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PANEL DI INDICATORI PER MISURARE IL CAPITALE TERRITORIALE TURISTICO

CAPITALE TERRITORIALE E TURISMO NELLE AREE INTERNE: RIFLESSIONI TEORICHE E PROPOSTE METODOLOGICHE

PANEL DI INDICATORI PER MISURARE IL CAPITALE TERRITORIALE TURISTICO

coordinamento e di partecipazione da parte degli stakeholder locali, il ruolo negativo esercitato, a volte, da agenti esterni (Moscardo, 2008).

La comunità locale è però immersa in un contesto naturale che spesso, soprattutto nelle aree inter- ne, meno soggette alla pressione antropica, diventa uno dei fattori di attrazione principale per i turisti; il delicato bilanciamento fra necessità di conservazione e incremento del carico antropico dovuto alla presenza di un sempre maggior numero di visitatori genera questioni di politica ambientale sia in prospettiva sincronica che diacronica, di non facile soluzione (McCool, Moisey, 2008).

Occorre osservare come il progressivo abbandono delle tradizionali attività agricole nelle aree in- terne soggette a forti decrementi demografici ha spesso ingenerato fenomeni di minori cure del terri- torio; in tali situazioni, è necessario che le politiche ambientali per una conservazione dinamica del paesaggio, anche antropizzato, siano necessariamente svolte a più livelli istituzionali fra loro coordi- nati, così da poter utilizzare il maggior numero possibile di risorse umane ed economiche per gestire al meglio il patrimonio naturale.

Direttamente discendente dal capitale umano, il capitale produttivo nel turismo deve essere assun- to come l’agente valorizzatore del patrimonio territoriale locale, una organizzazione di attori e di pra- tiche in grado di riconoscere e costruire le risorse territoriali; cruciale e strategico allo scopo appaiono perciò forme di condivisione e partenariato, in cui vi siano contatti frequenti fra soggetti locali ed esterni.

D’altro canto, occorre l’esistenza di una certa propulsione creativa della comunità, che solleciti con- tinuamente la costruzione e la ricostruzione del tessuto produttivo, così da originare percorsi di svi- luppo originali, ma al contempo profondamente partecipati dagli attori locali.

Lasciare l’iniziativa in campo turistico esclusivamente a professionisti, senza coinvolgere la comu- nità locale, forza la narrazione del luogo conducendo a una lettura distorta dello stesso, così da creare un progressivo distacco fra complessi turistici e sostrato locale, venendo meno quella economia espe- rienziale, sempre più richiesta dai visitatori.

Partendo da questi ragionamenti si giunge ai concetti di capitale cognitivo, capitale relazionale e capitale sociale: il primo va inteso come presa di coscienza da parte della comunità dei valori fondanti scelti come rappresentativi del luogo e, in una fase successiva, come complesso dei modi di rappre- sentazione dello stesso (la veicolazione mediante musei, fiere, feste, etc.); il secondo attiene a tutte le fitte reti di interrelazioni fra la comunità locale e gli attori esterni, la capacità di intessere scambi profi- cui e continui con soggetti che possano contribuire a formare la coscienza dei luoghi e a far sì che il territorio si possa considerare un sistema aperto; il capitale sociale, infine, mostra il grado di coinvol- gimento della comunità locale nella vita sociale e politica, l’effettiva partecipazione al progetto comu- ne e, in ultima istanza, la sostanziale condivisione o meno del percorso di sviluppo intrapreso, ma an- che, in una visione proattiva, le nuove istanze che possano provenire dal territorio.

Altro elemento sicuramente strategico per lo sviluppo del turismo è l’infrastrutturazione, in specie quella viaria, in grado di connettere stabilmente i luoghi di offerta con i bacini della domanda poten- ziale. Soprattutto in aree ubicate perifericamente rispetto ai grandi flussi di visitatori e aventi accessi- bilità limitata a motivo delle caratteristiche morfologiche, la connettività delle località turistiche dell’interno appare strategicamente essenziale per assecondare i processi di sviluppo potenzialmente in atto, laddove una illuminata programmazione della rete trasportistica e il coordinamento delle di- verse scale di approccio alla questione deve essere prioritariamente perseguita.

Il patrimonio insediativo, infine, è l’espressione materiale delle culture che si sono stratificate in un luogo; la conservazione e la valorizzazione dello stesso diventano pertanto fattori cruciali per attrarre visitatori presso le località. I diversi attori territoriali sono chiamati dunque a scegliere attentamente gli elementi del patrimonio insediativo degni di essere costruiti, valorizzati o eliminati, in un processo continuo di iscrizione e di cancellazione dei segni umani nel luogo. D’altra parte, il processo di sele- zione del patrimonio può comportare uno stimolo alla costruzione di nuovi edifici specificatamente

pensati per i visitatori e scarsamente legati alle tradizioni locali, oppure, al contempo, una ‚museifica- zione‛ degli elementi tipici (Assion, 2002), in cui gli stessi non generano benessere, cristallizzandosi in anacronistici quadri ormai storicamente decontestualizzati.

6. Futuri spunti di ricerca

Il concetto di patrimonio territoriale inteso come un insieme di elementi e interazioni che può esse- re attivato attraverso l’utilizzo di risorse, fino a formare una espressione percepita di capitale territo- riale, sia materiale sia immateriale, costituisce l’impalcatura teorica di riferimento per comprendere le traiettorie di sviluppo dei luoghi.

Il localismo è mosso innanzitutto dalla comunità di riferimento, la quale, comunque, si riferisce e interagisce continuamente con l’esterno; gli attori territoriali, sia endogeni sia esogeni, scelgono le proprie traiettorie di sviluppo, il racconto dei luoghi che intendono rappresentare.

Questione rilevante è come valutare sincronicamente e diacronicamente il capitale territoriale in modo concreto, ossia come poter tradurre in termini quantitativi la teorizzazione suesposta.

In tal senso, ipotizzare la costruzione di un panel di indicatori efficace, specie in campo turistico, può permettere la lettura più agevole delle dinamiche potenziale dei territori, in specie di quelli peri- ferici, marginali, laddove i tradizionali dati non riescono appieno a valutare la situazione e le traietto- rie di sviluppo in atto.

Tale metodologia potrebbe essere, in futuro, di grande aiuto ai decisori ai diversi livelli, per varare una programmazione dei territori che li possa valorizzare nella loro intima essenza e permettere for- me di sviluppo che rispettino la volontà degli attori coinvolti mediante un’agenda sostenibile, spe- cialmente nelle aree interne, laddove si ha più necessità di instaurare politiche turistiche condivise in grado di esaltare il contesto, ma al contempo evitare una deriva eccessivamente localista (Moini, 2012), che finisca per frantumare e disperdere gli sforzi pianificatori e, contemporaneamente, generare una eccessiva competitività fra i luoghi.

In effetti, ciò comporterebbe la gerarchizzazione degli spazi turistici, già in qualche modo eviden- ziabile, da evitare per non ingenerare dannosi fenomeni di competizione tra le località che finirebbero per dissipare e disperdere preziose risorse con inutili rivalità.

Il modello ideale per la valorizzazione del patrimonio nelle aree interne sembra essere, invece, quello della messa a rete di risorse policentriche, secondo la classificazione di Bonerandi (2005), anche se allo stato potenzialmente solo di nicchia, in grado di proporre destinazioni differenziate fra loro, ma aventi anche elementi comuni che le identifichino unitariamente come regione turistica.

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3097 Licenza Creative Commons:

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BERNARDO CARDINALE,ROSY SCARLATA1

COMPETITIVITÀ E GOVERNANCE DELLA DESTINAZIONE TURISTICA.