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Regolamentazione della prostituzione in Germania Qualità o controllo?

3 Sintesi della legislazione vigente

Le principali innovazioni della ‘Legge per la regolamentazione della prostituzione e per la protezione delle persone impiegate nella prostituzione’ consistono nell’introduzione di una serie di obblighi e doveri per gli attori coinvolti nell’industria del sesso tedesca.

Nelle disposizioni generali è chiarito che per atto sessuale si intendono gli atti di natura sessuale a titolo oneroso, compiuti da almeno una persona insieme ad almeno un’altra persona, entrambi presenti e partecipi all’atto. Le prostitute sono persone che forniscono prestazioni sessuali in cambio di denaro; mentre, un’azienda di prostituzione è un’attività che offre servizi di vario genere ad almeno una persona che fornisce servizi sessuali.

Per svolgere tale attività è necessario registrarsi presso le autorità competenti sia nel caso di lavoro autonomo sia dipendente; tale registrazione sarà permessa solo qualora siano rispettati requisiti quali: maggiore età; assenza di stato di gravidanza; certificazioni di avvenuto consulto medico; diritto di lavoro per le cittadine straniere; assenza di sfruttamento. Va rinnovata ogni due anni per le persone che hanno conseguito i 21 anni di età e ogni anno per coloro tra i 18 e i 21, applicando le stesse regole della registrazione. Al momento della registrazione è inoltre previsto un colloquio informativo su legge, sicurezza sociale, servizi di consulenza, fiscalità e obblighi, nonché l’attivazione di aiuto nei casi di sfruttamento. I certificati possono prevedere l’utilizzo di uno pseudonimo; devono essere sempre portati con sé durante l’attività di prostituzione e, previ altri accordi tra Land, hanno valore solo nel territorio di registrazione.

Nella sezione 3 sono invece previste regole e requisiti per la gestione di attività commerciali nel settore della prostituzione. Anche in questo caso è necessario ottenere una licenza che può essere ritirata in qualsiasi momento qualora vengano meno i requisiti previsti. Per ottenere la licenza è necessario essere maggiorenni e non aver ricevuto condanne penali nei 5 anni precedenti la richiesta. Per evitare il ritiro della stessa – saranno tutte poste a riesame al massimo ogni 3 anni – è inoltre necessario rispettare l’autodeterminazione sessuale delle persone nella prostituzione e non alimentarne lo sfruttamento. Sono poi precisate le caratteristiche essenziali dei luoghi dediti alla prostituzione per la tutela delle persone che si prostituiscono, dei clienti e gli aspetti di pubblico interesse. Per la prostituzione al chiuso, ad esempio, i bordelli devono garantire spazi di grandezze idonee; le stanze adibite alle attività sessali non possono essere visibili dall’esterno ma devono prevedere l’accesso della luce solare; devono essere provviste di sistemi di chiamata d’urgenza e porte apribili con facilità dall’interno. Sono inoltre previsti servizi igienici; aree di ritrovo e sosta per le persone che si prostituiscono; depositi privati per gli oggetti personali. Spetta anche ai bordelli preoccuparsi dell’obbligo dell’utilizzo del preservativo; la garanzia di lubrificanti e prodotti per

l’igiene e devono prevedere la possibilità per organi competenti di fornire consulenze sanitarie alle prostitute. Non possono far lavorare persone in stato di gravidanza, non in regola con i certificati di cui sopra e devono conservare copia degli stessi impedendone l’accesso a terzi.

Nella legge è ben chiarito che i proprietari dei bordelli non hanno voce in capitolo rispetto al design dei servizi sessuali, contrattazione che spetta agli attori coinvolti direttamente nella prestazione. Gli accordi tra gestore e prostituta, inoltre, devono essere in forma scritta e i pagamenti tra i due devono essere tracciabili.

La legge chiarisce poi modalità di raccolta dei dati; la possibilità di integrare tale legge con ordinanze concernenti requisiti minimi per le attività di prostituzione, tutela della salute, adempimenti degli obblighi di registrazione; raccolta e trasmissione dei dati. Prevede infine, la sua valutazione a partire dal 2022 [8].

Considerare la prostituzione un lavoro ‘speciale’, diverso da tutti gli altri, nella pratica significa anche che le agenzie di collocamento non possono offrire i servizi di intermediazione in questo settore altrimenti si farebbero promotrici di prostituzione. È inoltre riconosciuto il diritto di cessare l’attività in qualsiasi momento senza alcun bisogno di preavviso [2].

Rispetto alla diffusione territoriale della prostituzione, la legge nazionale non vieta ai diversi Land di stabilire restrizioni locali al suo esercizio. Pertanto, la creazione di strutture deputate alla prostituzione non è mai libera; tutti i Land, a eccezione di Berlino, hanno individuato zone urbane specifiche in cui è possibile avviare imprese a luci rosse. Si tratta di quartieri o di zone specifiche deputate alla prostituzione, a volte distinte tra zone per attività al chiuso e zone per attività all’aperto. In alcune di queste aree esistono ulteriori restrizioni in termini di orari. Il Land di Berlino, invece, non prevede restrizioni di tipo territoriali, ma si limita a regolamentare l’ubicazione delle attività di prostituzione a determinati km di distanza da chiese, scuole, parchi pubblici, etc. I comuni al di sotto di un certo numero di abitanti, infine, hanno facoltà di vietare del tutto la presenza di bordelli o luoghi deputati alla prostituzione.

4 Risultati e discussione

Sulla base di quanto descritto dalle esperte che ho coinvolto nella ricerca, gli impatti negativi della legge, sulle persone coinvolte a vario titolo nella prostituzione, sarebbero numerosi. È bene in primis chiarire che almeno fino a luglio 2018, un anno e mezzo dopo l’entrata in vigore della legge, implementazione delle varie misure previste risultava imperfetta su tutto il territorio tedesco. La legge infatti lascia ai Land la possibilità di identificare le autorità deputate alla registrazione e, nella pratica, si assiste a una generale confusione. A Berlino, per esempio, per le prostitute non è ancora possibile registrarsi ma, per non incorrere in sanzioni, sono costrette ad avere con sé un’attestazione che certifichi il tentativo di iscrizione presso le autorità competente e che le sollevi dalla responsabilità individuale del mancato rispetto delle regole. Dove invece la registrazione è già attiva, come ad esempio in molte città dell’Assia, le ONG rilevano una generale impreparazione delle autorità preposte, nonché la scarsità di mediatori disponibili per comunicare con le prostitute di origine straniera. L’assenza di mediatori ufficiali del resto, consente l’utilizzo di un traduttore informale che, per ovvi motivi, non può assicurare lo stesso livello di professionalità, riservatezza, anonimato che invece un professionista

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deputato a tale ruolo può garantire. Sempre in Assia le autorità sono intervenute con la formazione di personale amministrativo incaricato da parte delle ONG competenti. In alcuni Land inoltre, le spese per la registrazione e i consulti medici sono a carico degli interessati.

In considerazione della diffusione dello stigma che ancora circonda il fenomeno della prostituzione e le persone che ne sono all’interno, al momento della registrazione è prevista la possibilità di richiedere la certificazione con pseudonimo. Tuttavia, requisito per la registrazione è il possesso del certificato di avvenuto consulto medico a proprio nome; questo implica che in caso di rilascio di certificato di registrazione con pseudonimo è necessario sottoporsi a nuovo consulto medico per ottenere un nuovo certificato con lo stesso alias, complicando così la procedura nonché accrescendo, nei Land dove il tutto è svolto a pagamento, l’onere economico per chi si prostituisce.

L’aspetto più discusso dalle addette ai lavori riguarda il grande scetticismo rispetto alla possibilità di identificare una vittima di sfruttamento attraverso un breve colloquio, spesso effettuato da persone poco esperte in materia. Le vittime difficilmente si identificano tali e ancora più raramente vi si dichiarano. Non a caso, le dinamiche di costrizione e sfruttamento risultano difficili da far emergere anche quando se ne conoscono gli indicatori e si ha il tempo di costruire con la vittima una relazione di fiducia tale da consentire a quest’ultima di raccontare la sua condizione. Lo stesso ‘gruppo di coordinamento nazionale contro tratta di esseri umani’ – KOK e.V – che raccoglie al suo interno 38 centri di consulenza specialistica per le vittime della tratta di esseri umani e centri di consulenza per le prostitute, parte dal presupposto che la consultazione sanitaria e i colloqui informativi nell'ambito della registrazione non porteranno necessariamente ad una maggiore protezione contro lo sfruttamento [9]. A questo va inoltre aggiunto che: a) le vittime di tratta di esseri umani, irregolari sul territorio, potrebbero essere spinte ulteriormente verso l'illegalità. Come potrebbero recarsi presso un’autorità pubblica, consapevoli dell’obbligo di quest’ultima di denunciare le persone sprovviste di titolo di soggiorno? [9]; b) le persone potrebbero cadere nella rete dello sfruttamento successivamente al colloquio di registrazione; c) la non rilevazione dello stato di vittima potrebbe poi inficiare in sede legale una successiva ammissione di tale condizione e la credibilità della vittima [9-10]; d) l’obbligo di invio ai centri di consulenza in caso d’ipotesi di sfruttamento potrebbe compromettere anche l’istaurarsi del rapporto di fiducia tra utente e operatrice di counselling esperta del fenomeno.

Altro aspetto delicato è la gravidanza. Il permesso per esercitare la prostituzione non può essere rilasciato alle donne gravide, ma, per legge, le indagini forzate sono vietate e la determinazione della gravidanza non può essere applicata senza l’assenso della donna. Il certificato andrebbe quindi negato sulla base di un sospetto, ma rientrerebbe nelle discriminazioni per gravidanza, anch’esse negate dalla legge [10].

Il certificato, anche se con pseudonimo, consente l’identificazione della persona poiché è comprensivo di foto, età e nazionalità. Tale permesso per legge va esibito alle autorità; ai proprietari dei bordelli che ne tengono copia e ai clienti. Tenendo conto dello stigma esistente nei confronti della prostituzione, è facile immaginare che il certificato possa trasformarsi, talvolta, in uno strumento di ricatto per costringere le persone a continuare a praticare la prostituzione, o per ottenere il consenso a determinate pratiche. Rischio ancora più evidente per tutte quelle persone che provengono da paesi in cui la prostituzione è legalmente punita e che necessitano di mantenere l’anonimato per tutelare se stesse e i loro familiari.

Tale sistema obbliga inoltre alla registrazione anche tutte quelle persone che non si riconoscono ‘prostitute’; che svolgono un altro lavoro e ricorrono alla prostituzione

sporadicamente o in funzione di necessità specifiche momentanee (studenti; precari; tossicodipendenti; senza fissa dimora; etc.).

L’associazione tedesca delle donne avvocate, indirizzandosi al Governo, sottolinea che il livello di controllo richiesto per chi si prostituisce è inadeguato e non rafforza la tutela delle parti interessate [8]. In un comunicato stampa, altre sei associazioni impegnate nel settore scrivono che la legge viola importanti diritti delle persone che liberamente decidono di prostituirsi, senza del resto impedire concretamente la tratta degli esseri umani [11].

L’esperienza di quanto avvenuto a seguito della legge del 2002 inoltre, mostra che le persone nella prostituzione quasi mai optano per la regolare registrazione, né tantomeno sono propense a pagare le tasse come tali. Preferendo una registrazione come lavoratrice autonoma di altro genere. Molto spesso possiedono un’assicurazione sanitaria ma, anche in tal caso, essa non è richiesta e rilasciata in qualità di prostitute.

Le persone che sono individuate senza certificato vengono invitate e registrarsi e portarlo in visione. Se questo non dovesse accedere è prevista una multa fino a mille euro, mentre ripetuti richiami o multe non pagate possono portare a pene detentive che, di fatto, criminalizzano, ancora una volta, i soggetti più vulnerabili del sistema prostituzione.

Un controllo, quella rivolta a chi si prostituisce, che sembra superare quello rivolto ai proprietari dei bordelli se si nota che esse devono sottoporsi a rinnovo di registrazione ogni due anni e dai 18 ai 21, ogni anno; mentre le licenze dei bordelli sono sottoposte a controlli ogni tre anni.

In contrapposizione a tutte le criticità elencate sugli obblighi imposti dalla legge alle persone che si prostituiscono, alcune organizzazioni riconoscono che l’obbligo di registrazione potrebbe far arrivare a consulenza persone che altrimenti mai ne avrebbero usufruito. Quest’ultime avranno quantomeno la possibilità di ricevere informazioni sui loro diritti ed uscire dall’invisibilità che spesso contraddistingue il settore della prostituzione.

Del tutto differente è invece l’opinione che le esperte del fenomeno hanno riguardo agli obblighi imposti ai proprietari dei bordelli. Seppur con sfumature diverse, tutte concordano con la necessita di prevedere obblighi per i bordelli dove, come l’esperienza mostra, avviene la gran parte dello sfruttamento. Alcune intervistate avrebbero preferito un’ancor maggiore regolamentazione in tal settore; ad esempio attraverso la fissazione dei massimali del costo di affitto delle stanze e dei prezzi minimi per le prestazioni sessuali: una stanza ha mediamente il costo di circa 150 euro al giorno. Si tratta di un costo troppo elevato se si pensa che una prestazione sessuale può invece costare anche 10-15 euro. Altre, invece, hanno sollenato preoccupazione rispetto alla presenza di standard che non tengono conto dell’eterogeneità delle realtà in cui si pratica la prostituzione. Le abitazioni private di chi si prostituisce in casa, ad esempio, non sono in grado di rispettare tutti i requisiti previsti dalla legge. Aspetto che rischia di favorire il grande bordello alle attività in proprio.

Il giudizio è poi critico anche rispetto alle restrizioni stabilite dai vari Land, poiché queste appaiono più strumentali ai discorsi sulla pubblica morale che alla reale tutela delle donne: si stabiliscono luoghi, orari, modalità, ma nulla è indicato in termini di misure di sicurezza, luce, acqua, bagni, etc.

In sintesi, mi sembra di poter concludere che l’attuale legge tedesca scontenta molte delle realtà che si occupano del fenomeno. Gli obblighi e le restrizioni previste, considerati stigmatizzanti per le persone che si prostituiscono e fallimentari alla protezione delle persone che sono prostituite, non risulterebbero in grado di raggiungere gli obiettivi preposti. In aggiunta, questi stessi aspetti, rischierebbero di incrementare la

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sommersione del fenomeno e l’allontanamento delle vittime dai luoghi di aiuto e accoglienza.

Riferimenti bibliografici

[1] Weitzer, R. (2008) Prostitution. In Darity JR. W. A., International Encyclopedia of

the Social Sciences, 2nd edition, USA: Macmillan Social Science Library, 3, 557-

559.

[2] BMFSFJ. (2007) Bericht der Bundesregierung zu den Auswirkungen des Gesetzes zur Regelung der Rechtsverhältnisse der Prostituierten (Prostitutionsgesetz – ProstG). Berlin: Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend. [3] Bundestag. (2016) Stenografischer Bericht - 173. Sitzung. Berlin: Bundestag 2 Juni

2016.

[4] Bundestag (2016) Stenografischer Bericht - 183. Sitzung. Berlin: Bundestag 7 Juli 2016.

[5] Östergren, P. (2017) From zero tolerance to full integration. Rethinking prostitution

policies. DemandAT Working Paper. DemandAT Working Paper N. 10

[6] [7]

Dench, S., Iphofen, R., Huws, U. (2004) An EU Code of Ethics for Socio-Economic

Research. UK: The Institute for Employment Studies.

TAMPEP. (2010) TAMPEP National Mapping Reports https://webgate.ec.europa.eu/chafea_pdb/assets/files/pdb/2006344/2006344_d4_de liverable_t8_annex_10_d_national_reports_mapping.pdf

[8] Bundesgesetzblatt. (2016) Gesetz zur Regulierung des Prostitutionsgewerbes sowie

zum Schutz von in der Prostitution tätigen Personen. Berlin.

[9] Bundestag (2016) Wortprotokoll der 64. Sitzung. Berlin: Ausschuss für Familie, Senioren, Frauen und Jugend, 6 Juni 2016.

[10] Flügge S. (2016) Schutz oder Gefahr? Das Prostituiertenschutzgesetzeine Herausforderung für die Länder und Kommunen. STREIT feministische

rechtszeitschrift, 3, 99-107.

[11] Deutsche AIDS-Hilfe, Deutscher Frauenrat e.V., Deutscher Juristinnenbund e.V., Diakonie Deutschland – Evangelischer Bundesverband e.V., Dortmunder Mitternachtsmission e.V., Frauentreff Olga. (2015) Prostituiertenschutzgesetz: neue

La scelta di non avere figli. Caratteristiche