CAPITOLO 1 – PER UNA DEFINIZIONE DI SICUREZZA
1.8 La percezione dell’insicurezza
La maggior parte delle rilevazioni a livello nazionale mostrano un tasso di criminalità sostanzialmente in diminuzione negli ultimi anni28; altre ricerche29
mostrano la presenza di un allarme criminalità crescente, che si manifesta sia nella forma di una generica preoccupazione sociale per il crimine (concert about
crime) sia in quella più diretta e specifica della paura di essere vittima di atti
criminali (fear of crime30)
Tuttavia, non è possibile cogliere in maniera incontrovertibile l'entità della crescita del fenomeno, dal momento che, come per tutti i sondaggi di opinione, i dati sono difficilmente comparabili a causa della diversa metodologia adottata e della diversa formulazione delle domande.
Di conseguenza, gli italiani preoccupati di essere vittima di reati risultavano essere intorno al 50% secondo, ad esempio, le indagini dell'Osservatorio sul Capitale sociale Demos-Coop31 mentre risultano essere il 30% circa secondo le
27 Beck, U., La società del rischio, op. cit. p. 73 28 Istat, Italia in cifre, Roma 2012;
29 Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, L’insicurezza sociale ed economica in Italia e in Europa, Demos & Pi, dal sito: http://www.fondazioneunipolis.org
30 Cornelli R. 2004 Paura della criminalità e allarme sociale, in R. (a cura di), La sicurezza urbana, Il Mulino, Bologna, 2004
31 Bordignon F., Ceccarini L., Gli Italiani e la sicurezza, rapporto di ricerca, 2007, dal sito:
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indagini Istat32 che mostrano tra l'altro, una sostanziale stabilità del fenomeno
negli ultimi 15 anni.
Le stesse graduatorie sui problemi prioritari per l'Italia presentano dei limiti di comparabilità a causa dei diversi item inseriti di volta in volta nelle rilevazioni. L'associazione tra il livello di insicurezza percepita e l’oggettivo andamento della criminalità resta ancora da dimostrare. Molti studi ritengono che l’andamento delle criminalità non sia significativamente correlato né ai dati sulla vittimizzazione né a quelli sulla perpetrazione dei reati.
Anche a questo proposito sono evidenti i limiti posti dal sistema di misurazione adottato per la rilevazione dei fenomeni. Nel caso italiano, in particolare, è davvero difficile dire una parola definitiva sul reale andamento dei reati nel medio-lungo termine, a causa della diversa definizione degli stessi, del recente cambiamento del sistema di rilevazione, della incidenza ed estrema variabilità del “numero oscuro”33.
L’ultimo rapporto sulla criminalità del Ministero dell'Interno disponibile34
mostra una sostanziale diminuzione dei reati cruenti, con particolare riferimento all’omicidio, e una ripresa dei reali predatori che, dopo una fase di calo, hanno raggiunto e in alcuni casi superato il livello massimo dei primi anni Novanta. Ciononostante, è quantomeno azzardato affermare che la crescente attenzione rivolta al tema della sicurezza nel discorso pubblico in questi ultimi anni sia imputabile alla lieve crescita dei reati registrata nelle statistiche.
Se una reale quantificazione del fenomeno è piuttosto complessa già per gli addetti ai lavori, non ci si può certo aspettare che l'accuratezza nella lettura e interpretazione delle statistiche penali e dei sondaggi sulle percezioni dei cittadini sia prerogativa dei mass media.
32 Istat, , Italia in cifre, op.cit.
33 Galantino M.G., Il volto multiforme della sicurezza. Teorie, concetti, ricerche in Battistelli F., La fabbrica
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La logica dell’emergenza impone ai mezzi di comunicazione di lavorare sugli episodi di criminalità o illegalità più eclatanti, spettacolarizzandoli e drammatizzandoli al fine di muovere le corde dell’emotività degli spettatori e dei lettori.
L'effetto forse involontario ma indiscutibile è quello di rendere “normali” le eccezioni e di alimentare un clima di paura nell'opinione pubblica. E a misurare quanto tale clima sia diffuso, ci pensano poi i sondaggi che, a loro volta, vengono ripresi dai giornali e completano il circolo di costruzione del clima di opinione35.
Un ruolo determinante in questo processo, inoltre, è rivestito dai politici, i quali possono usare strumentalmente le notizie dei media e le presunte o reali reazioni dei cittadini per dare legittimazione alle proprie posizioni politiche o proposte di policy e avversare quelle degli oppositori.
Da una prospettiva sociologica, quindi, si rende evidente come i fenomeni e i problemi sociali, e la loro rilevanza, si costruiscono all’interno di un complesso sistema di relazioni e interessi che legano gli attori e le istituzioni. Tenere presenti questi aspetti generali, tuttavia, se è opportuno per evitare gli allarmismi e riportare il fenomeno alla sua giusta dimensione, non deve sottovalutare il problema della sicurezza né trascurare la legittima richiesta dei cittadini di vivere in un ambiente sicuro.
Tanto più che l'insicurezza, lungi dall'essere solo una paura artefatta, è una prerogativa di specifici gruppi della popolazione che spesso vivono una reale condizione di disagio e di rischio.
In Italia, al pari di quanto accade in altri paesi, la paura della criminalità colpisce in particolar modo le donne, gli individui in posizione socioeconomica svantaggiata, i più giovani e gli anziani.
34 Ministero dell’Interno, Rapporto sulla criminalità e la sicurezza in Italia, 2010
35 Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, Rappesentazione mediatica e percezione sociale, Primo Report, Demos & Pi, dal sito: http://www.fondazioneunipolis.org
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Inoltre l’insicurezza non è diffusa in maniera omogenea nemmeno dal punto di vista geografico, ma è strettamente legata alle specificità del territorio: in Italia, come altrove, è soprattutto una prerogativa di chi vive in particolari aree e regioni del Paese; di chi vive nei grossi centri urbani e, più in particolare, in specifici quartieri delle città. Ogni tentativo di fornire risposte al senso di insicurezza dei cittadini dovrebbe ripartire da questi due elementi: i luoghi dove esso si annida e i gruppi sociali che, più di altri, ne sono vittime.