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CAPITOLO 5 LA SICUREZZA PRIVATA NEL MERCATO

5.6 I dati sulla sicurezza privata

5.6.1 Gli studi di settore

I dati ASS.I.V.

L’Osservatorio ASS.I.V. sulla sicurezza sussidiaria e complementare124

indicano per l’anno 2010 un numero complessivo di addetti nel settore della vigilanza privata pari a circa 48.000 unità, in calo del 6% rispetto ai circa 51.000 addetti registrati nell’anno precedente.

Il numero delle imprese attive nel settore sempre nel 2010 sono 860, in diminuzione del 2% rispetto alle 879 aziende censite nel 2009. I soli dipendenti con qualifica di guardia giurata (escludendo quindi il resto del personale con altre mansioni) ammontano a circa 43.500, con una riduzione del 6% rispetto ai 45.800 del 2009.

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Su base territoriale, Roma e Milano sono le città che insieme hanno il maggior numero di guardie giurate (oltre 10.000 pari al 24% del totale), la Puglia è la regione con il più alto numero di imprese di vigilanza (oltre 100) e l’unica che nel corso del 2010 ha registrato un aumento del numero degli addetti (+ 5%). Mentre, sempre tra le regioni, il oltre il 33% (14.400 unità) delle guardie giurate vengono impiegate nel Lazio e Lombardia.

Milano invece, tra le grandi città, registra il decremento maggiore di guardie giurate (-10%), mentre a livello regionale il calo più sostenuto di imprese di vigilanza privata è della Campania (- 8%), Oristano è invece la provincia con meno guardie giurate (21 unità pari allo 0,04 % del dato nazionale).

I dati indicano inoltre la presenza di guardie giurate di sesso femminile, che hanno raggiunto oltre il 5% del totale, e la concentrazione maggiore di vigilantes nella fascia d’età tra 35 e 44 anni (37% del totale).

Riguardo la provenienza geografica, più della metà delle guardie giurate risultano nate in una regione del sud Italia (oltre 53%)

Le cifre elaborate dall’Osservatorio ASSIV su dati Inps, in base al CCNL della vigilanza privata, si riferiscono alle imprese che indicano come CCNL il contratto collettivo nazionale di categoria della vigilanza privata con esclusione di cooperative e consorzi. La distribuzione per provincia e regione, fa riferimento al luogo dove il lavoratore svolge la propria attività.

La distribuzione per provincia e regione delle aziende, fa riferimento al luogo in cui l’azienda versa i contributi.

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Fonte: Osservatorio ASSIV sulla sicurezza sussidiaria e complementare

C’è da precisare che l’ultima rilevazione ASS.I.V. relativa al 2011 registra un aumento delle aziende (888 unità) e degli addetti (53.500 circa) con un fatturato in contrazione (2.400 milioni): tale dati in realtà è dovuto ad una diversa metodologia di raccolta dei dati che considera tutto il comparto sicurezza, e non solo la vigilanza privata”. In realtà tutti gli indicatori rappresentano una forte contrazione del settore: ad esempio il 2012 è stato un anno record per gli ammortizzatori sociali e in particolare per la cassa integrazione, che ha superato ampiamente il milione di ore autorizzate.

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Le cifre indicano un aumento del 48% per la cassa integrazione straordinaria, con 1.123.083 ore autorizzate nell’intero anno rispetto alle 756.464 ore del 2011125.

I dati Federsicurezza

Secondo gli studi Federsicurezza, che comprende un universo più ampio in quanto è considerato il mondo cooperativo e dei consorzi (minoritario ma consistente), nel 2010 si è assistito ad un aumento del numero degli Istituti di Vigilanza operanti in Italia, da 930 a 960 unità. Il dato, all’apparenza positivo, non trova riscontro nella stima del fatturato totale annuo, fermo sui valori degli anni precedenti e di circa 2,7 miliardi di euro.

La crisi si riverbera inevitabilmente sul livello occupazionale. Il numero delle guardie giurate, in considerazione anche delle fette di mercato sottratte alla vigilanza dal portierato, tende sempre a diminuire.

Nel 2010 si stimano 45.000 circa guardie giurate (escludendo gli addetti del comparto con diverse qualifiche) operanti sul territorio italiano, più del 7% in meno rispetto al dato del 2009 (47.800 circa).

Tale dato rappresenta la contrazione più forte da quando FederSicurezza si dedica allo studio di questi dati, nel 2007. Nella tabella sottostante è possibile visualizzare e raffrontare le rilevazioni dei 4 anni di analisi effettuate.

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Dal 2007 al 2010 il numero degli Istituti di Vigilanza operanti sul territorio nazionale è complessivamente aumentato da 954 a 966 unità, fenomeno in parte dovuto al dirompente effetto delle liberalizzazioni.

Sempre per quanto riguarda il numero delle imprese, solo il centro Italia ha conosciuto una crescita costante nel quadriennio (+14%). Considerando lo stesso lasso di tempo, il numero di aziende operanti nel nord e nel sud d’Italia è complessivamente diminuito, rispettivamente del 4,55 e dell’1,14%. Questi dati ci portano a considerare il periodo come una fase di stabilizzazione e ricerca di spazi di attività sui mercati regionali.

A rendere più preoccupante il quadro intervengono i costi della gestione finanziaria.

Lo studio dei bilanci 2009/2010 è stato effettuato su un paniere di Istituti di Vigilanza comprendente tutte le realtà imprenditoriali di settore che producono un fatturato minimo di 100mila euro annui. La scelta è stata dettata dalla necessità di prendere in considerazione, quanto più possibile, solo le imprese realmente operanti.

In un settore in cui il costo del capitale sarà sempre di più un considerevole aggravio per le finanze delle aziende, e dove il ricorso al debito come forma di finanziamento rappresenta ormai quasi il 50% delle risorse utilizzate per finanziare gli impieghi delle imprese1, è facilmente prevedibile che anche quel 44% delle aziende che chiudono il bilancio con un risultato operativo lievemente positivo sia destinato a non produrre più utile.

Uno dei dati più allarmanti riguarda il trend di crescita del fatturato.

Nel 2010, su un campione di circa 900 aziende su cui è stato possibile effettuare l’analisi, nel 38% dei casi si riscontra un trend negativo. Il dato è ancora più significativo se rapportato al 2008 quando, agli albori della crisi, tale

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componente rappresentava “solo” il 29% delle imprese ed al 2009, anno in cui, in piena recessione, raggiungeva il 40%. Non è tanto importante il dato che testimonia ancora una volta le dimensioni della crisi, ma lo è senza dubbio la mancanza dei segnali di ripresa, che tardano ad arrivare in particolare nel nord Italia126.

Il costo del personale, che rappresenta la voce principale di spesa nel bilancio degli Istituti di Vigilanza, copre in media il 70% del costo totale della produzione (nell’8% dei bilanci analizzati supera anche l’80%) ed il 68% del fatturato prodotto.

Il singolo dipendente, che costa all’azienda in media 32.000 euro annui, è in grado di produrre una componente del fatturato complessivo che si aggira intorno ai 50 mila euro. È statisticamente rilevato che al di sotto di questa soglia di produttività il 50% delle imprese esaminate ha chiuso il bilancio in perdita.

Lo stato dell’arte lancia chiari segnali della necessità di un forte intervento in un settore che, per la sua complessità, sconta grosse difficoltà ad attirare investimenti di capitali.