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PERICOLO → ESPOSIZIONE → DANNO

4. DESCRIZIONI DEI MODELLI RIPORTATI IN LETTERATURA PER L’ANALISI DEGLI INFORTUN

4.2. MODELLI DECISIONAL

I modelli di analisi decisionali, nati negli anni ’70, sono modelli dinamici ed interattivi che propongono un approccio “situazionale al fattore individuale”.

Ispirati anch’essi alle teorie psicologiche del trattamento dell’informazione, mirano a descrivere come una situazione lavorativa possa diventare pericolosa, tenendo conto soprattutto della percezione e del grado di libertà che ha l’individuo nella scelta delle azioni da compiere. I modelli sono di due tipi, descrittivi e sequenziali. I primi mirano ad illustrare come si prende una decisione e da cosa essa viene influenzata. I secondi invece introducono una scansione temporale e gerarchica degli eventi e delle situazioni che conducono all’infortunio. Definiscono con puntualità le tappa della sequenza infortunistica. Ogni tappa è caratterizzata da una domanda a cui occorre una determinata risposta, sia essa negativa o positiva. Queste teorie suggeriscono che è possibile convivere con un ambiente potenzialmente pericoloso nella misura in cui il processo individuale di trattamento dell’informazione non è perturbato. Quindi viene affermato che l’infortunio avviene quando c’è un’interruzione nella catena dell’informazione, sia essa del trattamento che della ricezione. Questo implica che ad un’informazione percepita dall’individuo

scaturisce un’azione dello stesso. Inoltre i modelli di questo tipo sono di grande aiuto quando l’individuo ha a che fare con compiti lavorativi limitati ad una funzione di controllo sul processo. In altri casi, invece, quando il soggetto svolge una funzione più complessa, il contributo di questi modelli è più modesto. Da ciò scaturisce che i compiti lavorativi a maggior rischio sono quelli dove vi è uno spostamento continuo da un posto di lavoro all’altro; dove vi è una continua programmazione del lavoro da parte dell’individuo e l’esecuzione di un compito in un ambiente non abituale.

Tali modelli non fanno distinzione tra la natura e le regole dei compiti che un lavoratore deve eseguire. Contribuiscono ad evidenziare che la situazione e l’attività lavorativa sono essenzialmente dinamiche ed interattive e che il loro contenuto influenza le decisioni individuali. Per i modelli decisionali l’infortunio avviene a causa di un’incapacità individuale a confrontarsi con i cambiamenti. Incapacità che può essere legata all’ambiente circostante oppure ad azioni o decisioni scorrette od inappropriate.

I modelli decisionali a loro volta possono essere suddivisi in due grandi gruppi quelli “decisionali veri e propri” e modelli “sequenziali e decisionali”

4.2.1 Il modello descrittivo di Hale ed Hale

Il modello descrittivo di Hale ed Hale, decisionale, aveva quattro obiettivi:

1) inserire l’idea della predisposizione agli infortuni in un quadro analitico dove tutti i fattori che possono contribuire alla genesi dell’infortunio trovino il loro posto;

2) tenere conto del fatto che un infortunio può avere più cause;

3) conciliare fra loro l’approccio teorico alla sicurezza con quello pratico;

4) la distinzione tra infortunio e lesione.

Come riportato in figura il modello può essere rappresentato come un circolo chiuso in cui l’individuo è il veicolo dell’informazione e agisce contemporaneamente da canale di percezione e di trattamento dell’informazione (Hale e Gleodon, 1987)

Figura 1 Rappresentazione grafica del modello descrittivo di Hale ed Hale situazione Informazione disponibile Informazione percepita Informazione attesa Azioni possibili Costi/Vantaggi Decisioni Azione Vantaggi Attesi Repertorio delle abilità Obiettivo perseguito piano d’azione Valutazione soggettiva del rischio e dello sforzo Attitudini individuali e variabilità Regole di gruppo Motivazione Formazione attitudini individuali Non corretta incompleta Qualificazione insufficiente Fatica Stress Droghe Esperienza Tendenze naturali Esperienza pregressa Stereotipi sociali Deficit fisico Udito vista Addestramento Esperienza Peggioramento Direttive

In questo caso gli autori includono 4 tappe fondamentali : 1) la percezione dell’informazione da parte dell’individuo; 2) l’individuazione delle linee di condotta possibili, tenendo conto dell’informazione ricevuta e della percezione che l’individuo stesso ha avuto;

3) scelta della linea di condotta, 4) l’azione.

In questo modello l’azione è influenzata da diversi fattori quali:

- risultato desiderato;

- abilità fisiche e mentali individuali;

- vantaggi (rapporto costi/benefici).

L’individuo e la situazione interagiscono in tutte le tappe del

processo. L’azione intrapresa in seguito al trattamento

dell’informazione, modifica a sua volta la situazione lavorativa e la percezione che l’individuo ha della stessa.

Gli autori introducono un aspetto importante nell’analisi dell’infortunio definendo come causa primaria d’infortunio, un evento non desiderato in una delle azioni del processo di trattamento dell’informazione.

Affermano che in un processo dove avviene un infortunio esistono dei fattori secondari che influenzano le azioni di detto processo. Tali fattori sono associati a variabili psicofisiche, percettive o di coordinazione motoria al livello di rischio soggettivo in cui una persona preferisce lavorare.

Il modello di Hale ed Hale consente di classificare ogni infortunio in funzione dello stadio del processo al cui interno si è verificato l’errore o l’evento indesiderato o inatteso e ciò permette la formulazione di ipotesi più chiare per la prevenzione.

4.2.2. Il metodo da Hale e Hale rielaborato da Corlett e Gilbank

Il metodo proposto da Hale e Hale è stato rielaborato da Corlett e Gilbank, inserendo nuove variabili quali lo stress e le caratteristiche fisiche dell’ambiente. Essi ritenevano che la progettazione e la sistemazione di un posto di lavoro dovrebbero perseguire il duplice obiettivo dell’efficienza e della sicurezza intrinseca.

Per loro ogni analisi dell’evento infortunistico e degli infortuni nel suo complesso doveva evidenziare se vi era una inadeguatezza di tre gruppi di cause:

1) l’inadeguatezza dell’ambiente;

2) la mancata percezione del pericolo a causa di fattori individuali temporali, quali l’età e l’esperienza;

3) la mancata risposta dell’individuo alla situazione

immediata.

Il modello di Hale ed Hale graficamente è stato trasformato come riportato in Figura 2.

può essere studiato senza considerare che l’individuo opera all’interno di un sistema. Pertanto ai fini di eliminare o ridurre il rischio non sono sufficienti i soli interventi di ordine tecnico o ambientale.

Figura 2 Il metodo da Hale e Hale rielaborato da Corlett e Gilbank SITUAZIONE Informazione disponibile Caratteristiche fisiche delle attrezzature Azione Azioni Possibili Manifestazioni interiori dell’azione Efficacia prevista dalle

Azioni Aspettative Piani Vantaggi Previsti Rischi Previsti Che modificano il feed Bak

Che modifica l’abilità di esecuzione

Cambiamenti nello stato della persona

Confine della persona

Cambiamenti dello stato di stress Ambientale che comportano modifiche del comportamento Fattori antropometrici Condizioni fisiche Risposta: Effetti dell’azione nell’ambiente Influenze esterne che

modificano il Feed Back

Manifestazione esterne dell’azione Abilità Scopi Cambiamenti dello stato di stress Ambientale che comportano modifiche del comportamento

4.2.3 Modello LagerlÖf

LagerlÖf apportò alcune integrazioni ai modelli precedentemente

descritti inserendo:

1) il comportamento nella situazione lavorativa:

2) i rischi associati all’ambiente fisico e tecnico;

3) i fattori di controllo.

In questo modello si evidenzia che un rischio può trasformarsi in infortunio o meno a seconda della decisione presa dal lavoratore. Con questa rappresentazione l’autrice intendeva mettere in evidenza i seguenti principi:

1) la prevenzione dagli infortuni

passa attraverso l’identificazione dei pericoli che possono presentarsi nelle situazioni lavorative;

2) il lavoratore deve possedere

delle abilità percettive in modo da permettergli di percepire il pericolo;

3) la valutazione del rischio del

lavoratore deve tenere conto dell’ambiente e della situazione lavorativa;

4) i fattori che influenzano il

comportamento individuale dovrebbero essere orientati verso la riduzione della possibilità di assumere rischi da parte del lavoratore.

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Figura 3 rappresentazione grafica Modello LagerlÖf

Percezione Valutazione del rischio Decisione Assenza di

infortunio

Infortunio Rischio latente o

liberazione del pericolo Ambiente psicotecnico di

lavoro

Fattori di controllo All’interno del gruppo di lavoro all’interno dell’azienda

All’interno della società

Descrizioni dei modelli riportati in letteratura 4.3. MODELLI SEQUENZIALI E DECISIONALI

Nel 1971, la Surry ha proposto un nuovo approccio nell’analisi dell’evento infortunistico che trae spunto dai modelli fin qui analizzati.

Il modello rappresentato è diviso in due cicli e cerca di descrivere i fattori che determinano l’evento. Tale modello è più descrittivo che predittivo della probabilità di infortunio. Nel primo ciclo, che può essere con periodo di tempo più o meno lungo, il lavoratore parte da una situazione precedentemente sicura. E’ il momento in cui si genera un rischio, in quanto un pericolo si concretizza e non potrà essere evitato se non con un’azione cosciente del lavoratore. Nel secondo ciclo, il lavoratore mette in atto quelle azioni per le quali il pericolo deve essere riassorbito. Altrimenti avviene l’infortunio. Tale ciclo al contrario del primo si svolge sempre con tempi ristretti a causa della situazione pericolosa in essere.

Entrambi i cicli sono costituiti da tre fasi in sequenza temporale:

1. percettiva;

2. cognitiva;

3. risposta fisiologica.

La base di partenza del modello è che l’uomo è inserito in un ambiente con proprie caratteristiche, determinate dalla specifica situazione lavorativa.

Figura 4 Rappresentazione dei due cicli

Risposta fisiologica

Assenza di rischio