3. LA MEDIAZIONE FAMILIARE TRA TEORIA E PRASSI
3.1. Obiettivi, presupposti e luoghi
La mediazione familiare può configurarsi come un intervento altamente specialistico che vive all’interno del processo principale, quello giudiziario, e non piuttosto come un processo alternativo ad esso. L’istituto in parola ha, anzi, l’obiettivo di creare uno spazio all’interno di un contesto, quale quello della separazione o del divorzio, che consenta alle parti di potersi confrontare per ripristinare un dialogo che gli permetta di raggiungere soluzioni condivise, in maniera autonoma e in un clima di cooperazione e di reciproco rispetto, anziché di ostilità.
L’intervento mediativo mira, appunto, alla riorganizzazione delle relazioni familiari, senza peraltro la presunzione di poter eliminare la crisi e le sue ragioni per arrivare a tutti i costi ad una riconciliazione, ma con l’obiettivo, quello sì, di riportare il conflitto su un “binario” costruttivo, che possa contenere invece di accentuare i contrasti, a causa dei quali si mettono in primo piano gli interessi personali delle parti, a scapito di quelli primari dei figli. La finalità della mediazione è dunque quella di inserirsi in un contesto delicato quale quello della crisi familiare, per permettere alle parti di raggiungere un accordo soddisfacente per il presente ma anche per l’avvenire, indirizzandoli dunque verso la ricerca di soluzioni e non piuttosto verso un percorso terapeutico. Vengono, inoltre, accantonati in tal modo il conflitto, ma anche la pressione di un processo giudiziario, così da raggiungere decisioni aderenti al caso concreto, alla singola vicenda familiare e in un ambiente disteso e meno soffocante di un’aula giudiziaria.
Oltre ad influire positivamente sull’impatto che la crisi inevitabilmente ha sui figli, la mediazione familiare rappresenta, altresì, la condizione essenziale per il recupero di operatività di quella autonomia educativa dei genitori, il cui ruolo è fondamentale anche dopo il venir meno della convivenza dell’originario nucleo familiare, senza peraltro mettere di mezzo i terzi.
A proposito dell’intervento di mediazione familiare, è necessario a questo punto, analizzare determinati principi e presupposti indispensabili.
Affinchè la mediazione abbia un esito positivo, è innanzitutto necessaria la volontà di intraprendere tale percorso, perché soltanto in questo modo vi sarà, di riflesso, anche la volontà di raggiungere e accettare determinati accordi. Una volontarietà forse prevista al fine primo di deresponsabilizzare i professionisti mediatori, ma che diviene inevitabilmente, un punto di partenza indispensabile, percepibile anche dalla Raccomandazione della Comunità Europea sulla mediazione familiare, laddove stabilisce che “l'essenza della mediazione riposa sul suo carattere di volontarietà e sul fatto che le stesse parti tentano di pervenire ad un accordo, di modo che se le parti rifiutano o si sentono incapaci di procedere alla mediazione, il tentare di obbligarveli è controproducente”86. Gli stessi mediatori dovrebbero assicurarsi inoltre che ogni partecipante prenda parte alla mediazione volontariamente, senza timore di subire atti di violenza o intimidazione.
Altro importante presupposto è quello dell’instaurazione di una specifica relazione tra il mediatore e le parti destinatarie dell’attività mediativa, che si basi sull’apprendimento chiaro e produttivo della delicata situazione da mediare, con lo scopo di facilitare il
86 Raccomandazione n.R (98) 1 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulla
mediazione familiare Adottata dal Comitato dei Ministri il 21 gennaio 1998 al 6l6°incontro dei Delegati dei Ministri.
raggiungimento di quella che è una soluzione condivisibile da entrambi e non piuttosto una soluzione tecnica ed imposta.
La mediazione familiare, inoltre, deve, attraverso l’opera dei professionisti mediatori, garantire l’uguaglianza di trattamento nei confronti di coloro che intraprendono tale percorso, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o culturale. Tale presupposto, che si lega al fondamentale principio di non discriminazione, prevede persino la possibilità, nell’eventualità che ci si trovi di fronte ad una mediazione interculturale, di co-mediare con un mediatore che sia ben informato sulla cultura interessata. La possibilità di accedere al percorso mediativo deve altresì essere uguale per tutte le coppie, sposate e non e per gli altri membri della famiglia.
Mi limito ad accennare altri requisiti indispensabili, quali neutralità, imparzialità, competenza, indipendenza e segretezza professionale del mediatore, presupposti ai quali sarà dedicato uno specifico approfondimento, nel paragrafo dedicato al mediatore familiare87.
Mi soffermo, infine, sull’analisi della sede della mediazione familiare. I luoghi in cui si possono svolgere gli incontri di mediazione sono principalmente due: la sede dei servizi sociali, che generalmente ricevono l’incarico dal tribunale o dal legale, o ai quali fanno ricorso, in casi più rari, direttamente le coppie in crisi; e i centri privati, che sono generalmente legati ad associazioni di mediatori, a cooperative e a istituti di formazione in psicoterapia, i quali inseriscono tra le loro attività anche quella di cui si parla.
L’ambiente in cui intraprendere il percorso di mediazione familiare, è in realtà argomento particolarmente delicato, in quanto non deve essere sottaciuto il fatto che ci si trova di fronte ad una situazione di crisi, caratterizzata spesso da sensazioni come il risentimento, la rabbia, o la diffidenza, le quali potrebbero aggravarsi
se affrontate in luoghi non sufficientemente neutrali, come la casa familiare, che risulta inevitabilmente densa di ricordi, o lo studio dell’avvocato, che rappresenta di per se un territorio conflittuale, ove riemerge la volontà di ciascuno di avere la ragione sull’altro.
L’ambiente ha dunque un ruolo essenziale ed importante, in quanto lavorare in condizioni confortevoli facilita gli scambi ed incoraggia la comunicazione e il raggiungimento di soluzioni di reciproco interesse. Come in ogni altro contesto nel quale si svolgono consultazioni, infine, un dettaglio che non deve essere in alcun modo sottovalutato, è l’indispensabile ed efficiente protezione della privacy dei clienti.