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Divisione del lavoro nelle coppie e reti di aiuto Valentina Joffre

2. Modelli di divisione del lavoro nelle coppie

La condizione di svantaggio femminile si riflette nel modo in cui è ripartito il lavoro retribuito tra i partner di una coppia.

Il modello dual earner, in cui entrambe i partner sono occupati, è adottato dal 43,0% delle coppie2 e prevale laddove esistono condizioni più favorevoli per l’accesso delle

donne al mercato del lavoro: nelle regioni del Nord, dove la quota di coppie di questo tipo è doppia rispetto a quella registrata nel Mezzogiorno (52,7% contro 26,1%), e tra partner che hanno entrambi alti titoli di studio.

Fonte: Istat, Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita

Figura 1: Tipologia di coppie per condizione dei partner, titolo di studio e territorio. Anno 2016. Un terzo delle famiglie, il 33,5%, adotta il modello del male breadwinner, in cui l’uomo è l’unico percettore di reddito da lavoro nella coppia e la donna si dedica alla cura della casa e della famiglia. Le motivazioni alla base della diffusione di questo modello sono da ricercare, oltre che nei più bassi livelli di occupazione femminile, anche nella sopravvivenza di un modello tradizionale di divisione del lavoro, basato sulla specializzazione dei compiti e su una divisione rigida dei ruoli: questa tipologia di coppia prevale nel Mezzogiorno (45,1%), quando l’uomo ha titoli di studio più alti della partner (40,8%) o quando hanno entrambi titoli di studio medio-bassi (36,3%), ma è adottato anche dal 14% delle coppie in cui entrambi i partner hanno un titolo di studio pari o superiore alla laurea3 [2].

È residuale la quota di coppie female breadwinner, in cui la donna è la sola ad avere un lavoro retribuito (il 7,6%), con una incidenza lievemente maggiore nelle regioni del

2 L’analisi, condotta a partire dai dati dell’indagine Istat, Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita del 2016, considera la condizione occupazionale delle persone di 25-64 anni che vivono in coppia.

3 I dati dell’indagine Istat Uso del Tempo (2014) hanno mostrano del resto che questo risulta il modello più efficiente in termini di divisione dei carichi di lavoro totale, retribuito e familiare, assicurando una sostanziale parità, pari a circa 7h20’ al giorno, per entrambi i partner.

Centro (8,2%) e nelle coppie in cui entrambi i partner hanno un titolo di studio medio- basso (8,1%)4.

Allo squilibrio nel mercato del lavoro si affianca una diseguale distribuzione del lavoro riproduttivo, domestico e di cura5.

Il core housework, cioè le attività domestiche quotidiane più ripetitive e improrogabili, sono svolte nella gran parte dei casi dalle donne [3]. Tra le persone di 25- 64 anni che vivono in coppia, la percentuale di quanti dichiarano che lavare e stirare il bucato siano appannaggio pressoché esclusivo delle donne sfiora l’80%: è sempre o quasi sempre la partner a fare la lavatrice (78,3%) e stirare (77,0%); tipicamente femminile è anche pulire e riordinare la casa (69,9%) e preparare i pasti (68,0%). Il contributo maschile è invece maggiore nelle attività che hanno carattere di occasionalità (come le piccole riparazioni domestiche o la gestione della contabilità), ma l’attività più paritaria è certamente fare la spesa, un compito che il 32,8% delle persone considera suddiviso equamente tra i partner. L’alta frequenza con cui fare la spesa viene considerata una attività condivisa, induce inoltre a ritenere che sia l’attività che più spesso i partner fanno insieme.

Gli uomini si considerano molto più partecipi al ménage familiare di quanto le donne riconoscono: la quota di uomini che dichiara il core housework è svolto prevalentemente dalla partner, pur rimanendo maggioritaria, è più bassa di oltre 20 punti percentuali rispetto a quanto dichiarato dalle donne. È maggiore la percentuale di uomini che dichiara una distribuzione equa dei lavori domestici - rispetto a quanto dichiarato dalle donne - e che sostiene di contribuire al lavoro domestico in misura maggiore rispetto alla propria partner: in particolare il 20,2% degli uomini ritiene di essere quello che solitamente si occupa di stirare o fare le lavatrici, rispetto all’1,8% dichiarato dalle donne. Al contrario, la specializzazione di genere in ambito familiare è più sentita dalle donne, che rispondono più spesso di occuparsi in via esclusiva delle principali faccende domestiche e dichiarano un minore contributo dei partner.

I fattori che concorrono maggiormente a determinare un sovraccarico di lavoro per le donne sono la fase del ciclo di vita e la loro partecipazione al mercato del lavoro. Nelle coppie dual earner, la percentuale di quelli che considerano divise in parti uguali attività quotidiane come preparare i pasti e riordinare la casa aumenta di circa cinque punti rispetto alla media, ma questo dipende più da una riduzione dell’impegno femminile percepito, che da un maggiore carico per gli uomini. Resta infatti piuttosto stabile la quota di coloro che dichiarano che le principali attività domestiche sono svolte principalmente dal partner maschile. Nelle coppie female breadwinner una persona su quattro dichiara che preparare i pasti e pulire la casa sono compiti svolti dai membri della coppia in parti eguali. In questa tipologia di coppia inoltre, per tutte le attività considerate (a eccezione delle piccole riparazioni) è più alta la quota di quanti considerano maggioritario il contributo maschile: si occupa solitamente l’uomo di fare la spesa per il 28,9% dei rispondenti e di preparare i pasti per il 22,2%; mantengono invece una connotazione tipicamente femminile attività come pulire, fare la lavatrice e stirare che vengono svolte in via esclusiva dagli uomini soltanto nel 15% circa dei casi.

La presenza di bambini comporta un aumento del lavoro familiare che contribuisce a rafforzare un modello di divisione del lavoro domestico di stampo tradizionale. La

4 Sono escluse dalla riflessione, in quanto non utili al fine dell’analisi dei modelli di divisione del lavoro retribuito e familiare, le coppie in cui entrambi i partner non sono occupati, pari al 16,0% del totale.

5 Nell’indagine Istat Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita è stato chiesto a tutte le persone in coppia di indicare, per ciascuna tra le più comuni attività domestiche, chi tra il rispondente e il suo/la sua partner la svolge solitamente, se viene divisa in parti uguali o delegata ad altri.

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percentuale di persone in coppia con bambini che sostiene che sia sempre o quasi sempre la donna a pulire la casa (71,2%), fare la lavatrice (78,6%), preparare i pasti (68,8%), fare la spesa (50,9%) è sempre superiore rispetto a quanto dichiarato dalle persone in coppia senza figli. Nelle coppie con bambini, inoltre, la percentuale di quelli che ritengono che i compiti siano divisi equamente o che sia l’uomo a occuparsi prevalentemente delle faccende domestiche è la più bassa.

L’ipotesi che la divisione del lavoro domestico sia regolata in base al tempo disponibile di ciascuno dei partner è quindi verificata solo in parte: è vero che il maggior carico femminile di lavoro domestico si verifica nelle coppie male breadwinner e che quando invece è la donna ad avere impegni lavorativi c’è una maggiore partecipazione dei partner al lavoro domestico, ma è anche vero che la percezione che siano principalmente le donne a svolgere le attività domestiche quotidiane resta la più diffusa sia tra gli uomini sia tra le donne [4, 5].

Fonte: Istat, Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita, 2016

Figura 2: Il gender gap nella percezione del lavoro domestico