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Poesia di Casertantica Vorrei che avesse un altro nome, questo luogo

fuori dal tem po dove tu tto quel che nacque c o n ti­ nua e non ha fine, dove dai grandi alberi le foglie arrug gin ite d a ll’autunno non cadono come tristi cose m orte ma volteggiano n e ll’aria mossa quali storm i di uccelli liberi e al suolo arrivano danzando leggere come per riposare prim a di riprendere il volo g io co ­ so: dove degli uccelli veri non si sente solo il chiac­ chierio del canto ma anche lo sto rm ir d'ali, dove la pioggia arriva ridendo, solo per mutare i colori alla scena e rendere più intensi i m ille suoni del silen­ zio: il vento, le voci in lontananza, un sasso stacca­ tosi chi sa come che rotola chi sa dove, il cavaliere longobardo o norm anno che passa s u ll’acciottolato delle stradine da archi, tanti archi, trem ila archi, do­ vunque, ad ogni incrocio , sui portoni delle case, m urati, o aperti per sovrastare il passo dei patrizi diretti al Castello, delle dame, dei fraticelli (eccone due lì in fondo che c o rro n o per cercare riparo alla pioggia o solo per essere personaggi di questo af­ fresco) e che im porta se il cavaliere che avanza sferzato d a ll’acqua e dal vento non ha armatura, né alabarda e il suo destriero è solo un asinelio: l’uom o porta i suoi capelli bianchi come un p rivile ­ gio di casta, la sua fig u ra eretta passa come quella

di un feudatario per le vie, sotto gli archi, se si fe r­ masse incanterebbe il pennello di un artista: mai però la d ig nità del suo andare sereno potrebbe es­ sere fissata sulla tela e mai m usica di Maestri riu sci­ rebbe a tram utare in note i m ille suoni di questo si­ lenzio dal g rig io re senza tristezza, popolato da fan­ tasmi del passato rim asti personaggi di oggi e del futuro, im m utabili ed im m o rta li: dove non c ’è morte non c ’è vecchiaia.

Vecchio è ciò che non serve più e si getta via, non quanto il passar del tem po rende sempre più prezioso...

Vorrei non si chiam asse Oasertavecchia ma Caser­ tantica. Nulla mi vieta di d arglielo io, questo nome, come tito lo al mio ric o rd o di una passeggiata lassù, dove andai col cielo g rig io e poi venne il sole, dove piovve e poi scendendo a valle n e ll’ora di un tra­ m onto quasi rosa alzai gli o cchi e vidi stagliarsi c o ntro il cielo prossim o al sonno della notte le om ­ bre quasi nere dei ruderi severi come cimeli in un museo, le mura di quel m ondo poetico e immortale.

Da lontano quelle vestigia — alla prossim a curva non le vedrò più — appaiono irreali, pane per la vita di guide tu ristich e, attrazione per stranieri a caccia di fo to grafie -so u ven ir, suggestivo regno di ri- 67

membranze: possibile che pochi m inuti ta io vi ab­ bia inco ntra to O rsola (quanti anni avrà, dicio tto , ven­ ti?) che mi ha detto « A n n o ia rm i qui, io? Ma no, mai: sto bene, mi sento felice... » e la sorella bio n ­ da, Lena, che mi ha dato da m angiare pappardelle

al sugo di cinghiale nel suo rustico ostello « L a Ca­

s te lla n a » (chi com m etterebbe la gaffe di chiam arlo ristorante?) dove non mi sarei stu pita di vedere prender posto Federico II im peratore, o M anfredi dal gentile aspetto, o ancora Francesco de la Rath il beniam ino della regina G iovanna e Conte di Caserta la cui fig u ra m arm orea giace da oltre quattro secoli sul se po lcro in C attedrale.

No, non erano due fra tic e lli q ualunque quelli che avevo visto poco prim a co rrere sotto la pioggia: erano il parroco don T eo filo N apolitano ed un co n ­ fratello venuto in visita a co n d ivid e rn e la solitudine, perché a veglia e cura della grande, stupenda C atte­ drale, don T eofilo è solo, senza un attim o di m alin­ conia, da un quarto di secolo. Personaggio stupefa- 68

cente, anche lui, nulla gli diventa consueto e lo si trova ogni g io rn o in estasi davanti alle stesse cose, quanto resta di affreschi del XII-XIII secolo, il mira­ bile p u lp ito ricavato nel '600 m ettendo insieme fram ­ menti di mosaico e colonnine. O anche a rimirare com m osso il leoncino cu ccio lo in pietra, accucciato alla base di una colonna grande.

Di queste e di tante altre cose meravigliose nel Tem pio don T eofilo parla sempre con la emozione di chi le avesse appena scoperte e si commuove se chi lo ascolta prende interesse al suo racconto. Papi e vescovi, artisti som m i e g en tilu om ini illustri: di tanti, gli ho sentito dire.

Poi sotto la pioggia che dal cielo piangeva ancora — ma di perle, non di lacrim e era fatto quel pianto — ha guidato me nel g ia rd ino verde con le foglie

lucide d ’acqua ed i gerani in rigogliosa fioritura, a vedere la facciata della chiesa. Proprio allora ho avuto la sensazione che a Casertavecchia i m uta­ menti atm osferici sono un fatto di bellezza e di sce-

nografia, poiché nulla p otrò ricordare di tanto sug­ gestivo come quella im ponente facciata m orbida­ mente avvolta nelle spire di un velo di nebbia.

Le parole di don T eofilo, di Orsola, di Lena, degli altri con i quali ho parlato senza conoscerne il no­ me, sono come le pagine di un libro, ma tanto più vive: i libri-g uida sono m olti (La torre dei Falchi di Frances Fleetwood narra di questo poetico mondo tutta la antica storia), ma è m eraviglioso identificare dal vivo la gente di oggi con i protagonisti di ieri. Ascoltare di Settembre al Borgo, la annuale m anife­ stazione che sta portando questo paradiso m edioe­ vale a ll’attenzione del m ondo, avere la testimonianza visiva di quanto sono riu sciti a fare i ragazzi d ’ogni Paese riu n iti dal Servizio V o lon ta rio Internazionale di Caserta scavando, rim uovendo macerie e creando, sotto l’occhio vigile di un attento « m o d e ra to re » della Sovrintendenza alle A ntichità, una più agevole via di accesso al Castello la cui mole si erge severa e m isteriosa; apprendere dei tu risti che vengono in ogni stagione, dopo la fo lla festosa di estate-au­ tunno, per respirare q u e ll’aria, lasciarsi cullare da una atm osfera così straordinaria: basta questo, per viverla e gustarla.

Nem m eno le a uto m o b ili dei visitatori, imbarazzatis- sime alle curve delle anguste vie, riescono a turbare il quadro antico. Ma in co m in cia a far freddo, prima del tram o nto se ne vanno tu tti, scendono verso la ospitale e più m ovim entata Caserta (magari percor­ rendo la nuova strada panoram ica realizzata dalla Forestale e ora P rovincia e Com une non si deci­ dono a recepirla), rip ren do no il viaggio di ritorno verso casa.

Sta arrivando l’inverno. Per queste viuzze così si­ mili a quelle di Nazareth, strette fra pareti alte so­ stenute dagli archi, non riesco tuttavia ad im m agi­ nare il deserto. Qui vivono alm eno trecento persone, l’abito d ’ogni g io rn o di certe donne ricorda le sta­ tuine del presepe, i nonni suonano ancora la zam­

pogna, ci sono i cavalieri s u ll’asinelio, le ragazze fe­ lici com e Orsola anche senza cinema, senza night, senza nem meno decenti mezzi di trasporto pubblico, i saggi sereni come don T eofilo: li imm agino tutti, a Natale, sim ili alla gente antica di Betlemme avviarsi in corteo verso il sito della Natività (di fronte al Ca­ stello, tra quelle rovine e quegli anfratti: non si po­ trebbe...?) per rivivere un m istico incanto insieme ad am ici venuti da fu ori, stranieri, turisti, ed avere un inverno meno lungo, meno silenzioso.

Devo andar via. Dopo la prossim a curva non ve­ drò più la torre, i tetti spioventi e mi sembrerà di averli sognati: come si può andarsene senza aver vi­ sto tu tto , saputo tutto? È stata una visita breve la cui unica tristezza consiste nel doverla concludere. Tornerò, non so dire addio a Casertavecchìa; solo «•arrivederci », C asertantica mia.

Etta Gomito

® Le monde poétique de l’ancienne Caserta, l’intérèt du «Septembre au bourg », ,’activité des jeunes gens du Ser­ vice Volontariat International qui débarassent le lieu des reste ruineux pour révitaliser l’àme ancienne du bourg moyenageux.

® The dreamy world of Ancient Caserta, thè interesting ini- tiative called «Settembre al Borgo», what students of Inter­ national Volunteer Center really accomplish removing ruin fragments and trying to restore thè remains in thè deep heart of this Middle Age site.

• Die poetische Welt des alten Caserta, die wichtige Anregung von ,, Settembre at Borgo ” , die Tàtigkeit der Knaben des freiwilligen internationalen Dienstes um die Trummer zu entfernen, und das alte Herz des mittelalterlichen Stàdtchen wieder zu beleben.

Majorca subito dopo il record

In pieno agosto il mare tra S orrento e Capri è af­ fo lla to di barche. C abinati veloci, piccoli fuoribordo, bianchi cu tte r dei c irc o li nautici, barche a vela, gom m oni e off-shore s in cro cia n o su quella breve rotta in un viavai a volte rum oroso come un corso p ie dig ro tte sco a volta vanam ente solenne come il passeggio di carrozze che i napoletani amavano tra la fine d e ll’O ttocento e i p rin c ip i del secolo. Ma quando fin isce l’estate e n e ll’aria è già il presenti­ mento d e ll’autunno, tra la costa sorrentina e Capri tu tto cambia. Il mare riprende il suo aspetto di sem­ pre (non più violato dal biancheggiare delle scie), l’aria si addolcisce, la terra p rofum a dei legni rac­ colti ed arsi per preparare cam pi e giardini ai lavori della stagione im m inente.

È il tem po in cui S orrento e la sua penisola ri­ prendono la loro a utenticità. Nel cielo teso e traspa­ rente, nelle rocce che segnano l’arco delle baie, ne­ gli ulivi abbarbicati sui d irup i com e greggi ferme a pascolare, nel mare che palpita alla brezza lieve è una m alinconia sensuale e quasi disperata. Settem­ bre in quei luoghi è una dim ensione dello spirito, un somm esso ferm entare di sensazioni dopo la pie­ nezza svuotante d e ll’estate. I passi sono più lievi nelle piccole strade to rtuo se che scendono al mare tra aranceti e g ia rd ini nascosti, gli alberghi della co­ sta, partite le ultim e co m itive d'agosto, riprendono il tono della tradizione e la fu nzio ne di rifugio, di so­ sta a ll’affanno d una vita norm alm ente precipitosa. Le voci si fanno più somm esse e più rade.

È il tem po per un tu rism o d e ll’anima: rive poco frequentate e il mare ancora tiepido, architetture m edioevali e to rri di g uardia che si disegnano in una atm osfera non più affocata dalla calura, la gente più distesa ed affabile nelle botteghe, già pre­ disposte alla quiete della stagione invernale.

È il tem po per S o rre nto degli Incontri del Cinema: abiti da sera alle prim e e ai party delle star, ma an­ che in c o n tri veri tra registi e attori italiani ed inglesi e francesi e am ericani e canadesi e tedeschi e ju g o ­ slavi e così via. Non congressi, né tavole rotonde, né conferenze con tra d u zio n i sim ultanee, ma c o llo ­ qui pacati in terrazze sul mare o a ll’om bra dei li­ moni in un clim a disteso e accattivante.

★ ★ ★

In una S orrento così, dolce e un p o ’ trasognata, Enzo M ajorca giunse ai prim i di settem bre a tentare un suo nuovo prim ato nelle p ro fo n d ità marine. E fin dal prim o g io rn o percorse quelle acque, costeg­ giando su un p icco lo legno di pescatori per sce­ gliere il bra ccio di mare più adatto alla sua terribile prova. Da Vico Equense a Jeranto, ma anche oltre, fin o a Positano, a Capo d'O rso, ad Amalfi, la costa si svolge in cento insenature, baie, cale, piccoli fio rd i nascosti. V erdeggiante d 'u liv i fino a punta della Cam panella, la m ontagna poi sprofonda negli abissi con aspre pareti a picco. Poche le marine, brevi e sassose, e due soli p o rtic c iu o li. quello di

La costa sorrentina all’altezza di Vico Equense

S o rre nto , più am pio e a ffo lla to di vaporetti e alisca­ fi, e q u e llo m in u sco lo di M assalubrense, che quando tira vento di s c iro c c o a ccog lie le barche dei pesca­ to ri del C antone perché è l’unico rifug io sicuro di quei p osti. Chi ha navigato m olto dice che quello è uno dei più belli e im p re ve d ib ili mari del mondo e la co sta la più so rp re n d e n te e selvaggia. Nelle g io r­ nate di calm a le onde lam bisco no appena le rocce: c o s te g g ia n d o è p ossibile sco p rire grotte che il mare tin g e di c o b a lto e di sm eraldo. Se si penetra in q ue gli a n fra tti ro ccio si, tenendo con le mani il bat­ te llo d isc o s to dalle pareti diseguali, e ci si tuffa, po­ trà c a p ita re di veder bia nch eg g ia re i corpi o di im­ m ergersi in acque g elide per una misteriosa co r­ rente s o tto m a rin a .

Si dice che nei mesi caldi qualcuno abbia visto em ergere balene a poche m iglia dalla costa, ai Galli e p e rfin o a Vervece. M olte altre storie di mostri e a p p a riz io n i si ra cco n ta n o in quei luoghi. Strane av­ venture senza spiegazione. Perché quello è anche il mare dei p ro d ig i e delle Sirene.

Negli a p p ro d i che di riva in riva, preparandosi alla prova, fece con i suoi co m p ag ni per conoscere i se­ greti di quel mare a lui ignoto, Enzo Majorca udì c e rta m en te questi ra cco n ti e le storie di pescatori sco m p arsi in quelle acque a ll’apparenza fam iliari e sicure. E ce rta m en te trem ò in quei giorni di vigilia: non è questo, tra la penisola sorrentina e i Fara­ g lio n i di C apri, il mare di Ulisse, il mare delle Sire­ ne? E non stava a n c h ’egli per tentare, come Ulisse, com e tu tti q ue lli che hanno p ortato più oltre la mi­ sura d e ll’uom o, u n ’avventura estrema? L ’euforia che si prova a novanta m etri so tto il livello del mare non è com e il ca nto delle Sirene, seducente e m or­ tale?

★★★

Al p rim o te n ta tiv o di m ig lio ra re il suo stesso re­ co rd di 81 m etri in apnea assistettero m ilioni di tele- sp e tta to ri. Fu un « k o lo s s a l» : tre camere iperbariche per s o c c o rre re il c a m p io n e e i ventidue uomini im­ p eg na ti s o tt’acqua, navi app og gio , decine di im bar­ ca zio ni, c in q u a n ta ra d io a m a to ri collegati con il cen­ tro o p e ra tiv o del c irc o lo M arina della Lobra di Mas­ salubrense, con l’ospedale civile di Sorrento, con il re p a rto di ria n im a zio n e d e ll’ospedale Cardarelli di N apoli. T e c n ic i e mezzi della M arina militare, dei Ca­ ra b in ie ri, dei V ig ili del fu oco . Tre m edici sul posto: P a llo tta , P o stig lio n e , M aran do la. Telecamere che tra­ sm etteva no in diretta. In tu tto cinq ue cen to uom ini in azione.

V e n tid u e se tte m b re 1974. Dal tem po dello sbarco del p rim o u om o sulla Luna mai tanta attesa e tanto interesse aveva ra c c o lto un così gran numero di te­ le s p e tta to ri in un p o m e rig g io dom enicale. Il telecro­ nista P aolo V a len ti fu bravissim o. Intervistò tutti i 74

co lla b o ra to ri di M ajorca, c o m m e n tò il brandeggio delle telecam ere su quel tra tto di mare a quattro- cento m etri al largo del capo di S orrento, spiegò tu tto nella lunga attesa che la prova si compisse. Disse anche che Enzo M ajorca si era preparato al tentativo seguendo la te c n ic a e la filo s o fia yoga, per giungere ad una c o n c e n tra z io n e quasi superum ana, in una sorta di anestesia del c o rp o e dello spirito.

Poi il tu ffo e lo s c o n tro con lo sciag ura to Bottesi- ni, trovatosi sulla tra ie tto ria di quel fo lle vo lo subac­ queo. Q uindi quella « fra n ch e » di cinem a-verità che sorprese ed esilarò m ilio n i di te lesp ettato ri. E la m ortificazio ne del fa llim e n to .

★★★

Gli allenam enti ripresero. A prua del battello che lo riportava lungo le orm ai note coste, fisso il volto b ruciato dal sole, gli o c c h i azzurri sul p ro filo im m u­ tabile di Capri, Enzo M ajorca m atu rò nel suo cuore di uom o so lita rio quel d ise gn o che doveva stupire gli o rg an izzato ri del « kolossal » e i suoi stessi co m ­ pagni. Q uelli che gli erano più vicini, Nanni, Ripa, Paolo il co ra lla ro si a ccorsero che aveva a bbando­ nato gli esercizi yoga. T a c itu rn i com e tu tti gli uo­ mini di mare non g liene ch ie sero il perché. Se glielo avessero chiesto, forse non avrebbero avuto una risposta. Come si fa a dire che per la prossim a

prova lui, Enzo M ajorca, aveva deciso di ascoltare il canto delle S ire n e , che non poteva farsi spalmare la cera nelle o re cchie com e i com pagni di Ulisse, ma che in quel mare dei p ro d ig i lui doveva essere Ulisse, era Ulisse, e non poteva far tacere la sua sete di conoscenza, costasse pure la morte?

★ ★ ★

Alle 14,35 del 28 settem bre Enzo M ajorca riemerse a pochi m etri dello sco g lio di Vervece, la bocca e il m ento ino nd ati di sangue. Per dieci m inuti la morte con le sue ali nere vo lte g g iò sugli uom ini che tene­ vano tra le braccia quel grande co rp o privo di forze. Pochi uom ini, perché per il suo nuovo record m on­ diale di discesa a 87 m etri in apnea Enzo M ajorca aveva segretam ente rin u n zia to al « kolossal », allo show: aveva c o m p iu to il lungo tu ffo durante quella che tu tti credevano una prova d ’allenam ento.

Della rinunzia all'anestesia dello yoga, della deci­ sione di tentare la prova orm ai solo per sé, con tutte le sue forze di uom o che rischia la vita a o c­ chi aperti Enzo M ajorca parlò quella stessa sera in una conferenza stam pa tenuta sulle tavole del C ir­ colo della Lobra di M assalubrense. Ma i giornalisti non reg istra ro n o quelle parole.

La notte era fredda e buia e s ’udiva il respiro p ro ­

fo nd o e regolare del mare. Dalle Bocche di Capri, dove le Sirene atte nd on o per m illen n i gli uom ini co ­ raggiosi, tirava un vento fresco che agitava gli ulivi della costa.

A rturo Fratta

® Le rècord mondisi d’immersion en apnèe (87 mètres) battu par Enzo Majorca le 28 septembre dans le bras de mer entre Sorrente et Capri, encadré parla féerie automnale sur la Cótière, conté a mi-voix de sensations, fantasie, rites an- ciens.

® The world record of immersion in apnoea (87 meters) achieved by Enzo Majorca on thè 28th of september at sea between Sorrento and Capri during thè enchanted fall-time on thè « Costiera », remembered in a low tale of impressions. fantasy, ancient myth.

• Der von Enzo Majorca gebrochene Abstiegsrekord bis 87 Meter ,, in apnea” , den 28. September, im Meer zwischen Sorrent und Capri, in dem Zauber des Herbstes làngst der Kùste, in einer leisen Stimmung von Sensationen, Phanta- sien und alten Mythen.

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