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Misure di sostegno al reddito e attivazione al lavoro

Il lavoro povero in Italia, tra bassi salari e precarietà 1

5. Aspetti istituzionali e politiche di contrasto al lavoro povero

5.2. Misure di sostegno al reddito e attivazione al lavoro

L’evidenza empirica presentata nelle precedenti sezioni mostra come in Italia la con-centrazione del lavoro povero, anche a causa della scarsa intensità occupazionale e della bassa partecipazione femminile, sia fortemente associata al rischio di povertà delle famiglie (D’Amuri 2017). Le misure di contrasto in questo caso cercano di com-binare l’esigenza di fornire misure di sostegno al reddito delle famiglie e rischio di povertà (in-work), con politiche di workfare orientate a favorire la partecipazione dei la-voratori al mercato del lavoro e ad accrescere l’intensità occupazionale. In questa dire-zione la Strategia europea ha privilegiato misure dirette a ridurre il cuneo fiscale sotto forma di “crediti d’imposta” diretti principalmente a favore dei lavoratori dipendenti a basso salario. La finalità di questo tipo di interventi che condizionano gli incrementi di reddito allo status di occupato è proprio quella di favorire l’attivazione degli indi-vidui per rendere convenienti anche i lavori a bassa remunerazione. Il vantaggio in questo caso risiede appunto nell’elevata elasticità dell’occupazione al sistema fiscale

e ai trasferimenti che, nei paesi in cui la partecipazione al mercato del lavoro è bassa come in Italia, risulterebbe particolarmente elevata. Tali misure esplicano il maggiore potenziale quando vengono implementate congiuntamente ad un salario minimo le-gale per impedire comportamenti opportunistici da parte delle imprese ed impedire il trasferimento del credito d’imposta (negativa) con salari più bassi a beneficio dei profitti delle imprese (Bargain e Orsini, 2004).

6. Conclusioni

La crisi economica ha lasciato in eredità più disoccupazione, più povertà e anche più lavoro povero. La ripresa dell’occupazione, dopo la crisi, non è stata accompagnata da una riduzione delle diseguaglianze - così come era successo nelle precedenti crisi economiche – mentre sono aumentati i contratti a tempo determinato (di breve dura-ta), il lavoro part time (involontario) con una sotto occupazione diffusa di cui hanno risentito i redditi da lavoro. Il lavoro povero ha interessato nel 2015 oltre 3 milioni di individui, concentrati in alcuni settori specifici, e oltre 2,2 milioni di famiglie si tro-vano a rischio di povertà nonostante almeno un componente del nucleo familiare sia occupato. Per contrastare la diffusione del lavoro povero è necessario intensificare le politiche di contrasto alla povertà bilanciando la salvaguardia dei minimi retributivi con la creazione di posti di lavoro (anche se a basso salario). La creazione di lavoro deve essere il primo passo per il contrasto alla povertà, mentre la bassa remunerazio-ne può facilitare l’ingresso remunerazio-nel mondo del lavoro e condurre alla stabilità occupaziona-le e retributiva. La questione centraoccupaziona-le, discussa nel capitolo, è come evitare che ai bassi salari corrispondano bassi redditi e povertà relativa, in particolar modo per i nuclei familiari con un solo percettore di reddito a basso salario. Questo aspetto mette in luce una particolare fragilità del mercato del lavoro italiano, in cui la povertà dipende anche dalla scarsa intensità di lavoro all’interno delle famiglie: bassa partecipazione (e occupazione) femminile e orari di lavoro ridotti (spesso involontari). A questo si aggiunge una scarsa efficacia dei meccanismi di protezione sociale di ridurre il rischio di povertà attraverso politiche di sostegno ai redditi e di attivazione al lavoro.

Nel lungo periodo, le politiche di contrasto alla povertà devono essere orientate a migliorare i livelli di istruzione, la formazione continua dei lavoratori e la spendibilità delle competenze sul mercato del lavoro, intervenendo sulla occupabilità dei lavora-tori. Contestualmente, politiche della domanda dirette ad aumentare la produttività dei lavori meno qualificati sono necessarie per migliorare la qualità del lavoro e le retribuzioni. Nel breve periodo le politiche di contrasto devono puntare sulla cresci-ta occupazionale nei settori che presencresci-tano un elevato moltiplicatore occupazionale e che favoriscono la partecipazione di soggetti altrimenti inattivi. L’introduzione di un salario minimo legale può rappresentare un argine efficace per proteggere i bassi redditi in quei segmenti del mercato del lavoro in cui inattività, disoccupazione e sommerso si intrecciano con i lavori a maggior rischio di povertà. Infine, per ridurre le

contrasto al lavoro povero sta proprio nella complementarietà e nella combinazione ottimale delle politiche piuttosto che nell’efficacia della singola politica.

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Capitolo 4

Mis-match, percorsi di studio