3) contratti a termine: possono essere contratti future o forward Sono contratti mediante i quali le parti si scambiano un determinato bene, a una data futura e a un
1.4. LE TIPOLOGIE CONTRATTUAL
1.4.2. I contratti a termine: forwards e futures
1.4.3.2. Le opzioni sui tassi di interesse
Le opzioni risultano degli utili strumenti anche al fine della copertura del rischio di tasso di interesse. In questo caso si parla di interest rate options, opzioni la cui variabile sottostante è appunto il tasso di interesse o lo spread tra due tassi di interesse e che permettono di modificare il profilo dei flussi di cassa di un’attività o di una passività finanziaria. Generalmente sono negoziate OTC dalle istituzioni finanziarie e la particolarità che le distingue dagli altri tipi di opzione è la “multiperiodalità”, ossia la possibilità, all’interno di una durata pluriennale, di esercitare l’opzione in più scadenze prestabilite.
Le interest rate options possono essere di tre tipi:
1) opzioni cap: sono opzioni call che permettono all’acquirente, dietro il pagamento di un premio, di ricevere dal venditore, a date prestabilite, una somma pari alla differenza, se positiva, tra un tasso variabile di riferimento e un tasso fisso predeterminato (cap rate). Se questa differenza (spread) è nulla o negativa, nulla è dovuto all’acquirente. Si tratta di uno strumento che permette a chi contrae un prestito a tasso variabile di tutelarsi rispetto alla possibilità che i tassi di interesse di mercato superino un certo livello.
Il cap può essere visto come un portafoglio di calls, le cui singole opzioni sono dette caplets.39
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G. Gardenal, Slide corso “Politiche finanziarie e strategie di investimento”, tema 5, A.A. 2013/2014.
39 Poniamo un semplice esempio.
Supponiamo che un’azienda abbia in essere un finanziamento 1.000.000 € per 5 anni a tasso variabile, Euribor a 6 mesi, con liquidazione semestrale degli interessi e voglia proteggersi da un eventuale rialzo dei tassi. A tal fine supponiamo acquisti un’opzione cap dalle seguenti caratteristiche: tasso variabile di riferimento Euribor a 6 mesi (identico a quello del debito), tasso fisso 4%, liquidazione semestrale, nozionale identico a quello del finanziamento, durata 5 anni (come il finanziamento), premio 1%. Immaginiamo che al termine del primo periodo di riferimento il tasso variabile sia del 6%, dunque superiore al tasso fisso contrattuale. L’acquirente del cap avrà quindi diritto di ricevere un flusso dato da: (6%-4%)x1.000.000x180/360=10.000. In tal modo l’azienda riesce a fissare il livello massimo del costo del suo indebitamento. Essa dovrà comunque remunerare il capitale ottenuto a prestito al 6% (sulla base dell’aumento del tasso variabile) ma riceverà il 2% (differenza tra il tasso variabile e il tasso fisso) dal venditore del cap. Complessivamente quindi l’azienda si troverà a pagare il 4%. Se invece il tasso variabile si attesta al di sotto del tasso fisso stabilito contrattualmente, l’acquirente dell’opzione non riceverà nulla ma beneficerà comunque della diminuzione del tasso variabile sul debito.40
L’acquisto di un’opzione cap può essere associato anche ad un’attività finanziaria per permettere all’acquirente di garantirsi un rendimento costante e allo stesso tempo beneficiare di eventuali aumenti dei tassi di mercato.41
2) opzioni floor: opzioni put che, specularmente alle precedenti, attribuiscono all’acquirente, previo pagamento di un premio, il diritto di incassare dalla controparte la differenza, se positiva, tra il tasso fisso contrattuale (floor rate) e il valore del tasso variabile di riferimento a scadenza. Tali strumenti permettono a coloro che hanno effettuato un investimento in una attività o hanno concesso un prestito a tasso variabile di garantirsi un rendimento minimo.
Supponiamo che l’azienda prima considerata abbia investito un capitale di 1.000.000 € al tasso variabile Euribor a 6 mesi e che stipuli un floor con le seguenti caratteristiche: tasso variabile di riferimento uguale a quello
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Marcon, op. cit. p.71.
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dell’investimento, frequenza di liquidazione semestrale, durata e nozionale identici a quelli dell’investimento, tasso fisso 3%. Supponiamo che il tasso variabile di riferimento vada al 2% (scenda quindi sotto il tasso fisso). L’acquirente del floor dunque otterrà un importo pari a: (3%-2%)x1.000.000x180/360=5000. Se invece il tasso variabile supera il floor rate non incassa nulla.42
3) opzioni collar: sono opzioni composte derivanti dal contemporaneo acquisto di un cap e dalla vendita di un floor, aventi le stesse caratteristiche in termini di nozionale, tasso variabile di riferimento e scadenze, ma strike rates diversi. I collars pongono limiti superiori e inferiori ai tassi di interesse dei prestiti a tasso variabile e possono essere visti come la combinazione di una posizione lunga su un cap e di una corta su un floor.
Grazie all’acquisto di un collar, un soggetto ha diritto di ricevere dal venditore la differenza tra tasso variabile di riferimento e cap rate o, in alternativa, l’obbligo di versare la differenza tra il floor rate e il valore del tasso variabile. In tal modo il rischio di oscillazione del tasso di interesse risulta contenuto entro una banda di oscillazione ritenuta tollerabile dall’azienda.
Il caso più comune di questa combinazione di derivati è l’opzione zero cost collar, uno strumento caratterizzato dalla scelta di due strike rates tali da consentire che il costo pagato per l’acquisto del cap venga coperto dall’incasso derivante dalla vendita del floor.
Poniamo un semplice esempio per capire meglio il funzionamento dello strumento in questione.
Supponiamo che un’impresa acquisti un collar, il cui cap rate è pari al 5% e il floor rate è del 3%. Se alla scadenza il tasso variabile di riferimento si attesta al 6%, l’impresa riceve l’1% (differenza tra il tasso variabile e il cap rate); se si attesta al 2,5% deve pagare lo 0,5% (differenza tra il floor rate e il tasso variabile). Nel caso in cui il tasso variabile di riferimento si attesti tra il cap rate e il floor rate non si assisterà ad alcun flusso di cassa.43
42 Ididem, p.72. 43
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