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Nel 1152 d.C. sotto la direzione di Diotisalvi, architetto e scultore me- dioevale, fautore del progetto originale del battistero, inizia i lavori del nuovo San Giovanni a Pisa, in quella che oggi è nota come Piazza dei Miracoli. Il battistero che si sarebbe costruito non era certo il primo per Pisa, che già a poca distanza dalle fondazioni del nuovo presentava ancora, con tut- ta probabilità, il primo battistero, oggi completamente scomparso.

Di questo edificio esiste in realtà ancora la parte basamentale, completamente interrata, posta al di sotto del piano di

calpestio entro il perimetro dell’attua- le cimitero monumentale che chiude verso nord la piazza dei Miracoli. Nel dicembre 1936 durante alcuni sondag- gi archeologici, il basamento venne riportato alla luce, rilevato, studiato, e nuovamente sepolto nel febbraio

del 19371.

Si trattava di un edificio di ben più

modeste dimensioni di quello attuale2,

a pianta ottagonale di sei metri di lato e con una piccola abside cilindrica, simi- le a quella che doveva essere all’origine anche nel battistero di Firenze. All’epoca in cui l’opera di Diotisalvi ha inizio, Pisa è all’apice della propria im- portanza, la città, ricca, è in continuo

Fig. 1 - La Piazza dei Miracoli con indicazione dei reperti rinvenuti durante gli scavi degli anni ‘30, dai disegni di P. Sanpaolesi. Fig. 2 - Foto dello scavo del basamento del primo battistero di Pisa,1936.

Fig. 3 - La pianta del primo battistero nella rappresentazione di F. Severini.

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ampliamento. Inoltre la conclusione della Prima Crociata, nel 1099 d.C. a cui ha partecipato con centoventi navi, ha reso Pisa particolarmente presente nell’oriente, con una roccaforte pisana ad Accon (San Giovanni d’Acri) e con l’arcivescovo pisano Daiberto voluto dal Papa Urbano II come patriarca di Gerusalemme.

Al di là della valutazione storica dell’operato pisano e dello stesso

Daiberto3, il dato di fatto molto im-

portante è che con queste condizioni l’idea e la simbologia legate alla Terra Santa, al tema del Santo Sepolcro, dovevano essere quanto mai avvertite

presso la comunità pisana4.

In questo stesso periodo i lavori di tra- sformazione della città si concentrano su un’area marginale all’edificato, dove

già si trovano varie costruzioni, tutte difficilmente ricollocabili, prevalente- mente ad uso liturgico, probabilmente una parte di città in parte decadente e

in cattive condizioni5

In quest’area iniziano i lavori di trasfor- mazione che definiranno la piazza così come, secondo le sue linee principali, oggi è ancora visibile. L’intervento non

riguarda solamente la liberazione del suolo, ma anche la ridefinizione del confine della città in quella direzione, con la costruzione della cinta muraria, che per la sua struttura non può essere considerata a pieno titolo “difensiva” e quindi in buona parte realizzata secondo scopi formali di ridefinizio- ne della quinta urbana e per dare un

limite chiaro alla grande piazza e per determinarne le modalità di percezione

dai punti di vista ravvicinati6.

Sulla base di queste considerazioni, l’intervento si sviluppa secondo due direzioni: la ridefinizione dello spazio urbano di quest’area, con una sua enor- me valorizzazione, e la definizione di un ambiente fortemente simbolico e adeguato a mostrare la ricchezza della città.

La simbologia sottesa all’imposta- zione urbanistica è di certo grande e articolata, ma di fondo si può rav- visare la volontà di voler replicare in una interpretazione mediata da una lettura colta, la raffigurazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme, nella forma con cui il complesso si doveva presentare all’epoca, con la cattedra-

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Fig. 4 - Scorcio esterno della chiesa del Santo Sepolcro a Pisa, edificata nel secondo decennio del XII secolo ad opera di Diotisalvi.

Fig. 5 - Veduta interna, dal sottoinsù, della volta ottagonale che copre il vano centrale della chiesa del Santo Sepolcro a Pisa. Fig. 6 - Veduta del campanile della chiesa di San Nicola a Pisa.

le in luogo del Martyrion, la cinta muraria ed il fronte del cimitero mo- numentale anziché il fronte roccioso del monte Calvario e con il battistero a costituire l’equivalente dell’Anastasis di Costantino; il tutto collocato su una spianata regolare, ben delimitata, come

a Gerusalemme in quei tempi7.

A queste condizioni, il battistero non poteva certo più essere il modesto fab- bricato allora presente, e doveva essere sostituito con un’opera adeguata, il battistero di Diotisalvi, il più grande battistero mai realizzato.

Diotisalvi chiamato a dirigere il cantiere del Battistero, imposta il pro- getto mediando elementi formali della facciata e della cultura architettonica romanica, per riproporre un modello fortemente ispirato all’Anastasis così

come si può ipotizzare che questa dovesse apparire allora.

La sua produzione precedente aveva già risentito dell’influsso delle terre del- l’Oltremare, benché lo studio su questo autore sia ancora aperto, in virtù di una modesta quantità di informazioni certe reperibili, e dell’eventualità che al nome Deutesalvet, possa corrispon- dere non un’unica persona, ma una

famiglia di costruttori e scultori8, a

lui sono in genere attribuite, oltre che il battistero, la chiesa del Santo Sepolcro, sita nei pressi dei lungarni di Pisa, il Campanile della chiesa di San Nicola, sempre a Pisa e alcune opere di incerta paternità, di certo fortemente rimaneggiate rispetto ai caratteri origi- nali, come la chiesa di San Cristoforo, a Lucca e la cappella di Sant’Agata, a Pisa; oltre a queste opere, preservate sostanzialmente integre, sono attribui- bili all’opera di Diotisalvi alcuni edifici civili e militari di cui si può reperire solo la traccia documentaria, si tratta di alcune torri costiere pisane, di cui non pare essere rimasta alcuna traccia, e tra cui il Ragghianti include il faro

del porto di Pisa9.

Tra le opere di più certa attribuzio- ne, meritano maggior attenzione, in rapporto a quanto verrà progettato da Deotisalvi per il battistero, soprat- tutto la chiesa del Santo Sepolcro e la chiesa di San Cristoforo. La chiesa del

Fig. 7 - Veduta dal sottoinsù dell'interno dell campanile di San Nicola.

Fig. 8 - La chiesa di San Cristoforo a Lucca,forse la parte basamentale è dovuta a Diotisalvi, l’attribuzione viene fatta sulla base di un’epigrafe collocata all’interno, che però altri storici hanno voluto identificare come il luogo di sepoltura dell’architetto. Fig. 9 - L’epigrafe che permette di supporre una relazione tra la chiesa di San Cristoforo e Diotisalvi.

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Santo Sepolcro, è un edificio a pianta centrale, anche questa risente forte- mente del riferimento all’Anastasis, e presenta in una forma più semplice e meno articolata alcune soluzioni che successivamente verranno adottate per il battistero.

Nella chiesa di San Cristoforo, l’opera di Diotislavi è limitata alla parte ba- samentale, che presenta partizioni e soluzioni dei particolari assimilabili a quelli del basamento del battistero pisano.

Studi recenti hanno cercato di indivi- duare una paternità o un contributo maggiore di questo artista nelle opere della Piazza dei Miracoli, individuan- do elementi stilistici o firme cifrate nell’abside e nella facciata della cat- tedrale, nella parte basamentale della

torre10, tuttavia il processo conoscitivo

della sua opera non può però essere portato a termine con sicurezza, in vir- tù, soprattutto della poca consistenza delle fonti e del fatto che molto spesso le attribuzioni si basano su congetture o confronti stilistici difficili da verifi- care.

Al di la di questo Diotisalvi, sembra essere una figura molto legata al suo tempo, capace di interpretare l’icono- grafia del Cristianesimo impiegandola in soluzioni capaci di esprimere una grande correttezza formale e di realizza- re spazi che enfatizzano le celebrazioni

per cui questi sono pensati e capace di mediare stili e soluzioni che permet- tono l’armonizzazione delle proprie opere nel contesto in cui si collocano.

essere spesi per le opere in Terra Santa, Conclusasi con la sua destituzione, il suo rientro a Roma, la sua riabilitazio- ne da parte del Papa e alla sua morte lungo il viaggio di ritorno.

4 Il tema è stato ben approfondito in:

Piero Pierotti e Laura Benassi, Deoti-

salvi L’architetto del secolo d’oro, Pacini editore, Pisa, 2001.

5 Circa alcune dissertazioni sulle

condizioni dell’area della Piazza dei Miracoli si veda: Antonio Caleca e Aurelio Amendola, La dotta mano

– Il Battistero di Pisa, Edizioni Bolis,

Bergamo, 1991.

6 Circa le ipotesi sul rapporto cinta mu-

raria risulta molto esauriente il testo: P. Pierotti e L. Benassi, Op. Cit.

7 La tesi è accolta dai principali critici

di storia dell’arte; in merito ai rapporti con Gerusalemme, si veda: P. Pierotti e L. Benassi, Op. Cit.

8 A. Caleca e A. Amendola, Op. Cit.

9 C.L. Ragghianti, La torre pendente

di Pisa, Firenze, Selearte Monografie, 1995.

10 P. Pierotti e L. Benassi, Op. Cit.

Note

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1 I rilievi allora eseguiti possono essere

reperiti in A. Niccolai, A. Manghi, F. Severini, Gli scavi nel Camposanto mo-

numentale nel 1939, Pisa, 1942.

2 Il primo battistero è stato oggetto di

numerosi studi circa l’originale aspetto dell’edificio, oltre alle ipotesi formu- late da Piero Sanpaolesi, meritano attenzione: A. Niccolai, A. Manghi, F. Severini,Op. Cit.; Letizia Pani Er- mini e Daniele Stiaffini, Il battistero e la

zona episcopale di Pisa nell’alto medioe- vo, Pacini editore, Pisa, 1985; Pietro

Cavallo, I battisteri del periodo paleo-

cristiano: forme e tipologie - Il modello fiorentino di S. Giovanni e il battistero paleocristiano di Pisa. Tesi di Laurea in

Architettura, relatore professor Marco Cardini. Firenze, 1997.

3 Buona parte della critica storica tende

a screditare la figura di Daiberto, in ragione dei suoi forti contrasti con il re Baldovino, circa la questione dell’impiego dei fondi che dovevano

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Fig. 10 - Bassorilievo nel piedritto di una finestra dell'abside della cattedrale di Pisa, alcuni studi cercano di riconoscervi una firma cifrata di Diotisalvi.

Evoluzione dell’organismo archi-