IL TURISMO: NUOVA FORMA DI SVILUPPO PER LE AREE MARGINALI DELLA COLLINA TOSCANA
2. Segnali di rivitalizzazione: la crescita del turismo nelle aree collinar
Già negli ultimi decenni del XX secolo, però, qualcosa muta e si manifestano i primi segnali di un qualcosa di diverso all’interno dei trend che interessano le aree collinari: a cominciare da alcune zone, si assiste a una ripresa demografica e funzionale. E se è vero che parte di questi processi è dovuta al decentramento dalle aree urbane, è indubbio come sia proprio il turismo uno dei principali perni su cui si basa questa rivitalizzazione. Ciò è evidente lungo la costa centro-meridionale della regione, ove molti borghi della collina litoranea appaiono sempre più coinvolti nello sviluppo turistico: a differen- za del passato, si assiste alla nascita di una propria vocazione turistica, basata non più sul riflesso de- gli sviluppi balneari della costa ma sulla creazione di un’offerta legata alla campagna e alle ‚nuove‛ risorse a essa connesse. Sembra manifestarsi a pieno quella «proiezione delle residenze turistiche ver- so l’interno» già osservata fin dai decenni precedenti (Vecchio, 1986, p. 387). La vocazione turistica si sviluppa anche all’interno, a cominciare da alcune ‚aree pioniere‛ come il Chianti, ove la vicinanza ai principali poli turistici unitamente alla presenza dei tratti paesaggistici visti come tipici toscani crea un contesto sempre più amato dalla domanda soprattutto straniera. In generale, tutta la fascia collina- re della regione viene ben presto coinvolta in tali processi: «in buona parte della Toscana l’ambiente rurale tradizionale è stato investito da una serie di sollecitazioni, culturali ed economiche, che vanno dalle attitudini neoruraliste, sempre più diffuse a larghe fasce della popolazione europea, alla risco- perta degli aspetti tradizionali e territoriali della cultura, dalla nuova economia legata ai prodotti tipici e di qualità fino a nuovi modi di fare turismo» (Izis, Macchia, 2009, p. 248).
Se passiamo ai dati, emerge che, nel quadro di un generale rafforzamento del turismo toscano nel ventennio 1993-2013 e addirittura di un aumento dell’attrazione sui flussi provenienti dall’estero, la tendenza è una tenuta del binomio portante della tradizione turistica regionale, quello mare-arte, che ancora raccoglie quasi i tre quarti delle presenze anche se la risorsa balneare da diversi anni è in con- trazione. A livello territoriale regge il primato fiorentino (il solo comune di Firenze nel 2013 intercetta ancora quasi un quinto di tutte le presenze toscane) mentre si rafforzano le altre città d’arte, in partico- lare Siena, Pisa, Lucca e Arezzo. Ma la vera novità è la crescita delle presenze nelle località collinari, che nel ventennio raddoppiano la propria incidenza (dal 3,7% al 7,6%). Questo è alla base dell’altro segnale di novità, ovvero il coinvolgimento nelle attività turistiche di zone sempre più estese: lo svi- luppo di tipologie turistiche nuove, prima fra tutte quella legata alla campagna, porta a un’espansione dell’attrattività. Se consideriamo i primi dieci comuni della regione per numero di presenze, vediamo come il loro peso sulle presenze totali è sceso di dieci punti, dal 55,6% del 1993 al 45,4% del 2013, e questo non può che significare una redistribuzione del turismo dalle aree tradizionalmente dominanti al resto del territorio. Il coinvolgimento di aree sempre più estese ha visto non solo il rafforzamento delle località d’arte minori (Volterra, Cortona, Montalcino etc.) ma anche il decollo di località nuove: col risultato di un panorama turistico regionale che, pur persistendo le tradizionali gerarchie, assume sempre più una connotazione areale sempre meno incentrata sugli storici poli dominanti. Questo è dovuto alla scoperta da parte della domanda (in particolare straniera) di risorse e località poco battu- te, fra le quali spiccano le aree collinari: proprio queste ultime, nelle quali nel ventennio considerato le presenze di visitatori sono più che triplicate (da circa un milione a 3,3 milioni), costituiscono quella nuova Toscana turistica che è anche facilmente osservabile nei cartogrammi riportati in figure 1 e 2.
Figura 2. Presenze nei comuni toscani nel 2013. Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana.
Il coinvolgimento appare evidente soprattutto per le aree collinari centrali della regione, in primo luogo per il territorio fra Firenze e Siena, con sviluppi anche per la Val di Cècina, le zone meridionali del Senese, il Mugello e la Val di Cornia. E se in certi casi si tratta di un rafforzamento di una vocazio- ne turistica di lunga data (il caso del Chianti), per altre aree questi sviluppi costituiscono una netta
novità funzionale.
Proprio il carattere di aree rimaste a lungo tagliate fuori dai principali processi di sviluppo ha costi- tuito un terreno fertile per l’affermazione di quell’offerta sempre più apprezzata da fasce crescenti di domanda alla ricerca del contatto con l’ambiente naturale, con un paesaggio non toccato dagli aspetti della vita moderna e un tessuto sociale ancorato ai valori della tradizione: è proprio in questi territori che si compie quell’inversione di tendenza nei processi territoriali che si basa su un netto ribaltamento dei princìpi portanti della società globalizzata. L’essere rimaste isolate e, per così dire arretrate, per molte aree si sta rivelando una potenzialità, capace di ridare una collocazione funzionale a territori che sembravano aver perso qualunque valenza. È qui, in queste aree afflitte dallo spopolamento e dal- la marginalizzazione che si stanno concretizzando a livello turistico molte di quelle tendenze che permeano sempre di più la società postindustriale. È qui che l’agricoltura si rivoluziona avviandosi lungo percorsi di novità e qualità, con lo sviluppo delle coltivazioni biologiche, la riscoperta di pro- dotti tradizionali, la continua ricerca dell’eccellenza, la promozione di un’alimentazione sana e di un rapporto diretto fra l’Uomo e la Terra. È qui che si sperimentano nuove forme di offerta turistica, talo- ra nuove, pionieristiche e in certi casi anche visionarie che si inseriscono in questa nuova idea del fare turismo3.
È qui, in definitiva, che si sta manifestando un turismo nuovo, nelle pratiche ma anche nell’impostazione quasi filosofica, quel turismo che forse non sarà mai dei grandi numeri e ma che può sicuramente dare molto a territori da decenni in fase di lento declino.