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I servizi e i target delle politiche

Due modelli di politiche attive del lavoro a confronto: l’esperienza della Toscana e della Lombardia

3. I servizi e i target delle politiche

La legge 150/2015 ribadisce il ruolo del Ministero e della Conferenza Stato-Regioni nella definizione delle linee di indirizzo delle politiche attive e nella specificazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Spetta però alle regioni il compito di definire l’offerta dei servizi ed i criteri per l’erogazione, ciascuna secondo la propria filosofia d’intervento. Dalla fine del 2017 ANPAL ha infine predisposto un dizionario naziona-le delnaziona-le azioni, che rappresenta il metodo di rendicontazione delnaziona-le attività sul sistema informativo del lavoro.

Pur nella condivisione degli obiettivi e delle misure disponibili, la Toscana e la Lom-bardia aderiscono a due diverse letture del ruolo pubblico nell’offerta di politiche attive, da cui discende una diversa programmazione delle azioni.

In Toscana, la prospettiva “compensatrice” delle opportunità occupazionali fa sì che il target prioritario delle misure sia composto dagli individui che necessitano di un supporto intensivo per elevare la propria occupabilità agli standard di mercato, con un’offerta di servizi specializzati nell’orientamento e la consulenza e senza l’apposi-zione di vincoli stringenti circa l’effettiva ricollocal’apposi-zione degli utenti.

La filosofia dell’intervento pubblico in Lombardia, invece, si distingue per il dichiara-to orientamendichiara-to al collocamendichiara-to del disoccupadichiara-to, attraverso la fornitura di program-mi personalizzati da fruire sul mercato dei servizi accreditati. Maggiore interesse è, dunque, dedicato alle attività di inserimento lavorativo, mentre un consolidato mec-canismo di profilazione e fasce d’aiuto rafforza l’attrattiva dei soggetti più deboli sot-to il profilo dell’occupabilità.

La Toscana

Nella strategia toscana l’intervento pubblico è fondamentalmente orientato a pro-muovere le persone più distanti dal mercato al fine di correggere la “naturale” impar-zialità nella distribuzione delle opportunità occupazionali. La priorità assegnata alle fasce deboli d’utenza non esclude, ovviamente, la presa in carico dei soggetti più facili da inserire, che possono beneficiare più direttamente dei rapporti con le imprese. Ac-canto ai servizi alle persone, infatti, la gamma delle attività dei Cpi comprende anche l’area delle relazioni con le imprese, che rappresentano, tuttavia, il ramo storicamente meno sviluppato della rete dei servizi toscani.

Dalle fine del 2016, la Toscana si è dotata di una Carta dei servizi, che stabilisce i principi e le condizioni di erogazione delle politiche attive sul territorio ed impegna formalmente l’amministrazione all’osservanza dei requisiti dichiarati (DGR n. 1395 del 27 Dicembre 2016). L’obiettivo è quello di elevare la qualità delle prestazioni attra-verso la progressiva armonizzazione del servizio sulle pratiche territoriali di maggior successo, lasciando però all’autonomia degli operatori la scelta dei percorsi persona-lizzati più adatti all’utenza.

La targetizzazione delle misure sui soggetti più lontani dal mercato si desume anche dal dettaglio riservato alle azioni di informazione, orientamento e consulenza all’in-terno della Carta, che sono declinate in più livelli (di base e specialistiche) con servizi specifici riservati ai giovanissimi e agli stranieri. Le attività di accompagnamento al lavoro si sostanziano, invece, nella promozione e tutoraggio dei tirocini e nella selezio-ne e candidatura on-liselezio-ne alle offerte inserite dai centri per l’impiego sul sito dedicato. Una attività peculiare dei Cpi consiste, infine, nell’informare ed orientare l’utenza ver-so le opportunità di formazione professionale disponibili nella regione, che

compren-dono i corsi on line offerti direttamente dai Cpi attraverso la piattaforma telematica TRIO e quelli offerti dalle agenzie formative accreditate e disponibili sul Catalogo dell’offerta formativa. In riferimento alla formazione finanziata, il modello toscano comprende tre linee di intervento: l’offerta formativa individuale, territoriale e stra-tegica. La prima consiste nell’erogazione di voucher formativi individuali che l’utente può utilizzare per accedere a corsi non direttamente finanziati con risorse pubbliche; l’offerta formativa territoriale, finanziata dalla Regione Toscana attraverso i propri bandi ed erogata dalle agenzie accreditate, riflette e recepisce le necessità e i fabbi-sogni occupazionali dei sistemi produttivi locali. La formazione strategica, infine, è il cuore dell’offerta formativa toscana; essa nasce da una lettura dall’alto dei processi di sviluppo territoriale, che permette di rispondere alla domanda formativa attuale del mondo produttivo, ma anche di anticipare, sulla base delle traiettorie di sviluppo dei territori, la domanda latente e potenziale8.

La Lombardia

La DUL prevede percorsi di sostegno al reimpiego personalizzati attraverso fasce di diversa intensità di aiuto. Gli operatori accreditati al servizio, verificati i requisiti del-le persone che prendono in carico, inseriscono nel sistema informativo informazioni sulle caratteristiche del destinatario (stato occupazionale/distanza dal mercato del lavoro, titolo di studio, genere, età). Sulla base di questi “profili” il sistema definisce in automatico l’appartenenza ad una delle previste fasce di intensità d’aiuto descritte nella tabella 3.

Tabella 3 - Fasce di intensità di aiuto

Fascia 1 Intensità di aiuto bassa persone che possono trovare lavoro in autonomia o richiedo-no un supporto minimo per la collocazione o ricollocazione nel Mercato del Lavoro

Fascia 2 Intensità di aiuto media persone che necessitano di servizi intensivi per la collocazione o ricollocazione nel Mercato del Lavoro;

Fascia 3 Intensità di aiuto alta persone che necessitano di servizi per un periodo medio/lun-go e di forte sostegno individuale per la collocazione o ricollo-cazione nel mercato del Lavoro

Fascia 3 Plus (da gennaio 2016)

Intensità di aiuto alta

- svantaggio Inserita da gennaio 2016 per tenere conto di persone partico-larmente svantaggiate, cioè con problematiche occupazionali, economiche e sociali, che necessitano di un forte sostegno individuale e di un supporto economico.

Fascia 4 Altro aiuto persone che necessitano di servizi per il mantenimento dell’occupazione (occupati).

Le fasce sono state introdotte per evitare che gli operatori prendano in carico solo persone con buone probabilità di ricollocazione (effetti di scrematura o creaming dei

destinatari) per massimizzare le percentuali di ricollocazione, dalle quali dipendono

sia la quota dei loro rimborsi che la possibilità di far crescere nel tempo le loro quote di finanziamento pubblico.

Il passaggio successivo alla “profilazione” degli utenti è la definizione del Piano di Intervento Personalizzato (PIP) dei servizi di formazione e lavoro. Il PIP prevede la definizione del percorso che il destinatario deve seguire, ovvero la selezione dell’of-ferta formativa e dei servizi che l’operatore, insieme alla persona, ritiene siano utili a perseguire gli obiettivi di inserimento occupazionale o di accrescimento delle proprie competenze9.

La persona, durante il percorso previsto dalla Dote, può modificare o integrare il PIP con l’aiuto dell’operatore che l’ha presa in carico, nel rispetto delle risorse a dispo-sizione per fascia e per area, secondo le modalità stabilite nel Manuale Unico10. La durata massima della DUL è di tre mesi per i destinatari in Fascia 1 e di sei mesi per i destinatari in Fascia 2 e 3. Entro questa durata l’operatore accreditato deve accompa-gnare il destinatario nel raggiungimento del risultato.

Il percorso DUL per i destinatari delle Fasce di intensità di aiuto 1, 2, 3, 3 plus si conclu-de positivamente quando la persona raggiunge le seguenti condizioni: i) inserimento lavorativo, (avvio di rapporti di lavoro subordinato o missioni di somministrazione della durata complessiva non inferiore a 180 giorni, incluse eventuali interruzioni e proroghe di contratti più brevi), ii) auto-imprenditorialità (iscrizione dell’impresa alla CCIAA e/o apertura di una partita IVA coerente con un business plan).

Qualora non raggiunga il risultato entro la scadenza della Dote, la persona può atti-vare una nuova domanda di dote, entro un mese dal termine della prima Dote o di un eventuale contratto di lavoro in corso. Si può accedere al massimo a 3 doti, ad ec-cezione dei lavoratori in Fascia 4 che hanno l’opportunità di attivarne una sola. Se la nuova Dote è attivata con lo stesso operatore, la persona potrà fruire del solo servizio di inserimento lavorativo al valore della fascia di partenza.

Dal 2016 è stata introdotta una nuova fascia d’intensità di aiuto, la “Fascia 3 Plus”, dedicata ai soggetti con particolari forme di svantaggio destinatari del Progetto di inserimento lavorativo (PIL)11, che prevede una indennità di partecipazione di 300 euro al mese, per un periodo massimo di 6 mesi, accompagnato (in base al principio di condizionalità) da attività di orientamento, formazione e ricerca attiva del lavoro previste dalla DUL per favorire l’inserimento e/o il re-inserimento lavorativo.

9. La richiesta di accesso alla Dote e il PIP sono sottoscritti dal destinatario della Dote e dall’operatore accreditato, il tutto viene registrato nel sistema informativo Gefo.

10. Qualora la persona intenda cambiare l’operatore che l’ha presa in carico può rinunciare alla dote prima della sua scadenza naturale; la persona può attivare, successivamente, una nuova dote ripartendo dalla fascia d’aiuto corrispondente alle caratteristiche del momento. La nuova Dote può includere solo i servizi ripetibili o che non sono stati fruiti in passato fermo restando il rispetto dei massimali per area e per fascia, al netto del valore dei servizi già fruiti nella dote rinunciata.

11. La Fascia 3 Plus è destinata a disoccupati da oltre di 36 mesi; non percettori di ammortizzatori sociali; in pos-sesso di un ISEE uguale o inferiore a €18.000,00 (nella prima fase di attuazione) / € 20.000 (nella seconda fase di attuazione). I destinatari della Fascia 3 Plus possono usufruire anche del Progetto d’Inserimento Lavorativo (PIL), cioè di un contributo economico proporzionale al valore dei servizi a processo effettivamente fruiti e resi liquida-bili fino a 300€ al mese per un massimo di 6 mesi (ossia con un massimale di € 1.800,00 in 6 mesi).