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Gli oggetti e le loro definizioni: scheda tecnica con glossario sul lessico della moda

3. COSA PRODUCE IL METODO DI LAVORO DEL SARTO PARTE

3.5 Dalle parole alle cose: oggetti e tecniche per la realizzazione di una scheda con glossario

3.5.3. Gli oggetti e le loro definizioni: scheda tecnica con glossario sul lessico della moda

In questa parte del lavoro si tenterà di raccogliere insieme le definizioni di alcuni capi di abbigliamento ricavate dai tariffari qui esaminati e cioè quelli di Venezia (1219), Figline (1233), 818 Cfr. Ivi, Inv. n. 71. 819 Cfr. Ivi, Inv. n. 48. 820 Cfr. Ivi, Inv. n. 71. 821 Cfr. Ivi, Inv. n. 86. 822 Cfr. Ivi, Inv. nn. 23, 32, 37, 38. 823

Cfr. Ivi, Inv. n. 79 (quattro dupitti da spalle). Cfr.inoltre R. L. Pisetzky, Il costume e la moda nella società italiana, cit., p. 147.

164 Ferrara (1287), Rimini (1334), Bologna (1352), Faenza (1410-1413), Cesena (1467-1472?), Firenze (1415), Pisa (1454).

Dato che i tariffari sono soltanto indicativi, non solo per quanto riguarda il compenso del sarto, ma anche e soprattutto per ciò che il sarto era in grado di realizzare e concretamente faceva, si è deciso di utilizzare e confrontare anche i termini provenienti dagli elenchi sopra esaminati, precisamente il Registro delle vesti bollate bolognesi del 1401 e gli inventari post mortem riminesi della prima metà del Quattrocento825. Ad una prima analisi è possibile osservare che, dal confronto tra tariffari e queste fonti, emergono le stesse tipologie di indumenti.

In questa sede si intende ragionare sul metodo da utilizzare per giungere a redigere la scheda della quale si fornirà un esempio. Tale scheda andrà supportata da uno specifico software che possa gestire i dati ivi inseriti ed interrogarli opportunamente.

Dato che i tariffari riguardano periodi differenti e considerando che le diversità maggiori si hanno tra XIII e XIV secolo, nella scheda si ritiene opportuno indicare, volta per volta, ciò che permane rispetto a ciò che non viene più menzionato dalle fonti, e fornire quando possibile, indicazioni sul semplice cambiamento di termine per indumenti documentati anche nei secoli successivi oppure sulla loro eventuale scomparsa.

Per quanto riguarda il lessico, si è deciso di fare riferimento ai glossari sui capi di abbigliamento riferibili all’epoca medievale riconducibili ad alcuni studi826, facendo in particolar modo riferimento alle opere di Rosita Levi Pisetzky che, come già accennato, è stata la prima studiosa a tentare di confrontare terminologie provenienti da aree italiane diverse827. In caso di termini non compresi nei glossari di storia del costume si intende far riferimento a glossari di termini latini ed italiani (C. Du Cange, Glossarium mediae et infirmae Latinitatis, A. Forni, Bologna 1971, ed. orig. 1678; P. Sella, Glossario latino emiliano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1937) dizionari etimologici e dizionari della lingua italiana.

825

Cfr. paragrafi 3.4.1 e 3.4.2.

826 R. Levi Pisetzky, Il costume e la moda, cit.; D. Davanzo Poli, I mestieri della moda a Venezia nei secoli XIII – XVIII, cit.,; M.G. Muzzarelli, Guardaroba medievale, cit.; E. Tosi Brandi, Abbigliamento e società a Rimini nel XV secolo, cit. 827 R. Levi Pisetzky, Storia del costume in Italia, cit., voll 1-2/V.

165 Per una maggiore razionalità, all’interno della scheda i capi di abbigliamento sono divisi in gruppi corrispondenti ad altrettante famiglie di indumenti sulla base della loro funzione pratica, quella cioè di essere:

• indossato sopra la biancheria: come per esempio zuparello, sacco o zacco, iubetto maschili, dupploide o guardacuore femminile

• sovrapposto: per esempio gonnella, guarnacca, vestito, sotano, cotta, guarnello, gabano, cottardita, sacco o zaclo

• superiore: per esempio mantello, clamide, guascappo, cappetto, cappuccio, gabano

• inferiore: calighe

Il genere, maschile o femminile, lo si darà all’interno della definizione del capo di abbigliamento ricavato dai glossari.

La definizione del capo di abbigliamento è ricavata dalle fonti e la scheda mostra il percorso fatto per giungere a quest’ultima. Le definizioni sono infine confrontate con quelle dei glossari, segnalando in fondo alla scheda eventuali aggiornamenti o discrepanze.

Riferimenti bibliografici e fonti andranno opportunamente semplificate per consentire una più facile ed immediata lettura.

Nella prima parte della scheda si fornirà dunque la prima definizione seguita dalla lista sintetica dei riferimenti bibliografici e delle fonti in cui si trova. Si è pensato di inserire tutte le testimonianze relative al capo di abbigliamento oggetto di analisi per evitare di perdere alcuni dati utili.

L’esempio fornito riguarda l’indumento definito gabano che, dalle fonti, si apprende abbia avuto una duplice funzione e cioè quella di mantello sia maschile sia femminile sia sopravveste femminile. Siamo di fronte ad un capo di abbigliamento che, sulla base delle famiglie qui sopra indicate, appartiene a due gruppi: superiore (es. mantello)e sovrapposto (es. sopravveste). Si riportano in scheda dunque le descrizioni ricavate dalle fonti più sopra indicate dividendole, in questo specifico caso, sulla base degli elementi che distinguono le due varianti dell’indumento. Il campo della definizione di un capo di abbigliamento è sempre rischioso ecco perché si è deciso di

166 fare riferimento ai tariffari, utili punti di riferimento per la descrizione degli indumenti di un dato periodo storico. Frequentemente tuttavia anche i glossari non chiariscono esattamente la foggia del capo di abbigliamento. Per evitare errori si è deciso di seguire la definizione più accreditata riportata sui glossari di storia del costume e della moda che fanno riferimento a più definizioni in area italiana, evidenziando le varianti e le novità limitatamente ai casi ben documentabili. Nel caso del gabano che qui si è voluto, non a caso, utilizzare come esempio, gli inventari riminesi offrono una descrizione che consente di ampliare la definizione finora riportata nei glossari.

GABANO (1): mantello maschile o femminile simile alla clamide oppure con maniche a gozzo, che poteva essere foderato di pelliccia o di tessuto.

Riferimento bibliografico:

RLP (Rosita Levi Pisetzky), 1978828, p. 165

Fonti

Tariffari: Faenza (1410-13)829, Cesena (1467-72?)830

Registro vesti bollate: Bologna (1401)831

Descrizione dalle Fonti

Faenza (tariffario 1410-1413)

g. femminile veluti vel sindonis panni paonatii vel scarlatti de grana, constructo ad modum clamidis; cum goçiis vel panni grane (con o senza fodera)

g. maschile com goçiis foderato.

828 R. Levi Pisetzky, Il costume e la moda nella società italiana, Einaudi, Torino 1978. 829

Statuta Faventiae, a cura di G. Rossini, in R.I.S.2, XXVII, V, I, Zanichelli, Bologna 1929.

830 Biblioteca Malatestiana di Cesena, Statuta Civitatis Caesene, S.IV.6 (1467-1472).

831 A. Campanini, La bollatura: il documento e il tema del colore. Con trascrizione e traduzione del “Registro della bollatura delle vesti, in Belle vesti, dure leggi, a cura di M.G. Muzzarelli, pp. 23-57.

167 Cesena (tariffario 1467-72?)

g. femminile non facte ad retaglium gabano veluti sede vel scarlatti gabano simplici

GABANO (2): sopravveste femminile anche con maniche staccabili (simile al VESTITO, al SACCO) Riferimento bibliografico

Nessuno Fonti

Registro vesti bollate: Bologna (1401) Inventari riminesi del 1400-1468 Descrizione dalle Fonti

Bologna (Registro vesti bollate 1401)

14. Domina Doratea uxor Mixini de Arengheria presentavit unum gabanum getani aveludati de grana, cum manighis larghis foderatis dossiis varii, cum frangia iuxta collum aureata.

38. Domina Mathea filliastraTure Petri Boni capelle Sancte Marie Magdalene presentavit unum gabanum.

60. Domina Malgarita de Guidottis uxor futura Iohannis de Bentevoglis presentavit unum gabanum veluti nigri brochati de auro cum manighis a menteghello.

101. Domina Lucia uxor Pauli Marchixini presentavit unum gabanum a coppis panni rubei et divixati azurri.

102. Item presentavit unum gabanum panni viridis ad turlos. 103. Item unum gabanum

168 106. Domina Caterina uxor Bartolomei de Sibaldinis presentavit unum gabanum brochati auri cum maspillis de perlis.

108. Domina Lucia uxor Sibaldini de Sibaldinis presentavit unum gabanum brochati auri cum una manicha veluti nigri rechamata a perlis.

194. Item unum gabanum panni paonatii cum stellis aureis et cum frangia ad collum prohibita.

Rimini (inventari post mortem 1400-1468)832

gabanus seu vestis a muliere833; da portare sotto il mantello834; con maniche staccate e allacciate835; ornati con frange e maniche di divers fattura836.

832 E. Tosi Brandi, Abbigliamento e società a Rimini nel XV secolo, Panozzo, Rimini 2000. 833

Inv. n. 71. 834

Inv. 76: un gabano di panno monachino da donna nuovo da portare sotto il mantello. Cfr inv. nn. 73, 91, 97. 835 Ludovica Negosanti aveva un paio di maniche da gabano (inv. 71)

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