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Le narrazioni connettono eventi

I. NARRAZIONE E STORIOGRAFIA NEL PANORAMA FILOSOFICO CONTEMPORANEO

I.3 I L NARRATIVISMO

I.3.1 La frase narrativa nella riflessione di Arthur C Danto

I.3.1.3 Le narrazioni connettono eventi

La stessa descrizione degli eventi consiste in una connessione di fatti: «stabilire alcune descrizioni di cose o eventi richiede che si stabiliscano connessioni tra essi e altre cose ed eventi»255. Perciò «paragonare un resoconto che connette gli eventi con un resoconto che non li connette non vuol dire mettere in rapporto una narrazione con un’altra, ma piuttosto una narrazione con qualcosa di completamente diverso, come S»256.

Ecco dunque stabiliti due dei criteri distintivi di qualsiasi narrazione, la connessione degli eventi e il criterio di pertinenza:

ogni narrazione è una struttura attribuita agli eventi che ne raggruppa alcuni con altri e ne scarta taluni come non pertinenti. Questo non può dunque essere un segno distintivo di nessun tipo particolare di

251 Ibidem. 252 Ivi, p. 191

253 Ibidem. Le considerazioni appena fatte ribadiscono la convinzione di base secondo cui, nel momento si dice che cosa

è accaduto, inevitabilmente si fornisce un’interpretazione degli eventi. Dunque il rifiuto di una distinzione tra i due tipi di narrazione è in fondo il rifiuto della possibilità d fornire un resoconto della realtà che non sia mediato da interpretazione e spiegazione.

254 Ibidem 255

Ivi, p. 193

narrazione. In parole povere, si può dire che una narrazione ricorda soltanto gli eventi significativi; ma, per quanto riguarda questo fatto, qualunque narrazione si preoccuperebbe di scoprire l’importanza che gli eventi rivestono: ogni narrazione vorrebbe idealmente includere solo le cose che sono rilevanti o significative per altri eventi. Difficilmente possiamo dividere le narrazioni in classi con questo criterio, se non forse in buone e cattive, essendo le cattive quelle che contengono un certo numero di particolari insignificanti257.

Se una narrazione, per essere tale, deve connettere eventi e in tal modo spiegarli, allora il criterio per distinguere una narrazione semplice da una narrazione significativa non può essere quello che distingue narrazione che descrive e narrazione che spiega gli eventi. Una narrazione semplice è già un resoconto che spiega gli eventi258.

Né d’altra parte una narrazione può essere ritenuta significativa in senso pragmatico: come avente cioè un obiettivo morale. Ranke sosteneva che le narrazioni non devono avere affatto tali scopi. In questo senso la narrazione deve limitarsi a dire ciò che è accaduto e deve dunque essere semplice.

Non si può negare che gli storici spesso rintraccino negli eventi del passato paradigmi morali o esempi spiacevoli o che spesso siano mossi dal desiderio di dare un insegnamento morale, di riabilitare o distruggere una reputazione. Tuttavia ciò non è incompatibile col riportare fedelmente ciò che è accaduto, infatti, dice Danto, se gli storici non fanno ciò non scrivono storie (p. 186). Storici diversi possono fare considerazioni morali diverse ma ciò non impedisce loro di fornire, ciascuno, il resoconto di ciò che è accaduto.

Inoltre, se l’interpretazione morale è da considerarsi come segno distintivo della narrazione significativa, allora la narrazione storica è da intendersi come narrazione semplice.

257 Ivi, pp. 181-182.

258 Gli argomenti addotti da Danto sono, secondo Dray, poco convincenti. Secondo Dray infatti essi non dimostrano

affatto che raccontare ciò che è accaduto significhi necessariamente spiegare. Né il fatto di considerare la narrazione una forma di organizzazione dei fatti secondo vari criteri, quale può essere quello del particolare interesse che alcuni eventi possono suscitare o quello della loro significatività rispetto ad una determinata ricerca o domanda, implica che tale tipo di organizzazione debba essere intesa in senso consequenziale, come dimostrano i sette tipi di criteri di rilevanza indicati da M. White in Foundations of Historical Knowledge, op. cit. Gli eventi possono entrare a far parte di una narrazione ad esempio perché rivestono un particolare interesse umano. Inoltre un evento può essere significativo rispetto ad un altro non necessariamente in termini esplicativi.(Cfr. W. H. Dray, On the Nature and Role of Narrative in

History, op. cit., pp. 118-119). Diversi dunque sono i modi di organizzazione e diversi i criteri di selezione, di rilevanza.

Il problema però a mio avviso è un altro. Ritengo che queste obiezioni difficilmente possano convincere Danto, il quale peraltro non ha difficoltà a riconoscere, come si vedrà, diversi tipi di significatività. Egli infatti non ritiene che essi siano fondamentali, diversamente da quella esplicativa, alla definizione di una narrazione in quanto tale. Da un punto di vista logico l’unica cosa che definisce una narrazione è la sua struttura esplicativa e interpretativa. Di più, come ha sottolineato Aron, da tale punto di vista, e all’interno dell’ottica analitica, i criteri di selezione degli avvenimenti sono di secondaria importanza rispetto alla ricostruzione dei fatti. Riprendendo le affermazioni di Danto fa notare che il disaccordo tra gli storici assume importanza solo relativamente a quest’ultima: «Quello che non può essere rappresentato come un disaccordo relativo ai fatti è privo di rilievo per la storia» (A. C. Danto, Analytical Philosophy of

History, op. cit., p. 187; R. Aron, Leçons sur l’histoire, Fallois, Paris 1989, trad. it. Lezioni sulla storia, Il Mulino,

«l’interpretazione morale è extra-storica, di modo che la differenza tra una narrazione semplice e una narrazione significativa non risulta interna alla storia, ma tra la storia e qualcos’altro»259.

Nulla impedisce ad una buona storia di contenere giudizi morali. Ma tale caratteristica non è essenziale alla storia stessa.

Una narrazione potrebbe essere considerata significativa nel senso che essa fornisce un resoconto di avvenimenti significativi per i ricercatori, avvenimenti che possano confermare o invalidare una teoria generale (significatività teorica)260. Ma anche questa argomentazione non è valida: essa infatti può essere estesa anche alla narrazione semplice. Perfino la narrazione di Ranke potrebbe costituire il tentativo di mostrare che la storia oggettiva è possibile: «la sua significatività consisterebbe nella sua semplicità»261.

Una narrazione può essere in qualche modo considerata una specie di teoria in grado di sostenere una struttura degli eventi raggruppandoli. Tuttavia una narrazione, a differenza di una teoria generale è «localizzata nello spazio e nel tempo e costituisce una risposta a un interrogativo storico, per cui deve essere distinta da una teoria generale, che non è così localizzata e non è, perciò, una risposta a una domanda storica»262. Illustrare o confermare una teoria generale è un compito non- storico.

Neanche l’argomento della significatività consequenziale supporta la distinzione di Walsh. Infatti se è vero che «una narrazione che descrive o mostra il significato di questo o di quell’evento può essere chiamata significativa. D’altra parte è difficile concepire una narrazione semplice in modo diverso, poiché questa nozione di significatività pare essenziale alla struttura stessa delle narrazioni. Se un evento precedente non è significativo rispetto a un evento posteriore di una narrazione, esso non è pertinente a quella narrazione»263.

L’altro modo di intendere il carattere della significatività della narrazione è quello rivelativo: «un gruppo di eventi E è significativo per uno storico se, sulla base di essi, egli è in grado di ricostruire, o in qualche modo di inferire, il verificarsi di un altro gruppo di eventi»264. Ma ciò non può essere, ancora una volta, il criterio di una distinzione interna alla narrazione storica. Infatti «credo che sarebbe strano che un evento incluso in una narrazione non avesse una funzione esplicativa rispetto a un altro evento. Infatti, che cos’è in definitiva questa relazione, se non il fatto che contribuiamo a dare un senso a E con il riferimento a un altro evento?»265. Se neghiamo alla

259 A. C. Danto, Analytical Philosophy of History, op. cit., p. 187 260 Cfr. ivi, p. 187.

261

Ivi, p. 184.

262 Ivi, pp. 188-189.

263 Ivi, pp. 184-185. Dray fa notare a questo proposito che un evento può essere significativo non necessariamente in

senso esplicativo (On the Nature and Role of Narrative in History, op. cit., p. 118).

264

A. C. Danto, Analytical Philosophy of History, op. cit., p. 185.

narrazione semplice tale funzione esplicativa allora dobbiamo nuovamente identificarla con l’asserzione S, la quale non è in alcun modo una narrazione.

In conclusione ogni narrazione storica è indifferentemente semplice o significativa266. Ciò significa ribadire che la funzione esplicativa appartiene alla narrazione in quanto tale. Essa non può essere dunque considerata come il calco perfetto della realtà e viceversa contiene sempre in sé un l’elemento di arbitrarietà267. Inoltre queste affermazioni presuppongono un diverso modo di risolvere la controversia su spiegazione e comprensione: la narrazione è già spiegazione.