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il meridionalismo di De Rosa

Ma che c o s ’è questa « Q u e stio n e M eridionale» che da un secolo, e forse più, gli studiosi e i p oli­ tici ita lia n i sco p ro n o e d en un cia n o, e poi, subito do­ po, d im e n tic a n o , rila n cia n o , per poi tornare a dim en­ ticare, in un ca ro sello di speranze e di attese, di de­ lusio ni e di scontentezze? Dalla Certosa di Padula, un m on um en to insigne della religio sità e d e ll’arte m e rid io n a li — e anche di sofferenza umana, perché più di una volta vi trova ron o asilo o prigione p erseg uita ti di vario c o lo re — m onum ento anch’ésso di c o n tin u o risco p e rto e d im en tica to, ci è venuta nella scorsa estate una esortazione alla riflessione sto­ rica, alla rico nsid erazio ne problem atica, alla rim edita- zione um ana del m eridionalism o,i vecchio e nuovo: nel senso che la sua a ttualità permanente non è solo ca rica di fu tu ro , con grandi interrogativi sociali e in d iv id u a li, ma trae c o n te n u to e forza dalla sua tra d iz io n e storica, per d irla con Carlo Levi, ha « il cuore a ntico » della sua sto ricità . Questo ha voluto sign ificare, in fo nd o, il « P re m io P a dula» assegnato a ll’a n to lo g ia s to rica p u b b lica ta d a ll’editore napole­ tano G uida e cu ra ta da G abriere De Rosa e Antonio Cestaro, dal tito lo « T e rrito rio e società nella storia del M e z z o g io rn o » , u n ’a nto log ia defin ita «m o nu m e n ­ ta le » dalla co m m issio ne g iu d ic a tric e , e che più che una ra c c o lta di testi, fam osi e meno famosi, dei me­ rid io n a lis ti di due secoli, è un « itinerario ininterrotto attraverso i m om enti tra u m a tici Fé i fallim enti storici del Sud, e anche attraverso l’alta tensione civile e um ana del G enovesi e dei genovesiani, di Salve- m ini e di N itti, di F ortu na to com e di Gramsci, di Vii- lari com e di Dorso, fin o agli alfieri del m eridionali­ smo co n te m p o ra n e o , fra cui lo stesso Gabriele De Rosa ».

Q u e s t’u ltim o, m e rid io n a lis ta perché storico del no­ stro m ezzo gio rn o, in un o rd in e di prim ogenitura che spiega com e in lui lo stu dio so di cose storiche pre­ valga sul suo stesso im pegno p o litic o e sociale, im­ m agina, nella prem essa alla scelta antologica, che a rile g g e re certe pagine di Genovesi, dove la realtà e c o n o m ic a m eridion ale è com e trasfigurata in una p ro s p e ttiv a rifo rm a tric e e illu m in istica , o del Galanti, così c o n c re to e così atte nto « a verificare nel viag­ gio, n e ll’esplora zio ne e n e ll’indagine diretta del te rri­ to rio e d e ll’o rg an izzazion e urbana e rurale ogni pro­ p osta di ca m b ia m en to », o di G iustino Fortunato, co­ n o s c ito re e d e n u n c ia to re e fficacissim o, non solo d e lla vita dei « bassi » napoletani, ma delle più pro­ fo n d e e se colari m iserie della genta m eridionale e dei p riv ile g i, u gu alm en te p ro fo n d i e secolari, di cui q u e lle m iserie erano il rovescio, o del vescovo Ansa- ni, c o m m o v e n te m e n te rig o ris ta c o n tro la degenera­ z io n e di una fede s o ffo cata dalle pratiche del fanati­ sm o m a g ic o e dagli interessi m aterialistici di un c le ro tro p p o « a tta c c a to alla sua rob a» , immagina, d u n q u e , lo s to ric o e m e rid io n a lista De Rosa che

to cchi alla storia, e allo s to ric o , quasi, di sognare, di indovinare il corso di u n ’a ltra s to ria del Sud, una storia che non fu: il co rso di una s to ria di terre pro du ttive senza la tifo n d o e assenteism o padronale, con una borghesia non avvocatesca e fo rm a listica , ma inte llig e n te e co ra g g io s a c o lta e responsabile, di stile lom bardo, con una c ittà non p arassita rla e non disordinata, ma a servizio di uno s v ilu p p o razionale e om ogeneo del co n ta d o , con una C hiesa più evan­ gelica e im pegnata in un d is c o rs o e d u c a tiv o civile e religioso, com e preten d eva no alla loro m aniera Ge­ novesi e Ansani, con una in d u s tria in a rm on ia con il paesaggio agrario. Q uesta s to ria ideale e sognata non fu e in luogo di essa fu, invece, « una sto ria ir­ reale e violenta, dettata e im p o s ta dalle leggi del m ercato più forte, dalle leggi del p ro te z io n is m o di ferro, usuraio e s fru tta to re , a p p lic a to con la prassi del più sco ncio tra s fo rm is m o c lie n te la re , a servizio di uno sviluppo c a p ita lis tic o pre ssoch é u n ifo rm e al Nord, a singhiozzo e ad isole al Sud. C o n tin u ia m o ad avere un p op olo civile n u trito e c o ltiv a to , com e scriveva Paolo M attia D oria più di due secoli e mezzo fa, col « d eco ro del d o tto ra to e l’a m bizione della to g a » e ne è venuta fu o ri u n ’e c o n o m ia a ba­ gnom aria, sb ila nciata nella te n d e n z a terziaria, che appena vela la tram a di una vasta d is o ccu p a zio n e intellettuale, con un in c re d ib ile e p au ro so d is o rd in e nei rap po rti città -ca m p a g n a ».

Ma questa crisi del M e z z o g io rn o , questa crisi di ieri e di oggi che si ch ia m a « Q u e stio n e M e rid io n a ­ le », non è dovuta so lta n to al rin v io delle rifo rm e ra­ dicali e di una più a rtic o la ta rip a rtiz io n e dei red diti, rinvio da im putare ai n o ta b ili d e ll’Italia m oderata po ­ st-unitaria che, più o m eno, s o ffo c a ro n o tu tti la d i­ sperazione delle genti m e rid io n a li e la d e n u n cia dei profeti del m erid io n a lism o , va le n d o si d e ll’a iuto dei mazzieri e di quei p ro fe ti g io littia n i c o n tro i quali, con tanta veemenza, si scagliava G aetano Salvem ini, ma è co n tin u a ta anche d op o, q u a n d o dal p ro te z io n i­ smo p ost-un ita rio si è passati a ll’e c o n o m ia di massa, con un ca pita lism o d iffu s o ed espansivo, rin n o v a n ­ dosi, però, la stessa d ic o to m ia tra pensiero e azio­ ne, tra diagnosi s c ie n tific a e prassi p o litic a , fra l ’e­ same delle stru ttu re e le scelte p o litic h e . Tra G ram ­ sci, Salvem ini, Dorso, S turzo e le « g io rn a te di Reg­ gio » — scrive De Rosa — c'è stata di mezzo, in prospettiva sto rica e al di là di o g n i polem ica, la li­ quidazione brutale della q u e s tio n e c o n ta d in a , con lo sp opolam ento delle ca m p ag na u n ito a ll’inse lva tich i- mento della natura, al d e p a u p e ra m e n to d e ll’a g ric o l­ tura, alla terziarizzazione deH’e c o n o m ia ; c e stata la perdita della coscienza m u n ic ip a le e co m u n ita ria , con la piaga della ca o tic a s p e c u la z io n e urb an istica, con il c o n g e stio n a m e n to delle fasce costiere, con l’assim ilazione b u ro c ra tic a del c lie n te lis m o nei m ec­ canism i elettorali del s o tto g o v e rn o . Gli aspetti tra d iz io - 42

Un'immagine della Certosa sullo sfondo dell'abitato di Padula

nali, tip ic i della questione m eridionale — cioè usi civici, liq u id azio ne del la tifon do , piccola proprietà c o n ta d in a — sono stati superati, senza una solu­ zione p olitica, dai nuovi p ro ble m i nati dalla « s c o p e r­ ta » che quella del Sud è orm ai u n ’econom ia di pura sopravvivenza; è u n ’e conom ia cioè tagliata fu ori dai ritm i e dai livelli del m ercato comune euro­ peo, e m inacciata da form e di stagnazione, che fanno pensare alle c o n d iz io n i di degradazione te rri­ to ria le d e ll’alto m edioevo. « Le m alattie endem iche — sostiene ancora De Rosa — sono solo la m anife­ stazione più visibile di una m alattia ancor più pro­ fonda, che rende affannoso il respiro del Sud: la debolezza org an ica di una classe dirigente che ha accettato da più di un secolo la staticità sociale del M ezzogiorno com e premessa ine luttab ile e necessa­ ria per g arantire una gestione protetta e paternali­ stica del potere locale ».

T utte le prediche del m eridion alism o classico gravi­ tano, alla fin fine, a tto rn o a questo tema m artellante e dalle analisi, dalle denunce, dalle tesi, dalle indica­ zioni di Genovesi e dei genovesiani fino a Giacomo R acioppi, di F ortunato, di Nitti, di Dorso, di Gramsci, di Sturzo, da tu tto emerge, più o meno linearmente disegnato il problem a di una forza politica che sola può e deve operare le trasform a zion i sociali ed eco­ nom iche, una forza p o litic a diversa a seconda che a so lle citarle siano F ortu na to o G ram sci o Sturzo, ma in tu tto il m eridionalism o, tanto in quello classico, che in quello rifo rm is tic o , che in quello rivoluziona­ rio, c ’è un rifiu to com une e intransigente del clien teli­ smo e del trasform ism o com e prassi di governo, se non altro per reagire ad una m alattia secolare, c ’è una co nvinzio ne com une che il problem a del Sud non sia un problem a locale e settoriale, non sia una questione stra o rd in a ria e te rrito ria lm e n te circoscritta,

come se il M ezzogiorno fosse una « riserva india­ na », ma è un problem a ce ntrale di indirizzo, di o rie n ­ tam ento p o litic o ed e c o n o m ic o fondam entale dello Stato. Infine, resta ferm o, nella m ig lio re tradizione m eridion alistica , che l’am bito e ntro cui la questione va riso lta è quello, è solo quello, della dem ocrazia, della p lu ra lità delle forze p o litic h e che vi concorrono, cioè dei partiti. O gni d isco rso sul sistema e s u ll’o rg a ­ nizzazione della società non m ette mai in discussione la dem ocrazia e non a caso tu tto il m eridionalism o è stato sem pre autenticam ente antifascista, senza in d u l­ genze verso nostalgie le g ittim is tic h e , sia pure in nome di un p olem ico b orbo nism o.

Basta rileggere, al riguardo, talune pagi ne fondam entali del pensiero p o litic o m e ridion alista di Sturzo, di Gramsci o di Dorso, o pp ortunam ente fatte precedere, n e ll’antologia prem iata a Padula, dalle docu m e ntazion i-d en u ncia di Fortunato, di Salvem ini e di Nitti. Il discorso tenuto dal fondatore del partito popolare a Napoli (e tra i vecchi dem ocratici crisitia ni napoletani c ’è ancora qualcuno che annovera fra i suoi rico rd i q u e ll’adunanza, nella galleria P rincipe di Napoli, alla salita del Museo) il 18 gennaio 1923, resta uno dei testi essenziali del m eridionalism o cattolico: « Il M ezzogiorno fu co nside rato fin o ra esclusivam ente a gricolo; di una a g rico ltu ra arretrata, di poco rendim ento, meno le zone vesuviane o etnee o della Conca d ’oro, le litoranee adria tich e e tirrene. A g rico ltu ra del lati­ fondo abbandonato dal p ro le ta ria to , agrico ltu ra di ra­ pina del g a b ellotto o del su b a ffittu a rio , a gricoltura af­ flitta da! b riga n tag gio di cam pagna, dalla mafia, dal­ l’abigeato, dalla m alaria e dal disboscam ento. Chi avrebbe affidato i capitali a un tale M ezzogiorno senza istruzione e senza volontà, i cui mezzi fin a n ­ ziari non potevano rispondere al ritm o rig og lioso e

o rg o g lio s o della e con om ia m oderna? Intervenga lo Stato e fa ccia quel che può; faccia strade, faccia scuole, fa ccia a cq u e d o tti, p orti un p o ’ di civiltà; e poi il m ondo fin a n z ia rio accorrerà in aiuto del M ezzogior­ no. Questo è stato il grande errore di im postazione della « questione m eridion ale » e il processo storico e guerra rivelò un M ezzogiorno ancora povero e ingenuo nei suoi fig li, così robusto però moralmente, così nuo nei suoi fig li, così robusto però moralmente, così sano s p iritu a lm e n te , così pieno di energia e di resi­ stenza fisica — p ur sulle foreste fredde di montagne nevose, alle quali non era abitu ato — così devoto al s a c rific io per la patria, da far pensare anche agli estranei che il M ezzogiorno non può essere guardato com e una c o lo n ia econom ica, o come campo di s fru tta m e n to p o litic o , o com e regione povera e fru ­ stra, alla quale lo Stato fa la concessione di una par­ tic o la re benevolenza. No, il M ezzogiorno è vivo come u n ’e n tità integrante la vita stessa nazionale, come una fo rza reale da sviluppare nella sintesi delle forze italiane; il suo trava glio e con om ico e morale è il tra­ vaglio della intera Nazione ».

C om m enta De Rosa che l’o rigin ale m eridionalism o di S turzo derivava s o p ra ttu tto dalla percezione di una s tru ttu ra e co n o m ica e sociale che non ha sviluppato una c iv iltà urbana e in d u s tria lis ta ; è un m eridionali­ sm o che non m edia nulla dai m odelli di uno sviluppo p ro m o sso dalla legge del p ro fitto capitalistico e nem­ m eno dalle ide o lo g ie m oderne, nate sul terreno della lotta di classe. Si tra tta di un m eridionalism o che p rende forza, invece, da una specie di coscienza au­ te ntica , im m ediata, della co n d iz io n e umana del Sud. da una ric o g n iz io n e sto rico -so ciale di Mezzogiorno in s e rito in u n ’area e con om ica e culturale di re sp iro m e d ite rra n e o , dalla constatazione che il pro­ blem a fo n d a m e n ta le era, in d efin itiva , di trasformare la te rra e di realizzare m ag gio re giustizia e dem ocra­ zia nelle cam p ag ne , anche se però, al tempo stesso,

La facciata principale della Certosa di Padula

rifiu ta quel tip o di ind ustria lizza zio n e, senza del quale non si dà sviluppo e c o n o m ic o m oderno.

In antitesi a questa in te rp re ta z io n e fis io c ra tic a (ge- novesiana) ed etica (cattolica) del m e ridion alism o, che fu p ro pria di Sturzo, in antitesi ad o gn i trad izio n e contem plativa, De Rosa co glie a lcuni tem i della que­ stione m eridionale, così com e li a pp u n tò A n to nio G ram sci in un suo s c ritto d e ll’a u tu n n o '26, scritto ri­ masto inco m p iuto a causa d e ll’arresto del deputato com unista, avvenuto poche settim ane dopo. Notava allora Gram sci: « A b b ia m o detto che l’Italia m e rid io ­ nale è una grande d isg re g azion e sociale. Questa fo r­ mula o ltre che ai c o n ta d in i si può rife rire anche agli intellettuali. È notevole il fa tto che, nel M ezzogiorno, accanto alla g ra nd issim a p ro p rie tà siano esistite ed esistano grandi a ccu m u la zio n i c u ltu ra li e di in te lli­ genza in sing oli in d iv id u i o in ris tre tti g ru pp i di grandi in tellettua li, m entre non esiste una o rganizza­ zione della c u ltu ra media. Esiste nel M ezzogiorno la casa e ditrice «Laterza», con la rivista « La C ritica », esi­ stono accadem ie e im prese c u ltu ra li di grandissim a erudizione; non esistono p ic c o le e m edie riviste, non esistono case e d itric i in to rn o a cui si rag g ru p p in o form azioni medie di in te lle ttu a li m e rid io n a li. I m e rid io ­ nali che hanno cercato di uscire dal b lo cco agrario e di im postare la q uestione m e rid io n a le in fo rm a rad i­ cale hanno trovato o s p ita lità e si sono rag grup pa ti in­ torno a riviste stam pate fu o ri del M ezzogiorno. Si può dire anzi che tu tte le iniziative c u ltu ra li dovute agli intellettua li medi che hanno avuto luogo nel XX secolo n e ll’Italia centrale e se tte n trio n a le fu ro n o ca­ ratterizzate dal m erid io n a lism o , perché fortem en te in­ fluenzate da in te lle ttu a li m e rid io n a li: tu tte le riviste del g ru p p o di in te lle ttu a li fio re n tin i, « V o c e » , « U n i­ tà » ; le riviste dei d e m o c ra tic i c ris tia n i, com e « l ’Azio­ n e» di Cesena; le riviste dei g io van i liberali em iliani e m ilanesi di G. B o relli, com e « L a P a tria » di B o lo ­ gna o « l ’A zio n e » di M ilano; in fin e « L a R ivoluzione lib e ra le » di G obetti. O rbene: su prem i m od eratori p o li­ tici e inte lle ttu a li di tu tte queste iniziative sono stati G iustino F ortunato e B enedetto C roce. In una cerchia più am pia di quella m olto s o ffo c a n te del b lo cco agra­ rio, essi hanno o tte n u to che la im p ostazio ne dei p ro ­ blemi m eridionali non soverchiasse certi lim iti, non diventasse rivo lu zio n a ria . . .

« Uom ini di grandissim a c u ltu ra e intelligenza, sorti sul terreno trad izio n ale del M ezzogiorno, ma legati alla c u ltu ra europea e q u in d i m ondiale, essi avevano tutte le doti per dare una s o d d is fa z io n e ai bisogni in ­ te lle ttu ali dei più onesti ra p p re se n ta n ti della gioventù colta del M ezzogiorno, per co n s o la rn e le irrequiete 44

velleità di rivolta c o n tro le c o n d iz io n i esistenti, per in­ d irizzarli secondo una linea m edia di serenità classica del pensiero e d e ll’azione. I co sid de tti neo-protestanti o ca lvin isti non hanno capito che in Italia, non poten­ doci essere una rifo rm a religiosa di massa, per le co n d iz io n i m oderne della civiltà, si è verificata la sola « R iform a » storicam ente possibile, con la filosofia di Benedetto Croce: è stato m utato l'indirizzo e il me­ todo del pensiero, è stata co stru ita una nuova conce­ zione del m ondo che ha superato il cattolicesim o e ogni altra relig io n e m itolog ica. In questo senso Bene­ detto Croce ha co m p iu to una altissim a funzione « n a ­ zionale »; ha distacca to gli intellettuali radicali del M ezzogiorno dalle masse contadine, facendoli parte­ cipare alla cu ltu ra nazionale ed europea, e attraverso questa cu ltu ra li ha fa tti assorbire dalla borghesia na­ zionale e q uind i dal b lo cco agrario ».

I lim iti, anzi, si può dire, gli e rrori di questa interpre­ tazione ristre ttiva m e nte classista di Gramsci sono stati abbondantem ente d im ostra ti dalla lezione della storia, che si è presa la cura di provare proprio il c o n tra rio , che cioè gli in te lle ttu a li, m eridionali o no, fo rm a tisi alla scuola crociana, hanno fo rn ito in gran parte i quadri c u ltu ra li, non del blocco borghese, ma del m ovim ento operaio. E in questo senso, meno schem atica e d o ttrin a ria e più concretam ente e senti­ tam ente vicina alla realtà delle cose m eridionali ap­ pare la diagnosi di G uido Dorso le cui speranze — osserva De Rosa — erano riposte in quelle forze che erano state al di fu o ri e c o n tro ogni compromesso, c o n tro lo Stato sto rico , cioè nelle masse contadine e nella borghesia um anistica. Queste forze potevano raccogliersi in un m ovim ento autonom o m eridionali­ sta, a n titra sfo rm ista e libertario, continuatore dei va­ lori ideali della rivo luzio ne nazionale, che erano stati tra d iti a ll’atto d e ll’u nificazione, capace di rompere il blocco agrario e di dar vita ad una nuova classe d iri­ gente. « S o lo dove gli uom ini hanno m olto sofferto — scriveva Dorso — e si sono continuam ente domandati se vivevano in uno Stato o in una colonia, è possibile co nce pire co ncretam ente una rivoluzione statale, ed arrivare a possedere quella decisione che la storia ci insegna fru tto di grande esasperazione ( ... ). Resi fi­ nalm ente e do tti d e ll’in fe rio rità delle soluzioni storiche e dei danni che ci ha recato un patriottism o ufficiale, perm eato dal più basso m aterialism o econom ico, noi dovrem o ria tta ccarci alle grandi co rren ti libertarie del