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Il presente capitolo funge da corollario rispetto alle considerazioni che abbiamo fatto e nasce da un’idea sperimentale: studiare l’approccio atmosferico in

relazione alle immagini e l’influenza delle parole sulla percezione dell’immagine.

In particolare l’ipotesi di partenza era valutare se le opere senza titolo,

rispetto a quelle che presentano un titolo fornito dall’artista, diano una risposta

emotiva più ampia o comunque meno influenzata esternamente.

Per la presente ricerca ci siamo avvalsi dei preziosi accorgimenti della Dott.ssa

Bellesi Giulia, Ucl phd scholar in Clinical Neuropsychology and Social Cognition

(London), la quale ci ha dato indicazioni metodologiche utili ai fini della struttura accademica del presente studio pilota, essendo per percorsi accademici ignari di

queste preliminari conoscenze.

Ci siamo avvalsi anche della fondamentale consulenza del Professor Tonino

Griffero (Docente Ordinario di Estetica Università di Roma Tor Vergata), il quale ci ha dato occasione per riflettere come potesse essere indagato l’approccio

atmosferologico nelle domande poste ai partecipanti, proponendone delle

possibili, che abbiamo in parte adottato, in parte rielaborato o ampliato.

Lo studio, non ha la pretesa di essere nelle conclusioni esaustivo e sicuramente

presenta delle imperfezioni, per questo più che esperimento vero e proprio lo

proponiamo come studio pilota. Il design del pilot è between-subjects, cornice in

111 auguriamo di aver tempo, strumenti e risorse per poter perfezionare il presente

pilot, che sia uno stimolo e un invito per un esperimento futuro.

1.1 Introduzione

Questo studio vuole sondare l’influenza o meno del titolo rispetto alle

reazioni emotive e alle risposte percettive suscitate nell’incontro con immagini.

Nello specifico ci domandiamo se quelle opere che vanno sotto “Untitled”

generino delle risposte emotive maggiormente amplificate e variegate rispetto a

quelle scaturite dalla stessa opera con titolo.

Consideriamo, in questa ipotesi, le parole che formano il titolo, come un

primo fattore influenzante e vincolante la libertà di visione e la risposta emotiva.

È interessante notare che consideriamo il titolo non nella sua performatività riguardo al messaggio dell’artista (il ruolo dell’artista non compare per tutto il

nostro lavoro di tesi, che muoveva verso altre finalità), ma come stimolo-gabbia

che contribuisce a dare al fruitore una primissima interpretazione etero-fornita che

forse anche a livello non conscio, “ritaglia” comunque le modalità di assimilazione dell’immagine, riducendo le possibilità espressive dell’immagine.

Per sviluppare questa ipotesi abbiamo proposto a due gruppi di partecipanti

la visione degli stessi quadri. Sotto le stesse condizioni, al gruppo di controllo

sono stati presentati tre quadri corredati dal titolo ufficiale, al gruppo sperimentale

le stesse immagini ma omettendo il titolo e presentandoli come “senza titolo”.

Ciascun partecipante ha risposto alle domande poste, circa gli stati d’animo

112 titolo. Trattandosi di un pilot, riguardo ai findings non abbiamo proceduto né ad

avviare un’analisi quantitativa dei dati, né a riportare un’analisi qualitativa degli

stessi, ma abbiamo presentato solo considerazioni circa temi ricorrenti o dati

giudicati rilevanti, sulla base di un laborioso data mining delle risposte.

2. Metodo

Ciascun partecipante è all’oscuro delle finalità dello studio. Sa solo che

parteciperà ad una ricerca sulle immagini. Riceverà per e- mail le istruzioni che

spiegano di guardare le immagini prendendo tutto il tempo che vuole e

rispondendo a ciascuna domanda, senza poter chiedere chiarimenti. I partecipanti

rientreranno in un range di età compresa tra i 20-30 anni e come clausola non

dovranno appartenere ad un corso di laurea in Beni Culturali o Storia dell’Arte. Le

opere scelte saranno tali che esulino dall’arte mimetica e ci si aspetta che quindi

diano potenzialmente luogo a risposte emotive polisemiche. Le opere saranno

scelte da un repertorio di opere non troppo note per non esperti d’arte.

Al gruppo di controllo verranno presentate le immagini corredate dalle proprietà stilistiche e dal titolo scelto dall’autore. L’altro gruppo vedrà le stesse,

corredate da proprietà stilistiche ma presentate come senza titolo. Non abbiamo

potuto fare il contrario, né dare ad un gruppo di controllo un’opera per cui l’artista

avesse scelto consapevolmente di chiamarla “Untitled” perché questo ci avrebbe

di necessità costretti a compiere una scelta positiva e arbitraria nello scegliere un

113 3. Partecipanti

I partecipanti saranno nel numero di venti, divisi nei due gruppi

omogeneamente. Ciascun gruppo sarà composta da 5 ragazzi e 5 ragazze. Nelle

istruzioni verrà chiesto loro di prendersi tutto il tempo di cui bisognano e di

rispondere alle domande riguardanti la visione delle immagini. Le immagini

andranno viste ad una ad una indisturbati. Ai partecipanti di entrambi i gruppi sarà

chiesto anche di intitolare l’opera appena presa in visione. I partecipanti non

dovranno conoscere neppur lontanamente le opere né averle già viste per non

influenzare la ricezione e poter essere colti dalle emozioni dell’impatto della

prima visione. Per questo motivo abbiamo proposto i quadri che seguono.

4. I quadri

Gruppo di controllo:

Max Ernst, The Elephant Celebes, Tate Gallery, London, 1921

Gruppo Sperimentale:

Max Ernst, Untitled, Tate Gallery, London, 1921

114 Gruppo di controllo:

Philip Guston, Talking, 1978

Ogni partecipante ha preso visione dell’immagine con o senza titolo posta

sopra le domande. Le domande erano le stesse per ogni immagine. La scelta delle

immagini da proporre è stato molta complessa. Questo novererei tra gli elementi

che potrebbero essere perfezionati in una fase più scientificamente accademica. Le opere dovevano essere tali che esulassero dall’arte mimetica, aspettandoci che

riuscissero così a dar luogo a risposte emotive polisemiche. Per questo motivo

abbiamo scelto opere contemporanee. È stato molto difficile capire quali titoli

potessero essere opportuni. Non dovevano essere titoli del tutto contrastanti con Gruppo sperimentale

Max Ernst, Untitled, Washington University Art Gallery, Saint Louis, USA, 1943

Gruppo sperimentale: Philip Guston, Untitled, 1978 Gruppo di controllo:

Max Ernst, The Eye of Silence, Washington University Art Gallery, Saint Louis, USA, 1943

115 l’immagine, né del tutto esplicativi e dovevano comunque essere una scelta che in

parte potesse indirizzare o pilotare la ricezione.