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Oratoria e scrittura nel periodo giovanile vichiano Storia del lessico

Nel corso dell’analisi finora condotta, si è visto come la discussione vichiana sulla ratio

studiorum venga contraddistinta dalla congiunzione di due principali versanti d’analisi. Da un

lato, infatti, si assiste all’esposizione del nesso tra oratoria e scrittura e alla sua attinenza con il significato della Topica. Dall’altro, invece, si osserva come, nel vivo della discussione sulla scienza medica, Vico abbia elaborato una connessione tra genus e species incentrata sull’idea di ribaltare il punto di vista del metodo critico moderno. Entrambi questi aspetti del De ratione si trovano accomunati dall’unico fine di stabilire una fondazione concreta del sapere, tale da evitare gli svantaggi (incommoda) del metodo cartesiano. La questione riporta alla memoria le parole che Vico ha destinato all’istanza programmatica dell’opera, dove si è già avuto modo di osservare l’intreccio inestricabile tra ratio e materiae studiorum che, non a caso, ricompare, sia nella considerazione della disciplina oratoria in connessione alla Topica e all’attività di

scrittura, sia nell’ambito di una diversa concezione del rapporto tra sintomi (signa) e cause

(caussae) della medicina.

Spostando, però, l’attenzione dal carattere strutturale della trattazione vichiana, al significato specifico della ‘concretezza’ che il metodo deve restituire, si è visto come, nelle intenzioni di Vico, tale prospettiva non abbia nulla in comune né con l’empirismo, né con l’astrazione dell’analisi. Piuttosto tale idea finisce per stabilire il punto di congiunzione profondo tra i due versanti dell’orazione del 1709. La convergenza teorica di oratoria e scrittura con il nesso tra

genus-species corrisponde precisamente al tentativo vichiano di stabilire un ordine che sia

fondato sulla molteplicità delle espressioni naturali dell’uomo. Così, si osserva che il punto di vista dei contenuti coincide con le species, a loro volta associate agli argomentorum locos dell’oratoria e agli elementa scribendi; mentre, invece, l’idea di un ordine del sapere in grado di unificare i singoli elementi interni – ciò che Vico denomina come la capacità di “conoscere discorrendo” (norint…in disserendo) dell’oratoria o l’abilità del percurrere che appartiene alla scrittura – corrisponde al genus che è connesso ai contenuti specifici.

L’interesse verso questa intricata vicenda ha, inoltre, condotto a risultati che vanno anche oltre l’approfondimento testuale. In questa direzione, si è avuto modo di fare luce sulla particolare ‘sfortuna’ storiografica del legame di oratoria e scrittura, pressoché ignorato da quell’ambito di studi della New Rhetoric che ha fatto della rivalutazione della retorica il perno attraverso cui mostrare il valore della riflessione vichiana e dell’oratoria sulla logica formale278. Gli indubbi meriti di tale proposta279 non tolgono ragioni alle perplessità critiche. Il dettame vichiano, infatti, impone un’attenzione duplice che la proposta di Perelman viola in modo strutturale: il valore teorico della retorica non può essere isolato dalla scrittura e dal fatto che anche questa attività per Vico abbia un ruolo teorico fondamentale nella fondazione del sapere verosimile.

La novità rappresentata da questa attività non fa che dare ulteriore consistenza a quell’esigenza vichiana di una fondazione concreta del sapere, che è preoccupazione costante delle sue meditazioni. Nel De ratione la scrittura ha il compito di restituire effettività alla Topica, evitando che a tale forma di sapere si associ quello stato di ‘sospensione’ (epoché) che

278 Per lo sviluppo di tale discussione in ambito giuridico, è credo utile richiamare il lavoro di T. Viehweg, Topica e

giurisprudenza, a cura di G. Crifò, Giuffrè, Milano 1962, in particolare pp. 9-12 dove l’Autore fa esplicito riferimento a Vico e

al De ratione per l’importanza che in quest’opera riveste la Topica intesa come sapere probabile. Per un’analisi critica di questa posizione assunta da Viehweg si veda la recensione di B. de Giovanni, «Rivista internazionale di filosofia del diritto», 1954, pp. 813-816.

279 Per un approfondimento dedicato all’importanza della proposta di Perelman si veda: G. Preti, Retorica e logica, Einaudi,

133 renderebbe vano ogni tentativo di destituire il dominio del metodo cartesiano280.

Oratoria e scrittura sono elementi talmente cruciali dell’orazione, al punto che si è indotti a pensare che la mancanza di adeguate valutazioni teoriche sia in realtà sintomatica di un ‘vuoto’ di ricerca che riguarda anzitutto l’analisi testuale.

Manca, infatti, un adeguato approfondimento filologico di questi termini che attesti dove e quando nasce questo nesso. Si avverte l’assenza di un’indagine che tracci la storia dei lemmi e la loro evoluzione nel periodo giovanile.

Da questo punto di vista, s’intende che il legame di oratoria e scrittura, così come conosciuto nel De ratione, è anzitutto risultato di un travaglio intellettuale, che ha come punto di inizio le riflessioni svolte nelle Orazioni inaugurali. Da costituire il centro di innumerevoli riflessioni teoriche, questi due termini diventano ora il demonstrandum dell’indagine.

Da dove iniziare allora a ricerca? Quale appiglio testuale consente un primo orientamento? Il riferimento al rapporto tra genus e species, la cui incidenza nel De ratione sta tutta nell’attinenza con il ruolo che oratoria e scrittura svolgono, dà l’occasione di meditare intorno a un precedente testuale che consente di dare un ingresso al quanto diretto alla questione. Già nel 1707, infatti, declamando la sua VI Orazione, Vico non ha mancato di rivolgere particolare attenzione a questo rapporto. La ricerca sulla nascita del nesso tra oratoria e scrittura inizia dunque da qui, ma richiede due diversi momenti di analisi: il primo riguarda lo studio della genesi dei termini in due luoghi testuali della VI Orazione; il secondo, invece, la comparazione di questo primo risultato con il De ratione dove, come già noto, oratoria e scrittura ricompaiono.

Da queste analisi, rivolte anche alla considerazione dei lemmi e del loro significato teorico, la speranza è quella di ricavare un contribuito allo studio del pensiero giovanile che faccia luce su uno degli aspetti meno apparenti della disputa vichiana sulla ratio studiorum.

4.5 Sulla genesi del nesso di oratoria e scrittura. Due luoghi testuali delle