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Lo sviluppo della competenza sociolinguistica

Nel documento Il poema del desiderio (pagine 93-95)

Ci troviamo innanzitutto di fronte a un manuale il cui obiettivo è sviluppare non soltanto la competenza lin- guistica, ma anche quella sociolinguistica1. Da questo

punto di vista, esso si colloca nella scia dei testi didat- tici di più recente produzione che si propongono come “comunicativi”. La tentazione in cui si rischia di cadere quando si decide di applicare il metodo comunicativo, come è noto, è di presentare sin da subito strutture lin- guistiche molto complicate, giustificandole con il fatto che a richiederle è proprio la situazione comunicativa. Noi curatori abbiamo invece potuto osservare come

Raz, dva, tri! proceda con gradualità, fornendo esem-

pi di lingua viva che vengono però sempre adattati alle varie fasi di apprendimento. La presentazione dei testi e dei dialoghi corrisponde così alla progressione degli argomenti grammaticali, che seguono un’esposizione chiara e ordinata. L’apprendente ha in questo modo la sensazione che le costruzioni nuove che incontra siano adatte al suo livello e non risultino oltre le sue forze. D’altro canto questo fa sì che lo studente si abitui sin da subito a qualche struttura morfologica e sintattica più complessa, che però viene percepita come forma da memorizzare in modo del tutto naturale all’interno di un contesto ben comprensibile. Ne è un esempio l’uso dell’inversione Ничего ты не знаешь nel dialogo che qui riportiamo:

- Вась, ты не знаешь, где моя тарелка? - Нет, не знаю.

- А это, что такое?

1. Riprendiamo qui le definizioni di Giovanni Freddi, secondo cui la compe-

tenza linguistica è «il dominio del livello fonologico, del livello morfo-sin- tattico e del livello del lessico-vocabolario della lingua che si parla», mentre quella sociolinguistica presuppone la capacità di usare non solo «espressioni

grammaticalmente corrette, ma anche adeguate al contesto situazionale;

adatte cioè al nostro interlocutore, all’argomento che stiamo trattando e al luogo in cui avviene lo scambio linguistico-comunicativo» (G. Freddi, Psico-

linguistica, sociolinguistica, glottodidattica. La formazione di base dell’in- segnante di lingue e di lettere, Utet, Torino 1999, pp. 31-32).

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culture e letterature - Тарелка. - Чья? - Что «чья»? - Вася, чья это тарелка? - Моя. - Правда твоя? - Правда! - А где моя? - Не знаю. - Ничего ты не знаешь2.

Il dialogo qui presentato è inserito all’inizio della terza unità: a questo punto l’apprendente conosce già il verbo

знать, i sostantivi тарелка е правда e anche i posses-

sivi. L’inserimento di una costruzione più complessa come ничего ты не знаешь non rappresenta dunque un input eccessivo, ma proporzionato alle conoscenze già acquisite3.

È interessante inoltre notare come i protagonisti di que- sto dialogo, i due bambini Vasja e Maša, utilizzino per rivolgersi l’uno all’altro non soltanto la forma classica di diminutivo (Вася, appunto), ma anche quella che si usa esclusivamente in funzione di vocativo (Вась), che spesso però non trova spazio nei manuali. L’apprendente viene fin da subito esposto alla complessità del sistema dei nomi e dei diminutivi russi, ma in modo del tutto spontaneo. Dal contesto, e ovviamente con l’aiuto della spiegazione dell’insegnante, può infatti comprendere in quali situazioni si debba usare la forma piena dei nomi (cioè nome e patronimico) e in quali si possano usare le diverse varianti di diminutivi. Questo tema, fonda- mentale dal punto di vista pragmatico per comprendere come ci si debba rivolgere agli interlocutori in diverse situazioni, viene affrontato, in numerosi dialoghi, come per esempio quello intitolato Они на ты, in cui due stu- denti si incontrano per la prima volta:

- Здравствуйте, я Иван. - Добрый день, Иван. Меня зовут Микеле. - О, Микеле! Итальянское имя. Вы итальянец? - Да, итальянец. Живу в Милане. Учусь в университете. - А я живу в Москве. Тоже студент. Чао! - Ха-ха! Привет, Иван! - Мы на «вы» или на «ты», Михаил? - Давай на «ты», Ваня. - Давай, Миша4.

Il dialogo in questione, che troviamo nella quarta unità e che introduce l’uso del prepositivo come complemento di luogo, propone allo stesso tempo una riflessione sugli aspetti pragmatici della lingua: mostra infatti come, nel momento in cui si decide di passare al «tu» (Давай на

«ты»), non ci si rivolge più all’interlocutore con il nome

completo (Микеле-Михаил, Иван), ma si passa al dimi- nutivo (Ваня, Миша). Il tema delle forme di cortesia si intreccia così con temi più specificamente grammaticali e viene quindi acquisito in modo quasi automatico dagli apprendenti, come parte della naturale interazione co- municativa.

Il secondo dialogo della medesima unità presenta una situazione più complessa: i due ragazzi fanno infatti co- noscenza con il loro professore di filosofia, che inizial- mente scambiano per un coetaneo.

- Привет, я Иван. А тебя как зовут? - Я Николай Алексеевич Горский. - Ой! - Ваш преподаватель философии, друзья мои. - Простите! Я Иван Сидоров. А это мой друг Микеле. - Откуда Вы, Микеле? - Я из Италии. - Вы философ? - Нет, он историк. - Да, я историк. - Очень приятно, молодые люди. Моя лекция завтра. В аудитории 01. - До свидания, Николай Алексеевич. - До завтра. Всего хорошего!5

Si nota qui come l’errore iniziale dello studente, che dà del tu al suo interlocutore, venga subito corretto dal professore, che si presenta invece indicando il proprio nome, patronimico e cognome. A questo punto lo stu- dente Sidorov si corregge e si presenta con nome e co- gnome (anche in questo caso va notato come, essendo in un contesto universitario e trovandosi in una posizione subordinata rispetto al professore, lo studente non riten- ga necessario aggiungere il proprio patronimico). Nei saluti finali, infine, si mostra come ci si rivolge dunque a una persona con cui abbiamo un rapporto formale e a cui diamo del lei: viene usato il saluto до свидания in- vece di пока e viene ripetuto il nome e patronimico, con l’omissione questa volta del cognome. Un dialogo molto semplice dal punto di vista del lessico e delle strutture grammaticali propone così una serie di elementi fonda- mentali per un’interazione efficace in un ambiente rus- sofono. La situazione presentata, inoltre, non è distante da quella che potrebbe dover affrontare uno studente italofono in viaggio di studio in Russia. Il dialogo ha dunque anche il vantaggio di favorire un certo grado di

2. A. Shibarova - A. Yarin, Raz, dva, tri! Corso di lingua russa, vol. 1, Hoe-

pli, Milano 2019, p. 84.

3. Sull’importanza di un input proporzionato si veda S. D. Krashen, The In-

put Hypothesis: Issues and Implications, Longman, London-New York 1985.

4. A. Shibarova - A. Yarin, Raz, dva, tri!, cit., p. 116. 5. Ibi, p. 118.

immedesimazione dello studente, che trova, oltre alle strutture grammaticali, informazioni rilevanti a livello pragmatico.

Nel documento Il poema del desiderio (pagine 93-95)