Al di la dei numerosi progetti tra loro sovrapposti ed intersecati, il battistero si presenta con un aspetto compositi- vo e ornamentale compiuto e chiaro, proporzionato sia nello ricchezza delle fasce alte dell’esterno che nell’essenzia- lità degli interni.
A garantire unitarietà e completezza dei rapporti giocano due elementi tra loro combinati: la presenza di un pro- getto di proporzionamento geometrico complessivo e la suddivisione in parti infinitesime e densissime dell’appara- to ornamentale, tanto fitto da apparire comunque unitario.
Le simmetrie ad assetto variabile, sia secondo la profondità che secondo la varietà degli elementi componenti gli ornati, contribuiscono a dare vivacità all’apparato, ma non appaiono mai caotiche.
Come è stato già detto il progetto ori- ginale di Diotislavi prende ispirazioni dal Santo Sepolcro di Gerusalemme, come del resto fa l’intero progetto di ristrutturazione della piazza.
Se si vuole comprendere meglio la ma- trice compositiva alla base del progetto del battistero pisano è bene prendere per prima cosa in esame l’Anastasis, facendo riferimento a quello che gli storici ipotizzano circa l’aspetto origi-
nale che questo monumento doveva avere nel XII secolo.
L’imperatore Costantino, provveden- do a far edificare una edifico adatto a custodire in maniera più adeguata la tomba di Cristo, aveva adottato la soluzione del mausoleo.
Utilizzò cioè quel modello di sepoltura che la tradizione romana destinava agli imperatori e alle personalità di parti- colare importanza. Il mausoleo, in genere, è strutturato secondo una pian- ta centrale, con una doppia struttura con una muratura di forma cilindrica, con funzioni di contenimento ed una cupola interna cuspidata. Fra l’interno del cilindro e l’estradosso della cupo- la veniva riversata della terra, con evidente significato simbolico, fino
a formare una spianata circolare che lasciava emergere al centro la parte terminale della cuspide. In questa forma architettonica si sostanziavano due requisiti: la tradizione della tomba a tholos mediterranea e la monumen- talità che si addiceva a una sepoltura imperiale.
L’Anastasis, per quanto possibile ri- costruire dalle descrizioni antiche o dedurre da ciò che resta dell’edificio costantiniano, era strutturato secondo un grande cilindro dal quale emergeva la cupola fortemente cuspidata, aperta in alto alla maniera del Pantheon ro- mano. Fra lo spazio circolare centrale,
corrispondente al diametro della cu- pola, e il muro pieno del perimetro
esterno correva un deambulatorio1.
La ricostruzione eseguita dai crociati aveva modificato fortemente l’aspetto originale dell’edificio, dopo queste tra- sformazioni, la cupola poggiava su tre livelli di arcate, corrispondenti a due deambulatori sovrapposti, al piano ter- reno e primo piano, affacciati sul vano centrale e a una parete con finestrature in funzione di tamburo, aperta sulla copertura a terrazza che faceva da tet- to alla galleria superiore. Il basamento dell’edificio presentava dodici colonne e otto pilastri intervallati nel rapporto
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Fig. 1 - Veduta interna dell’Anastasis in una raffigurazione del secolo XVII (De Bruyn,1681).
Fig. 2 - Scorcio della volta di copertura del vano centrale dell'Anastasis, oggi, dopo i discussi restauri del 1996.
di due a uno2. La funzione primaria
di struttura emergente destinata a custodire e a segnalare la presenza di una sepoltura illustre doveva però mo- dificarsi rapidamente per assumere una serie di significati che probabilmente non erano, o non erano tutti, nelle intenzioni di Costantino.
La destinazione liturgica del Martyrion era chiara fin dalle origini: posto a
guardia del Golgota, era la sede dove si rinnovava simbolicamente e pub- blicamente il sacrificio di Cristo. Era, cioè, l’ecclesia intesa come unità fisica, luogo di incontro e di preghiera collet- tiva per tutti i cristiani. Non era invece altrettanto definito il ruolo dell’Anasta-
sis e questo lasciò spazio a molteplici
interpretazioni simboliche.
La forma circolare ricordava il cielo e
Fig. 3 - Secondo le ricerche condotte da Leonello Tarabella, nella sezione del battistero è individuabile una matrice compositiva basata sulla sezione aurea, ritrovabile in una stella regolare a cinque punte passante per la volta piramidale e ampia quanto la base del monumento, tale matrice risulta inoltre esclusivamente basata su parti del battistero attribuite all’opera di Deotisalvi.
Fig. 4 - Considerazioni matematiche circa l'applicazione della sezione aurea al battistero di Pisa, da: P. Pierotti e L. Benassi, Deotisalvi, l’architetto pisano del secolo d’oro, Pisa 2001
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metri piedi pisani ~0,486 m. braccia pisane ~0,5836 m. pertiche pisane ~2,916 m.
Circonferenza esterna massima 111,47 236 196,5 39,3
Circonferenza esterna senza semicolonne 112,15 230,8 192,2 38,5
Diametro esterno con semicolonne 36,5 75,1 62,5 12,5
Diametro esterno senza semicolonne 35,7 73,45 61,2 12,2
Larghezza intercolumnio alla porta est 5,95 12,2 10,2 2
Larghezza intercolumnio alla porta sud 5,95 10,8 9 1,8
Larghezza intercolumnio alla porta ovest 5,7 11,7 9,8 1,95
Larghezza intercolumnio alla porta nord 5,16 10,6 8,8 1,8
Circonferenza interna 95,79 197,1 164,1 32,8
Diametro interno 30,48 62,7 52,2 10,45
Spessore muro comprese le semicolonne 3,01 6,2 5,15 1
Spessore muro senza le semicolonne 2,61 5,4 4,2 0,9
Larghezza vano scale (al piano terreno) 0,97 2 1,7 0,3
Altezza al colmo da terra 52,6 108,2 90,1 18
la cupola si identificava appunto con la calotta celeste. L’apertura lasciata in alto, che poteva essere dettata ol- tretutto da una necessità costruttiva, rappresentava ovviamente l’uscita di Cristo verso il cielo, la sua resurrezio- ne ma anche la discesa della grazia di Dio sui pellegrini che si recavano in visita al Sepolcro. Le dodici colonne possono essere facilmente identificate con i dodici apostoli.
Ma, assai più in profondità, intorno all’edificio dell’Anastasis s’intrecciava- no e si fondevano i concetti di vita e di morte: se l’uomo nasce con la mor- te nell’anima per effetto del peccato
originale e il battesimo lo apre alla vita dello spirito, allora la morte e re- surrezione di Cristo hanno l’analogo fine di aprire alla vita eterna lo spirito dell’uomo dopo la morte del corpo. Possono così ritrovarsi nella forma ar- chitettonica dell’Anastasis le funzioni di un battistero e di un sepolcro, in quanto entrambi simboli di queste due tappe fondamentali della salvezza dell’anima.
E questo può spiegare perché tanto spesso la costruzione di un battistero in moltissime parti del mondo cristia- no si ispiri alle forme, teoricamente antitetiche, di un mausoleo.
L’architettura dell’Anastasis contie- ne anche riferimenti numerici che divengono suggestivi e che, con il perfezionarsi della dottrina, assumono significati propri del Cristianesimo. La ripartizione interna in venti parti forse rispondeva in origine a un princi- pio di armonia puramente matematica: soddisfaceva cioè la numerazione decadica, adottata dai romani. La sud- divisione della circonferenza in venti parti si ottiene interpolando fra loro due decagoni regolari concentrici e sfasati di diciotto gradi; ma il lato del decagono inscritto è pari alla sezione aurea del raggio della circonferenza cir-
coscritta. Il sistema decadico escludeva implicitamente anche un altro metodo di computo, quello orientale basato sul sette e adottato tradizionalmente dagli ebrei, un simile riferimento culturale non poteva trovare spazio nel luogo dove si ricordava una morte ritenuta loro responsabilità.
Venti è il prodotto di quattro per cinque. Quattro, in oriente ma anche nel mondo greco, è il numero che si riferisce alle quattro direzioni del mondo, alle quattro stagioni, ai quattro elementi e quindi alla Terra.
Cinque è il numero delle piaghe di Cristo (alle mani, ai piedi, al costato)
Fig. 5 - Le misure del battistero di Pisa convertite in unità di misura pisane medievali. Da: Laura Benassi, Il primo battistero, in Deotisalvi, l’architetto pisano del secolo d’oro, Pisa 2001.
Nel numero dodici (le colonne) come si è visto era facile individuare gli apostoli; ma dodici sono anche le costellazioni dello zodiaco, i mesi del- l’anno, le porte della Gerusalemme celeste, che così veniva rappresentata sulla base della descrizione proposta
nell’Apocalisse3.
Nel battistero pisano Diotisalvi ac- coglie molti elementi significanti dell’Anastasis e li arricchisce alla sua maniera.
Ne riprende la struttura a mausoleo in primo luogo, con il cilindro esterno e la cupola interna troncoconica struttu- rata secondo la tecnica delle tombe a tholos: è l’unico battistero del periodo a pianta circolare.
Ne raccoglie e ne integra simbologica- mente la numerologia: uno è la cupola, che rappresenta Dio; due sono gli ordi- ni di arcate interni (la doppia natura, divina e umana, di Cristo); tre sono gli ordini esterni (la Trinità); quattro sono le porte, orientate secondo le direzioni del mondo, e i pilastri; otto sono le colonne; dodici è la ripartizione gene- rale dell’interno; sedici le monofore e le arcate cieche esterne al piano terre- no; venti infine, complessivamente, le arcate esterne.
Diotisalvi accoglie anche l’idea delle grandi finestre che a Gerusalemme si aprono nel tamburo dell’Anastasis. Queste sono in tutto dodici, come le
arcate corrispondenti che si affaccia- no sul vano centrale del battistero, e dividono dunque l’angolo giro del perimetro in porzioni di trenta gradi. Ogni finestra corrisponde a un mese dell’anno o, se si preferisce, a una co- stellazione dello zodiaco e attraverso ognuna di esse si possono dunque re- gistrare la posizione e lo spostamento degli astri lungo la calotta celeste.
e il rifacimento della cupola, nel 1867 ad opera dell’architetto Mauss e da ul- timo i restauri recentemente ultimati che hanno malamente alterato l’aspetto dell’edificio.
3 L. Lazzereschi, La forma della città
medievale tra XI e XIV secolo, Firenze,
Alinea, 1994. ma è anche il simbolo dell’uomo e
quindi della perfezione umana. Testa, mani, piedi formano i vertici di un pentagono che può essere iscritto in una circonferenza: cosí l’homo ad circulum ci viene tramandato, da Vitruvio in poi, ed è uno dei cardini della progettazione architettonica clas- sica, sempre intesa a misura d’uomo. La costruzione del pentagono definisce anche il teorema della sezione aurea, spesso applicato proprio negli edifici a pianta centrale.
La Terra e l’uomo, posti sotto la calotta circolare che li include e rappresenta il cielo, rimandano all’idea del creato. Al numero venti si arriva attraverso la serie del quattro, ossia immaginando una sequenza di quadrati iscritti nella circonferenza della cupola che evocano il passaggio progressivo dalla materia- lità terrena alla spiritualità celeste. Otto (i pilastri) è il numero simbolo fatto proprio dagli imperatori del sacro romano impero, inteso appunto come figura intermedia fra il quadrato (il potere terreno) e la circonferenza (il potere divino).
Ottagonale fu la cappella palatina di Aquisgrana fatta costruire da Carlo Magno; nella figura dell’ottagono si ri- conoscevano insistentemente Federico I e Federico II di Svevia, entrambi in- coronati imperatori nella medesima cappella palatina.
Note
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1 P. Pierotti e L. Benassi, Deotisalvi
L’architetto del secolo d’oro, Pacini edi-
tore, Pisa, 2001
2 Oggi però l’Anastasis ha un aspetto
molto mutato, in virtù delle molte manomissioni, non ultime quelle con- temporanee come quella del 1810, dovuta all’architetto greco Comninos,
Il presente paragrafo è stato redatto in base ad una revisione del testo di Piero Pierotti, Il tema dell’Anastasis, il mausoleo, la numerologia; in Piero Pierotti e Laura Benassi, Deotisalvi L’architetto del secolo d’oro, Pacini editore, Pisa, 2001.
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Fig. 6 - Proposta di schema compositivo per la chiesa pisana del Santo Sepolcro, intesa a individuare delle similitudini con quanto ipotizzato per il battistero. Da: Laura Benassi, Il primo battistero, in Deotisalvi, l’architetto pisano del secolo d’oro, Pisa 2001.