Capitolo 3. Seconda parte di Frontiera Soggiorno a Luino
3.3 Ancora sulla frontiera
3.3.3. In me il tuo ricordo
L’ultima poesia della sezione Frontiera da inserire è In me il tuo ricordo che occupa il penultimo posto sia nell’edizione del ’41 sia in quelle successive. Nella prima uscita di Frontiera in ultima posizione c’è Ecco le voci cadono mentre nell’edizione del ’42
136 ISELLA 2010, p. 352. 137 SERENI, 2013, p. 158.
78
la sezione termina con Strada di Creva, di cui Sereni diceva che una volta finita «potrebbe essere la più bella poesia138», a cui segue in epilogo Ecco le voci cadono.
In me il tuo ricordo è un fruscìo solo di velocipedi che vanno quietamente là dove l’altezza del meriggio discende al più fiammante vespero tra cancelli e case
e sospirosi declivi
di finestre riaperte sull’estate. Solo, di me, distante
dura un lamento di treni, d’anime che se ne vanno. E là leggera te ne vai sul vento ti perdi nella sera139.
La poesia ha una doppia datazione 1938-1940. Le tracce della prima stesura si ritrovano nei vv. 1-8 mentre i restanti cinque versi sono un’aggiunta estranea al senso iniziale della poesia.
Il metro del componimento è irregolare, variando dagli endecasillabi iniziali al senario del v. 6. Nei primi otto versi si può individuare uno schema dato dall’incipit in endecasillabo, come in altre poesie di Frontiera, da una riduzione progressiva della lunghezza metrica (v. 3 decasillabo, vv. 4-5 settenari, v. 6 senario) e infine da una ripresa dell’endecasillabo al v.8. I primi otto versi sono un unico periodo sintattico senza pause se non per quelle rappresentate dal finire dei versi. I vv. 9-11 costituiscono un secondo breve periodo di misura media (un settenario e due ottonari). Il distico finale, vv. 12-13, è un modulo endecasillabo-settenario.
Tra le figure di suono sono presenti delle rime: interne ai vv. 5 e 9 fiammante-distante e ai vv. 12-13 leggera-sera e una rima al mezzo anomala ai vv. 10 e 12 lamento- vento. È possibile individuare due quasi-rime ai vv. 3-4 quietamente-discende e al v. 8 finestre-riaperte. Le assonanze sono ai vv. 6 e 8 case-estate e vv. 10-13 perdi-treni. Tra le ripetizioni preferite figura ancora quella della dentale che scandisce i vv. 8-11 in cui il ricordo termina e il presente si impone: «di finestre riaperte sull’estate./ Solo,
di me, distante/ dura un lamento di treni/d’anime». Per esprimere la natura iterativa
138 SERENI 2010, p. 364 139 SERENI 2010, p. 39.
79
del ricordo Sereni ricorre anche all’allitterazione della fricativa v: v. 2 «velocipedi che
vanno» e v. 12 «vai nel vento».
Questo componimento permette di approfondire la fenomenologia del ricordo. Il primo verso caratterizza subito la poesia in questo senso. Il tema memoriale è subito annunciato ma viene ridotto a un’unica immagine («il tuo ricordo è un fruscio/ solo di velocipedi che vanno»). Da questo primo elemento il ricordo si accresce e le immagini si susseguono senza interruzioni. Partendo dal primo dato sonoro l’io poetico richiama gli orari delle uscite in bicicletta con la donna e i percorsi che seguivano e che sembra riseguire con la mente adesso. Tutti i verbi della poesia, infatti, sono al presente, come se ciò che viene ricordato stesse accadendo di nuovo sotto gli occhi dell’io poetico.
Viene inserita un’indicazione cronologica ampia che va dal primo pomeriggio al tramonto e una di luogo, anch’essa ampia, che comprende le strade cittadine (con i loro «cancelli e case») e un ambiente extraurbano rappresentato dai «sospirosi declivi». Questi ultimi sono probabilmente le colline o i declivi intorno Luino dai cui si ha una visione complessiva delle case e di molte finestre che sono aperte solo in estate in quanto usate dai villeggianti. Su questa immagine, uno dei segni dell’estate luinese, l’io poetico ferma il ricordo.
Il «solo» del v. 9 ha una funzione anaforica dopo il «solo» del v. 2 e inaugura una seconda serie di immagini. I vv. 9-11 hanno per oggetto la situazione attuale dell’io poetico e contrappongono al fruscìo delle biciclette il «lamento di treni». I due momenti sono distinti anche per l’articolazione che il poeta riserva loro: al primo è riservato un lungo svolgimento mentre al secondo un breve periodo. L’immagine dell’io è opposta a quella evocata dal ricordo: egli è lontano («distante»), ridotto al solo lamento («solo», «dura») e in un’atmosfera infernale (il lamento delle anime «che se ne vanno»). Questo periodo è diverso dal precedente anche per la sintassi franta: l’inciso «di me» e l’asindeto «di treni/ d’anime» restituiscono un discorso frammentato e che procede con difficoltà.
Il distico finale riporta l’attenzione sul ricordo, sottolineando le differenze con la situazione in cui il soggetto vive ora. Vengono rimarcate la distanza di luogo («là»), la condizione della donna che è «leggera» e quindi contrapposta a ciò che «dura»
80
dell’io (la sua esistenza minima) e infine l’andare sul vento della donna, quindi il suo muoversi liberamente, che risponde all’andare delle anime che invece sono costrette nei treni. L’ultimo verso sancisce l’abbandono di quella parte di vita («ti perdi») che scompare nella notte e perdendo così i dettagli che davano corpo al ricordo.
Il componimento affronta il tema del ricordo, riservandogli maggiore attenzione rispetto ad altre poesie di Frontiera. Le principali poesie dove emerge un passato sono
Compleanno e in Temporale a Salsomaggiore: in entrambe l’attenzione è concentrata
sulla minaccia del presente e i giorni felici sono richiamati come una difesa che però si dimostra inefficace. In quelle poesie, infatti, l’io poetico viene calmato non dai ricordi ma da un evento improvviso del presente ed è su di questo che si concentrano entrambi i finali dei due testi.
In me il tuo ricordo capovolge questa proporzione e si concentra soprattutto sul
passato, al quale è dedicata la maggior parte della poesia. Nessun elemento del testo permette di capire se i ricordi emergano come risposta allo sconforto del presente o se siano involontari. In quest’ultimo caso non sono fornite indicazioni su che cosa avrebbe potuto scatenarli: le uniche percezioni dell’io sono i lamenti metaforici dei treni e delle anime. Il finale del testo, inoltre, non punta a rassicurare il soggetto sulla presenza di aspetti favorevoli nel mondo esterno ma sancisce la definitiva perdita di una parte della sua vita («ti perdi nella sera»).
Lo svolgimento di questa poesia è quindi unico per ciò che Frontiera è stato finora e va spiegato con la svolta che Strada di Zenna ha rappresentato per il libro. Prima di quella poesia il mondo esterno era quasi sempre una fonte di preoccupazione, salvo offrire al soggetto qualcosa a cui aggrapparsi nei momenti estremi di smarrimento (il «riafferri» di Temporale a Salsomaggiore rende esplicito proprio questo compito). Dopo aver fatto esperienza della fisicità dei morti nel mondo reale, tramite un momento epifanico prolungato, l’io poetico ha trovato una risposta che rappresenta la sua difesa contro la forza angosciante della realtà esterna. Reso più forte grazie a questa conoscenza egli può rapportarsi al passato riconoscendo ciò che di felice è stato senza doverlo usare per le necessità del presente.
81
divenuta superflua perché il soggetto conosce cosa c’è dietro. I vv. 9-11, infatti, descrivono una situazione infernale in cui si ritrovano non persone ma anime.
82