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Strategie di spiegazione e stili storiografici

I. NARRAZIONE E STORIOGRAFIA NEL PANORAMA FILOSOFICO CONTEMPORANEO

I.3 I L NARRATIVISMO

I.3.4 Hayden White: la spiegazione mediante l’intreccio

I.3.4.3 Strategie di spiegazione e stili storiografici

Le domande che consentono di passare dalla cronaca ad una storia che “si può seguire”, quali “che cosa accadde poi?”, o “come accadde?” e “quale fu il risultato di tutto ciò?”, vanno distinte da domande relative allo scopo che quell’insieme di eventi che costituisce la storia può avere o a ciò che si aggiunge ma che è al di fuori della storia. Questo genere di domande, dice White, «hanno a che fare con l’“intera serie di eventi” considerata come una storia completa e richiedono un giudizio sinottico della relazione fra una data storia e altre storie che potrebbe essere “rintracciate”, “identificate” o “scoperte” nella cronaca»380.

dimensione sociale della narrazione è stata messa in evidenza mediante il recupero del pensiero hegeliano da David Carr, il quale cerca di recuperare quella dimensione pur muovendosi nell’orizzonte fenomenologico husserliano e heideggeriano (cfr. D. Carr, Time, Narrative, and History, Indiana University Press, Bloomington 1986).

377 Infatti, come l’annalistica trova nella cronologia il principio organizzatore del discorso e non può fornire una

conclusione che consenta di vedere retrospettivamente il significato immanente agli eventi e ciò perchè essa manca, come quella, di un sistema sociale che, come si è già detto, costituisce la fonte di ogni moralità Per tale motivo il cronista non può concludere il suo resoconto fornendo un giudizio e manifestare così l’esistenza di una qualche autorità. (cfr. H. White, “The Value of Narrativity in the Representation of Reality”, op. cit., p. 52).

378 Ivi, p. 49. 379 Ivi, pp. 49-50. 380

Metahistory, op. cit., p. 16. Sull’intreccio tra storie diverse cfr. W. Schapp,In Geschichten verstrickt: zum Sein von Mensch und Ding, Richard Meiner, Hamburg 1953.

Le strategie mediante le quali lo storico risponde a questo secondo tipo di domande ottenendo un «effetto esplicativo» sono di tre tipi e vengono denominate da White spiegazione secondo l’argomento formale, spiegazione secondo l’intreccio e spiegazione secondo l’implicazione ideologica. All’interno di ciascuna di queste strategie vi sono quattro diversi modi di articolazioni. Per quanto riguarda la spiegazione secondo l’argomento formale i tipi di argomento cui lo storico può ricorrere sono: il Formalismo, l’Organicismo, il Meccanicismo e il Contestualismo.

I tipi di intreccio che ha a disposizione sono gli archetipi del Romance, della Tragedia, della Commedia e della Satira. Anarchismo, Conservatorismo, Liberalismo, Radicalismo sono le tattiche usate per l’implicazione ideologica381.

«Fornire il “significato” di una storia identificando il “genere di storia” che è stata narrata è detto spiegazione secondo l’intreccio»382. Ciò significa che uno storico può fornire significato ad una storia strutturandola secondo i quattro archetipi della tragedia, della commedia, della satira o del romanzo. Scegliendo tra questi tipi di intreccio lo storico decide di dare alla storia un significato piuttosto che un altro. Da ciò si può dedurre che «l’intreccio è il modo con cui una sequenza di eventi foggiata in una storia si rivela gradualmente come storia di un particolare tipo»383.

Ogni storia, anche la più sincronica e strutturale è intrecciata in qualche modo, e lo storico è costretto a intrecciare l’intera serie di storie in una forma di racconto archetipa.

Il romance è fondamentalmente un dramma di vittoria del bene sul male, della virtù sul vizio, mentre la satira è esattamente l’opposto. Il suo tema archetipo infatti è quello della concezione dell’uomo prigioniero del mondo che vive situazioni di impedimento e sconfitte piuttosto che di vittorie.

La commedia e la tragedia rappresentano invece la possibilità di una liberazione provvisoria dalla condizione di Caduta e dalla speranza di una riconciliazione, seppur occasionale, tra le forze in gioco. Nel caso della commedia però le riconciliazioni sono tra uomini e hanno un carattere positivo simboleggiato da vari momenti festosi, mentre nel caso della tragedia esse hanno il

381 White riprende la classificazione dei tipi di intreccio da N. Frye, The Anatomy of Criticism. Four Essays, Princeton

University Press, Princeton 1957, di argomento formale da S. C. Pepper, World Hypotheses. A Study in Evidence, University of California Press, Berkeley-Los Angeles 1957, di ideologie da K. Mannheim, Ideology and Utopia. An

Introduction to the Sociology of Knowledge, Oxford University Press, New York 1957.

382 H. White, Metahistory, op. cit., p. 16.

383 Ibidem. Distinguendo il livello della trasformazione della cronaca in storia da quello della costruzione dell’intreccio,

White sta compiendo la distinzione tra storia e trama o intreccio. La storia dunque non è ancora il frutto di quell’operazione mediante la quale gli eventi assumono una forma che corrisponde ad uno dei quattro archetipi letterari della commedia, della tragedia, del romance e della satira. Nel saggio “Il testo storico come artefatto letterario” invece questa distinzione sembra cadere quando White afferma che le storie vengono fatte emergere dalle cronache attraverso la costruzione dell’intreccio (cfr. “The Historical Text as Literary Artifact”, in Id., Tropics of Discourse. Essays in

Cultural Criticism, John Hopkins University Press, Baltimore 1978, pp. 81-100, trad. it. “Il testo storico come artefatto

carattere di una rassegnazione degli uomini alle condizioni e alle leggi immutabili ed eterne che ne governano l’esistenza384.

Spiegare lo scopo di tutto ciò che accade secondo l’argomento formale, esplicito o deduttivo, significa fornire una spiegazione «invocando principi di combinazione che servono da leggi putative di spiegazione storica» e costruendo un argomento nomologico-deduttivo385. L’esempio forse più noto di legge storica putativa è quella proposta da Marx riguardante la relazione tra Struttura e Sovrastruttura.

White traccia una netta distinzione tra spiegazioni di questo tipo e spiegazioni ottenute mediante l’intreccio. È vero, ammette il pensatore, che l’intreccio potrebbe essere considerato come un tipo di spiegazione che si serve di mezzi nomologici-deduttivi come quelli che nella tragedia mirano a mostrare il governo della natura umana da parte di leggi eterne. Tuttavia, l’intreccio degli eventi intesi come elementi di un racconto vanno distinti dalla considerazione di quegli eventi intesi però come elementi di una matrice di relazioni causali. Su questa distinzione in fondo si basano le pretese dello storico di fare allo stesso tempo arte e scienza.

Tale distinzione si fonda anche sulla constatazione imprescindibile del disaccordo che permane tra gli storici, contrapposto all’accordo che invece unisce gli scienziati, su ciò che è una legge e sulla forma che ogni spiegazione deve assumere per poter essere considerata scientifica. Quel disaccordo congenito è indice del fatto che le spiegazioni storiche devono basarsi su presupposti estranei al campo storico, presupposti metastorici riguardanti la natura del campo stesso e su cui si fondano concezioni diverse su cosa si intenda per spiegazione in ambito storiografico.

Come si è detto sono quattro i tipi di spiegazione secondo l’argomento formale indicati da White.

Il Formalismo tende a individuare le caratteristiche che contraddistinguono gli oggetti particolari e ritiene perciò completa una spiegazione quando una certo numero di oggetti dati viene classificato debitamente e ne vengono indicate le particolarità. Dei vari elementi che compongono il campo storico, troveranno posto nella spiegazione storica di stampo formalista l’unicità di atti, cause e agenti ma non la scena contro cui si ergono queste entità386. In questo senso il formalismo è dispersivo piuttosto che integrativo visto che concentra l’attenzione sull’analisi dei singoli dati piuttosto che sul contesto e sulle relazioni tra essi.

Viceversa l’Organicismo mostra maggiore interesse per i processi di cui le entità individuali costituiscono le componenti. Questi ultimi sono visti cioè come parti di complessi più grandi o qualitativamente diversi dalla somma delle loro parti. Inoltre gli organicisti sono orientati verso

384 Cfr. H. White, Metahistory, op. cit., p. 18. 385

Cfr. ivi, pp. 20-21.

l’individuazione del fine, principio o idea che orientano i processi individuati nel campo storico. Tali principi non vengono intesi come restrizioni della libertà umana, della capacità di realizzare qualche scopo. Essi non vanno intesi quindi in senso meccanicistico o come leggi nel senso della fisica newtoniana.

L’organicismo è senza dubbio più integrativo rispetto al formalismo; in questo è più simile al meccanicismo. Quest’ultimo però fornisce ipotesi universali riduttive più che sintetiche: esso ricerca leggi causali di cui atti e agenti costituiscono le manifestazioni e le sue narrazioni hanno il fine di mostrare gli effetti di quelle leggi. Dal punto di vista del meccanicista insomma una spiegazione storica è completa quando enuncia le leggi che governano il corso della storia nello stesso modo in cui le leggi della fisica governano il mondo della natura.

Organicismo e Meccanicismo sono, nell’ottica formalista, riduttivi della ricchezza che caratterizza il campo storico, visto che non danno alcun risalto alle entità individuali che ne fanno parte. Del resto la posizione del formalismo risulta essere oltre che “impressionistica” anche deficitaria dal punto di vista dell’attenzione che bisognerebbe destinare alla “scena”, al contesto in cui le individualità cui dà risalto si inseriscono.

Meno dispersiva e al tempo stesso abbastanza integrativa sembra essere invece la posizione contestualistica la quale «rappresenta una concezione “funzionale” del significato o senso di eventi individuali nel campo storico»387. Essa spiega gli eventi considerandoli nel loro contesto e cercando di rilevare le relazioni che intercorrono tra essi e gli eventi che sono accaduti nello spazio storico circostante e mira a rintracciare le interdipendenze funzionali esistenti tra agenti e cause di uno stesso campo storico operando quell’operazione di collegamento di cui hanno parlato Isaiah Berlin e W. M. Walsh.

In tal modo il contestualismo dà un giusto risalto ai fenomeni individuali, rintracciando però quelle relazioni che intercorrono tra essi e le diverse aree del contesto in specifici tempi e luoghi e le cui cause prime non sono conoscibili. Tali “fili” vengono ricercati sia nel presente dell’accadimento sia indietro e in avanti nel tempo; sia all’interno dello spazio dell’accadimento sia al di fuori di esso. Ma alla base di questa concezione, vi è quella di un tempo storico immaginato come «un movimento simile ad onda»388 in cui alcune fasi vengono considerate come intrinsecamente più importanti di altre e per tale motivo acquistano maggior risalto. In un modello narrativo di questo tipo potrebbero prevalere immagini di sviluppo ed evoluzione e tipi di rappresentazioni sincroniche e strutturalistiche389.

387 Ivi, p. 28. 388 Ivi, p. 30. 389

Cfr. ivi, pp. 29-30. White ha constatato un predominio dei modelli formalistici e contestualistici nelle opere storiche degli inizi del XIX sec. Viceversa meccanicismo e organicismo sono stati considerati dagli storici di quel periodo come

Poiché la storia non è una scienza, la pretesa stessa di aver rintracciato una coerenza formale nel documento storico ha già di per sé delle implicazioni ideologiche relative al modo di considerare il passato che si riflette sulla conoscenza di quello presente e sulla concezione della forma che esso dovrebbe assumere. Di conseguenza, sembra esserci «una componente ideologica irriducibile in ogni resoconto storico della realtà»390.

In effetti, la dimensione ideologica di un’opera storica consiste nella dimensione etica delle convinzioni che lo storico ha abbracciato circa la conoscenza storica e delle implicazioni che lo studio degli eventi passati possono avere nel tentativo di comprensione di quelli presenti391. L’ideologia è, secondo White, un insieme di prescrizioni finalizzate all’assunzione di un preciso modo di considerare il mondo della prassi sociale presente e di agire di conseguenza; esse sono seguite da argomenti che sostengono l’autorità della scienza, quella della ragione o il realismo. Seguendo l’analisi condotta da Mannheim in Ideologia e Utopia, l’autore indica le quattro posizioni ideologiche fondamentali dell’Anarchismo, del Conservatorismo, del Radicalismo e del Liberalismo392.

Esse esprimono convinzioni diverse circa la possibilità di ridurre lo studio della società a scienza e sull’opportunità di farlo, sul vantaggio di mantenere o di cambiare lo status quo o sul modo e sui mezzi con cui favorire tale cambiamento. Inoltre esprimono diversi orientamenti temporali, così ad esempio i conservatori, convinti come gli altri dell’ineluttabilità del cambiamento, sono gli unici sospettosi nei confronti delle trasformazioni programmatiche e considerano l’evoluzione come incentrata sul presente; i radicali invece mirano a un cambiamento strutturale della società, finalizzato alla sua ricostruzione su nuove basi, e tendono a considerare tale cambiamento come imminente. Gli anarchici invece mirano all’abolizione della società stessa al fine di sostituirla con una comunità di individui tenuti insieme dalla constatazione della comune condizione di esseri umani. Più che verso il futuro essi guardano ad un passato remoto in cui gli uomini vivevano in uno stato di innocenza contrapposto a quello di corruzione della società presente. Infine i liberali mirano ad un cambiamento della società attraverso continue e graduali “messe a punto”, interventi programmati. Essi immaginano un futuro “remoto” in cui la società migliore che si possa sperare di avere sarà realizzata.

Le diverse posizione ideologiche prevedono anche diversi modi di intendere lo studio della società. I radicali e i liberali condividono l’idea secondo cui la storia possa essere studiata razionalmente e scientificamente, ma mentre i primi ricercano le leggi delle strutture e dei processi

delle eterodossie. Si tratta di una discriminazione attuata su basi che non sono affatto epistemologiche, vista la natura protoscientifica della storia (cfr. ivi, pp. 31-32).

390 Ivi, p. 33. 391

Cfr. ivi, pp. 33-34.

storici, i secondi sono più interessati alle tendenze generali di sviluppo. Conservatori e anarchici considerano l’intuizione la base su cui costruire una scienza putativa della storia, ma mentre i primi tendono ad integrare i dati dell’intuizione in un resoconto organizzativo che comprende l’intero processo, gli altri sono più inclini alle tecniche empatetiche.

Non ci sono ragioni o fondamenti di carattere extra-ideologico per poter scegliere tra le diverse concezioni della storia e della conoscenza di essa a cui fanno riferimento le diverse ideologie. Infatti «dato che queste concezioni hanno origine in considerazioni etiche, l’assunzione di una determinata posizione epistemologica con cui giudicare la loro adeguatezza conoscitiva rappresenterebbe essa stessa solo un’altra scelta etica»393.

Che tipo di rapporto c’è tra convinzioni ideologiche dello storico e il tipo di intreccio e di argomento formale che decide di usare nei suoi resoconti? Secondo White il tipo di intreccio e di argomento scelti non devono essere considerati come funzioni delle convinzioni ideologiche dello storico; d’altra parte la forma che egli decide di dare alla sua opera ha delle implicazioni ideologiche che rientrano nelle quattro categorie appena viste.

«Il momento etico di un’opera storica», dice White, è «riflesso nel modo di implicazione ideologica con cui una percezione “estetica” (l’intreccio) e un’operazione conoscitiva (l’argomento) si possono combinare in modo da derivare esposizioni prescrittive da ciò che può apparire semplicemente descrittivo o analitico»394. Ciò significa che le implicazioni morali di un argomento storico devono essere rintracciate nella relazione tra la struttura della trama e l’argomento formale offerto come spiegazione scientifica degli eventi. Così ad esempio una serie di eventi può essere intrecciata come una tragedia e spiegata scientificamente attraverso il ricorso a leggi causali. In questo caso l’implicazione sarà che l’uomo è sottoposto ad un contratto con un destino ineluttabile e la verità ideologica sarà di tipo conservatrice. Dunque la storia può esprimere una tale verità senza che essa entri necessariamente nel resoconto stesso poiché essa può essere rintracciata nel “tono” o nell’“umore” con cui viene posta ad esempio la fine del dramma. Oppure una narrazione satirica dal tono ottimistico avrà implicazioni di tipo liberale, mentre una dal tono rassegnato avrà implicazioni di tipo conservatrice.

A seconda della combinazione delle strategie esplicative usate dallo storico si avrà uno stile storiografico piuttosto che un altro. Tale combinazione però non può essere attuata in maniera indiscriminata poiché vi sono delle “affinità elettive” tra i vari tipi di intrecci, di argomenti e di ideologie. Per esempio un intreccio comico non si addice ad un argomento meccanicistico, né uno satirico ad un’ideologia radicale.

393

Ivi, p. 39.

White fornisce una rappresentazione grafica di queste affinità per cui a ciascun modo di intreccio corrisponde un determinato argomento e una ideologia precisa (quelli posti sulla stessa riga):

INTRECCIO ARGOMENTO IDEOLOGIA romantico formalistico anarchico tragico meccanicistico radicale comico organicistico conservatore satirico contestualistico liberale

Questi però non devono essere intesi come schemi da seguire rigidamente. Ogni opera è attraversata da una tensione dialettica che caratterizza lo sforzo che lo storico compie nel combinare nella maniera che ritiene più opportuna le varie strategie esplicative. Tale tensione dialettica risponde comunque ad una visione coerente e autoconsistente che lo storico ha del campo storico. Da essa derivano gli attributi stilistici dell’opera. Ma aspetto ancor più importante è che, secondo White, quella consistenza e quella coerenza si fondano su motivi di natura poetica e linguistica. Infatti,

prima che lo storico possa far pesare sui dati del campo storico l’apparato concettuale che egli userà per rappresentarlo e spiegarlo, deve prima di tutto prefigurare il campo, costituirlo, cioè, come oggetto di percezione mentale. Questo atto poetico è indistinguibile dall’atto linguistico in cui si prepara il campo per l’interpretazione come settore di un tipo particolare. Cioè, prima che un dato settore possa essere interpretato, deve essere prima spiegato come base occupata da figure individuabili395.

Lo storico ha quindi come primo problema quello di individuare i vari elementi lessicali, grammaticali e sintattici del campo. Solo a quel punto sarà possibile una sua interpretazione. Il suo problema è cioè quello di costruire un protocollo linguistico preconcettuale con il quale caratterizzare il campo storico e i suoi elementi in modo da prepararli alla loro successiva interpretazione e rappresentazione. Allora, prima di iniziare la raffigurazione di “ciò che accadde” deve «prefigurare come possibile oggetto di conoscenza l’intera serie di eventi riportata nei documenti. Questo fatto prefigurativo è poetico in quanto è preconoscitivo e precritico nell’economia della coscienza propria dello storico»396. Si tratta di un atto costitutivo della struttura verbale con cui lo storico fornirà una spiegazione e una rappresentazione di “ciò che accadde”. Con

395

Ivi, p. 44.

tale atto poetico lo storico non solo costituisce l’oggetto di percezione mentale e di studio, ma predetermina anche «la modalità delle strategie concettuali che userà per spiegarlo»397.