CAPITOLO 5 LA SICUREZZA PRIVATA NEL MERCATO
5.3 Sorveglianza e prevenzione
L’economia politica della sicurezza privata orienta verso un’analisi della sorveglianza come concettualizzazione funzionale della natura e dello scopo della sicurezza privata nella società contemporanea.
Oggi il bisogno della sicurezza privata si soddisfa attraverso la prevenzione dei danni e non tramite la prevenzione della criminalità . Il tentativo è di praticare le differenti forme di prevenzione dell’anticipazione, evitazione e gestione dei rischi secondo un controllo sociale privato fatto oggi di tecnoprevenzione110 .
Le macchine, i computers, la rete e le assicurazioni non sono peraltro ancora riusciti ad eliminare l’importanza del potere e legittimazione delle organizzazioni e dei soggetti sicuritari privati per dominare i comportamenti e i fenomeni devianti indesiderati.
La nostra società si caratterizza sempre più per la diffusione massiva della tecnologia applicata alla sicurezza del presente, prima ancora del futuro, della società dei rischi e delle paure è nella tecnoprevenzione come produzione e gestione della sicurezza (bisogni, problemi, soluzioni) da parte di organizzazioni e operatori professionisti e specialisti.
L’evoluzione della tecnoprevenzione è fondata sull’estensione di servizi tecnologicamente supportati di telesorveglianza video, audio, ambientale, posizionale; sull’associazione operativa tra persona e tecnologia nello svolgimento di servizi sicuritari integrati; la dominazione del mercato da parte di gruppi di imprese, come forma di integrazione verticale secondo i differenti settori produttivi e commerciali interessati alla merce sicurezza, e cartelli di imprese, come forma di integrazione orizzontale secondo i differenti livelli territoriali di competizione imprenditoriale.
110 Dieu F. La securitè à l’heure de nouvelles technologies de controle: l’exemple de la videosurveillance en
153
La tecnologia è senz’altro elemento strategico e indispensabile dell’innovazione e del progresso della conoscenza nel campo della sicurezza e dell’elaborazione di soluzioni di sicurezza. Ma sicurezza è anche protezione contro i rischi generati dallo sviluppo tecnologico, dai suoi fondamenti e dalle sue pratiche.
In considerazione della considerevole, situazione quantitativa e qualitativa della regolazione della pubblica amministrazione sulle applicazioni tecnologiche sicuritarie e sulla sicurezza privata, oggi è reale il pericolo per le libertà e i diritti delle persone e delle comunità, soprattutto per la possibilità di sviamenti delle finalità dei soggetti e delle attività della sicurezza privata, e conseguentemente diventa ancora più concreta la questione del controllo democratico su tale settore internazionale del primo concetto, particolarmente adattabile allo sviluppo delle tecnologie di sicurezza.
Con riguardo alle caratteristiche proprie del sistema di sicurezza, occorre sottolineare anzitutto la dimensione organizzativa caratterizzata dalla compresenza di numerose agenzie e figure professionali che si occupano di sicurezza. Basti considerare i corpi nazionali e quelli locali della polizia pubblica a competenza generale, le strutture specializzate della pubblica amministrazione con funzioni poliziali, gli istituti privati di vigilanza e di investigazione, le imprese che producono materiali e offrono servizi di sicurezza, con i loro addetti poliziotti, ispettori, guardie, specialisti, tecnici.
Dentro questa dispersione dell'orizzonte organizzativo, permangono significative incertezze negli ordinamenti di civil law, in particolare sulla qualifica e i poteri degli addetti, e profondo dibattito, soprattutto nei contesti di common
law, sul complessivo inquadramento di numerosi operatori poliziali di settore,
specie dell'economia e del sociale, che non appartengono alle agenzie pubbliche di polizia, a livello centrale o locale111.
154
Ma la questione problematica che accomuna i diversi contesti giuridici riguarda, piuttosto, l'esistenza di una precisa ed effettiva dicotomia strutturale tra pubblico e privato, cui si affianca comunque una compatibilità dell’organizzazione in forma imprenditoriale col riconoscimento di una funzione di natura pubblicistica nel campo della sicurezza, tenuto conto dei tipi di servizi svolti, dei luoghi interessati dalle attività, dei controlli che sono previsti, dei rapporti con altre agenzie e dello spirito privatistico nella professione.
La presenza di numerosi soggetti che si dedicano professionalmente alla sicurezza va connessa poi alla dimensione finalistica, posto che il criterio decisivo per la divisione del lavoro sicuritario rimane, comunque, l'orientamento teleologico.
Si ritiene che i soggetti propriamente pubblici perseguano interessi generali, quelli strettamente privati interessi particolari o egoistici, mentre i soggetti appartenenti a vario titolo allo spazio mediano interessi collettivi o comuni.
Tale ultima definizione identifica, tuttavia, non una categoria strutturale autonoma, quanto piuttosto una fascia mutevole, tra il confine ontologico e quello deontologico degli interessi adempiuti dalle due forme strutturali di professioni sicuritarie. Peraltro, nella stessa moltiplicazione e differenziazione degli interessi, dentro e tra le sfere pubblica e privata, che si apprezza il profondo cambiamento del profilo sicuritario nella società contemporanea.
Nel contesto di accentuata proliferazione di soggetti sicuritari, la dimensione funzionale si scontra peraltro con l'assenza di una precisa e aggiornata definizione normativa delle rispettive attribuzioni. Va osservato che, se la polizia pubblica investita di regola di un mandato omnicomprensivo, per definizione generale e indefinito, anche la sicurezza privata si incarica in concreto di una notevole varietà di servizi, che vanno dal presidio fisso alla vigilanza periodica, dalla telesorveglianza o teleallarme al pronto intervento, dall'antitaccheggio all'antirapina, dalla scorta valori a quella personale.
155
Di conseguenza, il fenomeno in esame interessa, in parte minore, alcune figure pubbliche, come per i compiti propri delle polizie locali nei contesti europei continentali e per la ripartizione delle competenze tra polizie locali e polizie centrali negli ordinamenti federali, ma in parte maggiore le tante figure private, come per i servizi delle imprese di tecnologie sicuritarie e le agenzie di sicurezza e di investigazione privata.
A proposito della sicurezza privata, nonostante la comunque limitata gamma dei compiti ad essa riconosciuti, ma in presenza della crescita di settori più o meno integrati di servizi personali, strumentali e misti, i principali fronti aperti afferiscono, per un verso, alle sovrapposizioni tra le attività sicuritarie pubbliche e private, ad esempio nel campo dei servizi di allarme, di pronto intervento e di antirapina, mentre per altro verso alle trasformazioni che talune attività sicuritarie hanno avuto nella loro concreta estrinsecazione, per esempio sul terreno della sorveglianza a distanza di luoghi, mezzi persone.
Si tratta di profili capaci, nel loro insieme, di definire degli spazi funzionali di concreta anomia giuridica e sociale, quindi di potenziale conflitto istituzionale e operativo.
Alle carenze definitorie degli ambiti funzionali, si affianca inoltre la situazione problematica della dimensione potestativa delle figure sicuritarie.
La questione viene in rilievo tanto tra la moltitudine di soggetti pubblici, che non ricevono una competenza generale o permanente nei settori della polizia amministrativa o giudiziaria, quanto per il novero di soggetti privati, che possono mutuare qualifiche diverse a seconda degli atti compiuti e delle responsabilità previste, tra la fornitura di servizi e la limitazione di libertà o la compressione di diritti.
Nonostante i differenti approcci tra gli ordinamenti di common law e quelli di
civil law, una comune criticità emerge a proposito dell'eventualità che, a fronte
del trasferimento o dell'estensione di servizi della polizia pubblica alla polizia privata, a quest'ultima siano concessi analoghi o adeguati poteri.
156
La strategia del riconoscimento di potestà autoritative, vincolate dal punto di vista funzionale a consentire l'autonomo svolgimento delle attività dell'istituzione di appartenenza, ha avuto infatti una notevole estensione nell'ambito pubblico, tipico dello stato sociale della seconda metà del secolo scorso.
In relazione alla sfera privata, propria dello stato sicuritario nella realtà contemporanea, la questione si presenta invece di originale delicatezza, perché vi sono ancora fondamentali nodi da sciogliere, quali la natura degli operatori della vigilanza privata e i confini dei loro poteri nello svolgimento di attività di prevenzione e di repressione penale come l'antitaccheggio e l'investigazione, che rappresentano questioni strettamente legate all'esercizio della forza e al funzionamento del sistema punitivo, e come tali faticano a trovare nella disciplina legislativa, nel diritto giurisprudenziale e nella pratica quotidiana una sistemazione razionale e garantista.
La portata evolutiva che connota il complesso della sicurezza si esprime, infine, nella dimensione spaziale propria del recente fenomeno del controllo sociale diffuso o collettivo, che si riferisce soprattutto alla sorveglianza di proprietà private di massa.
Si tratta di spazi privati o istituzionali a vita collettiva o pubblica, come grandi centri commerciali, parchi divertimenti, complessi residenziali o centri polifunzionali, che vengono frequentati abitualmente dal pubblico, secondo le necessità o le scelte dei privati o delle istituzioni che ne sono proprietari o gestori112.
Le operazioni in comune rappresentano una forma di condivisione simbolica, anche se con sensibili diversità in relazione alla concreta divisione del lavoro sicuritario propria di ciascun contesto. E’ comunque difficile rilevare vere e proprie attività di sicurezza concertate dal punto di vista finalistico e organizzativo. Si assiste, piuttosto, all'attribuzione alla sicurezza privata di
157
compiti di natura esecutiva o emergenziale in attività della sicurezza pubblica, siano di polizia amministrativa, di polizia giudiziaria o di ordine pubblico. Ciò rappresenta l'effetto della riserva di comando e di deferenza cui il poliziale pubblico non può simbolicamente rinunciare, anche dinnanzi a un poliziale privato cui siano riconosciuti formalmente segmenti importanti del governo dell'ordine sociale.
Il processo di confronto che si instaura dentro la dinamica competitiva avviene secondo criteri di produttività e di legittimazione, in funzione della mobilitazione delle risorse sicuritarie istituzionali e individuali proprie di un mercato sicuritario complesso, le cui diverse anime pubbliche e private risultano governate da alcune leggi comuni ma da molte regole peculiari .
La sicurezza privata si mostra ben consapevole di tale logica, anzi convinta dei suoi vantaggi sulla maturazione del settore e sull'integrazione del privato in un comune sistema di sicurezza, mentre la sicurezza pubblica si evidenzia sensibile alle ricadute di tale dinamica sul suo universo e nel rapporto con la società in termini di recupero di risorse e di managerializzazione della gestione113, pur senza vedere in genere nella sicurezza privata una grande insidia
e senza attribuirle molte possibilità di profondi cambiamenti degli assetti esistenti.
Diverso discorso riguarda invece la partecipazione della sicurezza privata alla sicurezza senza specificazioni, alla stregua della dinamica complementare nei confronti della sicurezza pubblica.
Al centro della discussione risulta la concezione del ruolo della sicurezza privata, come complesso di figure e di pratiche legali di controllo sociale, nel contesto di un mercato economico e politico della sicurezza: si tratta di cogliere l'evoluzione un dispositivo privatistico non pi riconducibile soltanto al potere disciplinare legato alla patrimonio, nella forma del diritto di autodifesa anche
158
annata da parte del singolo proprietario, ma ad un potere collettivo di tipo complementare rispetto all'ordinamento sicuritario pubblico, in funzione del comune dovere di difesa sociale.
La condivisione della tesi della complementarietà dipende dalla specifica interazione tra la capacità economica, la disciplina regolativa e le percezioni collettive, all’interno del tessuto sociale in cui si colloca ciascun dispositivo sicuritario privato. Ad ogni modo, rimane di certo una concezione molto feconda, alla luce dell'estensione della privatizzazione della sicurezza, tanto pubblica quanto privata.
159