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«La nozione di popolo acquista un significato diverso da paese a paese e in ogni paese da un

rappresentazione identitaria deve essere quindi intesa come coestensiva alla creazione ‘storica’ e ‘sociale’ di quelle stesse categorie culturali: ‘fatta l’Italia bisogna fare gli italiani’, secondo la celebre frase di Massimo D’Azeglio. L’analisi del concetto di ‘popolo’ implica dunque anche la questione di un soggetto, del soggetto in questione: il popolo come ‘soggetto storico’ (il ‘soggetto costituito’, il soggetto dentro la storia) e il popolo come ‘soggetto della storia’ (o ‘soggetto costituente’, di cui la storia rappresenta il processo di realizzazione) . Per questo motivo, fare una disamina del lemma sul lungo periodo significa 30

apprezzarne le variazioni, gli slittamenti e le persistenze semantiche all’interno di un discorso omogeneo. Ciò implica, innanzitutto, un’operazione storiografica niente affatto scontata: l’abbandono definitivo del presupposto precomprensivo circa la monosemia dei significati delle parole utilizzate da uno stesso soggetto di semantizzazione, il PCI in questo caso.

Infatti, anche all’interno del discorso di una stessa agenzia politica le parole assumono

diacronicamente e sincronicamente valenza plurivoca, hanno (per e a causa di questo) differente funzionalità politica, definiscono individualità e posizioni spesso contrastanti tra loro. È quanto ha sostenuto anche Mao Zedong, nel celebre discorso Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, pronunciato il 27 febbraio all’undicesima sessione allargata della conferenza suprema dello stato, poi pubblicato sul Quotidiano del popolo il 19 giugno dello stesso anno:

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«La nozione di popolo acquista un significato diverso da paese a paese e in ogni paese da un

periodo storico a un altro. Prendiamo, ad esempio, la situazione nel nostro paese. Durante la Guerra di resistenza contro il Giappone, tutte le classi, strati e gruppi sociali che partecipavano

Per il concetto di ‘forma-di-vita’ si vedano Paolo Virno, A Grammar of the Multitude. For an Analysis of

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Contemporary Forms of Life (Los Angeles: Semiotext(e), 2004) [edizione italiana, Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee (Roma: DeriveApprodi, 2014)] e Giorgio Agamben, Mezzi senza fine. Note sulla politica (Torino: Bollati Boringhieri, 2008) in particolare il cap. 1.1, Forma-di-vita, pp. 13-19. Col termine ‘forma-di-vita’ Agamben intende nello specifico «una vita che non può mai essere separata dalla sua forma, una vita in cui non è mai possibile isolare qualcosa come una nuda vita», p. 13.

Anderson, Imagined Communities, p. 4.

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«L’inscription de la question du sujet (politique, juridique, transcendantal) dans un espace

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théorique circonscrit par les deux catégories du sujet historique (sujet dans l’histoire, constitué par elle) et du Sujet de l’histoire (sujet constituant, dont l’histoire serait le procès de réalisation)», Balibar, “Ce qui fait qu’un peuple est un peuple”, p. 391.

QUESTCEQUELEPEUPLE

alla resistenza all’aggressione del Giappone appartenevano alla categoria del popolo, mentre gli imperialisti giapponesi, i traditori nazionali e gli elementi filogiapponesi erano i nemici del popolo. Durante la Guerra di liberazione, i nemici del popolo erano gli imperialisti americani e i loro lacchè, cioè la borghesia burocratica, i proprietari terrieri e i reazionari del Kuomintang che rappresentavano queste due classi; tutte le classi, strati e gruppi sociali che combattevano contro questi nemici appartenevano alla categoria del popolo. Nella fase attuale, nel periodo della costruzione del socialismo, tutte le classi, strati e gruppi sociali che approvano e sostengono l’opera di costruzione socialista e vi partecipano, formano il popolo, tutte le forze sociali e tutti i gruppi sociali che si oppongono alla rivoluzione socialista, che sono ostili all’edificazione socialista e cercano di sabotarla, sono i nemici del popolo» . 31

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Proprio un lemma tanto usato (e abusato) come quello di ‘popolo’ ha dunque vissuto nel tempo oscillazioni semantiche anche significative, giudizi di valori diversi se non opposti, come nell’esempio del popolo cinese riportato dal ‘Grande Timoniere’. La nozione di ‘popolo’, si potrebbe allora dire, «è scissa», a partire dalla distinzione kantiana, profondamente costitutiva, tra ‘cittadini attivi’ e ‘cittadini passivi’; una dicotomia che presuppone una differenziazione sociale tra chi ha la capacità di rappresentare sé stesso nel bene comune, nello stato e nella divisione dei suoi poteri, e chi non la possiede , chi 32

asseconda certe trasformazioni collettive desiderate nell’interesse generale e chi vi si oppone.

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1.5. Pòppolo, pòpulo, pòpulu, pòvelo, pòvo, pòvolo, puòbolo, puòlo, puòpolo, puòvelo

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Se guardiamo alcuni dizionari della lingua italiana —e questo perché indagini di questo tipo permettono «d’isolare e di arrivare a comprendere certe condizioni d’esistenza fondamentali a proposito degli uomini che [li] crearono» — troviamo la stessa 33

Slavoj Žižek (ed.), Žižek presenta Mao: Sulla pratica e sulla contraddizione. Scritti filosofico-politici del

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Grande Timoniere presentati da Žižek, con una lettera di Badiou, ed. Andrea Cavazzini (Milano; Udine: Mimesis, 2009), p. 152.

Il riferimento a Kant è in Balibar, “Ce qui fait qu’un peuple est un peuple”, pp. 397-398. Si veda: «Il

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ne suffit donc pas, pour devenir citoyen actif, d’être partie prenante au contrat»: «La notion du peuple est scindée. L’idee de représentation acquiert par là même une double signification: d’une part, les citoyens qui forment activement le peuple se représentent eux-mêmes dans l’Etat (et dans le système de ses différents ‘pouvoirs’); d’autre part, certains citoyens en représentent d’autres, ceux qui précisément ‘dépendent naturellement’ d’eux, et par suite ne peuvent devenir des sujets de droit autonomes», p. 398.

Lucien Febvre, “Come ricostruire la vita affettiva di un tempo? La sensibilità e la storia”, Problemi di

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metodo storico (Torino: Einaudi 1976), pp. 121-138, cit. p. 130 [edizione originale, “Comment reconstituer la vie affective d’autrefois? La sensibilité et l’histoire”, Annales d’histoire sociale, 3 (1941): pp. 5-20].

QUESTCEQUELEPEUPLE

divaricazione semantica della parola ‘popolo’, una continua oscillazione dialettica. Per esempio in un dizionario ampiamente diffuso come lo Zingarelli, anche in edizioni molto distanti l’una dall’altra : 34

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Fin dall’epoca classica, infatti, il termine è divenuto «vettore di una funzione integrativa», in opposizione a ‘massa’, ‘moltitudine, ‘folla’, e a un tempo ha svolto «una funzione distintiva» . Si potrebbe dire, in questo senso, ‘alcuni e non altri’ : da una parte insieme 35 36

‘civile’ e organico di ‘cittadini’, dall’altra classe politica ed economica dei meno abbienti. Da un lato, la connotazione, tutta ‘positiva’, ‘salutare’, del collettivo degli individui ‘ordinati’, ‘inquadrati’ di una nazione, che, erede del terzo stato della rivoluzione francese (si pensi qui all’Ami du peuple), è consapevole della propria condizione, del proprio ruolo e della propria funzione politica: è questo il ‘popolo sovrano’, arbitro delle proprie sorti. Dall’altro, la definizione ‘negativa’ di popolo come ‘massa’, ‘moltitudine’ (anche qui due termini non privi

“Pòpolo”, Zingarelli (edizione 1917) “Pòpolo”, Zingarelli (edizione 1971) «Complesso degli abitanti, ordinati in un

reggimento civile, di uno Stato o di una città. | romano.| civile. | il bene del –. | le glorie del –. | gli errori del –. | principe –. | il – sovrano, arbitro delle sue sorti. | basso, minuto, Plebe. | voce di – Dio. | Dio e –, Motto di Gius. Mazzini pel suo programma repubblicano. | il – unanime, plaudente, sconoscente, ingrato. [...] Cittadinanza, nei nostri antichi comuni [...]; Borghesia. | capitano del – , nel comune di Firenze, Magistrato accanto al podestà, [...]. – convocare il –. | Reggimento di popolo, Governo formato da cittadini, Democrazia, Repubblica. [...] | Volgo, Plebe, Popolo minuto. | figlio del –, di operai e sim. | donna del –, popolana. [...] Gente, Uomini, pubblico. | divulgare –. tra il compianto del –. | il – cristiano. | Razza, Popolazione, Nazione di gente».

«1 Il complesso degli abitanti ordinati in un reggimento civile, di uno stato o di una città: il – italiano, rancese; il – di Firenze, il – bolognese; parlare solo per il – più colto, più ricco | a voce di –, per unanime richiesta dei cittadini | A furor di –, per unanime volontà dei cittadini | – sovrano, arbitro delle sue sorti. 2 L’insieme dei cittadini che costituiscono le classi economicamente e socialmente meno elevate: appartenere al – ; provenire dal – ; la lingua usata dal – | Figlio del – di genitori che a tale ceto appartengono | Donna del – , popolana. 3 Insieme di uomini, accomunati da caratteristiche o elementi comuni, anche molto generici: tutti i popoli della terra hanno miti e leggende; un – barbaro, civile, preistorico [...]. Insieme di esseri viventi, di cose: il – delle api [...]. 4 Moltitudine, folla: una piazza gremita di – ».

“Pòpolo”, Vocabolario della Lingua Italiana, ed. Nicola Zingarelli (Bologna: Zanichelli, 1917 e 1971).

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Gianluca Bonaiuti, “Pòpolo”, Atlante culturale del Risorgimento italiano, eds. Alberto Mario Banti et al.

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(Roma; Bari: Laterza, 2011).

Il riferimento qui è al cap. 42, Some People and Not Others (pp. 401-404), del testo di Jonathan Glover,

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Humanity. A Moral History of the 20th Century (New Haven; London: Yale University Press, 2001 [1999]).

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di ambiguità), in un certo senso ‘corte dei miracoli’, basso ‘popolino’ dei rinnegati che ‘si lasciano vivere’, insieme degli ‘anonimi’ diseredati (cioè non dotati di ‘alte’ eredità), irretiti da bisogni e bassi istinti. Da una parte, quindi, un ‘Popolo’ da intendere come corpo politico unitario degli inclusi, dall’altra un ‘popolo’ da leggersi come moltitudine frammentaria degli esclusi . 37

Simili percorsi semantici del lemma ‘popolo’, nelle lingue romanze e diversamente dal

tedesco Volk in derivazione dal latino pōpŭlus , forse di origine pre-indoeuropea , sono 38 39

evidenziati e si rintracciano anche in un altro importante dizionario storico italiano, il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia (edizione 1986 e 2004), termometro tanto quanto produttore e diffusore di costrutti semantici e categorie culturali. Nella definizione generale concettualmente se ne isolano, da un lato, il ruolo attivo in quanto agency politica, colto in diretta connessione con la volontà e la sovranità popolare: