• Non ci sono risultati.

La “recezione” in Italia

1. LA MEDIAZIONE FAMILIARE ORIGINE E SVILUPPO

1.3. Storia della mediazione familiare Nascita e sviluppo

1.3.2. La “recezione” in Italia

La recezione della mediazione familiare in Italia è stata tardiva, rispetto al quadro europeo. Solo alla fine degli anni ’80, infatti, si sono iniziate ad avere le prime esperienze significative in campo di mediazione familiare. Nel 1987, in concomitanza con le prime esperienze francesi, si costituisce a Milano l’Associazione “genitori                                                                                                                

31 La BRAK (Bundesrechtsanwaltskammer), camera tedesca degli avvocati, è

ancora”, GeA, che inizia a diffondere l’istituto in questione con un modello di mediazione parziale, mutuato dalla “conciliation” inglese, centrato sulla responsabilizzazione dei genitori circa la tutela dei figli, che non vengono coinvolti negli incontri di mediazione. La caratteristica principale dell’esperienza GeA è che il lavoro di mediazione familiare viene effettuato in un servizio organizzato dal comune di Milano, a partire dal 1989, concretizzandosi pertanto un primo riconoscimento del ruolo e del significato della mediazione familiare.

Tra i fondatori di GeA, Fulvio Scaparro e Irene Bernardini, autori di alcuni testi fondamentali sulla risoluzione consensuale dei conflitti familiari, che hanno contribuito a promuovere l’ingresso della cultura della mediazione familiare in Italia. Fulvio Scaparro in particolare, è autore, insieme a Marcello Cesa Bianchi e Assunto Quadrio, di un articolo del 1985, in cui si parlava di una “nuova modalità di gestione dei conflitti familiari”, in occasione del processo di separazione coniugale32.

Nel 1988 Guglielmo Gullotta (avvocato e psicologo) e Giuseppe Santi pubblicavano il primo testo italiano dedicato all’ “utilizzazione di strategie di mediazione in particolare nei conflitti familiari”33. Il testo ha un taglio essenzialmente psicologico, ma nonostante questo i due autori si sono mostrati consapevoli dell’interazione “problematica” che sussiste tra la mediazione e il sistema giudiziario, dedicando particolare attenzione al ruolo dell’avvocato.

Pur nell’indifferenza del legislatore e soprattutto degli operatori giuridici, dunque, a partire dalla fine degli anni ’80 in Italia iniziavano a nascere i primi centri di mediazione ed a svilupparsi per iniziativa privata, con il ruolo determinante del sostegno pubblico, da                                                                                                                

32 CESA-BIANCHI M.,QUADRIO A., SCAPARRO F, ”Maturare la

separazione”, in Il bambino incompiuto, N. 2, Milano,1985.

33 GULLOTTA G., SANTI G., Dal conflitto al consenso: utilizzazione delle

parte degli enti locali. Nel 1989 infatti nacque il primo servizio pubblico di mediazione familiare in collaborazione con il comune di Milano, il “Centro civico GeA”.

Una seconda esperienza significativa per la diffusione della mediazione familiare, si ebbe a Roma nel 1988, quando un’equipe di psicologi della facoltà di Psicologia dell’università La Sapienza, coordinata da Anna Maria Dell’Antonio, avviava un servizio sperimentale di mediazione familiare, in collaborazione con l’Ufficio tutele della pretura di Roma, allo scopo di creare un contesto all’interno del quale potesse essere attivata un’accoglienza psicologica e ricercato il significato relazionale dell’esperienza della separazione. A Roma il modello di riferimento è quello parziale e si prevede altresì l’invio alla mediazione da parte del giudice che abbia già esperito il tentativo di conciliazione, nonché la possibilità di coinvolgere nel lavoro di mediazione i figli, allo scopo di privilegiare i loro bisogni. Sempre a Roma, dal 1992, è attivo un servizio di mediazione familiare presso il Centro per l’Età Evolutiva della Asl.

Negli anni seguenti si sviluppano un po’ ovunque, numerosi centri di mediazione con diversi orientamenti culturali e impostazione teorico-pratica. Attualmente sono attive strutture di mediazione familiare pubbliche (collocate presso le Asl, i servizi sociali dei Comuni, o nei consultori familiari) o private, nella maggior parte dei capoluoghi italiani.

Nascono inoltre alcune importanti associazioni, tra le quali, l’AIMS (Associazione Internazionale di Mediatori Sistematici) che è nata a Torino nel 1995, ed è divenuta in breve tempo la prima associazione italiana per estensione territoriale e per numero di soci e centri di formazione, ISCRA (Istituto Modenese di psicoterapia Sistematica e Relazionale) di Modena, ITF (Istituto di Terapia Familiare) di Firenze, fondato nel 1981, che riunisce operatori di formazione sistematico-relazionale, seguita dopo qualche mese dalla

SIMeF (Società Italiana di Mediazione Familiare), che opera nel campo della ricerca e della formazione sulla mediazione familiare dal 1995, ed è formata da operatori di diverse provenienze culturali. Altra associazione è l’AIMEeF (Associazione Italiana Mediatori familiari), istituita a Milano nel 1999 e censita dal CNEL quale associazione professionale nel campo della mediazione familiare, la quale accoglie mediatori familiari provenienti da diverse scuole di pensiero e prevede l’obbligo, per i soci, di stipula di una polizza assicurativa contro i danni che il mediatore professionista eventualmente arrechi ai propri clienti; infine l’ANAMeF, (Associazione Nazionale Avvocati Mediatori Familiari), costituita a Roma nel 2006, con l’obiettivo di armonizzare l’attività di mediatore con la professione di avvocato, attraverso un “Codice di Regolamentazione degli avvocati Mediatori”, che stabilisce le norme etiche e i requisiti professionali necessari per l’esercizio dell’attività di mediazione familiare da parte degli iscritti all’ordine forense.

Nel frattempo la mediazione familiare si è diffusa in diverse città italiane, tra cui figura anche il comune di Palermo, che ha istituito i servizi di “mediazione familiare” e “spazio neutro”. Esperienza interessante è quella dell’Emilia-Romagna, che ha attivato un primo servizio di mediazione familiare a Reggio Emilia nel 1995, all’interno dei “Centri per le famiglie”, istituiti dalla Regione Emilia-Romagna fin dal 1992. Oggi tutti i 21 centri della regione offrono un servizio di mediazione familiare pubblico e gratuito, che è indipendente dal sistema giudiziario, ma anche da altri percorsi di tipo socio-sanitario.

La tendenza è, invece, quella di lasciar fuori la mediazione dai servizi consultoriali, che sin dalla loro creazione, nel 1975, hanno sempre avuto un profilo prevalentemente medico e sanitario, ponendo al centro della loro attività i problemi procreativi e sessuali della coppia. Nonostante gli aspetti sociali legati alla prevenzione del

disagio familiare siano stati sempre subordinati ai temi sanitari, è però da notare l’inclinazione a rendere attivo, in molti consultori familiari, soprattutto del Centro-Nord, un servizio di mediazione familiare, condotto da operatori con formazione di base specializzata nella mediazione familiare.

È infine da ricordare come la mediazione familiare, possa essere praticata anche nei centri di mediazione sociale che stanno nascendo in Italia, a partire dall’esperienza avviata a Torino nel 1997 dal Gruppo Abele. I centri si occupano della mediazione familiare in senso ampio, ma mentre alcuni lavorano in stretta collaborazione con i centri di mediazione familiare, altri si occupano, con la stessa legittimità, anche della mediazione in senso stretto, ovvero di conflitti tra i coniugi, separati o meno, con o senza figli.

Se quanto fin qui detto raffigura il panorama italiano degli sviluppi “extragiuridici” della mediazione familiare, riguardanti la creazione di associazioni e centri, che la utilizzano soprattutto come uno strumento terapeutico, è tuttavia da ricordare l’ostinata assenza nel nostro ordinamento di una vera e propria disciplina giuridica dell’istituto in questione, che vede soltanto riferimenti normativi sparsi, inseriti dalla legge n.154/2001 e dalla legge n.54/2006.

L’excursus appena illustrato è soltanto l’inizio, insomma, di una storia lunga e in buona parte ancora da scrivere, che ha, come verrà più avanti approfondito, evoluzioni e problematiche tutt’altro che semplici e che difetta, ancora, di una organica disciplina della mediazione familiare, malgrado le numerose proposte di legge e progetti di riforma, che potrebbero comunque essere un buon fondamento per avviarsi verso un qualcosa di più concreto, sulla scia di alcuni stati europei che hanno introdotto all’interno dei loro ordinamenti la disciplina dell’istituto in parola, facendone un istituto indispensabile.