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MATERIALI E METODI Soggetti

ED OSPEDALE SAN CARLO BORROMEO DI MILANO

MATERIALI E METODI Soggetti

È stato utilizzato un campione composto da 74 soggetti (di cui 40 donne e 34 uomini), tutti sottoposti a valutazione psicodiagnostica per conto dell’INAIL della Regione Lombardia dall’UOC di Psicologia dell’AO “Ospedale San Carlo Borromeo” di Milano. Sono stati inclusi nel campione solo i soggetti per i quali, in seguito alla valutazione psicodiagnostica, è stata posta la diagnosi di Disturbo dell’Adattamento o di Disturbo Post Traumatico da Stress. Sono stati esclusi soggetti con una diagnosi differente.

Il campione è stato suddiviso ulteriormente in due gruppi (“accolti” e “respinti”) in base all’avvenuto o al mancato riconoscimento da parte dell’INAIL, della presenza di costritti-vità lavorativa alla conclusione dell’indagine assicurativa.

Il gruppo “accolti” risulta composto da 19 soggetti (10 donne, 9 uomini); il gruppo “respin-ti” risulta composto da 55 soggetti (30 donne, 25 uomini)

Valutazione psicodiagnostica

Tutti i soggetti sono stati sottoposti a valutazione psicodiagnostica, composta da colloqui clinici (2-3 colloqui a seconda dei casi) e dalla somministrazione dei seguenti test standar-dizzati:

• Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI-2).L’MMPI-2 è un questionario autovalutativo (567 domande con risposta vero/falso), in grado di valutare aspetti critici

sintomatologici e di personalità attuale. Gli item indagano atteggiamenti, emozioni, alte-razioni psicosomatiche, disturbi motori, sentimenti e comportamenti indicativi di proble-mi psicologici e psichiatrici. Comprende tre scale di validità (L, F, K), che valutano le difese consapevoli ed inconscie nei confronti del test e l’eventuale presenza di patologia e dieci scale cliniche di base che coprono le tradizionali categorie psicopatologiche di riferi-mento (Hs: isteria, D: depressione, Hy: ipocondria, Pd: antisocialità, Mf: mascolinità/fem-minilità, Pa: paranoia, Pt: psicoastenia/angoscia, Sc: schizofrenia, Ma: maniacalità, Si:

introversione sociale). Si aggiungono 15 scale di contenuto (Anx: ansia, Frs: Paure, Obs:

ossessività, Dep: depressione, Hea: preoccupazioni per la salute, Biz: ideazione bizzarra, Ang: rabbia, Cyn: cinismo, Asp: comportamenti antisociali, Tpa: tipo A, Lse: bassa auto-stima, Sod: disagio sociale, Fam: problemi familiari, Wrk: difficoltà sul lavoro, Trt: diffi-coltà di trattamento) e le scale supplementari (Mac-R: MacAndrew di alcolismo, Aps: tos-sicodipendenza potenziale, Aas: ammissione di tostos-sicodipendenza, Pk: disturbo post trau-matico da stress, O-H: ostilità ipercontrollata, Mds: scala di disagio coniugale)

• Cognitive Behavioural Assessment (CBA - 2.0). E’ un questionario autovalutativo (domande a scelta multipla predeterminata) ad ampio spettro finalizzato ad individuare le aree problematiche del paziente. È composto da 10 schede ciascuna comprendente items omogenei che vanno a sondare uno specifico aspetto del funzionamento del sog-getto (le schede iniziali valutano la sua storia personale, mentre quelle successive si incentrano sulla rilevazione di aspetti quali: ansia, tratti di personalità, depressione, somatizzazioni, disturbi ossessivo-compulsivi,disadattamento sociale, etc..). I risultati a tale test non sono stati utilizzati ai fini della nostra ricerca.

• Beck Depression Inventory (BDI). Breve questionario autovalutativo (si indagano gli ultimi sette giorni) formato da 21 items descrittivi di sintomi e di atteggiamenti ricondu-cibili alla depressione (range 0-63) . L’assunto di base è che il numero, la frequenza e l’intensità dei sintomi siano direttamente correlati con la profondità della depressione

• Sheehan Disability scale. È un questionario autovalutativo su scala analogica da 0 a 10, del grado di compromissione, determinato dai disturbi psichici del soggetto, nelle seguenti aree: attività lavorativa, vita di relazione (rapporti con altre persone e attività ricreative), vita familiare (relazione con i membri della famiglia, gestione della casa) e valutazione globale.

• Scala sull’impatto degli eventi (Horowitz et al., 1979). Scala di autovalutazione (22 item). Misura la presenza di sintomi intrusivi e di evitamento relativi al ricordo dell’evento traumatico I sintomi sono misurati, secondo un approccio multidimensionale, a livello cognitivo (pensieri improvvisi e volontari, difficoltà di concentrazione, sensa-zione di intontimento, aumento dell’arousal e ipervigilanza), emotivo (rabbia, irritabi-lità), somatico (insonnia, reazioni fisiche quali tachicardia, sudorazione, dispnea), com-portamentale (comportamenti di evitamento associabili al ricordo dello stressor). I risul-tati a tale test non sono srisul-tati utilizzati ai fini della nostra ricerca.

Analisi statistica

I dati sono stati analizzati utilizzando il programma statistico SPSS 7.5 per Windows e sono presentati come media ± deviazione standard (sd).

Per il confronto delle variabili qualitative, è stata utilizzato il test del Chi-quadrato. Il livel-lo di significatività è stato fissato a p<0,05.

Per valutare la normalità delle distribuzioni, sono stati calcolati i valori di Kurtosis e Skewness. Dal momento che molte delle variabili sono risultate distribuite in modo norma-le, sono stati scelti, per l’analisi statistica successiva, dei test parametrici.

I profili di personalità dei due gruppi sono state comparate tramite il t-test. Il limite di signi-ficatività è stato fissato per entrambi i test a p<0,05.

RISULTATI

Per quanto riguarda le caratteristiche sociodemografiche del campione totale, esso risulta composto dal 54% di femmine e dal 46% di maschi (Fig.1), con età media 42,7(sd ±8,45) e livello di scolarità medio12,55(sd ±3,55); in esso troviamo il 51% di impiegati, il 24% di operai, il 13% di dirigenti e il 5% di quadri (Fig.2). La durata media di esposizione alla situazione stressante (intesa come periodo compreso tra inizio delle condizioni di costritti-vità organizzativa e allontanamento definitivo dall’ambiente lavorativo, come licenziamen-to o trasferimenlicenziamen-to) è di 5 anni (sd ±3,8).

Per quanto riguarda le caratteristiche cliniche rilevate, la diagnosi prevalente (Fig.3-4) è di Disturbo dell’Adattamento (92%), seguita dal Disturbo Post Traumatico da Stress (7%), e Disturbo dell’Adattamento o Disturbo Post Traumatico da Stress in comorbilità (1%); nel 71% dei casi tale disturbo risulta grave cronico, nel 21% moderato cronico, nel 4% cronico lieve, nel 3% acuto e nell’1% in remissione. Tra coloro che hanno riportato il Disturbo dell’Adattamento (Fig.5), nel 79% esso è di tipo misto, nel 16% con umore depresso e nel 5% è non specificato. Su tutto il campione, inoltre, in 48 (65%) individui non sono stati rilevati attraverso il colloquio clinico tratti di personalità preesistenti maladattivi, in 26 (35%) individui tali tratti sono stati invece rilevati (Fig.6).

I punteggi rilevati alle scale cliniche somministrate sono in media di 28,5 (sd ±11,11) alla BDI, di 7,6 (sd ±2,4) alla Disability familiare, di 8,3 (sd ±2,2) alla Disability lavorativa, di 7,9 (sd ±2,2) alla Disability relazionale e di 4,5 (sd ±0,7) alla Disability totale.

Il profilo generale rilevato all’MMPI rileva elevazioni nelle scale fondamentali della Depressione (D: 76,1±13,3), Isteria (Hy: 77,5 ±15,6), Paranoia (Pa: 71,5±12,6), Psicoastenia (Pt: 67,5±12,7), Schizofrenia (Sc: 67,7±11,7), con un codice 3-2-6 (Isteria-Depresione-Paranoia). Per quanto riguarda le scale di contenuto si evidenziano elevazioni nelle scale dell’Ansia (Anx: 69,4±10,8), Depressione (Dep: 67,5±12,6), Preoccupazione per la salute (Hea: 73±13,7); per le scale supplementari nella sola scala del Disturbo Post trau-matico da Stress (Pk: 65,5±14,9).

I risultati mostrano che non ci sono differenze significative tra “accolti” e “ respinti” rispet-to alla loro composizione in base al genere sessuale. Il gruppo accolti è composrispet-to dal 53%

delle femmine e dal 47% dei maschi, il gruppo respinti dal 55% di femmine e dal 45% dei maschi.

L’età media del gruppo “accolti” è di 41,7 (sd ±8,75) e quella dei “respinti” di 43,1 (sd

±8,37); la differenza tra i due gruppi non è significativa.

Non esiste una differenza statisticamente significativa nemmeno per la variabile scolarità (gruppo “accolti”: 13,05 ±3,9 ; gruppo “respinti” 12,34 ±3,4).

Sia nel gruppo di “accolti” che in quello “respinti” vi è una percentuale maggiore (rispetti-vamente del 58% e 50%) di soggetti con un ruolo lavorativo medio basso (impiegati). Nel gruppo accolti seguono i soggetti con ruolo di dirigente (21%), operaio (16%) e quadro (5%). Nel gruppo “respinti” invece seguono i soggetti con ruolo di operaio (27%), dirigente (16%) e quadro (7%). L’analisi effettuata con il chi quadrato non ha evidenziato differenze nella composizione dei due gruppi per quanto riguarda i ruoli lavorativi.

Per quanto riguarda gli anni di durata di esposizione agli eventi stressati i due gruppi non differiscono e riportano le seguenti medie e deviazioni standard: “accolti” 5,7 ±5,57;

“respinti” 4,7 ±3,08. All’interno dei singoli gruppi la differenza tra uomini e donne per durata di esposizione agli eventi stressanti non risulta significativa.

L’analisi dei tratti di personalità preesistenti maladattivi, valutati tramite il colloquio e il test MMPI ha mostrato che i due gruppi non differiscono in quanto alla quantità di tratti preesistenti maladattivi. Nonostante ciò si evidenzia una maggior presenza di tratti di perso-nalità preesistenti maladattivi nel gruppo “respinti”(i tratti di persoperso-nalità preesistenti sono presenti infatti nel 21% del gruppo “accolti”e nel 40% del gruppo “respinti”). Nel gruppo

“accolti” sono stati identificati soprattutto passivo aggressivi, seguiti da tratti ansioso-depressivi; nel gruppo “respinti”sono stati identificati, partendo da quelli rintracciati in misura maggiore a quelli più raramente rintracciati, tratti passivo-dipendenti, psicorigidità, tratti passivo-aggressivi, impulsività, tendenza alla somatizzazione, iperautonomia, ipercon-trollo, pensiero concreto, tratti schizotipici, evitanti, paranoidei, scarsa tolleranza alla fru-strazione, incapacità di adattamento di fronte ai fallimenti. I risultati non mostrano differen-ze significative in base al sesso.

Non vi è differenza fra i due gruppi neppure per la distribuzione della diagnosi: in entrambi i gruppi prevale il Disturbo d’Adattamento (presente nell’84% del gruppo accolti e nel 95%

del gruppo respinti), seguito da una diagnosi di Disturbo dell’Adattamento o DPTS in comorbidità (presente nell’11% del gruppo accolti e nel 5% del gruppo respinti) e infine da una diagnosi di DPTS (presente nel 5% del gruppo accolti e non presente nel gruppo respin-ti). I tipi di comorbidità rilevata sono i seguenti: Disturbo dell’Adattamento con panico e agorafobia e DPTS con disturbo depressivo maggiore (negli “accolti”); DPTS con Beinge Eating Disorder e Disturbo dell’Adattamento con Disturbo di Personalità Paranoideo (nei

“respinti”). Per quanto riguarda la gravità del disturbo diagnosticato, essa risulta in entram-bi i gruppi in maggior percentuale grave cronica (81% negli accolti e 61% nei respinti), seguita da moderata cronica (13% negli accolti e 23% nei respinti) e lieve cronica (6% negli accolti e 4% nei respinti). Solo nel gruppo de respinti troviamo un 4% di acuto e un 2% in remissione. Non è stata rilevata nessuna differenza significativa tra i due gruppi per quanto riguarda la distribuzione della gravità della diagnosi.

Anche per quanto riguarda la distribuzione dei diversi tipi di disturbo dell’adattamento, non si riscontra nessuna differenza significativa. Nel gruppo “accolti” prevale il disturbo d’Adattamento misto (83%), seguito dal Disturbo dell’Adattamento non specificato (11%) e con umore depresso (6%). Nel gruppo respinti prevale il disturbo d’Adattamento misto (77%), seguito dal Disturbo dell’Adattamento con umore depresso (17% negli accolti), e non specificato (6%). Non vi sono casi di Disturbo dell’Adattamento con Ansia.

Per quanto riguarda la BDI, entrambi i gruppi mostrano un livello di depressione severa (gruppo riconosciuti 28,71 ±10,45; gruppo non riconosciuti 28,55 ±11,43). Non vi è diffe-renza tra i due gruppi per il livello di depressione misurato tramite la BDI.

I risultati alla BDI sono anche stati divisi per categorie in base alla gravità: gruppo “accolti”

48% grave, 26% moderata, 26% lieve, 0% assente; gruppo “respinti” 43% grave, 35%

moderata, 14% lieve, 4% assente. Non vi sono differenze nella distribuzione delle catego-rie.

Per quanto riguarda la Disability Scale non vi sono differenze significative tra i due gruppi in tutte e 4 le sottoscale. Per entrambi i gruppi le problematiche riportate interferiscono molto sull’attività lavorativa (gruppo “accolti” 9,10 ±1,41; gruppo “respinti” 8,08±2,40), molto sulle relazioni (gruppo “accolti” 8,10±2,2; gruppo “respinti” 7,8 ±2,20), moderata-mente sulla famiglia (gruppo “accolti” 7,6±2,5; gruppo “respinti” 7,6±2,40) e globalmoderata-mente interferisce impedendo lo svolgimento delle normali attività quotidiane (gruppo “accolti”

4,5 ±0,69; gruppo “respinti” 4,5 ±0,74)

Il profilo generale di personalità dei soggetti accolti (Fig.7-8-9) mostra elevazioni nelle scale della Depressione (D: 76,8±13,5), Isteria (Hy: 81,5±19,9), Paranoia (Pa: 73,1±9,3), Psicoastenia (Pt: 67,1±11,1), Schizofrenia (Sc: 67,6±10,1), con un codice 3-2-6 (Depressione-Isteria-Paranoia). Per le scale di contenuto si evidenzia un profilo con eleva-zioni nelle scale dell’Ansia (Anx: 68,4±9,8), Depressione (Dep: 66,8±11,5) e Preoccupazione per la salute (Hea: 75,5±15,3). Per le scale supplementari infine si osserva un’elevazione solo per la scala dei Disturbo Post Traumatico da Stress (PK: 69,6±13,4).

Pur essendo il campione ridotto, all’interno del gruppo degli accolti, è stata analizzata una possibile differenza tra il profilo dei maschi e delle femmine. Si è evidenziata (Fig.10) una differenza significativa alla BDI (maschi: 34,1 ±6,9, femmine:

23,8±10,9; t=2,437 p=0,02) e nelle scale della Menzogna (L; maschi: 49,6 ±7,8;

femmine: 58±5,9; t=-2,624 p=0,018), Depressione (D; maschi: 84,5±3,1; femmi-ne 69,9±15,6; t=2,757 p=0,013), Mascolinità/Femmilità (Mf; maschi: 55,6

±8; femmine: 47,6±5,7; t=2,527 p=0,022), Psicoastenia (Pt; maschi: 73,1 ±6,9; femmine:

61,7±11,66; t=2,55 p=0,021), Depressione (Dep; maschi: 73 ±9,7; femmine: 61,4±10,4;

t=2,88 p=0,024) e Disturbo Post Traumatico da Stress (Pk; maschi: 76,1±13,5; femmine 63,8±10,9,6; t=2,190 p=0,043). I maschi (Fig.11-12-13) mostrano in tutte queste scale un punteggio significativamente più elevato delle femmine. Il codice del profilo rimane per entrambi i gruppi 3-2-6 (Isteria-Depressione-Paranoia).

CONCLUSIONI

Prendendo come riferimento il nostro campione, il danno psichico conseguente a situazioni di costrittività organizzativa accertata, appare tendenzialmente più frequente nelle donne e nei lavoratori con un ruolo impiegatizio.

In relazione al profilo MMPI-2, inoltre, la presenza del danno sembra correlarsi con un codice medio rilevato, consistente nelle tre maggiori elevazioni, 3-2-6 (Isteria-Depressione-Paranoia).

In particolare, a livello sintomatologico si evidenzia la tendenza a rispondere allo stress con somatizzazioni, deflessione dell’umore e autosvalutazione, oltre ad atteggiamenti di diffi-denza e sospettosità verso il mondo esterno.

A livello personologico, inoltre, si rileva la presenza di insicurezza, ipercontrollo emotivo e incapacità ad esprimere i sentimenti che si traducono in tratti passivo-dipendente.

Va detto che la rilevazione di diffidenza e rabbia nei confronti dell’ambiente circostante,

nonché di atteggiamenti francamente paranoici di sospettosità e suscettibilità, indicata dall’elevazione della scala Pa, può, molto probabilmente essere, in questi soggetti, conside-rata reattiva alla situazione di costrittività organizzativa, anziché espressione di un tratto pregresso di personalità.

La sintomatologia depressiva viene confermata anche dagli esiti di un altro test, il BDI, che attesta la presenza di un quadro depressivo tendenzialmente grave.

La caratterizzazione del danno psichico che emerge dal nostro studio si completa, infine, con un elevatissimo impatto negativo sulla qualità della vita, sia livello familiare-relaziona-le, sia lavorativo, che impedisce al soggetto di svolgere le normali attività quotidiane.

Un dato particolarmente interessante è risultato essere quello relativo alla durata di esposi-zione agli eventi stressanti: in media 5 anni, con motivazioni riconducibili al forte senso di responsabilità e del dovere, nonché alla volontà di non piegarsi.

L’analisi del solo gruppo degli “accolti” ha permesso di evidenziare altri aspetti interessanti.

In primo luogo, si è rilevato che vi sono alcune differenze nel profilo di personalità tra indivi-dui di sesso maschile e indiviindivi-dui di sesso femminile: pur rimanendo per entrambi il codice 3-2-6 (Isteria-Depressione-Paranoia), gli uomini tendono ad avere un profilo generale più eleva-to in tutte le scale dell’MMPI e quindi a mostrare un quadro psicopaeleva-tologico più grave.

In particolare sono state evidenziate differenze statisticamente significative nelle Scale di Base della Depressione (D) e Psicoastenia (Pt), nella Scala di Contenuto della Depressione (Dep), nella Scala Supplementare del disturbo post traumatico da stress (Pk) ed al punteg-gio della BDI (Beck Depression Inventory).

Ciò indica che gli uomini sottoposti a condizioni di costrittività organizzativa sembrerebbe-ro più vulnerabili a sviluppare una più elevata sintomatologia depressiva (maggior punteg-gio alla BDI e alle scale D e Dep) e magpunteg-gior tendenza al rimuginio (Pt più elevato).

Ciò potrebbe essere spiegato facendo riferimento alla centralità che il ruolo lavorativo ha, culturalmente, per il sesso maschile: alcuni uomini fondano la costruzione della loro iden-tità solo sul lavoro, e solo attraverso questo trovano sostegno alla propria autostima.

È chiaro, di conseguenza, che, venendo a mancare questi punti di riferimento, il soggetto non è grado di preservare il proprio valore personale indipendentemente dal contesto lavo-rativo.

Le donne, invece, tenderebbero ad investire su più aspetti della vita e ruoli con conseguente minor impatto sull’autostima e con possibilità di non veder crollare tutta la loro identità qualora venga meno il ruolo lavorativo.

Le stesse conseguenze a livello sintomatologico e personologico si evidenziano anche nei soggetti per i quali, alla fine dell’indagine ispettiva, non è stato possibile confermare la pre-senza di costrittività organizzativa: l’analisi dei dati non ha infatti evidenziato alcuna diffe-renza tra il gruppo “accolti” ed il gruppo “respinti”.

Questo dato non è però univocamente interpretabile, perché la mancata dimostrazione di costrittività organizzativa, non esclude la possibile presenza di falsi negativi, situazioni, cioè, di effettiva costrittività non dimostrabile tramite l’accertamento amministrativo (ispet-tivo) svolto dall’INAIL a causa delle non infrequenti difficoltà ad acquisire elementi ogget-tivi dimostraogget-tivi della effettiva situazione ambientale .

La configurazione del danno appena descritta, potrebbe dunque essere caratteristica delle situazioni di costrittività organizzativa, ma i dati a nostra disposizione non permettono di trarre conclusioni definitive in tal senso.

I dati in nostro possesso sono, infatti, limitati e necessiterebbero di un ampliamento, con l’eventuale utilizzo di un gruppo di controllo.

Il quesito circa l’esistenza di una configurazione tipica è quindi ancora aperto e non del tutto risolto.

Vi è poi un ulteriore problema legato all’eventuale esistenza di una configurazione di perso-nalità tipica: utilizzando gli strumenti di valutazione a nostra disposizione, non è possibile determinare se la configurazione di personalità evidenziata sia preesistente agli eventi stres-santi, e in qualche modo abbia predisposto il soggetto a sviluppare sintomi psicosomatici in condizioni critiche, o se sia la conseguenza del lungo periodo di vittimizzazione.

Il test di personalità MMPI-2, infatti, rileva la struttura attuale di personalità e non quella passata, che si potrebbe accertare solo attraverso un’indagine eseguita prima dell’evento avverso.

È possibile, comunque, che alcune elevazioni rilevate potrebbero essere reattive al contesto stressante.

La questione se alcuni tratti di personalità premorbosa possano aver favorito l’esacerbarsi di situazioni conflittuali e, in qualche modo aver reso il soggetto più vulnerabile a situazioni di costrittività organizzativa, rimane comunque molto spinosa.

I dati in letteratura, anche in questo caso sono contrastanti.

Secondo Leymann (Leyman, 1990), le variabili relative alla personalità dei soggetti mob-bizzati non sarebbero da considerarsi in alcun modo come concause potenziali di mobbing.

Altri autori (Zapf, 1999; Baron et al., 1999; Folger, 1996; Giorni et al., 2004; Catanesi et al., 2006), invece, hanno criticato questa posizione e hanno posto l’attenzione sul fatto che soggetti con tratti di rigidità, tratti ossessivi, ansia e depressione preesistente, nonché con elevati livelli di irritabilità interpersonale, e che percepiscono gli altri come ostacoli nel rag-giungimento dei propri bisogni personali, presenterebbero deficienze nel loro comporta-mento sociale, elicitando risposte difensive e di attacco che li esporrebbero maggiormente al rischio di divenire vittime nel contesto lavorativo.

Nella nostra ricerca, attraverso il colloquio clinico, sono stati individuati alcuni indicatori che farebbero presumere l’esistenza di tratti di personalità preesistenti maladattivi.

Ciò che è emerso è che, nonostante i due gruppi analizzati (“accolti” e “respinti”) non diffe-riscano rispetto alla presenza di tratti di personalità preesistenti, vi è una maggior percen-tuale di soggetti con tratti di personalità preesistente nel gruppo “respinti”, in quest’ultimo, inoltre, i tratti più frequenti sembrano essere quelli passivo-dipendenti.

Se tale tendenza venisse confermata, infatti, si potrebbe ipotizzare che tali tratti potrebbero aver contribuito allo sviluppo del quadro psicopatologico rilevato, aumentando le difficoltà a livello relazionale, limitando le capacità di adattamento e favorendo l’emergere di soma-tizzazioni.

Nonostante non sia stato possibile identificare una specifica configurazione di personalità pregressa, l’impressione clinica è quella di una inadeguatezza e di una rigidità delle strate-gie di fronteggiamento dello stress possedute da questi soggetti.

Ne è manifestazione il lungo periodo di esposizione agli eventi stressanti (in media 5 anni) e la reiterazione della stessa strategia passiva, basata sulla resistenza e lamentosità che si correla ai tratti passivo-dipendenti precedentemente indicati.

Al contrario, dai colloqui clinici non si evince la presenza di strategie di coping attive, basa-te cioè sulla negoziazione o sulla ricerca di albasa-ternative a fronbasa-te dell’impossibilità a cambiare la situazione.

È evidente, in ogni caso, che fenomeni di costrittività organizzativa o di mobbing, non pos-sono essere in alcun modo giustificati dalla presenza di tratti maladattivi di personalità, caratterizzati da difficoltà interpersonali o di fronteggiamento dello stress.

Sulla base di queste considerazioni, sarebbe utile, a scopo preventivo, poter sviluppare, nei luoghi di lavoro progetti di prevenzione e corsi di formazione per i dipendenti finalizzati, da una parte, ad aumentare la cooperazione e la risoluzione efficace dei conflitti (così da con-trastare possibili fenomeni di costrittività), dall’altra, a sviluppare nei singoli individui, capacità e strategie per affrontare in modo più funzionale lo stress (così da ridurre la vulne-rabilità soggettiva allo sviluppo di somatizzazioni sotto stress).

Tutto ciò avrebbe indubbi riflessi non solo sui lavoratori, prevenendo lo sviluppo di gravi psicopatologie, ma anche sull’azienda in termini di conflittualità e di produttività.

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Leymann H.: Mobbing and psychological terror at workplaces. Violence and Victims

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