradigma Cinanziario coinvolgente su larga scala una molteplicità di attori che sono tra loro legati dalla ricerca, principalmente, di uno scopo non-‐Jinancial.
Lo schema di seguito riportato (Figura 1.1) vuole pertanto fornire una panoramica delle diverse componenti costituenti l’ecosistema dell’impact investment, per permettere quindi il passaggio ad una disamina più completa dei ruoli e dei compiti dei diversi attori coinvolti, fondamentali per la crescita del settore.
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Come si evince dalla Cigura, i soggetti sono classiCicati all’interno di quattro blocchi: “impact-‐seeking purchasers” e “impact-‐driven organizations” per il lato della domanda; “channels of impact capital” e “sources of impact capital” per il lato dell’offerta di capitale di impatto.
Il primo gruppo, impact-‐seeking purchaser, è composto sia da soggetti pubblici che da privati (governi, fondazioni, consumatori e imprese socialmente sensibili) che forniscono le entrate necessarie a sostenere le organizzazioni impact-‐driven.
Quest’ultime, sono organizzazioni che hanno una mission sociale e, sulla base di questa, si impegnano nel raggiungimento di obiettivi di lungo termine e nella misurazione degli
outcome ottenuti. Sotto questa categoria la SIIT (2014a) comprende: organizzazioni
facenti parte del settore sociale -‐ limitate parzialmente o totalmente, ex lege, da opportuni asset-‐lock -‐ quali fondazioni, cooperative e imprese sociali; imprese proJit-‐
with-‐purpose incorporanti una mission sociale nella propria governance o nel proprio business model e imprese impact-‐seeking che perseguono obiettivi sociali per una parte
signiCicativa del business anche se ciò non è connesso propriamente con la loro mission aziendale.
Dal lato dell’offerta, invece, vi sono i soggetti che rappresentano le fonti di capitale d’impatto, ovvero governi, fondi locali, fondazioni, investitori istituzionali e banche, organizzazioni private, investitori con elevati patrimoni personali e il segmento retail. Questi soggetti, forniscono i Clussi di investimento necessari alle impact-‐driven
organization in modo diretto oppure usufruendo di opportuni canali. I canali di capitale
di impatto rappresentano, quindi, il secondo blocco di soggetti d’offerta, nel quale rientrano: banche sociali o banche etiche, istituzioni Cinanziarie dedite allo sviluppo della comunità, intermediari e manager di fondi di impact investment e, da ultimo, piattaforme crowdfunding.
Fatte salve le peculiarità di ogni Paese, questa è grossomodo la struttura dell’ecosistema che permette di capire i ruoli giocati dai diversi attori e il loro peso nell’equilibrio e, soprattutto, nella possibile evoluzione del mercato. Ovviamente, sebbene vi siano alcuni soggetti la cui azione risulta di fondamentale importanza perché si possa costruire una solida impact industry (si pensi, ad esempio, al ruolo dei governi nella deCinizione delle leggi quadro necessarie a regolamentare il settore), tuttavia, è possibile affermare che il sostegno e la partecipazione di tutti gli attori allo sviluppo del mercato di impatto sarà cruciale afCinché, come si augura Martin (2013), l’impact investing si affermi come uno stile d’investimento piuttosto che come una mera asset class.
Ciò premesso, dal momento che alcuni soggetti possono Cigurare sia nel lato della domanda che in quello dell’offerta, si riporta, fatti salvi possibili raggruppamenti, un’analisi più approfondita dei singoli attori, in modo da poter cogliere al meglio il loro contributo complessivo.